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Autore: CowgirlSara    30/10/2012    4 recensioni
L’aveva notato subito. Perché spiccava, tra la folla anonima, in cima a quelle zeppe vertiginose. Non che ne avesse bisogno, per attirare l’attenzione.
I suoi espressivi occhi nocciola, resi più grandi dal trucco nero sfumato, erano brillanti e si spostavano veloci sulla superficie colorata del dipinto.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9 - Epilogo
Non voglio dire niente adesso, lascio tutto alla fine. Questo epilogo è per voi lettori, sperando che vi teniate un minuto per farmi sapere cosa ne pensate, ci tengo davvero molto.

Note e saluti a fondo pagina, un bacio.
Sara

9. Epilogo

I'm riding hard carryin' a catch of roses
And a fresh map that I made
Tonight I'm gonna get birth naked and bury my old soul
And dance on its grave
And dance on its grave

It's been a long time comin', my dear,
It's been a long time comin' but now it's here
(Long time coming – Bruce Springsteen)

Los Angeles – qualche mese dopo

Il glorioso sole californiano sarebbe presto diventato implacabile, ora che l’estate si stava avvicinando. Bill spense la sigaretta nell’apposito posacenere pieno di sabbia ed entrò nel palazzo che ospitava la piscina.
Il cantante si era ripreso bene dalle ferite riportate nell’aggressione. La botta alla testa era passata in fretta, una settimana circa. La ferita al fianco gli aveva dato qualche grattacapo in più, coi punti ed il resto, ma alla fine era guarita piuttosto bene, lasciando una cicatrice meno invadente del previsto sul suo prezioso tatuaggio al fianco.
Entrò nel centro di riabilitazione e oltrepassò il moderno atrio salutando la ragazza in portineria. Era simpatica e non invadente, a volte ci chiacchierava un po’. Conosceva, oramai, la porta che conduceva alle piccole gradinate della piscina; si sedette più vicino possibile alla vasca.
La faccenda per Michael era stata più lunga, le sue ferite più gravi. Quella all’addome, in particolare, che aveva richiesto un lungo recupero, accompagnato per i primi tempi da orrendi drenaggi e tubi vari. Michael aveva camminato male per molto tempo. Adesso sembrava che la fisioterapia in piscina gli facesse davvero bene.
Angie, l’operatrice che si occupava del pittore, lo vide e lo salutò con la mano. Era una donna gentile ma energica, con un marito simpatico e due bei bambini. Stava facendo un lavoro prezioso, con Michael.
La storia dell’aggressione aveva suscitato un certo scalpore, all’inizio. C’erano stati articoli su giornali di gossip, battutine nel talk show e molti avevano sparlato dell’amicizia tra Bill e Michael. Ma tutto si era risolto prima e meglio del previsto.
Johnathan, pur con bacino e anche sbriciolati, era riuscito a salvarsi, ma in tribunale aveva ammesso le sue colpe, dichiarandosi colpevole di duplice tentato omicidio. Il giudice gli aveva dato una condanna esemplare e Bill e Michael si erano risparmiati il dover testimoniare davanti alla giuria.
I pettegolezzi erano andati avanti, qualcuno aveva cercato di intervistare Johnathan, i paparazzi avevano continuato a seguirli, sperando in uno scoop. Michael e Bill non avevano dichiarato niente, né rilasciato interviste, seppure richieste e nessuno era riuscito a strappargli qualcosa su quello che era successo o su quanto c’era tra loro. Certo, li fotografavano insieme sempre più spesso, ma visto che loro non si lasciavano mai cogliere in fallo, la presunta love story restava un grosso punto interrogativo.
Michael uscì dalla piscina usando le scalette. Le sue condizioni non gli permettevano ancora di issarsi sul bordo come dovrebbe fare un vero figo, ma la sua versione da sirenetto gocciolante piaceva comunque molto a Bill. Quando il pittore lo vide, sorrise radioso.
Bill si avvicinò al muretto artificiale che divideva le gradinate dal bordo piscina e Michael fece altrettanto.
“Ciao.” Lo salutò sorridente il cantante.
“Ciao.” Rispose lui dolce.
“Com’è andata oggi?” Gli chiese allora Bill, indicando la piscina.
“Angie mi sta sfiancando!” Rispose allegro Michael.
“Fa benissimo.” Annuì serio l’altro. “Ti verranno degli addominali fantastici…” Aggiunse allusivo.
“Non vedi l’ora, eh?” Scherzò il pittore, Bill gli fece una smorfia maliziosa e scoppiarono a ridere. “Dove andiamo a mangiare, oggi?” Domandò poi Michael.
“A casa.” Disse Bill.
“A casa?” Ripeté stupito l’altro.
“Sì.” Fece lui. “Eve ha cucinato un sacco di roba e pretende che torniamo a pranzo.” Spiegò quindi.
“Sai che non dico mai di no alla cucina di Eve!” Esclamò entusiasta Michael.
“Hm, anche perché ha fatto quei cosi col maiale che ti piacciono tanto…” Accennò quindi Bill, arricciando il naso un po’ schifato.
“Enchiladas di maiale!” Proclamò estasiato il pittore.
“Hn, sì…” Fece lui, ancora col naso storto. “Ma tu non sei ebreo?” Michael roteò gli occhi.
“Quante volte te lo devo dire che non mangio kosher?” L’interrogò ancora.
“Sarà…” Buttò lì il cantante, poco convinto. “Dai, adesso sbrigati, che se continuo a vederti così gocciolante mi viene voglia di sbatterti in una doccia e non farti uscire mai più…” Aggiunse a bassa voce, con tono sensuale.
“Sporcaccione…” Replicò Michael, con un sorriso compiaciuto.
“Lo sai…” Ribatté Bill, con il sopracciglio sensualmente alzato e uno sguardo incandescente.
Michael rise, poi prese l’asciugamano, salutò Angie e si diresse verso gli spogliatoi. Come al solito, Bill avrebbe dovuto aspettare di essere al sicuro a casa, prima di poterlo baciare.

Tom rise, quando Frank si tuffò in piscina con un osso di gomma in bocca, sollevando schizzi. Eve, in piedi vicino alla porta finestra, sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
“Tom, lo sai, la piscina la pulisci tu, dopo che ci hai fatto il bagno coi cani.” Gli ricordò la ragazza.
Lui si girò nella sua direzione e sorrise. “Sì.” Annuì.
“Lo hai promesso.” Insisté lei.
“Sì.” Annuì nuovamente il chitarrista, mentre lanciava di nuovo l’osso di gomma. “Perché non vieni anche tu, si sta benissimo.” Le disse poi.
“No, non con i cani.” Rifiutò immediatamente la ragazza. “E poi devo finire di preparare il pranzo.”
“Molla la cucina e vieni dal tuo uomo!” Le ordinò lui.
“Non posso, tra poco arrivano Bill e Michael.” Rispose indifferente Eve, a braccia incrociate.
Tom si spostò nella parte più bassa della piscina e mise le mani sui fianchi, mentre i cani giocavano ancora dietro di lui, nell’acqua.
“Certo che siete strani, voi due… tu e Michael.” Affermò poi. “Tu lavori per dei vegetariani e ti ostini a cucinare carne e lui è un ebreo che mangia lasagne col maiale…”
“Sono enchiladas.” Spiegò rassegnata la ragazza. “E io non cucino sempre carne.” Aggiunse, prima di girarsi per tornare in cucina.
Tom, però, si trovò a non essere d’accordo con la sua decisione di rientrare in casa. Fece una smorfia pericolosa, poi s’issò sul bordo della piscina, rischiando di sfilarsi il costume appesantito dall’acqua, quindi le corse dietro fino in sala, dove la prese di peso e la trascinò fuori.
“No, Tom!” Gridò lei, quando si vide sollevare da terra. “Stai gocciolando dappertutto, cazzo!”
“Così impari a darmi retta, stronza!” Ribatté lui ridendo.
“Sei gelido, maledettissimo bastardo!” Continuò ad urlare Eve, ma trattenendo chiaramente una risata. “Lasciami!”
“Non ci penso neanche…” Replicò perfido Tom, appena prima di gettarsi in acqua.
Riemersero pochi istanti dopo, uno davanti all’altra. Tom rideva sguaiatamente, mentre Eve si toglieva i capelli dal viso con espressione minacciosa.
“Me la pagherai…” Sibilò la ragazza.
“Oh, sì, vieni a riscuotere belle tettine…” Rispose provocatorio lui, con un sorriso sghembo, fissando la sua maglietta chiara resa trasparente dall’acqua.
“Uhm, magari invece ti ripago proprio così, tenendomi lontano…” Ipotizzò lei, con l’indice sul mento e l’aria pensierosa. “Un paio di giorni in bianco potrebbero farti bene…”
“Oh, non dire cazzate!” Protestò immediatamente lui, aggrottando preoccupato la fronte.
“Paura, eh?” Fece lei, sollevando le sopracciglia.
“Non ce la faresti mai a starmi lontano così tanto.” Affermò sornione Tom, avvicinandosi.
“Non ci giurerei, fossi in te.” Replicò sicura Eve, mentre lui la stringeva contro il bordo della piscina. La ragazza gli circondò il collo con le braccia ed il bacino con le gambe.
“Ah, infatti questa mi sembra la classica posa respingente…” Dichiarò il chitarrista, aderendo al corpo di lei e baciandole il collo.
“Ti concedo un bacio, se poi mi lasci andare a finire di cucinare.” Gli disse lei, con tono languido.
Tom fece un sorriso storto, poi si lanciò sulla sua bocca. Eve si aggrappò saldamente alle sue larghe spalle abbronzate, mentre lui la teneva con forza per le cosce, spingendola con ardore contro il bordo della piscina. Il bacio stava durando più del previsto.
“Oh, scusate… Disturbiamo?” Intervenne una voce furba, con chiaro tono canzonatorio.
“Sei perfido!” Esclamò un’altra voce, divertita.
Tom ed Eve si staccarono di mala voglia e alzarono gli occhi sui nuovi arrivati. Bill e Michael li osservavano dall’alto, sorridendo.
“Siamo sicuri che questo…” Bill indicò i due avvinghiati nella piscina col suo indice tatuato. “…non abbia ritardato i preparativi del pranzo?”
“Io sto per affogarti, sappilo.” Minacciò Tom, mentre reggeva ancora saldamente il sedere di Eve.
“Ci hai già provato quando avevamo dodici anni, ma non ci sei riuscito.” Gli ricordò il fratello con un sorriso soave, prima di dargli le spalle.
“Sono troppo buono!” Sbottò Tom, mentre Eve si divincolava da lui e raggiungeva le scalette.
“È assolutamente vero.” Commentò Michael.
Bill, dopo aver posato la borsa su un lettino, si girò verso di lui con espressione da cucciolo indifeso. “Perché, io non lo sono?” Gli chiese, facendo boccuccia.
“No, amore, non lo sei.” Gli rispose pacato il pittore, sorridendogli dolcemente.
“Rassegnati.” Fece Eve passando accanto al cantante. “Ti conosce troppo bene, ormai.” Aggiunse, mentre si tamponava la faccia con un asciugamano.
“Stronzetta.” Le disse, con un sorriso storto e il sopracciglio alzato.
“Faccia di culo.” Replicò lei con dolcezza.
“Ma è un bellissimo culo!” Si permise di precisare Bill, seguendola con gli occhi mentre entrava in casa. Tutti risero.

Poco dopo erano tutti e quattro seduti al tavolo sotto il gazebo, davanti alla piscina, con i cani che gli scorrazzavano intorno in cerca di bocconcini prelibati.
Eve e Michael si godevano le loro enchiladas da cannibali, mentre Tom e Bill apprezzavano l’infinità di piatti vegetariani con cui la ragazza aveva placato tutte le loro proteste.
“Cosa hai fatto per dolce?” Domandò Bill, seduto davanti ad Eve.
“Torta di mele.” Rispose serafica lei, il ragazzo spalancò gli occhi.
“Ma sei la regina delle streghe!” Protestò immediato lui. Eve, però, gli fece un sorrisino retorico.
“Panna cotta con frutti di bosco.” Rivelò infine, visto che lui non aveva capito lo scherzo.
“Perché devi sempre prendermi in giro?!” Esclamò indispettito Bill, ma si vedeva che nascondeva un sorriso.
“Perché sei divertente quando t’incazzi.” Rispose pronta la ragazza.
“Oh, sei terribile!” Fece lui con un gesto teatrale. “La nostra nuova governante sarà molto più educata!” Aggiunse poi. Tutti fecero silenzio, osservandolo.
“La nostra nuova governante?” Domandò infine Tom, perplesso. “Perché dovremmo aver bisogno di una nuova governante?”
“Beh, ne avete parlato voi, qualche tempo fa.” Spiegò Bill, dopo uno sguardo d’intesa con Michael. “Eve è convinta di non poter essere allo stesso tempo la tua ragazza, Tom, e la nostra cameriera, il che in effetti è giusto: una fidanzata seria non può farti da cameriera.” Continuò il cantante, con espressione compita. “Così, Eve dovrebbe trovarsi un altro lavoro e noi un’altra governante.”
“Non voglio un’altra cameriera!” Protestò Tom, Eve lo guardò male. “Cioè, nel senso… non voglio nemmeno che tu continui a pulire i gabinetti e lavarmi le mutande…” Le continuò a fissarlo poco convinta.
“La sceglierebbe Eve di persona.” Affermò Bill, annuendo. “Sono certo che farebbe un buon lavoro, troverebbe la migliore.”
“Beh, grazie della fiducia, Bill, ma…” Intervenne la ragazza. “…io comunque non saprei che fare dopo e, se non voglio fargli da cameriera, non voglio nemmeno essere la mantenuta di Tom…” Stavolta fu lui a guardarla male.
“È qui che entro in gioco io.” Disse Michael.
“Come?” S’informò Tom.
“Tre anni fa ho acquistato un fondo piuttosto bello nei pressi del lungomare di Venice.” Raccontò il pittore. “Pensavo di farci uno studio-galleria, ma poi comprai la casa e per le esposizioni ci ha sempre pensato Anne, così il fondo è rimasto vuoto.”
Bill si girò verso Eve, alla sua sinistra, e le prese la mano sorridendo fiducioso. “Se hai ancora quel sogno di aprire una tavola calda con piatti biologici, hai appena trovato due soci con un po’ di soldi da buttare e che credono molto nel progetto.”
La ragazza lo fissò incredula per un lungo istante, poi si riprese. Gli strinse la mano e allargò le labbra in un sorriso stupefatto.
“Tu… tu sei…” Balbettò.
“Dillo.” L’invitò lui, gongolante.
“Meraviglioso!” Esclamò Eve, prima di sporgersi sul tavolo e abbracciarlo. “Sì, sì, che è ancora il mio sogno! Oddio, grazie!” E così dicendo si alzò ed andò ad abbracciare anche Michael.
“Ok, non ho contribuito all’idea, ma saresti ancora la mia ragazza…” Si lamentò blandamente Tom, sentendosi escluso.
Eve, nel frattempo, si sedette in grembo al chitarrista ridendo e gli strinse le braccia intorno al collo. “Il mio Patatone si sente abbandonato!” Scherzò, prima di baciarlo.
“Oh, stai tranquillo, fratellone, il tuo contributo sarà bene accolto!” Lo rassicurò Bill.
“Voi tre siete fantastici.” Proclamò Eve, mentre si accomodava meglio sulle ginocchia di Tom, il quale sorrideva, ora molto soddisfatto. “E quindi, credo che dovrò mantenere quella promessa che ti ho fatto tempo fa, Bill.”
“Quale promessa?” L’interrogò perplesso il cantante.
“Lo sai, quale.” Rispose lei, poi gli ammiccò. “Prepara la muta…”

L’oceano non era affatto blu. Il suo colore era più un grigio verde opaco, tumultuoso, simile agli occhi di Eve. E faceva un po’ impressione esserci in mezzo – non lontanissimi dalla riva, ma comunque nell’acqua alta – con il solo sostegno di una tavola leggera.
Tom guardò Bill, anche lui a cavalcioni su un surf, inguainato in un’aderentissima muta nera che Michael aveva definito “la cosa più sexy che ti abbia mai visto addosso”.
Si sorrisero, ancora un po’ incerti su che cosa fare. Beh, i loro due californiani preferiti gli avevano fatto un po’ di lezione teorica, ma ora erano abbandonati a se stessi con le alghe che gli sfioravano i piedi e solo tanta tanta acqua intorno.
Guardarono entrambi un po’ più al largo, dove Eve e Michael surfavano tranquillamente un’onda che, in tutta sincerità, impressionava abbastanza Bill.
“Non sembra così difficile, fatto da loro.” Commentò Tom sollevando le sopracciglia.
“Oh, non dovevo strapparle questa promessa!” Si lamentò Bill piagnucolante. “Non mi sento ancora pronto ad affrontare questo… questo oceano!”
“Beh, dai…” Lo incoraggiò il fratello. “Se riesce a Michael!”
“Lui c’è nato in California, Tom!” Sbottò il cantante. “E, onestamente, preferisco quando cavalca me…” Tom scrollò la testa.
“Questa preferivo non sentirla…” Commentò abbattuto.
In quel momento, gli altri due si avvicinarono a loro, nuotando distesi sopra alle tavole. Quando gli arrivarono accanto si misero a cavallo dei surf e gli sorrisero soddisfatti.
“Allora, ci provate o no?” Domandò Eve, riavviandosi i capelli bagnati.
“Ecco, le onde mi sembrano un po’ troppo alte…” Rispose Bill incerto, con una smorfia. Michael ed Eve si scambiarono un’occhiata perplessa.
“Veramente…” Fece poi lui. “…oggi sono anche più basse del solito.” Bill lo fissò come se avesse appena detto un’eresia.
“Non sono certa che questo sport faccia per te, Bill.” Affermò quindi Eve. “Non sei troppo coordinato e agile…” Il cantante le dedicò un’occhiata indignata.
“Questo non lo accetto!” Protestò poi. “Mettimi alla prova e ti dimostrerò che sono capace!”
“Vabbene.” Accettò la ragazza. “Stenditi e nuota, chico.” Gli ordinò quindi, prima di fare lo stesso, con Bill che la seguiva, un’espressione decisa sul bel viso.
“Oh, Dio, si ammazzerà…” Commentò lugubre Tom, rimasto solo con Michael.
“Stai tranquillo, Eve sa quello che fa.” Tentò di rassicurarlo il pittore.
“Non può mettersi un giubbetto di salvataggio o qualcosa…” Continuò apprensivo il chitarrista.
“È legato alla tavola e quella galleggia sempre.” Spiegò l’altro.
“Ma se il laccio dovesse rompersi, oppure…” Continuò Tom imperterrito, mentre seguiva con gli occhi i movimenti di Eve e Bill. Si sentì afferrare un braccio e alzò gli occhi su Michael.
“Adesso basta, Tom.” S’impose dolcemente il pittore. “Dovresti provarci anche tu, invece di stare qui ad annegare nella paranoia.”
Si scambiarono un lungo sguardo, poi Tom sorrise e abbassò gli occhi, annuendo. A Michael piaceva quel sorriso di Tom, perché era diverso dal modo di sorridere di Bill, una di quelle sottili differenze che li rendevano unici, nel mare di modi di fare uguali che avevano.
“Sei una delle poche persone di buon senso capitate in questa famiglia, Michael.” Disse infine Tom. “Mi domando come hai fatto ad innamorarti di Bill.”
Il pittore gli sorrise. “E lo domandi?” Fece poi, con tono retorico. Risero.
“Andiamo.” Incitò poi Tom, con un cenno del capo in direzione del mare aperto; l’altro acconsentì annuendo. Si stesero sulle tavole e nuotarono verso le onde.

La sera stava rapidamente avvolgendo la spiaggia, mentre un tramonto spettacolare infiammava il cielo all’orizzonte. I quattro ragazzi sedevano intorno al falò che avevano acceso.
Bill tirò su col naso, Eve lo guardò e sorrise. Il cantante era seduto a gambe incrociate, con un’espressione mesta ed un’abrasione scura sullo zigomo sinistro. Per fortuna la ragazza aveva portato un kit di pronto soccorso.
“Amore, mi arrostisci un paio di marshmallows?” Chiese Bill con voce flebile, rivolgendosi a Michael che stava infilzando i dolci in uno spiedino.
“Certo, tesoro, quanti ne vuoi.” Gli rispose il pittore, prima di accarezzargli la testa.
“Bill ha bisogno di dolcezza.” Scherzò Eve.
“Stai zitta, stronza!” Sbottò il cantante adirato. “È solo colpa tua se sono ridotto così! Mi rimarrà il segno!” Aggiunse, sfiorandosi la guancia ferita.
“Non toccarlo!” Esclamò lei, afferrandogli la mano tatuata. “Possibile che devi essere sempre così imbranato, Bill? Guarda Tom, sta benissimo!”
“In realtà…” Si permise di correggerla il chitarrista, alzando una mano. “…credo che piscerò acqua di mare per i prossimi due secoli…”
“E poi non capisco perché ti lamenti.” Riprese Eve, ignorando Tom. “Sei tu che hai insistito tanto per surfare.”
“Ma era quasi due anni fa!” Sostenne Bill. “E avevo i capelli biondi, la barba ed ero… ero in una fase molto stupida della mia vita!”
“Sei stato redento dalla cucina di Eve?” Gli domandò Michael. Tom e la ragazza risero, Bill fece un broncetto che non avrebbe convinto nessuno.
“Non saprei.” Fece il cantante, stringendosi nelle spalle, mentre il pittore gli si sedeva accanto. “Sono successe così tante cose, in pochi mesi.” Aggiunse.
“Già.” Annuì Tom, Eve che sedeva contro il suo fianco.
“Quando abbiamo conosciuto Eve, non pensavamo certo che ci avrebbe cambiato la vita.” Affermò Bill, stringendosi a Michael, che gli avvolse le spalle con un braccio.
“Andiamo, ragazzi…” Fece lei, raddrizzandosi con espressione imbarazzata. “…non credo di avervi cambiato la vita.”
“Hai cambiato noi, il nostro modo di vedere le cose.” Rincarò dolcemente Tom, guardandola negli occhi. “Io ero intrappolato in una relazione che non andava in nessun posto e Bill…”
“Io cercavo di essere diverso da me stesso.” Intervenne lui. “Andavo in giro sperando che in qualche avventura avrei trovato la persona speciale che cercavo.” Poi guardò Michael, che gli strinse la mano e rispose al suo sorriso.
“Mi date più importanza di quella che ho…” Tentò ancora Eve, arrossita.
“Tu non hai idea di quello che hai fatto per noi.” Le disse Tom, mentre le accarezzava con tenerezza la schiena. “E non lo dico perché sono innamorato di te.”
“Nessuno era mai stato così vero e sincero, con noi.” Aggiunse Bill. “Nessuno, da quando eravamo dei ragazzini, e ne avevamo bisogno.” Le fece uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
“Mi sto commuovendo…” Mormorò la ragazza. “Michael, digli qualcosa.” Supplicò.
“Potrebbe facilmente distrarmi con profferte sessuali, ma…” Intervenne il cantante.
“Bill, che cazzo…” Commentò il gemello.
“Ma questo è un discorso serio.” Continuò Bill, dedicando solo una smorfia al fratello. “Se siamo delle persone migliori, ora, è anche merito tuo Eve.”
“Esatto.” Confermò Tom annuendo, con un sorriso dolcissimo.
“E dopo tutte queste belle parole…” Soggiunse la ragazza, incrociando le braccia. “…io che cosa dovrei dire, eh, grandissima coppia di paraculi?”
“Dite la verità.” Intervenne finalmente Michael, che aveva osservato tutta la scena sorridendo. “È stato il suo eloquio elegante che vi ha conquistati, vero?”
“Assolutamente sì!” Esclamò Tom, annuendo convinto; Eve lo colpì al braccio e lui rise forte.
“Una vera lady!” Rincarò Bill e tutti scoppiarono a ridere.

Più tardi, mentre Eve e Tom si scambiavano tenerezze vicino al fuoco, Bill e Michael passeggiavano lungo la spiaggia. La sera era tiepida e umida e c’era una musica indefinita ma dolce, che li raggiungeva da un punto vicino al falò.
Michael fermò Bill prendendolo delicatamente per un polso sottile, lui reagì subito, intrecciando le dita con le sue e si girò sorridendo. Il pittore non finiva mai di meravigliarsi di quanto luminoso potesse essere quel ragazzo. Radioso e bello come una notte di luna piena.
“Ti ricordi quando ci siamo conosciuti?” Domandò Michael a Bill; lui annuì continuando a sorridere.
“Sì.” Rispose poi. “Molto bene.” Rincarò, mentre gli stringeva di più la mano.
“Avresti mai pensato di poter avere una storia con me?” Chiese ancora il pittore; ora si stringevano le mani, uno davanti all’altro, quasi appoggiati uno all’altro.
“Una storia non so… qualcosa di più breve sicuramente sì.” Affermò il cantante con espressione furba, alzando il suo malizioso sopracciglio.
“Oh, signor Kaulitz, pensieri sconci al primo incontro…” Lo rimproverò Michael divertito.
“No, quello no!” Sbottò Bill, ridacchiando timidamente e roteando gli occhi. “Ho solo pensato che eri bello e che mi piaceva parlare con te.” Spiegò quindi, prima di tornare a guardarlo negli occhi. “Tu cosa hai pensato?”
“Che eri uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto.” Confessò Michael con sincerità e si stupì di vederlo arrossire un po’ e abbassare il capo. “Ma chissà in quanti te l’hanno detto…”
“In molti, sì.” Ammise Bill. “Ma non erano te.” Aggiunse, con un tono dolce che solo lui aveva.
Il pittore alzò di nuovo gli occhi nei suoi. Quei due meravigliosi, caldi, espressivi occhi nocciola. E sul suo naso perfetto. E quell’opera d’arte che erano le sue labbra. Si ritenne molto fortunato. Gli mise le mani sui fianchi e lo strinse a se piano. Bill gli avvolse il collo con le braccia.
“Sai cosa ho anche pensato, quel giorno?” Fece quindi Michael.
“Cosa?” Lo incitò l’altro.
“Che ero uno stupido se ti lasciavo scappare, che volevo già baciarti e sapere tutto di te.” Confessò sorridendo, mentre osservava lo sguardo adorante del suo ragazzo.
“Mi sa che c’è una cosa che ancora non sai…” Mormorò misterioso Bill.
“È la notte giusta per saperla.” Replicò dolcemente Michael, indicando con un cenno della testa il cielo stellato e la grande luna che rischiarava la spiaggia.
“Io ti amo.” Dichiarò Bill, senza esitazioni. Michael sorrise e alzò gli occhi al cielo.
“Pensavo che non me lo avresti mai detto!” Esclamò poi.
Risero e girarono su se stessi, prima che Bill lo stringesse in una presa soffocante e gli chiudesse la bocca con un bacio. Persero l’equilibrio e caddero sulla sabbia umida, ma non gl’importava.

Bill e Tom Kaulitz avevano amato la California fin dal primo giorno in cui ci avevano messo piede, anche se era inquinata, calda e soggetta ai terremoti. La California, però, non gli era mai sembrata bella come in quella notte stellata, su una spiaggia buia, con le persone che li amavano per quello che erano. Quella era davvero la città degli angeli.

FINE


NOTE:
Come d’abitudine, la traduzione dei versi a inizio capitolo.

Sto correndo forte portando un mazzo di rose
Ed una mappa che ho appena fatto
Stanotte sono rinato nudo ed ho sepolto la mia vecchia anima
E ho ballato sulla sua tomba
...
Ce ne ho messo ad arrivare, mia cara
Ce ne ho messo ad arrivare, ma ora sono qui

Questa canzone io l’adoro, è una vera poesia ed in molti punti mi ricorda Bill e Tom, ne consiglio l’ascolto. Grazie allo zio Bruce, è un’ispirazione continua: God bless you.

Ammetto che è stata molto dura finire questa storia, forse sono un po’ a corto d’ispirazione tokiosa. Ho altre idee, ma devo trovare quella giusta per la prossima storia, forse per un po’ non mi vedrete in questo fandom, ma dovete sapere che i Tokio Hotel sono tutt’ora (probabilmente per sempre) una cosa molto preziosa per me e non li amo di meno se scrivo meno su di loro.

Perciò ringrazio per primi loro, i miei quattro ragazzi speciali e in particolare Bill e Tom, perché nonostante sia passato il tempo, loro siano cresciuti e io invecchiata, i cambiamenti che ci sono inevitabilmente stati, nei loro occhi c’è sempre la luce che ho amato il primo giorno. Saranno sempre i miei lovely little bastards, ma fatemi il disco, cazzo!

Un grazie enorme a chi ha letto, commentato – m’inchino ai coraggiosi – messo nelle preferite e nelle seguite questa storia. L’ho amata, anche se è stata dura!

Un grazie specialissimo a chi mi ha messo tra gli autori preferiti. Spero che mi seguiate anche su altri fandom e che vi piacciano anche le altre cose che scrivo.

E un abbraccio grandissimo alle ragazze del Forum delle Adulte Malate di Tokiohotellite, scusate se manco sempre dal gruppo, è colpa del pc. Mi mancate, fonokkie! Che il terzo gemello sia con voi!

Oh, Dio, sono arrivata in fondo! Quasi non ci credo… ho finito un’altra storia ed ora ho un periodo nostalgico/malinconico. Ma tutto inizia e finisce, no? Tiratemi su di morale coi commenti! ^_-

A presto! Baci grandi!
Sara
   
 
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