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Autore: nevermindSARA    30/10/2012    2 recensioni
George aprì gli occhi e per qualche istante contemplò il riflesso che lo specchio gli rimandava.
“Bentornato, Fratello”, disse davanti specchio, “scusa se ci ho messo tanto” mentre sul volto gli apparve il primo vero sorriso da 3 anni, 4 mesi e 21 giorni a questa parte.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia, Weasley, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, George, Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Erano passati 3 anni, 4 mesi e 21 giorni e ancora George non aveva “superato il trauma”, come erano soliti dire i suoi genitori. Odiava quell’espressione.
La sua vita scorreva lenta, ogni giorno era uguale al precedente. Nessuna novità, nessuna visita, nessun negozio da aprire la mattina. Suo padre gli proponeva di continuo di iniziare a lavorare al ministero, era convinto che un nuovo lavoro l’avrebbe aiutato a voltare pagina, ma l’idea lo faceva sentire stranamente a disagio. Lui, George Weasley – o almeno, ciò che ne restava – al ministero? Nah. Non era ancora rimbecillito fino a quel punto, si diceva.
Aprì l’armadio, senza un motivo ben preciso, semplicemente assecondando un nonsoquale impulso. Sul fondo ci trovò una scatola.
Da quanto era lì? Potevano benissimo essere due mesi, così come due anni.
La aprì e qualcosa di nero scattò in avanti, colpendolo dritto in un occhio e, poteva giurarci, nella sua testa una voce aveva urlato “datti una mossa, rammollito!”.
Una voce che conosceva fin troppo bene, una voce che non sentiva da 3 anni, 4 mesi e 21 giorni, ma che sognava di sentire ogni singolo minuto della sua giornata.
Se l’era immaginata, per forza. Se l’era immaginata perché stava pensando al suo gemello morto.
Eppure era così viva, così vera..
Non poteva essere. Ma se invece..
Uscì di casa e si rese conto che erano anni che non lo faceva, appellò la scopa e cominciò a volare nei dintorni, poi sempre più su. Più su. Un tempo volare lo aiutava a schiarirsi le idee.
Improvvisamente si sentì vivo come non mai, ascoltò il suo cuore battere e sorrise.
Gli vennero in mente come minimo cinquantaquattro nuovi scherzi da progettare e pensò che avrebbe dovuto cominciare  a lavorarci sul serio. Magari poteva chiedere aiuto a Ron, lui avrebbe sicuramente capito. E il negozio andava imbiancato, anzi, bisognava inventare una vernice che cambiasse colore a seconda dell’umore di chi ci passava davanti. Prese nota mentalmente.
Doveva chiamare Verity, sentire se era ancora disponibile, aprire finalmente una filiale ad Hogsmade e realizzare un’altra serie di difesa. Andavano a ruba, ricordò.
Ripose la scopa nel capanno, il cervello che lavorava come non mai.
D’altronde se l’erano promesso, pensò, “per sempre insieme, qualunque cosa accada”.
E Fred era un tipo di parola.
George scese in cantina e prese un vecchio specchio dal bordo blu e un po’ rovinato, anche se avrebbe potuto benissimo appellarlo. Lo portò in camera senza mai guardarlo, non era mai più riuscito a farlo, aveva tolto ogni superficie riflettente dalla casa, da quando suo fratello era morto.
Lo appese al muro e ci si piazzò davanti, gli occhi chiusi.
E’ ora, si disse.
Aprì gli occhi e per qualche istante contemplò il riflesso che lo specchio gli rimandava.
“Bentornato, Fratello”, disse davanti specchio, “scusa se ci ho messo tanto” mentre sul volto gli apparve il primo vero sorriso da 3 anni, 4 mesi e 21 giorni a questa parte.
  
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