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Autore: Manga elevato 3    30/10/2012    4 recensioni
(scritta da Ale)
*^* Per la gioia di Zael-senpai, mi sono messa al opera con sta storia *^*
Copia: ReinaxAsterxHanako
La storia é un crossover tra inazuma eleven e Katawa Shoujo (l'ho scritto giusto?)
Praticamente parla di un ragazzo che si trasferisce in una nuova casa, e iniziano a succedergli cose strane.
Spero che leggerete =)
(ho messo altro, perché non trovavo la sezione giusta Ò^Ò)
Genere: Fluff, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Xavier/Hiroto
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Lupa solitaria:
Ale: *^* una promessa è una promessa! Eccomi con la fic per Zael-senpai! *^*
Parto col dire che Aster è l’oc di Zael-senpai e a lui appartiene U.U
Ok, ora siete liberi di leggere sta……….em….cosa che ho pure il coraggio di chiamare storia U.U
 
 Erano passate due ore, da quando Aster aveva finito di arredare la sua nuova casa. Era abbastanza grande, fin troppo, e forse, poteva essere definita quasi inquietante. Sicuramente era da ristrutturare: l’erba del giardino era ormai altissima, i cespugli spinosi davano un aria inquietante al giardino, per non parlare dell'edera rampicante sui muri!
Ma lui non se ne preoccupava minimamente: ‘’tempo al tempo’’. Pensava.
Erano appena le cinque del pomeriggio, e le lancette correvano al impazzata; come se volessero arrivare alla fine della giornata in anticipo.
Il campanello suonò, al improvviso.
-Che palle!
Urlò imbestialito Aster, mentre lanciava il telecomando della televisione sul divano.
Dopo aver percorso un corridoio buio e tetro, si recò alla porta.
-Buongiorno! Io sono Hiroto Kyama e sono il tuo nuovo vicino!
Trillò allegro un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi verdi, mentre gli porgeva la classica torta di benvenuto.
Aster mugugno qualcosa di simile a un grazie, per poi afferrare la torta e chiudere la porta in faccia al povero Hiroto.
L’altro, furbo, mise un piede sullo stipite per evitare che il diciannovenne chiudesse la porta.
-Ti conviene levarlo, sai, te lo amputerei volentieri, ma la casa è nuova e non mi va di sporcarla subito di sangue.
Lo minacciò Aster.
Il rosso alzò un sopracciglio:
-E ti aspetti che io ci creda?
Domandò Hiroto, perplesso. Se ne pentì subito, guardando l’espressione di Aster. Al poveraccio scese un brivido di terrore lungo la schiena.
Aster alzò a sua volta un sopracciglio:
-Come vuoi.
Disse freddo, per poi sbattergli la porta in faccia.
Il rosso questa volta spostò il piede.
-Non credere che molli così facilmente!
Urlò Hiroto, prima di andarsene.
-Si, si, aspetta e spera.
Protestò Aster, mentre una folata improvvisa di vento, gli spostò il ciuffo argenteo.
Percorse velocemente il corridoio, che si faceva sempre più buio, per poi recarsi in cucina.
Anche lì, la luce era scarsa, purtroppo non gliel’avevano ancora attaccata.
Dopo aver frugato per qualche secondo nel cassetto, e aver bestemmiato per un minuto buono, visto che si era tagliato con un coltello, si tagliò una fetta di torta; infischiandosene dell'orario. In breve tempo, si erano già fatte le sei e mezza; possibile che fosse rimasto così tanto a parlare con quel tipo?
Addentò velocemente la torta, per poi tornare velocemente in soggiorno.
Mentre percorreva il solito corridoio, la sua attenzione venne attratta da uno specchio.
Si avvicinò lentamente, lasciando cadere la torta a terra.
-Ma cosa?
Si domandò retoricamente.
Lo specchio infatti, non rifletteva la sua immagine, ma quella di una ragazza, dai capelli viola abbastanza lunghi, di qui un ciuffo le copriva parte del volto; tuttavia, la cosa che lo preoccupò fu la parte del volto coperta dai capelli, certo, era coperta, ma si intravedevano alcune vecchie ferite, provocate da delle ustioni.
Aster si guardò intorno, cercando disperatamente, la ragazza a qui apparteneva quel volto; ma nulla, la casa era vuota, li dentro c’era solamente lui.
Pensando che fosse un trucco, staccò lo specchio, ma il risultato era lo stesso: il volto della ragazza era sempre li.
-Sarà un quadro. Un quadro un po’strano, ma sempre un quadro
Pensò ad alta voce.
Dopo essersi autoconvinto che fosse un quadro, e non uno specchio, lo riattaccò, storto, alla parete.
-La solitudine gioca brutti scherzi
Ridacchiò fra se.
E intanto, l’orologio segnava le otto. Il tempo, quando ci si diverte, passa velocemente.
Il diciannovenne sbuffò, prima di gettarsi a peso morto sul divano.
Afferrò il telecomando, e accese l’apparecchio.
Quella sera avrebbero dato una maratona di film horror, e non se la sarebbe perso per nulla al mondo.

Angolino lupa solitaria:
Ale: Evviva i prologhi corti! XD Comunque, ringrazio la Mely che ha coretto come sempre^^
 



  
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