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Autore: lady vampira    30/10/2012    0 recensioni
Halloween, la notte delle streghe. Alla porta di Alen,sul limitare del bosco, bussa una splendida ragazza...ma attenzione,NIENTE E' MAI COME SEMBRA!
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio. Un denso manto ti tenebra steso tra il presente e il passato, tra l’ombra sotto i piedi e dieci metri avanti. Arabeschi neri e secchi, rami ritorti stagliati in una luce sanguigna, una sfera scarlatta sopra la linea dell’orizzonte: creature agonizzanti che tendono le braccia spoglie e ossute quasi a elemosinare un istante di compassione dagli sventurati che si trovano ad attraversare questo luogo dimenticato da Dio e gli uomini. 
Un fruscio di raso e seta, s’impiglia nelle radici, striscia nel fango, affonda nelle pozze di melma stagnante tra le chiazze di muschio ai piedi degli alberi secolari. Foglie stormiscono nel lieve vento ottobrino, un lamento di animali sgozzati nei tempi andati, quando oscuri sacrifici venivano celebrati per placare assetati dei pagani. 
Corre. Corre senza posa. Il suo cuore, un coniglietto impaurito che fugge da un cacciatore invisibile ma spietato. Corre senza voltarsi, s’impiglia nelle radici, più veloce, ancora più veloce, il respiro s’affanna, la pelle s’imperla di sudore gelato, corre, corre senza guardarsi né avanti né indietro, corre, intravede un’ombra, un’ombra rettangolare in fondo al fitto della foresta, una sorta di riparo, una fiochissima luce ramata, un bagliore quasi sognato, impercettibile, figlio di un’alba ingannevole, di un silenzio che non è silenzio, che racchiude suoni più inquietanti di qualunque bisbiglio, scricchiolio, quasi impercettibili, dolorosi, racconti di segreti inconfessabili, di atroci peccati sepolti con coloro che gli hanno commessi. 
Bussa. Bussa come una dannata. << Aprite!!!!!  Aprire per pietà, per l’amor di Dio, apriteeeee! >>. 
Un’ombra si muove, avanza contro il bagliore. Uno scatto metallico di serratura non oliata. << Sì? >>.
<< M’inseguono, per favore, lasciatemi entrare … vi scongiuro, abbiate pietà >>.
L’ombra si scostò dal vano del portone, e lasciò entrare l’ombra di fuori. Nella luce interna proveniente dal camino, lo sfolgorio rossastro rivelò un volto d’adolescente pallidissimo, diafano come carta di riso dai grandi occhi spaventati, sgranati, enormi e ambrati come quelli delle gufi, lunghi capelli corvini, un corsetto e una gonna antiquati, di raso color porpora dai riflessi violacei, forse un costume da festa gotica. 
<< Vieni, vieni davanti al fuoco. Scaldati … sei gelata >>.  
La fanciulla guardò in viso il suo salvatore. Occhi scuri e liquidi, densi come pozzi di catrame, finestre su un buio soffice e rassicurante. I capelli color grano raccolti in una morbida coda bassa, le mani dalle lunghe dita delicate. Indossava una giacca dalla foggia curiosa e la fantasia ancora più strana, simile a tappezzeria di velluto blu scurissimo con dei lavori dorati. 
<< Vieni >>. Le avvicinò una poltrona imbottita di velluto scarlatto, e lei si voltò a cercare la sua immagine in una lastra appesa accanto alla cappa. Era fradicia, i capelli scompigliati appiccicati alle guance, pallide e fredde, senza rose, senza colori, solo ombre.
<< Come ti chiami? >>, domandò il giovane che l’aveva soccorsa. 
<< Io … Ingrid >>.
<< E … lo hai un cognome, Ingrid? >>.
<< Sì, certo >>, disse lei, accomodandosi nella poltrona, le mani giunte in grembo. Il ragazzo le porse una tazza di finissima porcellana colma di un liquido profumatissimo e bollente, da cui si levava un lieve vapore d’arancio.
<< Bevi, ti scalderà anche dentro >>. 
Lei guardò ancora il giovane. Era bello. Molto bello. Viveva da solo, in mezzo al nulla. Probabilmente lei era la prima anima viva che vedeva da tempo. 
<< Voi non mi avete detto il vostro nome, però >>. 
<< Mi chiamo Alen >>. 
<< E’ un nome insolito >>, notò la ragazza. << Però … è molto bello >>.
<< Ti ringrazio >>. 
<< Come te >>. Lei posò la tazza sul bordo del camino, s’alzò e tirando il laccio del corsetto, s’avvicinò a lui e scese a lambirgli le labbra socchiuse e piene, di velluto color pesca. 
<< Ingrid, non … >>.
<< Shhhhhh … da quanto non stai con una donna? >>. 
<< Non … lo ricordo più. Da secoli, probabilmente >>. 
Lei aprì i lembi del corsetto, sollevò la vaporosa gonna e salì sui fianchi del giovane. << Poni fine a quest’agonia, allora … >>, gli mormorò in tono sensuale, basso e umido, quasi un tocco. Premette con insistenza dove già il corpo vigoroso di lui era fiorito in un bocciolo durissimo, pronto a sbocciare in un fiore dai petali fluidi e roventi … 
Bastò un solo sguardo. 
Un istante dopo le fiamme erano divampate anche dentro loro.
 
L’alba sorse leggera, rosea e argentea. Si voltò, cercando accanto a lui la meravigliosa creatura con cui aveva condiviso una notte di pura passione animale … Santo cielo, che fuoco aveva quella ragazza. Aveva il nome della pietra ma il suo corpo era di carne … tenera, calda, saporita carne in cui affondare in ogni modo possibile … tese la mano, ma accanto a lui era il vuoto. 
<< Ingrid? Ingrid? >>, chiamò. Nessuno rispose. 
Doveva essere già andata via. Ma dove? Il sole era ancora basso e il suo lato di letto era freddo. Non poteva essere uscita  col buio. 
S’alzò, guardandosi attorno. Cercò nelle altre camere, ma niente. 
Infilò la giacca che aveva trovato appesa ad una poltrona in casa quando si era trasferito lì otto mesi prima, e uscì fuori. La natura si stava appena destando dopo la notte delle streghe. 
Camminò nel bosco, addentrandosi per qualche decina di metri. Nessuna traccia d’essere umano. Girò sui tacchi e stava per tornare in quella casa quando …
Un gocciolio insistente richiamò la sua attenzione. Percorso da un brivido maligno si voltò di nuovo, lentamente e … 
Lei era lì. 
<< Ciao, maledetto assassino. Non mi avevi riconosciuto, eh? >>.
Lui raggelò. Non … non poteva essere … non … non …
Lei era morta. L’aveva strangolata con una fune da traino, di quelle spesse. Non l’aveva fatto apposta … era stato un gioco finito male. Lei era una ragazza conosciuta ad una di quelle feste in cui ci s’impasticca e si beve fino a finire in coma. Poi, l’aveva buttata nel lago. Aveva cambiato Stato. Poi un altro. E un altro ancora. Si era rifugiato in quel luogo sperduto. 
Erano passati  quattro anni. Non poteva essere …
<< Sì, sono proprio io, bastardo. Guardami. Voltati. Perché non guardi cosa mi hai fatto? >>. 
<< No. No, no, no …. Nooooooooo! >>.
<< Alen, svegliati. Svegliati. Ehi, apri gli occhi, svegliati >>.
Lui obbedì a quella voce morbida, quieta, e aprì gli occhi. Ingrid era lì, i grandi occhi ora sereni, una mano d’avorio che reggeva il lenzuolo in un gesto pudico, a coprire i seni. 
<< Era un brutto sogno, vero? >>.
<< Io … sì, credo di sì >>.
<< Tranquillo. Adesso … andrà tutto bene. Ci sono io, adesso, con te >>. Lei s’alzò, lasciò scivolare il lenzuolo in una pozza immacolata ai suoi piedi e indossò la sottoveste ormai asciutta, mostrando di sé solo i lunghi capelli corvini e la schiena perfetta. 
<< Tu sei … >>.
<< Cosa? >>.
<< Un angelo >>.
Lei rise, di una risata argentea, cristallina. << Oh, no … no … non credo proprio >>.
<< Sì, invece >>.
<< Io credo di no >>. Si voltò, e il suo viso meraviglioso era … una maschera mostruosa, come cera screpolata di secoli che mostrava larghe faglie sui fasci muscolari al di sotto. Gli occhi due buchi neri e vacui, e la bocca orrendamente deformata in un ghigno scopriva due file di denti irregolari, neri, aguzzi. 
<< Oh mio Dio! >>.
<< Io ti consiglio di pregarlo, il tuo Dio, invece di nominarlo invano … ma dubito che Ti ascolterà >>, disse lei, un tono cavernoso e al tempo stesso stridente, come unghie sulla lavagna. <>.
<< E’ stato un incidente! Io non volevo, non volevo! Mi dispiace! Non volevo! >>. Lunghe lacrime iniziarono a scorrere sul viso del ragazzo, sfaldandosi in chiazze scure sul lenzuolo. Congiunse le mani. << Non volevo! MI dispiace! >>.
<< E’ troppo tardi. Avresti dovuto pensarci prima >>. 
Un urlo riecheggiò nel folto del bosco, animali spauriti ripresero a correre, le foglie a stormire come animati da un’energia misteriosa, un vento infernale. 
La vendetta aveva finalmente fatto il suo corso.
  
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