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Autore: KriStewlove    30/10/2012    3 recensioni
Ogni ragazzina sogna il vero amore, il primo amore, io No.
Come nelle favore il papà per ogni bambina è il proprio eroe, colui che la salva da tutto e tutti, che vizia e coccola la sua principessa... . Io non ho un padre, ho un mostro.

Spero che queste poche righe, vi abbiano incuriositi. Il resto è tutto da scoprire!
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1

Settembre /Dicembre 2010

I primi giorni di scuola furono molto difficili per noi, non tanto per Rose che riuscì subito ad ambientarsi e farsi un gruppo di amici, erano simpatici, divertenti e anche intelligenti, il mix perfetto per Rose.
Mentre io, beh per me è stato più difficile ambientarmi, mi guardavano tutti come un alieno, non so perché certo forse avevo un carattere un po’ troppo pompato e sicuro di me, ma ero amichevole con tutti, non capivo il motivo di tanta ostilità nei miei confronti. Ma ciò durò molto poco, perché durante il secondo mese di scuola il mio forte carattere andò a scontrarsi contro quello di Lauren Jordan, una delle ragazze più popolari della scuola.
Tutto è iniziato perché senza "volerlo”, le ero andata addosso, non l'ho fatto mica apposta? Ok forse sì, ma era così spocchiosa e antipatica che non ne potevo più, - sentirla ogni santo giorno gracchiare e dare ordini nei corridoi era diventata una cosa insopportabile - e poi dava sempre noia a mia sorella e alle sue amiche e Mike l’unico amico che avevo in quella grande scuola, qualcuno doveva fargliela pagare.
La cosa, alla fine terminò con me in punizione e lei immacolata come sempre grazie ai soldi del suo paparino che contribuiva ai fondi scolastici. Ecco cosa significava per loro essere ricche, avere tutto il mondo ai loro piedi.
Potevo evitare di litigare con qualcuno nella scuola nuova?
Ma certo che no, se no, non sarei stata Destiny Sophie Cassedy. Quel giorno la Jordan continuava a darmi fastidio, qualche giorno prima avevo deciso di aiutar un amico - Mike aveva appena capito di essere omosessuale, ma facendo parte della squadra di basket aveva paura di dirlo a tutti, le avevo ripetuto all'infinito che doveva fregarsene degli alti e che non c'era nulla di male a farlo sapere ma lui nulla, così mi chiese di far finta di stare con lui - ma per nostra sfortuna la strega della Jordan aveva sentito un nostro discorso sull’argomento, e ora minacciava di dirlo a tutta la scuola.
Infuriata come non mai, mi avventai su di lei tirandogli i cappelli, mi dava noia quando vedevo che qualcuno toccava i miei amici.
<< non permetterti più, brutta racchia, capito? >> iniziai a inveire verso di lei che si toccava ancora i capelli dolorante.
<< Perché non dirlo? Tu sei ancora più patetica di lui, fai la parte della sua ragazza, che patetica! >>. Dopo quelle parole non ci vidi più dalla rabbia e cercai di saltargli di nuovo addosso ma l'arrivo del prof Cooper
- il prof più sexy e buono che avessi mai conosciuto in vita mia- mandò in frantumi tutti i miei obiettivi.
<< Permesso, scusate… Che… cosa sta succedendo qua? >>, chiese preoccupato guardando entrambe, per poi soffermatisi su di me e guardarmi, non so se era una mia impressione, ma vedevo la delusione nei suoi occhi, così abbassai lo sguardo e sospirai per poi alzarlo e guardarlo dritto negli occhi.
 Mi guardò male per poi sgridare entrambe << Sarei felice di sapere perché due delle ragazze più capaci dell’istituto, si stavano azzuffando come due galline, in corridoio, ma sono sicuro che il Preside lo sarebbe anche di più. Vero Cassedy? Jordan? >>.
Sgranai gli occhi appena senti la parola “Presidenza”, non avevo proprio voglia di passare un pomeriggio in detenzione.
<< Adesso andate in aula. Jordan, poi né parlerò con il coordinatore della tua classe. Cassedy, tu vieni con me. E che non succeda mai più! >>.
Guardò entrambe per poi mandare tutti nelle proprie classi. Pensai subito che di sicuro mi avrebbe fatto una di quelle paternali che non sarebbero finite più, ed infatti ….
<< Tu ed io ci facciamo quattro chiacchiere >>. Con mia sorpresa però, aveva un tono di voce più calmo e meno deluso e stizzoso di poco prima.
<< Spiegherò io al professore della prima ora, il motivo del tuo ritardo >>
Annui, seguendolo nella sua aula, lui si accomodò sulla cattedra mentre io mi andai a sedere al primo banco, mi sentivo strana, ma allo stesso tempo era come se conoscessi quell’uomo da una vita, invece che da due mesi.
<< Se non ci fossi stato io, un altro insegnante ti avrebbe accompagnato dritto in presidenza, lo sai vero? >>.
Mi chiese con un tono di rimprovero << Sì… io lo so, mi dispiace, non avrei dovuto farlo! >> cercai di apparire dispiaciuta ma non lo ero per niente, anzi ero soddisfatta di ciò che avevo fatto, e non me ne sarei mai pentita.
Lui annui per poi continuare nelle sue raccomandazioni << Per questa volta chiudo un occhio ma che non si ripeta mai più, ma … oggi una punizione non te la toglie nessuno intesi, Des? >>.
Mi guardò negli occhi e quasi mi vene da dire "si papà" sorrisi e prosegui verso l'uscita dell'aula, ma subito dopo rientrai affacciandomi il tanto che bastava
<< aaa emm non mi dispiace per quello che ho fatto se lo meritava! >> dissi divertita per poi scappare e tornare nella mia classe.

Il professor Cooper era un professore eccezionale, era quasi un padre per me, o almeno era la figura che più si avvicinava ad essere un padre. Lui si comportava come un qualsiasi genitore doveva comportarsi con una figlia, anche se io per lui ero solo una semplice alunna, o almeno era quello che nei miei mesi di permanenza a Los Angeles pensavo.
Ma un anno dopo sarei venuta a scoprire che per lui ero davvero come una figlia, la figlia che la sua ex moglie gli aveva portato via.
Non ero mai stata in detenzione, nella mia vecchia scuola, mai avevo avuto una nota o un’ammonizione da parte del preside, e ora invece, mi ritrovavo in quell’aula scura, con altri delinquentelli della scuola, come se io fossi una di loro.
Fu quel giorno però, che conobbi il mio migliore amico Ethan Alexander Davis, per me solo Alex.
Eravamo rinchiusi in quell'aula entrambi da almeno un’ora e davanti a noi ne rimanevano ancora quattro da superare.
 Mi alzai dal mio posto e andai alla finestra, tanto il prof era già uscito da un po’, avevo bisogno di sgranchirmi le gambe che iniziavano a far male. << Non sai che se potrebbe beccarti, sono guai? >> una voce mi giunse alle orecchie, in un tono fastidioso, duro e gutturale, mi voltai verso colui che aveva dato aria alla bocca parlando, e lo guardai in malo - modo.
<< Davvero? Ma dai, non lo sapevo? >> dissi stizzita per poi andarmene al mio posto sculettando soddisfatta, ero sicura che il suo sguardo in quel momento fosse poggiato sul mio fondo-schiena. Il professore venne subito dopo che presi posto, beccando lui all'in piedi, mente io ero comodamente seduta al mio posto, sfoderando la mia miglior espressione da angoletto.
<< Mi dispiace per te bambino ma sono più furba di te >> , ero cattivella e dispettosa ma ero fatta così non mi fidavo di nulla e nessuno, e mettevo una specie di barriera chiamata -indifferenza e menefreghismo- tra me e tutto il mondo.
Beh, a parte mia sorella Rose. << Signor Devis forse non ha capito cosa significa la parola “d.e.t.e.n.z.i.o.n.e”! >>
Sentire la ramanzina che il prof stava impartendo a quel ragazzo mi fece sorridere, cosa che non facevo da parecchio tempo.
<< Maledetta bambina del cavolo! >> sentii imprecare il ragazzo una volta che il prof usci ancora una volta dall’aula,
-era normale una cosa del genere? Ovvero che il prof che deve controllare i ragazzi se ne esca e faccia bellamente i cavoli suoi?- credo proprio di no. Mi dispiaceva per lui, la prossima volta avrebbe fatto più attenzione e non avrebbe dovuto impicciarsi nelle cose che non riguardavano lui.
Quello fu il nostro primo incontro/scontro, da quel momento non passò giorno in cui ci incontravamo e punzecchiavamo a vicenda. Dopo di quel primo incontro capi che era un ragazzo simpatico e a modo, dovevo ammetterlo se non c'era,
lui in quella scuola sa che mortorio sarebbe stato per me.
I mesi passavano e il rapporto mio e di Alex andava mutando di giorno in giorno,
da semplici amici beh, stavamo diventando qualcosa di più.
Ben presto però, mi resi conto che forse, quel sentimento era a senso unico…


26 gennaio 2011

<< Des domani usciamo! >> fermandosi sul ciglio della strada vidi lo sguardo serio e anche un po’ preoccupato del mio amico. Di primo acchito non capi, cosa intendesse, credevo che intendesse una delle nostre solite uscite; comprare cose per la scuola, un cinema con gli amici. Non avrei mai pensato che quello era un modo per invitarmi ad uscire.  << Ok, mi passi a prendere all’angolo come sempre? Che cosa dobbiamo fare? >>.
Alex iniziò a toccarsi la nuca in imbarazzo “Ale in imbarazzo?” non era da lui, non l’avevo mai visto arrossire.
<< No, Destiny domani … usciamo, ti sto chiedendo un appuntamento! >>.
A quelle parole sbiancai, erano settimane che aspettavo una cosa così, lui mi piaceva davvero tanto ma non credevo che anche lui avesse un interesse diverso nei miei confronti.
<< Tu, non hai chiesto Alex … >> dissi divertita, guardandolo negli occhi. Sospirai mi avvicinai a lui, mi alzai sulle punte e gli diedi un bacio sulla guancia, per poi correre verso casa mia e guardarlo. Il mio fu un tacito assenso.


Per uscire Alex aveva scelto il mercoledì più freddo dell’anno, ottima scelta non c’è che dire, ma il bello era che io non riuscivo a calmarmi, ero ansiosa e un po’ preoccupata - un po’ tanto- a essere sinceri. Non ero riuscita a dormire tutta la notte, e il mattino quando la sveglia iniziò a suonare ormai era troppo tardi per andare a scuola, così decisi di non andarci, ma mandargli un messaggio per avvertirlo. Ethan mi aveva chiesto di uscire per la prima volta da ragazzo e ragazza, non più da migliori amici. Era una cosa normale per noi, uscivo spesso con lui, dovrebbe essere una cosa normale, no? Perché dovevo aver timore, o essere agitata? Sarebbe andato tutto come sempre, con un’unica differenza, ora stavamo assieme … o almeno così credevo. La sera prima al solo pensiero diventai euforica, tanto che iniziai a saltellare per tutta la casa svegliando mia sorella, che già dormiva alle nove di sera – cosa strana- pensai. A quel punto però, anche lei vedendomi, iniziò a saltellare come una pazza insieme a me. Eravamo due pazze e anche per questo che amavo così tanto mia sorella. Dopo esserci calmate , sedute sul divano con una fumante tazza di cioccolata calda, gli spiegai quello che era successo.<< Tranquilla sorellina ora inizierai a vivere il tuo sogno. >> quelle parole in altre circostanze mi avrebbero fatto felice ma con il mio passato, non fecero altro che far riaffiorare brutti pensieri. Accennai un lieve sorriso, ma subito alla mia mente vi andò un pensiero "riuscirò mai davvero ad avere una vita normale con un ragazzo? e se mi avrebbe fatto del male anche lui?". Avevo timore degli uomini, avevo paura ad approcciare con loro, perché mi riportavano alla mente le mani sudice di mio padre che incombevano su di me, che mi picchiavano e soprattutto il suo visto misto a piacere quando abusava del mio corpo. Mi faceva schifo solo a pensarlo, ma Alex non era così, l'avevo intuito sin dall'inizio ed io mi sarei fidata. Con quel pensiero il giorno dopo, usci di casa diretta al solito posto, ovvero, due isolati dopo il mio, cosi da andare insieme al Bowling vicino scuola. Non potevo permettermi di far vedere lui dove abitavo, cosi avevo optato per incontrarci direttamente li. Passammo una serata molto piacevole, e poi mi baciò. Quello fu il mio primo bacio, e fu la cosa più bella al mondo, non immaginavo che sarebbe stato così, non immaginavo che potesse farmi sentire così bene, le mie gambe sembravano gelatina.
 Lui poi, era stato di una dolcezza assurda e questo aumentava la mia voglia di averlo sempre vicino, non era stato rude e insistente ma dolce, calmo e anche premuroso. La cosa che più mi divertì quella sera, fu quando venne il mio turno di tirare, i precedenti lanci erano andati decisamente male per me, non avevo mai giocato. Così lui mi venne dietro abbracciandomi e tenendo le sue mani strette attorno alle mie che mantenevano la palla da bowling, pronta per essere lanciata. All’inizio, mi spaventai ma quando lo senti darmi un piccolo bacio dietro l'orecchio …
<< tranquilla piccola ci sono io >> beh mi sciolsi come neve al sole, sentendo quelle parole, -io mi fidavo di lui-, continuavo a ripetermi, annuì semplicemente e lanciammo la palla, insieme. Ovviamente fu Strike!

<< Sei sicura, non vuoi che ti ci accompagno, fino a casa? >> mi domandò per l’ennesima volta, da quando eravamo usciti dal Bowling se poteva accompagnarmi, ma io gentilmente declinavo sempre la sua offerta. Ma quella sera non ci riuscivo, non riuscivo proprio a dirgli di no, non volevo mentirgli più… ma dovevo. Così lo salutai con un bacio a stampo e un sorriso e piano mi incamminai verso casa. Era tardi, ma il quartiere dove abitavo non era malaccio, diciamo che ormai gli spacciatori e i ragazzi li mi conoscevano, e mi proteggevano invece di farmi fastidio, non chiedetemi perché!.  Dopo dieci minuti di cammino arrivai a destinazione. Le luci erano spente, Rose già era a letto… la vedevo sempre più debole in quel periodo, non era da lei andare a letto così presto, di solito rimaneva alzata fine a tardi per scrivere o vedere un film, ma da qualche tempo alle dieci era già a letto.  Mi stavo preoccupando.
Sospirai e pensai a quella serata appena trascorsa, mi accomodai sui primi scalini davanti al piccolo portico, e sospirai accendendomi una sigaretta, non fumavo, non era un vizio ma ogni tanto mi scappava.  I miei pensieri, però furono interrotti da un ombra che vidi davanti a me, avevo proprio il lampione li vicino quindi ogni cosa o persona l’avrei visto, subito mi parti il batticuore ma dovevo stare calma… alzai lo sguardo e tirai un sospiro di sollievo. Ma il secondo dopo fui assalita dal panico più totale.
Mi alzai all’in piedi e cercai di salire uno scalino, ma una mano mi bloccò afferrano il mio polso.
<< Perché? >>. Una semplice domanda.
Lo guardai e feci spallucce, stringendomi nel mio cappotto e affondando sempre di più il viso nella sciarpa.
<< Perché cosa? >> Domandai, come se non sapessi a cosa si riferisse. Sapevo bene cosa voleva sapere ma non ne avevo il coraggio, non riuscivo a dire ciò che portavo dentro ormai da quasi una vita.
<< Questo, Des! Il posto dove vivi, il quartiere… perché? >> Era arrabbiato, era logico, lo capivo benissimo, venire a sapere che la propria migliore amica, ed ora ragazza gli mentiva.
<< Che dovevo dirti che vivo nel posto più squallido di LA? >> sospirai.  << Ho preferito di no >>. Tutta la sicurezza che avevo sempre avuto con lui, sparì all’improvviso, poco dopo mi ritrovai a piangere tra le sue braccia, seduti su quelle scale. Quella notte gli raccontai tutto, tutta la mia vita, mi fidavo di lui e volevo che conoscesse anche le cose brutte di me, che conoscesse la vera me.  Non mi ha mai giudicata, ne compatita, ma in lui vedevo la rabbia che cresceva parola dopo parola…era la rabbia verso quell’uomo che mi aveva segnato per la vita.

 Il 26 gennaio rimarrà per sempre una data da ricordare, e una data fissa sul mio calendario.


I mesi passarono e con lui beh era fantastico, posso dire che fu il primo uomo e probabilmente anche l'unico che mi faceva sentire amata, anche la nostra prima volta, fu una di quelle cose dolci e piene d'amore. Certo la paura all'inizio per me c'era, non volevo farmi toccare, ma lui sapendo ciò che avevo passato non mi diede mai fretta, fin quando non fui io una sera a dire lui che ero pronta. E quella sera fu una delle più belle. Continuammo cosi per un paio di mesi, ma mia sorella non stava bene, era sempre giù di morale -cosa non da lei-, affaticata e con forti fitte allo stomaco. Cosi un giorno con l'aiuto di Ethan la portai in ospedale, e lì quel giorno il 12 marzo, i medici mi dissero che mia sorella era malata, mia sorella aveva il cancro, e noi non avevamo i soldi necessari per le cure che le servivano. Non dissi mai nulla di questo problema a Alex, e feci una cosa che mai avrei voluto fare ma li ormai non era più il posto adatto a noi. Così decisi di nuovo di partire e andare chi sa dove, ma in un posto dove avrei potuto far curare mia sorella, e li nella città dei ricconi non era possibile. L'ultimo giorno alla Crenshaw High School, successe ciò che mai avrei voluto vedere e fare in vita mia, dire addio ad Alex.

<< Non puoi farmi questo Des, io ho bisogno di te come te hai bisogno di me! >> il suo tono era, duro e pieno di rabbia, ma anche di tristezza, ormai avevo imparato a conoscere ogni sfumatura dei suoi occhi. << Beh mia sorella ha bisogno di me! e lei è tutto ciò che ho>> dissi a mia volta, iniziando a piangere come una fontana, perché non capiva che anche per me era difficile dirgli addio, ma lui aveva una vita li, sarebbe andato avanti anche senza di me, mentre io avevo solo mia sorella Rose e se avrei perso lei non aveva più senso vivere. << Come vuoi addio Destiny, ricordati però che qui avevi qualcun altro che ti amava. >>. quelle furono le ultime parole che senti uscire dalla bocca di Alex, mi amava come io amavo lui? Si, forse si, ma io in quel momento  dovevo pensare a Rose.


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Salve salvinooo !!
Sera a tutti, finalmente ho finito di scrivere questo capitolo!! Voglio precisare qualche cosa, se leggete (Alex o Ethan) non ho fatto io confusione, è fatto apposta, è la stessa persona ! Solo avedno due nomi questo benedetto ragazzo, Destiny lo chiama in entrambi i modi e un suo modo di fare ihihihi. Pooooi... se trovate alcuni strafalcioni ç_ç chiedo clemenza ma non ho ancora una beta quindi cerco di fare del mio meglio xD Inoltre questi primi capitoli, sono solo l'introduzione alla vera storia che inizierò a postare partendo dal quarto capitolo, quindi anche il prossimo sarà una panoramica su come Des e Rose arrivano nella nuova città ùù che non vi dico ancoraaa ahahaha
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, e se volete un commentino a me farebbe piacerlo avere eh !!
un bacione Rò


   
 
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