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Autore: mymiserable    14/05/2007    6 recensioni
E' vietato inserire il tag br alla fine o all inizio di una trama. LadynotoriusQuesta storia non nasce come fan-fiction. Era una serie di immagini che lasciavo scorrere nella mia mente ogni sera prima di addormentarmi. Dopo oltre un anno ho deciso di scriverla, prima a mano, poi al pc, e successivamente pubblicarla su un forum (My Italian Chemical Romance).
Con mio grande stupore e` piaciuta moltissimo. Ho ricevuto addirittura ringraziamenti da parte di molte ragazze, che mi hanno inoltre confidato di averle ispirate e spinte alla scrittura. Cio`non puo`che rendermi felice.
Questa storia, come si puo` dedurre dal titolo, ha come protagonista Gerard Way.
Un piccolo assaggio...
"Novembre 2004
Sono Andrea. 21 anni.
Anche se oggi non lavoro, mi sono svegliata presto stamattina per portare fuori il mio cane. Il mio cagnolino. Non sembra proprio quell’adorabile tipo di cane. E’un bulldog. Ha questo rude musone e questo corpo muscoloso e pesante. Ma è il mio cagnolino. Si chiama Walter. Si, proprio come Walter Matthau. L’attore, sapete. E’il mio eroe.
I miei genitori mi hanno regalato Walty prima che lasciassi l’Italia, per non dimenticarmi di loro e per non sentirmi sola qui. Dall’altra parte del mondo.
Così sono qui, che cammino in una via di Newark, New Jersey, col mio cane."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono partiti

Sono partiti.

I ragazzi sono partiti.

Quattro

Lunghe

Settimane

Senza

Lui.

Senza

Gerard.

Non è facile.

Per fortuna non sono sola.

Jamia

mi fa compagnia.

Anzi, ce ne facciamo a vicenda.

Qualche giorno sto io a casa sua e di

Frank.

e qualche giorno viene lei da me.

Ci troviamo benissimo insieme. Ridiamo

Tanto.

E poi, naturalmente, c'è Walter. Il mio cagnolino.

Ultimamente, però, non mi sento molto bene.

Mi sento strana. Debole.

Mancamenti, forti mal di testa, nausea...

Nausea.

Una volta è successo al lavoro.

Ho dovuto chiamare Jamia che mi venisse a prendere. E' arrivata

Subito.

...

'Eccomi!' dice ansimante dopo una corsa da casa, con una mano sulla porta d'entrata della pizzeria e la frangetta tutta spettinata sulla fronte.

'Oh...' Ricky rimane un attimo senza parole.

Lei è

Bellissima.

Poi si riprende. 'Vieni... è qui...' indicandole il retro.

Jamia, con un'espressione preoccupata in volto e a passo svelto si dirige verso la porta del piccolo bagno di servizio. La spinge piano. E trova me. China sulla tazza. Pallida. Ed ora imbarazzata.

'No... non guardarmi...' le dico voltandomi dall'altra parte.

'Andrea, non pensarlo neanche. Come ti senti? Sei fredda...' Col dorso della mano mi tocca la fronte.

Sudo freddo.

Tremo.

'Ti porto a casa.' mi dice autoritaria, aiutandomi ad alzarmi.

Ricky, senza pensarci due volte mi dà qualche giorno di riposo, anzi

'Bellissima, prendi tutto il tempo che vuoi. Il tuo posto è sempre qui, lo sai. Pensa solo a rimetterti.' Non l'avevo mai visto così preoccupato.

 

Gerard e

Frank

ci chiamano ogni giorno.

Tre volte.

Per sentirci. Per sapere come stiamo.

Gerard non sa nulla riguardo questi miei malesseri.

Ed ho pregato Jamia di non dirlo né a lui, né a

Frank.

Perché...

Non voglio.

E poi... non è ancora sicuro.

Non lo è.

Per ora.

 

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'Oggi lo fai!' mi dice Jamia, con voce decisa, ma conservando sempre un pò di dolcezza, anche nello sguardo.

Tiene una mano sul fianco e l'altra con l'indice puntato verso di me.

Non è proprio capace di minacciare.

E' troppo dolce.

'Va bene. Va bene!' le dico io, ironica, sgranando gli occhi. E sempre ironicamente continuo 'Sono state le quattro settimane più lunghe della mia vita!' e le faccio una smorfia.

Si.

Sono passate quattro settimane.

Senza

Lui.

Senza

Gerard.

Non è stato facile.

Nostalgia.

Tanta.

Mancamenti, forti mal di testa, nausea.

Nausea.

Ma è stato comunque bellissimo condividerle con Jamia.

Risate.

Tante.

Chiacchierate, scherzi, affetto.

Lei è

Unica.

Ora, davanti a me nella sua posa da 'dura', si lascia scappare un piccolo sorriso.

E' troppo dolce.

Prende una busta di carta sul banco della cucina. Ha l'aria di essere lì da molto tempo.

'Vai!' mi ordina.

'Vado, vado!' le rispondo afferrando la busta.

Mi dirigo verso il bagno sbuffando, con la schiena un pò curva.

Sono agitata.

Ma non ho paura.

...

'Come va?' mi chiede Jamia dopo qualche minuto, a voce alta dalla cucina.

'Bene!' le dico io, con un tono tra il dolce ed il nervoso.

'Allora...?' incalza lei, curiosa.

Non le rispondo.

Ad un tratto il campanello suona.

E'

Gerard.

E' tornato.

Lo so.

Esco dal bagno e a tutta velocità raggiungo l'ingresso. Non alzo neanche il citofono, apro direttamente il portone.

Mi metto ad aspettarlo sulla porta.

Come sempre.

I suoi passi corrono veloci su per le scale, rimbombando sui muri.

E finalmente

Eccolo.

E' bellissimo. Lo è sempre.

Dannazione, quanto mi è mancato.

Appena mi vede lascia cadere la valigia. In mezzo al pianerottolo.

Non importa.

Viene verso di me, con quel suo sorriso sul viso che amo. Amo tutto di lui.

Vedo i suoi occhi brillare, mentre sento i miei umidi.

Sono agitata.

Tremo.

Non ci diciamo neanche una parola. Non facciamo in tempo. Non vogliamo.

Mi prende il viso tra le mani e spinge forte le sue labbra sottili contro le mie.

Mi lascia senza fiato.

Le mie mani sul suo petto lo spingono un pò indietro, delicatamente. Solo un pò.

'Ti devo dire una cosa.' faccio io, con voce dolce.

Jamia è seduta sul divano, ed assiste alla scena sorseggiando il suo thé caldo. Sorride. E' felice

Per noi.

Walter è accucciato al suo fianco.

'Dimmi.' mi dice Gerard.

Siamo ancora sulla porta d'ingresso. Lui sul pianerottolo con la valigia a pochi passi.

Non mi chiede perché non lo faccio entrare. Non vuole. Non gli interessa. Gli interessa solo

Sapere.

Ora è sicuro.

Lo è.

Gli prendo la mano, piano, tra le mie. La accompagno sotto la mia maglia. E la poso. Proprio lì.

Sulla pancia.

che inizia ad essere più dura. Più gonfia.

Lo sente.

'Noi

Siamo una famiglia.'

Davvero.

  
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