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Autore: Niniane_88    30/10/2012    4 recensioni
Parigi, 1896.
La giovane e ingenua Jacqueline sta per annunciare il suo fidanzamento con l'affascinante Claude. La povera Jeannette invece è sofferente per l'assenza del suo promesso sposo che l'ha inspiegabilmente abbandonata davanti all'altare e sembra scomparso nel nulla. Il giovane Henri è preoccupato per la salute del padre. La bellissima modella Fleur cammina senza timore per i vicoli bui della città. In una lontana abbazia qualcuno sta espiando le sue colpe.
Tante storie di vita, apparentemente senza alcun legame tra loro. Intrighi, equivoci, amori e tradimenti le renderanno un'unica storia: quella che state per leggere!
Genere: Commedia, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Capitolo IV


Madmoiselle  Jacqueline Ophelie de Chalange aveva notato fin dal risveglio che in casa si respirava un’aria di sottile mistero: aveva sentito Elenoire che usciva quatta quatta dalla sua stanza molto più presto del solito; a colazione sua madre aveva parlato pochissimo; infine, suo cugino Jean Michael era atteso, per ragioni a lei ignote.
Aveva chiesto un paio di volte alla marchesa se andava tutto bene e aveva ricevuto solo risposte positive, per cui aveva rinunciato a fare domande, ma non si sentiva tranquilla.
Forse Claude avrebbe saputo dirle qualcosa… era soprattutto la visita di suo cugino a sconcertarla: non era da lui farsi vedere per due giorni di fila. E poi Elenoire: sua sorella le stava certamente nascondendo qualcosa e in realtà moriva dalla voglia di dirle che cosa, Jacqueline la conosceva troppo bene per non accorgersi di questo.
Resa perplessa da quella strana atmosfera, Jacqueline finì di vestirsi: avrebbe indossato l’abito azzurro pallido, il preferito di Claude, il quale le diceva sempre che con quel vestito sembrava un angelo. A Jacqueline piaceva in particolar modo il contrasto dato dal colore della seta con i suoi capelli, che apparivano schiariti, quasi biondi.
Aspettava Claude per le dieci e lui arrivò puntualissimo. Non era previsto nulla di particolare quella mattina, soltanto una tranquilla passeggiata. A sera invece sarebbero andati a teatro con la marchesa ed Elenoire: Jacqueline non vedeva l’ora, le piaceva moltissimo uscire nelle sere d’estate, vedere Parigi risplendere di luci e passeggiare per le vie alberate, magari dopo gli spettacoli.
Accolse il suo fidanzato con il consueto entusiasmo: ogni volta che lo vedeva, faticava a contenere la sua gioia. Sua madre avrebbe avuto in eterno la sua gratitudine per aver consentito al matrimonio: se si fosse irrigidita, Jacqueline avrebbe pianto probabilmente per il resto dei suoi giorni.
Si era innamorata di Claude non appena l’aveva visto, nel salotto del marchese Maximillen de Blanchard. Allora erano tutti giovani e spensierati, soprattutto Jeannette, che stava per sposarsi proprio con il marchese, poverina… Jacqueline non riusciva proprio a spiegarsi la fuga di Maximillen e la sua prolungata assenza.
Sulle prime aveva creduto che il bellissimo Claude la trovasse insignificante, ma poi, proprio il marchese de Blanchard le aveva fatto sapere, tramite Jeannette, che non era affatto così, che anzi monsieur Renard era rimasto incantato dalla sua bellezza e dai suoi modi semplici e dolci.
Jacqueline aveva allora pregato la contessina de Meunier di farle incontrare ancora il giovane e Jeannette si era data prontamente da fare, organizzando piccoli ricevimenti, uscite in comitiva, riunioni e dibattiti nel suo salotto ai quali aveva fatto intervenire entrambi gli amici.
Poi era avvenuto lo scandalo del matrimonio mancato: Jacqueline ricordava fin troppo bene l’ansia e lo smarrimento della sposa, mentre tutti si davano da fare per cercare lo sposo, che sembrava scomparso nel nulla. Dopo quell'infausto giorno, Jeannette era a sua volta scomparsa, risucchiata nel buio della sua stessa stanza: la duchessina de Chalange era andata a trovarla un paio di volte, ma l'amica rifiutava le visite e la compagnia, per cui Jacqueline aveva infine rinunciato.
Ciò nonostante, non aveva perso i contatti con Claude, il quale aveva addirittura trovato il coraggio (o piuttosto, l’impudenza) di presentarsi a casa sua per una breve e formale visita. Da lì alla dichiarazione d’amore il passo era stato molto breve, ma ci erano voluti molti mesi perché sua madre acconsentisse al matrimonio: Jacqueline arrossiva ancora nel ripensare ai rari incontri clandestini che aveva avuto con il suo innamorato… non era da lei disobbedire o essere ribelle, ma l’amore, si sa, può stravolgere il modo di pensare anche della persona più posata e ragionevole.
Ora, fortunatamente, quei tempi erano passati, ogni suo incontro con Claude avveniva alla luce del sole e sotto lo sguardo benevolo di sua madre.
- Come stai oggi, mia cara? – le chiese Claude, chinandosi a baciarla.
- Molto bene. E tu? Ci sono novità?
- Le solite scartoffie burocratiche… sai com’è, ci vuole sempre del tempo per queste cose. Entro questo mese, comunque dovrei aver ereditato l’intero patrimonio.
- Ne sono felice. Credi… credi che potremmo andare a vivere nella casa del conte?
- Appunto di questo volevo parlarti, tesoro: erediterò anche la casa, perciò naturalmente vorrei che andassimo ad abitare lì. E’ una casa bellissima, sono certo che ti piacerà.
Jacqueline sorrise: - Mi piacerà soprattutto perché mi permetterà di andar via da qui… certo, tornerei spesso a trovare mia madre e mia sorella, ma l’idea di continuare ad abitare con loro dopo il matrimonio non mi convinceva. – Arrossì e aggiunse – Non avremmo mai un momento… insomma…
Claude la prese tra le braccia: - Amore mio, neanche a me faceva impazzire l’idea di venire a vivere qui. Tua sorella non ci darebbe un attimo di tregua e tua madre… beh, lei è tua madre, è naturale che voglia averti vicina e poterti parlare ogni giorno, ma è giusto che due sposi abbiamo la loro intimità. Nella casa del conte de Rolland nessuno ci disturberà…
- Jacqueline!
I due fidanzati sussultarono, colti di sorpresa e il bacio che stavano per scambiarsi rimase sospeso nell'aria. Elenoire il osservava a lieve distanza, insolitamente seria.
- Cosa c’è? – chiese Jacqueline un po’ scocciata, mentre i suoi occhi chiedevano tacitamente alla sorella di allontanarsi immediatamente.
- Devi venire in casa. – rispose questa, imperturbabile – Mamma vuole parlarti. Da sola.
Jacqueline si voltò verso Claude, guardandolo con aria di scusa. Il giovane sorrise con sforzo:
- Non importa, cara, vai pure, ti aspetterò qui.
E Jacqueline si allontanò da lui, con la strana sensazione che avrebbe fatto meglio a restare.


 
- Claude Renard! Io ti sfido a duello!
Con un sussulto, Claude Laurent Renard si girò nella direzione da cui proveniva la voce. Che diavolo stava succedendo?
Allora lo vide: il duca Jean Michael de Chalange avanzava verso di lui, serio e deciso come non l’aveva mai visto.
Sinceramente perplesso, Claude chiese, educatamente e misurando le parole:
- Duca, che offesa vi ho recato perché voi mi sfidiate?
Il giovane de Chalange continuò ad avanzare: era più basso di Claude di almeno tutta la testa, e di solito si comportava in modo cordiale e amichevole, ma in quel momento, la sua espressione faceva intendere che non stava affatto scherzando.
Cosa posso avergli fatto? si chiese monsieur Renard, preoccupato Siamo andati d’accordo fino a ieri!
Fu presto detto.
- Non è me che avete offeso, ma mia cugina, la duchessina Jacqueline!
Questa è bella! pensò Claude, divertito. Il giovanotto sta vaneggiando.
- In che modo l’avrei offesa, scusate? – chiese ancora, con garbo – Non ricordo di averle mai mancato di rispetto e se per caso dovessi averlo fatto, non ne ho mai avuto l’intenzione.
- Ah, quindi, secondo voi avere un’amante non è una mancanza di rispetto?
Oh, diavolo! Ecco spiegato il mistero.
Ma come diamine aveva fatto Jean Micheal a scoprire l’esistenza di Fleur?
- Avete perduto questo fazzoletto, monsieur. – spiegò candidamente il giovane duca, tirando fuori un pezzo di stoffa rossa che Claude riconobbe con orrore come uno dei fazzoletti della modella – Non è vostro, né di Jacqueline, né di un membro della famiglia de Chalange. Quindi di chi è? Semplice, della vostra amante, che se non ricordo male si chiama Fleur Boyer e abita al numero 32 di Rue Clovis. E’ esatto?
Devo negare fino all’ultimo, maledizione, ne va del mio matrimonio!  si disse Claude, agitato. Le cose si stanno mettendo male.
- Questa è una turpe calunnia, duca! – affermò con finta sicurezza – Il nome di questa signora mi è ignoto, come lo è il fazzoletto. Qualcuno ha cercato di gettare discredito su di me con queste dicerie.
Jean Michael scoppiò a ridere: 
- Sono dolente, signore, ma non vi credo. Ieri, dopo che la marchesa mi ha mostrato questo fazzoletto, io vi ho seguito e vi ho visto entrare in casa di madmoiselle Boyer. E non venitemi a raccontare che è la vostra cara sorella adottiva o una qualche storia del genere, perché ho potuto osservare il modo in cui lei vi ha fatto entrare ed era tutt’altro che fraterno!
Gli occhi verdi di Claude si ridussero a due fessure.
- Mi avete spiato! – disse in tono accusatorio.
- L?ho fatto per mia cugina. – replicò il duca, impassibile – Voglio bene a Jacqueline. Non posso dire altrettanto di voi, purtroppo. Ditemi: Jacqueline è bella, dolce, intelligente, colta e sensibile… non vi basta? Pur avendo accanto una fidanzata come lei avevate bisogno di un’altra donna? 
Oh, siano maledette tutte le donne! pensò Claude, furente. Doveva essere stata quella stupida di Fleur a mettergli in tasca quel fazzoletto, ci avrebbe scommesso la testa! Ma cosa credeva di fare, quella ragazza, rovinargli la reputazione? L’avrebbe conciata per le feste.
Prima però doveva liberarsi di Jean Michael, ma come fare se tutte le prove erano contro di lui?
- Va bene, duca, avete vinto. – disse, in tono conciliante – Non nego di avere una relazione con madmoiselle Boyer, ma intendevo troncarla, non voglio essere infedele alla mia futura moglie. Volete credermi e lasciar perdere questa storia del duello?
- Nemmeno per idea! – s’inalberò l’altro – Intendo vendicare l’onore di Jacqueline! Se non siete un codardo, fatevi trovare domattina all’alba sulla strada che porta a Passy. A dieci miglia da qui, sulla sinistra, c’è una spianata che è un luogo ideale… per un duello.
- Molto bene. – si arrese Claude – Verrò e porterò le pistole. Posso pregarvi di una cosa soltanto? Non dite niente a Jacqueline… per favore… ne soffrirebbe troppo…
Jean Michael lo guardò a lungo attentamente con i suoi occhi grigi e penetranti.
- E va bene. – concesse – Non le dirò nulla. Ma non lo faccio per voi.
- Grazie comunque. A domani.
- A domani.
Claude si allontanò in fretta da casa de Chalange: la sua mente lavorava frenetica.
Con un po’ di fortuna, l’indomani l'intera faccenda si sarebbe risolta a suo favore.


 
Jean Michael aveva appena varcato la soglia, quando qualcuno lo strattonò per la manica e lo trascinò dentro un piccolo ripostiglio adiacente all’ingresso.
- Allora? – chiese Elenoire, sollecita.
- Ha ammesso la sua colpa. – rispose il duca, divertito dall'atteggiamento della cuginetta – All’inizio ha cercato di negare, ma le prove erano tutte contro di lui. Poi ha tentato di farmi credere che intende troncare la relazione con quella Boyer… mi mangio il cappello se c’era solo mezza parola di vero!
- Adesso che facciamo? Mamma sta parlando con Jacqueline… le sta dicendo tutto.
Jean Michael si fece serio.
- Allora dovremmo andare da lei anche noi.
In quel momento un lungo grido di dolore li fece sussultare: Elenoire e Jean Michael si lanciarono un’occhiata significativa e si precipitarono fuori dallo stanzino.
Trovarono Jacqueline che piangeva tra le braccia di sua madre e fu sufficiente uno sguardo della marchesa perché capissero che le aveva appena svelato la verità.


 
Fleur Boyer era a letto. Quel giorno, infatti aveva il pomeriggio libero e intendeva goderselo pienamente. Claude sarebbe tornato a sera.
Doveva ammettere che nonostante le rassicurazioni del giovane, la faccenda del duello la impensieriva parecchio. Aveva cercato di nasconderlo, perché sapeva che Claude aveva il terrore delle lacrime e delle lamentele, ma non poteva fare a meno di chiedersi se il piccolo duca de Chalange fosse così imbranato con la pistola. Certo, Claude era un tiratore eccellente…ucciderlo non sarebbe mai stato facile per nessuno, eppure…
In realtà, Fleur avrebbe fatto meglio a non preoccuparsi per il suo temerario amante: Claude si era talmente arrabbiato con lei per la storia del fazzoletto, le aveva mosso tali e tante accuse che non avrebbe avuto molto senso stare in ansia per lui. Fleur aveva cercato di spiegargli che non quando gli aveva messo in tasca il fazzoletto non l'aveva fatto per creargli guai con la sua fidanzata, ma solo per gioco, ma lui non le aveva nemmeno creduto. Avevano litigato furiosamente come non mai, erano volati perfino un paio di schiaffi da ambo le parti e poi Claude se n'era andato borbottando qualcosa sul fatto che sarebbe tornato presto.
Chissà se sarebbe riapparso veramente a sera: infondo Fleur sperava di sì. Claude era tutto ciò che aveva, l'unica cosa bella che la vita le aveva portato. E lei non voleva che finisse ammazzato in duello.
Dovevano essere circa le quattro, quando suonarono alla porta. Annoiata, Fleur si alzò e andò ad aprire, già pronta a declinare qualche invito o qualche stupida e inutile proposta di lavoro.
Invece, si trovò faccia a faccia con una giovane ragazza bionda, vestita in modo molto elegante. Non poteva avere più di quattordici o quindici anni.
- Sì? – chiese Fleur, sorpresa – Desiderate? Vi siete persa, per caso?
La ragazza scosse il capo.
- Siete voi madmoiselle Fleur Boyer?
- Sono io…
Mezzo secondo dopo un violento schiaffo la colpì in pieno volto.
- Sgualdrina e ladra! – urlò la ragazzina.
Fleur si toccò la guancia, sbalordita.
Poi capì: quella era la duchessina de Chalange… l’altra, la piccola!
Ma che ci faceva lì? E come si permetteva?
Prese la fanciulla per un braccio e la trascinò dentro casa, chiudendo con rabbia la porta.
- Stammi a sentire, sciocchina! – le disse in tono minaccioso, mettendola con le spalle contro il muro. Oh, erano così leggere quelle duchessine, con i loro begli abiti bianchi, sembravano fatte d’aria o di carta, invece che di carne – Non ti gonfio di sberle solo perché non voglio avere guai. Invece ti darò un consiglio: anziché preoccuparti di insultare me, faresti meglio a pensare al tuo povero cugino. Non sai che Claude lo ucciderà certamente, domani?
La ragazzina sbiancò, con grande sooddisfazione della modella.
- Claude ucciderà Jean Michael? – balbettò – Perché?
Fleur rise: - Non lo sai? Il tuo cuginetto l’ha sfidato a duello per vendicare l’onore della tua adorabile sorellina. In realtà sarebbe una sfida segreta, nessuno dei due voleva ferire più del dovuto la povera, dolce Jacqueline. Peccato che Claude sia un tiratore mille volte migliore del piccolo duca. Fossi in te, correrei da tua madre e la pregherei di impedire lo scontro. Non vorrai perdere il tuo Jean Michael, vero?
Gli occhi castani della duchessina erano colmi di terrore, ma fu con una certa dose di spavalderia che la piccola rispose:
- Jean Michael è un ottimo tiratore! Sei tu che hai paura di perdere il tuo amante!
- Non sai quello che dici, madmoiselle. – replicò Fleur, sarcastica trascinandola di nuovo verso la porta – Ora va’, sparisci, sciò! E sbrigati a tornare a casa, le strade sono pericolose!
Madmoiselle Elenoire Denise de Chalange scappò via a gambe levate.


 
Il sole non era ancora sorto all’orizzonte quando Claude arrivò all’appuntamento e questo era un dettaglio importante: la luce dell’alba, infatti, avrebbe potuto abbagliare i duellanti. L’amico Gerard gli avrebbe fatto da secondo; ignorava chi avrebbe scelto il suo avversario per quel ruolo.
Il duca de Chalange arrivò poco dopo, insieme a un giovane che Claude non conosceva, probabilmente un signorino del suo stesso rango.
Seguendo le istruzioni dei loro compagni, i due uomini si misero schiena contro schiena e da lì cominciarono a contare dieci passi.
Ma erano arrivati all’otto quando si udì il nitrito di un cavallo al galoppo e una voce femminile urlò:
- Fermatevi!






Ciao a tutti e ben ritrovati! Nonostante la brutta influenza che mi sono beccata, sono riuscita ad aggiornare! Questo capitolo mi ha divertita molto, spero sia stato lo stesso anche per voi! Io direi: tre evviva per Jean Michael!
Grazie di nuovo a tutti coloro che mi stanno seguendo!
Un bacione e a presto, penso uno dei prossimi giorni, con l'aggiornamento!
Niniane
  
   
 
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