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Autore: Caelien    30/10/2012    10 recensioni
Loki x nuovo personaggio.
"Grazie per avermi dimostrato che non esiste ghiaccio che il fuoco non possa scaldare. Che non c'è niente di male ad avventurarsi nel cuore di un umano. Grazie per avermi insegnato che l'indifferenza non è un'arma verso qualcuno, ma verso se stessi. Grazie per avermi dimostrato quanto mi sia sbagliato per tutto questo tempo"
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Grattacielo Stark. Dieci del mattino.

Il momento che tanto avevano sperato di non vedere mai, giunse.

Stava davanti a lei, in una fittizia posa di alterigia; la guardava gelido, come non avrebbe mai desiderato fare. Nella mano destra lo scettro, la mano sinistra chiusa in un pugno, che intrappolava tutte le sue emozioni represse, come un’impenetrabile prigione.

Lei non aveva più nessuna lacrima da piangere, nessun urlo da sfogare. Stava per lasciare definitivamente il ricordo della persona che le aveva ridonato la gioia, la speranza, la voglia di lottare.
I suoi occhi erano gonfi e lucidi, ma spenti da un’oscurità che la avvolgeva fin dentro l’anima.

Si fissavano, Loki e Pleione; si fissavano come se fossero improvvisamente divenuti vecchi e stanchi. Come due amanti rassegnati al destino infausto che la vita gli stava riservando.

“Abbassa lo sguardo midgardiana, le tue lacrime non mi dissuaderanno dal mio intento.”

Disse Loki, interrompendo il silenzio, che fino a quel momento era stato rotto solo dal suono del vento.

“Non intendono farlo. Lascia almeno che il mio ultimo ricordo di te possa essere il tuo sguardo, Re degli inganni.”

Rispose con voce apatica, Pleione.

‘Re degli inganni’, non avrebbe potuto chiamarlo con un appellativo più disgustoso.

“Basta con queste inutili chiacchiere… Ho dei doveri a cui adempire, cose che tu non capisci.”

Irritato e fremente di compiere in fretta quel disperato gesto, Loki avvicinò con un secco movimento della mano lo scettro alla tempia di Pleione, la quale rimase sorprendentemente impassibile.

“Loki ascoltami, ti chiedo un solo momento…”

“Fa’ silenzio.”

“No. Non lo farò, non adesso. Fai ciò che il tuo cuore reputa più giusto, elimina i miei ricordi di te, combatti con Thanos le tue battaglie. Ma rammenta questo: non trascorrerà giorno che non avvertirò un vuoto nel petto. La sera nel nostro letto, la mattina lavorando, il pomeriggio percorrendo Central Park, e durante le mie visite a Montauk. Rammentalo: saprò che mancherai tu.”

Pleione concluse il suo breve monologo con un accenno di serenità sul viso, quasi a voler rassicurare l’uomo davanti a lei.
Loki si dovette sforzare terribilmente per non stringerla a sè, per non mutare la sua espressione seria, ma i suoi occhi lo tradirono, inumidendosi per un momento.

“Non sentirai dolore, ma se opporrai resistenza…”

“Non lo farò. Fa ciò che devi e basta.”

Concluse, ormai distrutta, Pleione.

Lo scettro emise un suono metallico, che entrambe avrebbero ricordato con orrore per tutta la vita. Il raggio di luce celeste si avvicinò alla pelle diafana della ragazza. Questa si strinse il corpo con le braccia, tremante, ma improvvisamente alzò il voltò e sorrise.

“Ti amo Loki.”

Tutti i mesi, i giorni, le ore, i minuti.
Tutte le parole, tutti gli sguardi, i gesti, le carezze, i baci, le notti d’amore.
Insieme a lei, tutto venne avvolto da un’oscurità senza fine; ogni cosa si disgregò in infinitesimali brandelli, disperdendosi nel buio, che in un tempo impercettibile si distribuì in tutta la sua anima.

Loki la osservava con avvilimento; i suoi occhi non riuscirono a mantenere integri gli argini costruiti, e lasciarono straripare le lacrime, infinite ed amare.

Gli occhi di Pleione, da verdi, divennero neri come la pece, e quando l’incantesimo ebbe la sua dolorosa fine, tornarono occhi verdi, ma vitrei e vuoti. Quegli stessi occhi vacui che Loki osservò in Ottobre, quando la conobbe.

Svenne davanti ai suoi occhi, esausta e demolita nel cuore.
Fino ad allora, spettatori silenziosi, Stark e Banner la presero in tempo, riportandola nell’edificio al sicuro, non degnando di uno sguardo il principe asgardiano.

Ed ora era da solo, ancora una volta. Con il suo scettro in mano.

Avrebbe voluto dimenticare ogni cosa, non pensare più a ciò che aveva appena fatto, all’orrore a cui aveva dovuto assistere.
Ormai rassegnato ad un doloroso destino, avvicinò lo scettro alla sua tempia; punirsi un’ultima volta, un ultimo atto di masochismo, prima di annullarsi nuovamente e tornare il mostro temuto di un tempo.

La sua mano, sudata e tremante, portava ora l’arma alla sua tempia.

“No.”

Fu una parola secca, decisa.

‘Non lo farò’, pensò l’asgardiano. Voleva sparire con un ricordo che potesse scaldargli il cuore, anche nei momenti più spaventosi della sua vita. Non si reputò un vigliacco, ma un combattente, non più contro se stesso, ma per proteggere qualcuno.
Pleione sarebbe stata al sicuro, almeno nel suo cuore e nella sua mente.

Guardò un’ultima volta alle sue spalle, verso il luogo nel quale aveva fatto del male, ancora una volta. Si voltò e pianse, per la prima volta dopo giorni di strazio.

“Addio Pleione Stuart della Terra. Grazie per avermi dimostrato che non esiste ghiaccio che il fuoco non possa scaldare. Che non c'è niente di male ad avventurarsi nel cuore di un umano. Grazie per avermi insegnato che l'indifferenza non è un'arma verso qualcuno, ma verso se stessi. Grazie per avermi dimostrato quanto mi sia sbagliato per tutto questo tempo".

In fine, sparì.

Da New York.

Dalla Terra.

Dal cuore di Pleione.

***

“Presto, portatela nella sua stanza. Ho l’impressione che riposerà a lungo.”

Disse Stark, sospirando e consegnando Pleione nelle braccia dei medici.

“Ancora non posso credere a ciò che quel maledetto ha fatto. Spero davvero per lui che non si faccia più vivo, o non lo risparmierò.”

Commentò acidamente il Dottore Banner, guardando dal vetro la figura di Pleione stanca e fragile.

“Banner, non si dimentichi del compito che deve portare a termine.”

“Stark, questa è una pazzia! Non posso farle questo, non posso ingannarla, non voglio… Che le accada nulla.”

L’uomo abbassò lo sguardo, intristito.

“Beh, certamente non potrà avvenire nulla di paragonabile a quello che successe a Betty..”

Non accortosi dell’indelicatezza del suo sarcastico commento, Stark si ritrovò Banner visibilmente irritato a pochi centimetri dal viso.

“Si tolga immediatamente quel nome dalla bocca, sono stato chiaro?!”

“Mi scusi, si calmi, la prego.”

Banner sembrò non ascoltare le sue scuse, tornò a fissare nuovamente la ragazza.

“Ha solo vent’anni… Io non posso farlo Stark.”

“Deve Bruce. O non si salverà.”

***

 
La notte precedente.

Banner stava ancora lavorando nella sala monitor; algoritmi, variabili, grafici dai più svariati simboli e percentuali. Il suo studio sulle radiazione che lo avevano fatto diventare ciò che ora era, non conosceva confini.

Erano le tre del mattino, e Stark era appena passato davanti alla sala con due tazze di the fumante nelle mani. Il dottore si tolse gli occhiali e si massaggiò le tempie. Gli occhi gli bruciavano e la testa gli doleva parecchio. L’Altro era ansioso di manifestarsi da giorni, e tenerlo a bada era uno sforzo non da poco.

Fu un'ombra alle sue spalle a distrarlo.
Quando si voltò, Loki, nella sua posa arrogante, lo fissava con occhi freddi.
Era sempre superbo, ma al dottore non era sfuggita la profonda tristezza che dominava il suo sguardo.

“Buona sera Dottor Banner.”

Disse con tono arrogante l’asgardiano.

“Loki. Che cosa fai qui?”

“Non mi risponda con tanto astio, vengo in pace, dico sul serio.”

“E perché porti con te la tua arma?”

“Precauzione immagino. Dopo tutto, sono ospite  dei miei rivali.”

Il Dottore cominciò ad innervosirsi.

“Vieni al dunque. Riesci ancora ad essere sarcastico dopo quello che hai fatto?”

Loki finse di non sentirlo, irritato dalla situazione più che paradossale.

“Vengo per scendere a patti con lei, dottor Banner. E’ molto importante la sua collaborazione, beninteso.”

“A patti? Con te?”

Dopo un attimo di silenzio e assicuratosi che l’umano lo stesse seguendo con attenzione, Loki cominciò a parlare.

“So tutto Dottore. So del suo interesse… Per Pleione.”

Banner divenne ancora più nervoso, temendo uno scontro con l’asgardiano.
Dovette concentrarsi con tutte le sue forze, per non perdere il controllo.

“So che tiene a lei quanto ci tengo io. Una volta che me ne andrò dalla vostra Terra, Pleione sarà comunque una possibile preda di
Thanos, in quanto se mostrerò anche solo una briciola di compassione per la vostra razza, lui saprà come ferirmi. Con chi ferirmi.”

Lo sguardo di Loki mutò da fiero a preoccupato. Terribilmente preoccupato.
Banner si sorprese di provare  compassione per l’uomo di fronte a lui, ma comprendeva quanto gli stesse costando dire addio alla donna che amava.

“Cosa centro io con tutto questo? Non riesco a capire.”

Disse Banner.

“Mi lasci finire. Pleione avrà bisogno di un supporto morale; l’incantesimo che subirà avrà alcuni effetti collaterali, come ad esempio la depressione. E lei sa bene cosa vuole dire, vero?”

Uno sguardo malevolo partì dagli occhi dell’asgardiano e arrivò dritto al cuore dello scienziato.

“ Non sarà difficile convincerla, la sua mente sarà debole. Le chiedo di prendersi cura di Pleione. Come suo… Compagno ”.

Quell’ultima parola lo fece parecchio irrigidire, e sul suo volto si intravedeva l’estrema gelosia che provava nei confronti della ragazza.
In risposta alla sua frase, Banner spalancò gli occhi, e cominciò a ridere nervosamente.

“Che cosa?! Stai scherzando vero? Ti ricordi che cosa sono? Hai il cervello talmente offuscato dai tuoi loschi piani, che nemmeno ti accorgi di quello che dici. Come potrei io… Come potresti farle questo?”

“Banner non renda le cose ancora più complicate. Lei ama Pleione, lo so, glielo si legge negli occhi.”

Loki si portò le mani al viso, cercando di nascondere la sua disperazione.

“Razza di incosciente, e con l’Altro?  Cosa pensi mi succederebbe se mi trasformassi davanti a lei?”

“Dottore, per esperienza, so che l‘accetterebbe comunque. Io ho ucciso migliaia di persone, tentato di assassinare Thor e Odino, e Pleione non è fuggita. Mi ha accettato per quello che sono, mi ha amato… Mi ha accolto in casa sua a braccia aperte, mi ha dato la voglia di continuare a vivere. Ha confidato in un mio graduale cambiamento.  Lei a me non deve niente, ho provato a distruggere il vostro mondo, a conquistarlo.  E'  naturale che lei provi solo odio per me, ma se non vuole esaudire il mio ultimo desiderio, allora lo faccia per Pleione. Ha avuto l'unica colpa di amarmi"

Loki  lasciò cadergli qualche lacrima sulle guance, senza vergogna.

“La prego…”

Loki che pregava Hulk.
La situazione oltrepassò il paradosso.

“Io… Io non sono sicuro di poterlo fare. Sarebbe come mentirle spudoratamente, sarebbe prendersi gioco dei suoi sentimenti… Per te.”

Rispose Bruce, mettendosi le mani fra i capelli castani.

“Dottore…”

Loki lo pregò un’ultima volta.

“Oh buon Dio, cosa sto facendo…”

Bruce sospirò sommessamente, prima di guardare Loki negli occhi.

“E va bene, Pleione sarà al sicuro.”

Questa volta fu Loki a liberare un respiro, che fino a quel momento aveva tenuto costretto.

“Non me ne scorderò. A domattina, come stabilito.”

L’asgardiano sparì, lasciando Bruce Banner a crogiolarsi tra dubbi ed incertezze.








Note: Mie carissime amiche. Io non so come scusarmi per il ritardo con cui pubblico il mio ventiquattresimo capitolo. Mi siete mancate infinitamente; ho avuto un periodo nero, non sono più riuscita a scrivere nulla. Mi dispiace di avervi fatto attendere molto, spero seguirete ancora la mia storia con la stessa enfasi di questa estate. Volevo ringraziare tutte quante voi, per la pazienza, e in particolare le mie stelle, Francesca, Giovanna (che mi ha aiutato tanto per la stesura di questo capitolo) e Roberta.
Spero il capitolo vi piaccia, un grosso bacio.
   
 
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