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Autore: eltanin12    30/10/2012    5 recensioni
La notte del 31 ottobre in cui Lily e James Potter vennero uccisi, Harry non fu l'unico sopravvissuto. Nella culla, con lui c'era una bambina.
La sua gemella Jamie Lilian Potter.
Unitevi a loro, al camaleonte Moccì, a un loro nuovo amico, e agli amici che già conoscete, per rivivere l'avventura del loro terzo anno a Hogwarts.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Harry e Jamie Potter'
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Buon Halloween a tutti,

pronti per la notte delle streghe? :)

Ringrazio come sempre chi segue e legge questa storia e un grazie speciale a vale1991, jarmione, millyray e glee_  per le loro stupenderrime recensioni.

Ecco qui come promesso il nuovo capitolo.

Finalmente la resa dei conti....

Buona lettura.






Jamie si premette la mano sulla bocca per evitare di urlare. Tutti e tre rimasero lì, paralizzati dall'orrore, sotto il Mantello dell'Invisibilità. I raggi del sole che tramontava gettavano una luce insanguinata sui prati coperti di lunghe ombre. Poi udirono alle loro spalle un ululato selvaggio. «Hagrid» mormorò Harry. Senza riflettere, fece per voltarsi, ma Ron lo afferrò per le braccia.
«Non possiamo» disse Ron, bianco come un cencio. «Finirà in un altro guaio se scoprono che siamo andati a trovarlo...»
Il respiro di Hermione era breve e irregolare «Come hanno potuto?» disse con voce soffocata. «Come hanno potuto
«Mostri» mormorò Jamie, gli occhi pieni di lacrime.
«Andiamo» disse Ron battendo i denti. Jamie gli lanciò un’occhiata e annuì.
Ripartirono alla volta del castello, avanzando piano per rimanere nascosti sotto il Mantello. Il sole non era ancora tramontato, ma la luce calava in fretta.
«Crosta, stai fermo» sibilò Ron, premendosi la mano sul petto. Il topo si divincolava come un pazzo.
«Ron, seriamente. Tienilo» sibilò Jamie a denti stretti
 Ron si fermò di colpo e cercò di infilare Crosta più a fondo dentro la tasca. «Si può sapere che cos'hai, stupido topo?»
«Stai fermo. Ahia! Mi ha morso»
«Ron, stai zitto!» sussurrò in fretta Hermione. «Caramell sarà qui tra un minuto».
«Non vuole stare tranquillo»
Jamie estrasse la bacchetta «Lo immobilizzo?»
Crosta era chiaramente terrorizzato. Si agitava con tutte le forze, cercando di liberarsi dalla stretta di Ron. «Che cos'ha?»
Harry aveva appena visto Grattastinchi che scivolava verso di loro, il corpo appiattito, i grandi occhi gialli che scintillavano inquietanti nell'oscurità. Non seppe dire se li vedesse o se stesse seguendo gli squittii di Crosta. Jamie sgranò gli occhi alla vista del gatto.
«Grattastinchi» gemette Hermione. «No, vai via, Grattastinchi. Vai via.»
Ma il gatto si avvicinava
«Crosta» Ron tentò di portare Crosta dentro la tasca «No»
Troppo tardi. Il topo scivolò tra le dita di Ron che cercava di trattenerlo, cadde a terra e fuggì. In un balzo, Grattastinchi scattò alle sue calcagna, e prima che Harry, Jamie o Hermione potessero impedirglielo, Ron si tolse il Mantello dell'Invisibilità e sparì nell'oscurità.
Jamie scivolò sotto il braccio di Harry e corse dietro a Ron.
«Ron» gemette Hermione «Jamie»
Lei e Harry si scambiarono un'occhiata. Era impossibile correre sotto il Mantello, così uscirono allo scoperto e si gettarono all'inseguimento di Ron e Jamie: sentivano i passi risuonare davanti a loro, e le grida di Ron contro Grattastinchi. «Vai via... vai via... Crosta, vieni qui...»
Si udì un colpo secco.
«Preso! Vattene via, gattaccio puzzolente...»
Harry e Hermione quasi inciamparono addosso a Jamie che, ferma dietro a Ron, lo guardava rimettere Crosta al sicuro. Ron, era per terra, lungo disteso e teneva le mani strette sul rigonfiamento tremante.
«Ron, dài... torna sotto il Mantello» ansimò Hermione. «Silente, il Ministro... usciranno tra un attimo»
Ma prima che riuscissero a ricoprirsi, prima ancora che potessero riprendere fiato, sentirono i tonfi soffocati di zampe giganti. Qualcosa avanzava a balzi verso di loro: un enorme cane nero come la pece, con gli occhi chiari. Jamie si scostò di lato «Tartufo» mormorò, la mano nella tasca dove teneva la bacchetta.
Il cane fece un enorme balzo e posò le zampe sul petto di Harry che cadde all’indietro.
Jamie corse verso Harry per aiutarlo. Il cane che era rotolato poco più in là, si era rialzato e ringhiava, pronto per un nuovo attacco. Ron era in piedi, pronto.
Harry si attaccò al braccio di Jamie e la spinse via quando vide il cane correre verso di loro. Jamie cadde a terra «Harry».
Il cane urtò Harry col fianco e lo scansò, le mascelle si chiusero sul braccio teso di Ron.
Jamie sgranò gli occhi e abbassò la testa «Di nuovo», sentì una forte presa al braccio. Hermione l’aveva afferrata con tutte e due le mani. L’aiutò ad alzarsi e la trascinò diversi passi indietro «Siamo vicino al Platano Picchiatore»
Videro un ramo colpire Harry sulla fronte. Poco dopo, Jamie avvertì un forte dolore alla schiena e si ritrovò con la faccia sul prato insieme a Hermione.
Sputò alcuni fili d’erba e riprese fiato, provò ad alzarsi, sentì una fitta al fianco destro e alla schiena. Ron urlava.
Portò una mano vicino al rene destro, sentì la pelle nuda e qualcosa di bagnato. Era sangue.
Prese la mano di Hermione e si alzarono. «Ron», Hermione strinse la mano di Jamie.
Jamie guardò nel vuoto «Il cane lo ha preso» disse con tono assente.
Un suono secco spezzò l’aria, le urla di Ron cessarono.
 Si avvicinarono ad Harry. Dovevano seguire quel cane.
«Harry,dobbiamo andare a chiedere aiuto» ansimò Hermione; sanguinava anche lei: il Platano le aveva ferito la spalla.
«No! Quella cosa è grande abbastanza da divorarlo, non abbiamo tempo» la  luce proveniente dalla bacchetta illuminava l’albero.
Hermione illuminò i dintorni con la bacchetta «Non ce la faremo mai se qualcuno non ci aiuta»
Un altro ramo scattò contro di loro, i ramoscelli contratti come nocche.
«Harry ha ragione. Dobbiamo seguirlo» disse Jamie, una scintilla di determinazione negli occhi. «Lumos» la punta della bacchetta si illuminò come una torcia.
«Se può entrare quel cane, possiamo anche noi» disse Harry col fiato grosso, correndo di qua e di là nel tentativo di aprirsi la strada fra i perfidi rami sibilanti, ma non era possibile avvicinarsi alle radici senza finire a tiro dell'albero.
Jamie lasciò la mano di Hermione e si guardò intorno «Gatto», lo vide accucciato dietro di loro, gli occhi gialli la fissavano.
Grattastinchi balzò in avanti. Strisciò come un serpente tra i rami agitati e appoggiò le zampe anteriori sopra un nodo nel tronco.
All'improvviso l'albero cessò di muoversi, come se fosse stato trasformato in marmo. Non si mosse più una foglia.
«Grattastinchi» sussurrò Hermione incerta. Poi strinse forte il braccio di Harry, tanto da fargli male. «Come faceva a sapere?»
«È amico di quel cane» disse Harry incupito. «Li ho visti insieme. Venite. E tenete pronta la bacchetta»
In un attimo raggiunsero il tronco, ma prima di arrivare alla fessura nelle radici, Grattastinchi li precedette scivolando all'interno con un guizzo della coda cespugliosa.
«Andiamo» Harry lo seguì ed entrò per primo nel passaggio. Jamie gli andò dietro, avanzò a quattro zampe e scivolò giù per una china di terra fino al fondo di un tunnel molto basso. La schiena di Harry gli copriva la visuale, ma era certa che il gatto fosse davanti a loro ad aspettarli.
Un attimo dopo, Hermione strisciò al suo fianco. «Dov'è Ron?» sussurrò con voce terrorizzata.
«Da questa parte» disse Harry, avanzando dietro Grattastinchi, con la schiena curva.
«Dove finisce questo tunnel?» chiese Hermione senza fiato, seguendoli.
«Non lo so. È segnato sulla Mappa del Malandrino ma Fred e George dicono che non l'ha mai usato nessuno. Finisce fuori dai confini della mappa, ma sembrava che portasse a Hogsmeade» disse Jamie. Ecco come Black, faceva ad entrare e uscire da Hogwarts senza mai farsi notare. Il Tunnel doveva sbucare da qualche parte nel villaggio.
Avanzavano più velocemente possibile, quasi piegati in due; davanti a loro, la coda di Grattastinchi spariva e riappariva. La galleria proseguiva, sembrava lunga almeno come quella per Mielandia.
Jamie tentò di calmare il respiro, non era più molto certa di quello che avrebbe fatto. Sentì la mano di Harry cercarla, la afferrò e la strinse forte.
Il cane aveva preso Ron, non Harry.
Doveva solo calmarsi.
Sarebbe andato tutto bene.
Il tunnel prese a salire; poco dopo curvò, e Grattastinchi sparì.
Harry vide una macchia di luce fioca che penetrava da una piccola apertura e fece segno a Jamie e a Hermione. Si fermarono, ripresero fiato e si sporsero a guardare. Alzarono la bacchetta per vedere che cosa li attendeva.
Era una stanza, una stanza molto polverosa e disordinata. La carta da parati si scollava dai muri; il pavimento era tutto macchiato; ogni mobile era rotto come se qualcuno lo avesse preso a randellate. Le finestre erano chiuse da tavole inchiodate. Harry si voltò verso Jamie e a voce appena udibile disse: «Vado avanti io, chiaro?», dal tono, più che una domanda era un ordine. Le mise una mano sulla spalla e la guardò negli occhi, serio come non mai.
 «Ti copro le spalle» acconsentì Jamie, ben sapendo che non si sarebbero mossi di lì, se Harry non l’avesse saputa al sicuro (nonostante la situazione) dietro di lui. Harry guardò Hermione, che aveva l’aria molto spaventata, e anche lei annuì piano.
Harry si spinse fuori dall'apertura e si guardò attorno. La stanza era deserta, ma c'era una porta aperta alla loro destra, che conduceva in un'anticamera buia. Harry prese il braccio di Jamie e Hermione afferrò quello di Harry, guardando le finestre sbarrate con occhi sgranati «Ragazzi» sussurrò «Credo che siamo nella Stamberga Strillante»
Jamie annuì e Harry indicò una sedia, che era stata distrutta: grossi pezzi erano saltati via e una gamba era stata strappata «Non sono stati i fantasmi» disse lentamente
In quel momento sentirono uno scricchiolio sopra le loro teste. Qualcosa si era mosso al piano di sopra. Fissarono il soffitto «Sono di sopra» Jamie mosse appena le labbra.
Più silenziosamente possibile, avanzarono nell'anticamera e presero a salire la scala che andava in pezzi. Tutto era ricoperto da uno spesso strato di polvere tranne il pavimento, dove una larga striscia lucida indicava che qualcosa era stato trascinato di sopra.
Raggiunsero il pianerottolo buio.
«Nox» sussurrarono insieme, e le luci sulla punta delle bacchette si spensero. C'era solo una porta non sigillata, era appena accostata. Mentre la raggiungevano furtivi, avvertirono dei movimenti dall'altra parte; un sordo gemito, e poi un intenso ronzio di fusa.
Harry incrociò gli occhi di Jamie e con la mano fece cenno a lei e a Hermione di stare indietro.
Con la bacchetta ben stretta in mano e tesa davanti a sé, Harry sferrò un calcio alla porta e la spalancò.
Su uno splendido letto a baldacchino con le cortine polverose era disteso Grattastinchi. Alla loro vista le fusa si fecero più intense. Sul pavimento c'era Ron, che si teneva la gamba, piegata con una strana angolatura.
Jamie superò Harry e corse da Ron, subito seguita da lui e Hermione.
«Ron, stai bene?» Hermione osservava la gamba con sguardo ansioso.
Jamie mise la mano sulla spalla di Ron «Crosta è con te?»
Harry la guardò stranito, poi si rivolse a Ron «Dov’è il cane?»
«Non è un cane» gemette Ron, digrignando i denti per il dolore. «Harry, è una trappola»
«Che cosa-»
«È lui il cane, è un Animagus» Ron guardò un punto oltre la spalla di Harry.
Jamie alzò lo sguardo da Ron e Harry si voltò. Con un tonfo, l'uomo nell'ombra chiuse la porta.
Una massa di sudici capelli aggrovigliati gli scendeva fino alle spalle. Se non avesse avuto quegli occhi brillanti dentro le orbite cupe e infossate, avrebbe potuto essere un cadavere. La pelle cerea era così tirata sulle ossa del viso che questo sembrava un teschio. I denti gialli erano scoperti in un ghigno. Era Sirius Black.
Jamie soffocò un gemito e fece un piccolo passo indietro scontrandosi col legno del letto.
«Expelliarmus!» gracchiò Black, puntando contro di loro la bacchetta di Ron.
Le bacchette di Harry, Jamie e Hermione balzarono via dalle mani, in alto, e Black le afferrò. Poi si avvicinò di un passo. Gli occhi andavano da Harry a Jamie.
«Ero sicuro che sareste venuti ad aiutare il vostro amico» disse rauco. La sua voce aveva l’aria di non essere usata da un pezzo. «Vostro padre avrebbe fatto lo stesso per me. Siete stati coraggiosi a non andare a chiamare un insegnante. Ve ne sono grato, questo renderà le cose molto più semplici»
Jamie rabbrividì senza volere, vide Harry avanzare verso Black. Sgranò gli occhi, passandoli per un istante su Black e afferrò Harry da dietro per la maglia «Fermo, Harry. Fermo»
 Ron e Hermione lo avevano preso per le braccia. «No, Harry!» ansimò Hermione con un sussurro agghiacciato; Ron invece, che si era rialzato a fatica, si spostò davanti a Jamie e si rivolse a Black.
«Se vuoi uccidere Harry e Jamie dovrai uccidere anche noi» disse con fierezza, benché lo sforzo di reggersi in piedi lo rendesse sempre più pallido, e oscillando leggermente. Jamie si portò di fianco a lui e gli fece mettere un braccio intorno alle spalle, anche se stava scostata col corpo.
Qualcosa lampeggiò negli occhi cupi di Black «Stenditi» disse piano a Ron. «Hai la gamba rotta».
«Mi hai sentito?» disse Ron debolmente, aggrappandosi a fatica anche a Harry per non cadere. «Dovrai ucciderci tutti e tre»
«Qui morirà una sola persona questa notte» disse Black, e il suo ghigno si allargò.
Harry mollò Ron e fece un altro passo avanti, trascinandosi dietro Hermione che ancora gli teneva il braccio «Perché?» esplose, cercando di liberarsi dalla presa di Hermione. «L'ultima volta non ci hai badato, vero? Non ti è importato niente di uccidere tutti quei Babbani per arrivare a Minus. Che cosa succede, Azkaban ti ha rammollito?»
«Harry» protestò Hermione. «Stai zitto»
«Ha ucciso mia madre e mio padre» urlò «Non farà lo stesso con Jamie»
«Harry» lo chiamò Jamie supplichevole, ancora stava sostenendo Ron.
Harry si liberò dalla presa di Hermione e balzò su Sirius Black che non alzò le bacchette in tempo.
Una delle mani di Harry si strinse attorno al suo polso ossuto, deviando le bacchette; l'altra colpì la testa di Black e caddero tutti e due all'indietro, verso il muro.
Hermione e Jamie strillarono; Ron urlò; ci fu un lampo accecante mentre le bacchette nella mano di Black sparavano in aria un getto di scintille che mancò per un soffio il viso di Harry, che con l'altra mano colpiva tutte le parti di Black che gli capitavano a tiro, ma la mano libera di Black afferrò Harry per la gola «No» ringhiò. «Ho aspettato troppo» Le dita si strinsero, gli occhiali di Harry di traverso.
Jamie si liberò dal braccio di Ron e più forte che poteva colpì Black con un calcio. Hermione fece lo stesso. Sirius Black lasciò andare Harry con un grugnito di dolore. Ron si gettò sulla mano armata di bacchette.
Jamie le vide rotolare a terra e  afferrò la sua. Si alzò e vide Grattastinchi attaccato al braccio di Harry, gli impediva di raggiungere la bacchetta.
Harry sbalzò via Grattastinchi con un calcio e prese la bacchetta. «Toglietevi di mezzo» gridò a Ron e Hermione, «Jamie, anche tu».
Jamie si scostò appena di lato, ma rimase a un metro da Black, la bacchetta in mano. Hermione, cercando di riprendere fiato, il labbro sanguinante, scattò di lato, recuperando la sua bacchetta e quella di Ron. Ron strisciò fino al letto a baldacchino, e vi si lasciò cadere, ansante, la faccia pallida ora quasi verdastra, le mani che stringevano la gamba rotta.
Jamie seguì Harry con lo sguardo «Harry, no» la voce supplichevole, ma lui non l’ascoltò e continuava ad avanzare verso l’Animagus.
Black giaceva scompostamente vicino al muro. Il suo petto si alzava e si abbassava in fretta mentre osservava Harry avvicinarsi lentamente, la bacchetta puntata dritta al suo cuore. «Vuoi uccidermi, Harry?» sussurrò.
Harry si fermò sopra Black, la bacchetta ancora contro il suo petto.
Jamie gli andò a fianco «Harry, ascolta, tu-»
 Harry protese un braccio, lo sguardo fisso su Black, e la tenne dietro di sè.
Jamie guardò Black : un livido scuro gli si stava allargando sotto l'occhio sinistro e perdeva sangue dal naso.
«Hai ucciso i nostri genitori» disse Harry con voce appena tremante, ma la mano che reggeva la bacchetta rimase immobile.
Black li guardò di sotto in su con i suoi occhi infossati. «Non lo nego» disse molto piano. «Ma se sapeste com'è andata-»
«Com'è andata?» ripeté Harry, con le orecchie che gli pulsavano furiosamente. «Tu li hai venduti a Voldemort, è tutto quello che dobbiamo sapere»
«Dovete ascoltarmi» disse Black, con una nota di urgenza nella voce. «Altrimenti lo rimpiangerete... non capite»
Jamie aveva lo sguardo fisso su Black «Harry» tirò la manica della camicia
«Capisco molte più cose di quello che credi tu» esclamò Harry, con voce più tremante che mai. «Non l'hai mai sentita, vero? Nostra madre, che cerca di impedire a Voldemort di ucciderci... e sei stato tu» lo fissò furioso «Sei stato tu»
Prima che uno dei tre potesse aggiungere altro, qualcosa di rosso sfrecciò davanti a Harry e Jamie; un attimo dopo, Grattastinchi balzò su Black e si sistemò sul suo petto. Black batté le palpebre e guardò il gatto.
«Gatto» disse Jamie un po’ sorpresa.
«Scendi» mormorò l’Animagus, cercando di spingerlo via.
Ma Grattastinchi affondò gli artigli negli abiti di Black e non si mosse. «Ma allora, tu» Jamie lasciò in sospeso la frase. Il gatto voltò il brutto muso schiacciato verso Harry e lo guardò con gli occhioni gialli. Alla loro destra, Hermione ruppe in un singhiozzo.
«Harry, vieni via» lo tirò Jamie «Ti prego» la voce rotta dal magone
Harry scrollò il braccio «Jamie, smettila di proteggere uno stupido gatto»,guardò Black e Grattastinchi, la presa sempre più salda sulla bacchetta.
«No, Harry. Aspetta» lo implorò Jamie
Harry era fermo immobile con la bacchetta alzata. Jamie si accostò all’orecchio di Harry «Ascoltami, per favore. Devi allontanarti, Harry» gli strinse il braccio « C’è qualcosa che non va in questa storia», Harry aveva lo sguardo fisso su Black. «Se lo lasci parlare forse-»
Passi attutiti echeggiarono attraverso il pavimento,qualcuno camminava al piano di sotto.
«Siamo quassù» urlò Hermione all'improvviso. «Siamo quassù. C'è Sirius Black, presto»
Jamie si voltò di scatto verso Hermione poi spostò lo sguardo sulla porta.
Black fece un gesto di sorpresa che riuscì quasi a far sloggiare Grattastinchi; Harry strinse convulsamente la bacchetta.
La porta della stanza si spalancò in una pioggia di scintille rosse e Harry si voltò mentre il professor Lupin si precipitava dentro, il viso esangue, la bacchetta levata e pronta. I suoi occhi guizzarono da Ron disteso sul letto a Hermione rannicchiata vicino alla porta a Harry, che torreggiava su Black con la bacchetta alzata, a Jamie al suo fianco attaccata al suo braccio e infine a Black, rannicchiato e sanguinante ai piedi di Harry. Jamie guardò Lupin, la fronte corrugata. Aveva guardato la mappa, non era lì perché sapeva di Black. Non era una spia. Lei non poteva essere in errore, non questa volta.
«Expelliarmus» gridò Lupin, le bacchette di Harry e di Jamie volarono via ancora una volta; così fecero le due che aveva Hermione. Lupin le afferrò tutte al volo, poi avanzò guardando Black, con Grattastinchi sul petto a difenderlo.
Lupin parlò con voce molto alterata, una voce che vibrava di un'emozione repressa. «Dov'è, Sirius?»
Jamie trasse un sospiro tremolante e tirò di nuovo Harry, «Vieni via», che stavolta la assecondò e lo fece indietreggiare fino ad arrivare accanto al letto e poi guardò Lupin e Black.
Quest’ultimo era privo di espressione. Per qualche secondo non si mosse. Poi, molto lentamente, alzò la mano e indicò Ron.
Jamie guardò Ron che aveva la faccia inebetita e poi abbassò gli occhi sulla sua tasca.
 «Ma allora» mormorò Lupin, guardando Black così intensamente che sembrava volesse leggergli nella mente «perché non si è mai rivelato finora? A meno che» Gli occhi di Lupin si allargarono all'improvviso, come se vedesse qualcosa al di là di Black, qualcosa che nessun altro poteva vedere «A meno che non fosse lui. A meno che non vi siate scambiati senza dirmelo?»
Molto lentamente, senza levare quegli occhi infossati dal viso di Lupin, Black annuì. Anche Jamie lo fece, in modo appena percettibile e sperò di aver interpretato in modo corretto quello che si erano detti.
«Professore» intervenne Harry ad alta voce, «che cosa?» ma non finì mai la domanda, perché quello che vide gli spense la voce in gola.
Lupin stava abbassando la bacchetta. Un momento dopo era al fianco di Black, gli afferrava la mano, lo aiutava a rialzarsi facendo cadere a terra Grattastinchi e lo abbracciava come un fratello.
Jamie strinse il braccio di Harry «Resta fermo» gli sussurrò «Dammi retta»
 Harry la fissò, sempre più confuso «Cosa vuoi fare?» le chiese, ma Jamie non riuscì a rispondergli.
«Non ci credo» gridò Hermione.
Lupin lasciò andare Black e si voltò verso di lei. Si era alzata da terra e indicava Lupin, lo sguardo febbrile. «Lei, lei»
«Hermione» Jamie si scostò da Harry e andò verso di lei «Hermione, no» la prese per le spalle da dietro. Non avrebbe comunque dato la schiena a Lupin e a Black.
«Lei e lui»
«Hermione, calmati-» le disse Lupin
«Non l'abbiamo detto a nessuno» strillò Hermione. «Le abbiamo parato le spalle» Jamie faticava a trattenerla
«Hermione, ascoltami, ti prego» gridò Lupin. «Posso spiegare-»
«Io le credevo» Harry urlò a Lupin, con la voce che tremava incontrollata, «e lei è sempre stato suo amico»
Jamie si voltò verso di lui e scosse la testa «Harry, non-»
«Ti sbagli» disse Lupin. «Per dodici anni non sono stato amico di Sirius, ma ora lo sono. Lascia che ti spieghi-»
«No» gridò Hermione. «Harry, non credergli. Ha aiutato Black a entrare nel castello, anche lui vi vuole morti, è un Lupo Mannaro»
Scese un silenzio carico di tensione. Gli occhi di tutti erano fissi su Lupin, che sembrava straordinariamente calmo, anche se era piuttosto pallido.
«Non dovevi dirlo» mormorò Jamie lasciando andare a Hermione «Non è stato lui»
«Questa volta non sei all'altezza di te stessa, Hermione» disse. «Ne hai azzeccata una su tre, temo. Non ho aiutato Sirius a entrare nel castello e di sicuro non voglio vedere Harry o Jamie morti» Uno strano tremito gli attraversò il viso. «Ma non negherò che sono un Lupo Mannaro».
Ron fece un eroico sforzo per rialzarsi, ma ricadde con un gemito di dolore. Lupin gli si avvicinò preoccupato, ma Ron disse, respirando affannosamente: «Lontano da me, Lupo Mannaro», Lupin si fermò di colpo.
«Ron» Jamie lo guardò indispettita «Non dire certe cose»
Il professore con evidente fatica si voltò verso Jamie e Hermione «Da quanto lo sapete?»
«Io da un secolo» sussurrò Hermione. «Da quando ho fatto il tema per il professor Piton»
«Ne sarà felice» disse Lupin freddamente. «Ha assegnato quel tema nella speranza che qualcuno capisse che cosa significavano i miei sintomi. Hai controllato il calendario lunare e hai capito che ero sempre ammalato quando c'era la luna piena? O hai capito che il Molliccio si trasformava nella luna quando mi vedeva?»
«Tutt'e due le cose» disse Hermione piano.
Lupin scoppiò in una risata forzata poi guardò Jamie negli occhi «Tu davvero lo sapevi?», Jamie annuì «Da quanto?» le chiese curioso
«Dalle vacanze di natale»
«Lo hai scoperto come Hermione?» le chiese Lupin
Jamie si morse il labbro con espressione colpevole «Se è ancora un mio professore mi sa che è meglio se non lo dico come ho fatto»
Lupin rise, stavolta più spontaneamente «Forse è meglio, sì» si rivolse a entrambe «Siete le streghe più brillanti che abbia mai conosciuto», Jamie alzò un sopracciglio e lo guardò appena sorpresa.
«No» sussurrò Hermione. «Se fossi stata un po' più sveglia, avrei detto a tutti che cosa è lei»
«Hermione» sbottò Jamie spazientita.
«Ma lo sanno già» disse Lupin. «Almeno, i miei colleghi lo sanno».
«Silente l'ha assunta anche se sapeva che era un Lupo Mannaro?» esclamò Ron sbalordito. «Ma è matto?»
«Ron» lo rimproverò di nuovo Jamie, le sembrava che non afferrassero il punto della questione.
«Alcuni colleghi erano di questo avviso» disse Lupin. «Ha dovuto faticare parecchio per convincere certi insegnanti che sono affidabile-»
«E SI SBAGLIAVA! LEI LO HA SEMPRE AIUTATO!» urlò Harry indicando Black, che all'improvviso andò verso il letto e vi sprofondò, il volto nascosto da una mano tremante. Grattastinchi gli balzò accanto e gli si piazzò in grembo, facendo le fusa. Ron si ritrasse da entrambi, trascinando la gamba.
«Nonho aiutato Sirius» disse Lupin. «Se me ne date la possibilità, vi spiegherò. Guardate»
Prese le bacchette di Harry, Jamie, Ron e Hermione una alla volta e le lanciò ai loro proprietari; Jamie la afferrò e guardò Ron fare lo stesso con la propria.
«Allora» disse Lupin, infilando di nuovo la sua nella cintura. «Voi siete armati, noi no. Ora volete ascoltare?»
«Se non l'ha aiutato» disse Harry, lanciando a Black uno sguardo furioso, «come faceva a sapere che era qui?»
«La mappa» disse Lupin. «La Mappa del Malandrino» guardò Jamie e le sorrise « Ero nel mio studio a guardarla»
Jamie tirò appena l’angolo della bocca e annuì «Lunastorta si è deciso» mormorò a bassa voce. Lupin si bloccò a guardarla sorpreso e Jamie ricambiò lo sguardo.
«Sa come farla funzionare?» chiese Harry sospettoso.
Lupin lo guardò «Ma certo che so come farla funzionare. Ho dato una mano a disegnarla» spostò gli occhi su Jamie «E a quanto pare, Jamie ha scoperto anche questo»
Harry si voltò a guardarla, sorpreso «Te lo avrei detto, non ho trovato l’occasione» si difese Jamie
«Come hai fatto a capirlo?» le chiese Lupin curioso
«Me lo ha detto lei»
Lupin alzò le sopracciglia «Davvero?» sembrava sinceramente divertito
«Quando sono venuta nel suo ufficio, l’ultima volta. Sospettavo già che mi nascondesse qualcosa sulla mappa quando me l’ha requisita» disse con leggero risentimento «Poi le ho fatto quelle domande e lei mi ha praticamente elencato tutti i Malandrini. Il suo stato di Lupo mannaro mi ha facilitato col soprannome. Lunastorta, no?»
Lupin sorrise e allargò appena le braccia «I miei amici mi chiavano così a scuola. Molto brava, davvero» il tono tornò serio: «Ma la cosa importante è che stasera la stavo guardando attentamente, perché sospettavo che voi due» indicò Jamie e Harry «Insieme a Ron e Hermione avreste cercato di sgattaiolare fuori dal castello per andare da Hagrid prima dell'esecuzione del suo Ippogrifo. E avevo ragione, vero?» Aveva cominciato a camminare avanti e indietro, guardandoli. Nuvolette di polvere si alzavano ai suoi piedi. «Era probabile che avreste usato il vecchio Mantello di vostro padre»
«Come fa a sapere del Mantello?» chiese Harry, ancora sospettoso.
«Non sai quante volte ho visto James sparire lì sotto» disse Lupin agitando di nuovo la mano, impaziente. «Il fatto è che sulla Mappa del Malandrino ti si vede anche se indossi un Mantello dell'Invisibilità. Vi ho visto attraversare il parco ed entrare nella capanna di Hagrid. Venti minuti dopo, vi siete congedati da Hagrid e siete tornati al castello. Ma con voi c'era qualcun altro».
Jamie si appoggiò con la schiena alla colonna del baldacchino e strinse gli occhi «Ah, avevo ragione allora» mormorò, aveva il respiro irregolare, guardò Ron.
«Cosa?» esclamò Harry. «No, non è vero»
«Non riuscivo a credere ai miei occhi» disse Lupin senza smettere di camminare avanti e indietro, ignorando l'interruzione. «Credevo che la mappa fosse difettosa. Come poteva trovarsi con voi?» poi guardò di nuovo Jamie e si avvicinò di un passo «Ma avrei dovuto crederti quando sei venuta da me»
Harry incendiò Lupin con lo sguardo «La lasci stare. Non c’era nessuno con noi»
Lupin scosse la testa e andò avanti «E poi ho visto un altro puntino che si spostava in fretta verso di voi, e sotto c'era scritto Sirius Black. L'ho visto scontrarsi con voi, ho visto che trascinava due di voi dentro il Platano Picchiatore»
«Uno di noi» disse Ron rabbioso.
«No, Ron» disse Lupin. «Due».
Si era fermato, gli occhi puntati su Ron, anche Jamie guardò nuovamente Ron e poi abbassò gli occhi sulla tasca «è ancora lì vero?» disse a denti stretti e il fiato corto, alzò leggermente la bacchetta.
«Crosta?» gli chiese Ron senza capire
«Credi che potrei dare un'occhiata al tuo topo?» disse Lupin in tono pacato.
«Cosa?» disse Ron. «Che cosa c'entra Crosta?»
«Tutto» disse Lupin. «Posso vederlo, per favore?»
Ron esitò, poi s'infilò una mano sotto gli abiti. Ne emerse Crosta, che si divincolava disperatamente; Ron dovette afferrarlo per la lunga coda pelata per impedirgli di fuggire. Grattastinchi alzò la testa e soffiò.
Lupin si avvicinò a Ron. Parve trattenere il respiro mentre studiava Crosta con grande attenzione.
Jamie seguì l’esempio di Lupin e si accucciò accanto a Ron «Tienilo fermo» sibilò glaciale. Ron lo prese per il corpo e Crosta non poté più muoversi anche se continuò a divincolarsi.
Jamie squadrò Crosta per un istante, chiuse gli occhi «Mordimi e ti uccido sul posto», minacciò il topo,  e con la mano che tremava fermò la zampa destra del topo, esaminò anche l’altra. I suoi occhi si incendiarono. Si morse convulsamente le labbra e tornò vicino a Harry e Hermione, dando le spalle a Ron, Lupin e Black. Gridò di rabbia e con un pugno colpì la colonna del baldacchino più forte che poteva.
Crosta squittì più forte, Ron lo tenne più vicino, Hermione sussultò, Lupin si allontanò da Crosta e guardò Jamie passandosi una mano sulla barba ispida, Black mosse appena la faccia nella sua direzione, nei suoi occhi vuoti passò un barlume di sorpresa. Harry le andò vicino preoccupato e la circondò con un braccio, quello con la bacchetta, libero e pronto ad attaccare se fosse stato necessario «Cos’hai?»
Jamie si appoggiò sulla spalla di Harry per un istante poi si scansò e andò dall’altra parte della stanza camminando inquieta.
«Cosa?» ripeté Ron, tenendosi vicino Crosta, con aria spaventata. «Che cosa c'entra il mio topo con tutto il resto?»
«Quello non è un topo» sbottò Sirius Black all'improvviso.
«Che cosa vuol dire? Ma certo che è un topo»
«No che non lo è» disse Lupin piano. «È un mago».
«Un Animagus» disse Black, «che si chiama Peter Minus».
«Siete pazzi, tutti e due» disse Ron
«È ridicolo» disse Hermione debolmente, guardò Jamie che ancora camminava inquieta massaggiandosi la mano che era diventata rossa e lanciava occhiate impazienti verso Ron. «No, Hermione. Non lo è per niente»
«Peter Minus è morto» disse Ron. «L'ha ucciso lui dodici anni fa» Indicò Black, il cui viso si contorse in una smorfia.
«Avrei voluto» borbottò scoprendo i denti, «ma il piccolo Peter se l'è cavata... non questa volta, però» e Grattastinchi finì sul pavimento mentre Black si scagliava contro Crosta. Ron urlò di dolore quando Black finì con tutto il suo peso sulla gamba rotta. Jamie fece due passi in avanti.
«Sirius, no» gridò Lupin, scattando in avanti e allontanando di nuovo Black da Ron. «Aspetta! Non puoi farlo così. Devono capire, dobbiamo spiegare»
«Possiamo spiegarglielo dopo» ringhiò Black, cercando di liberarsi da Lupin, una mano che ghermiva l'aria cercando di afferrare Crosta, che strillava come un porcellino e graffiava il viso e il collo di Ron nel tentativo di fuggire.
«Ron, non lasciarlo andare» urlò Jamie
«Hanno il diritto di sapere tutto» ansimò Lupin, trattenendo Black. «Era l'animaletto di Ron. Ci sono dettagli che non capisco nemmeno io. E Harry e Jamie, a loro devi la verità, Sirius»
Black cessò di lottare, anche se i suoi occhi infossati rimasero puntati su Crosta, che era ben stretto tra le mani morsicate, graffiate e sanguinanti di Ron.
«Allora d'accordo» disse Black, senza distogliere lo sguardo dal topo. «Digli quello che vuoi. Ma fai in fretta, Remus. Voglio commettere l'assassinio per il quale sono stato condannato»
«Siete pazzi, tutti e due» ripeté Ron tremante, cercando con lo sguardo il sostegno di Harry e Hermione. «Ne ho abbastanza. Me ne vado», cercò di puntellarsi sulla gamba sana. Jamie si avvicinò e con tutte e due le mani lo prese per le spalle «No che non te ne vai» lo spinse sul letto in malo modo. «Non insieme a quel topo»
«Jamie, allontanati, per favore» Lupin estrasse di nuovo la bacchetta e la puntò verso Crosta. «Ora mi ascolterai fino alla fine, Ron» disse tranquillamente. «Ricordati solo di tenere stretto Peter mentre parlo».
«Non è Peter, è Crosta» urlò Ron rialzandosi, cercò di ricacciare il topo nella tasca davanti, ma Crosta si agitava troppo; Ron barcollò e perse l'equilibrio, e Harry lo afferrò e lo risospinse sul letto. Poi, ignorando Black, Harry si voltò verso Lupin e Jamie «C'erano dei testimoni che hanno visto Minus morire» disse. «Una strada intera»
«Non hanno visto quello che credevano di vedere» esclamò Black con violenza, continuando a fissare Crosta che si divincolava tra le mani di Ron.
«Tutti hanno creduto che Sirius avesse ucciso Peter» spiegò Lupin. «Io stesso ne ero convinto finché stasera non ho visto la mappa. Perché la Mappa del Malandrino non mente mai. Peter è vivo. Ce l'ha in mano Ron, Harry».
Poi Hermione parlò, cercando di controllare la voce tremula, come per tentare di convincere Lupin a essere ragionevole. «Ma professor Lupin, Crosta non può essere Minus. Non può essere vero, lo sa che non è possibile»
«Perché non può essere vero?» chiese Lupin tranquillamente, come se fossero in classe e Hermione avesse semplicemente incontrato una difficoltà in un esperimento con gli Avvincini.
«Perché... perché lo saprebbero tutti se Peter Minus fosse stato un Animagus. Abbiamo studiato gli Animagi al corso della professoressa McGranitt. E sono andata a fare una ricerca in biblioteca quando ho dovuto fare i compiti. Il Ministero tiene sotto sorveglianza i maghi e le streghe che sanno trasformarsi in animali; c'è un registro in cui c'è scritto che animale diventano, e i loro segni particolari. Sono andata a cercare la professoressa McGranitt sul registro, e ho scoperto che esistono solo sette Animagi in questo secolo, e Minus non era sulla lista»
Jamie non trattenne la frustrazione «Perché sei sempre convinta che tutti agiscano secondo le regole?» sbottò «Se è per questo nemmeno Black è registrato, scommetto. Il ministero non lo sa cos’è»
Lupin scoppiò ridere «Non te la prendere, Jamie. Hermione ha ragione un'altra volta» disse. «Ma il Ministero non ha mai saputo che esistevano tre Animagi non classificati che si aggiravano a Hogwarts».
«Tre?» chiese Jamie sorpresa «A scuola?», era convinta che Black fosse divenuto Animagus molto più tardi, e fino a quando non aveva visto Crosta vivo e vegeto non pensava che anche Minus ne fosse capace.
«Se hai intenzione di raccontargli tutta la storia, stringi, Remus» ringhiò Black, che continuava a studiare tutte le mosse disperate di Crosta. «Ho aspettato dodici anni e non ho intenzione di aspettare ancora a lungo».
«Va bene, ma dovrai darmi una mano, Sirius» disse Lupin. «Io so solo com'è cominciata» Lupin s'interruppe. Alle sue spalle si udì un forte cigolio. La porta si aprì da sola. Tutti e sei la fissarono.
Poi Lupin andò a guardare fuori, sul pianerottolo «Non c'è nessuno qui»
«Questo posto è stregato» disse Ron.
«No» disse Lupin, guardando la porta con aria perplessa. «La Stamberga Strillante non è mai stata stregata, le urla e gli ululati che sentivano gli abitanti del villaggio erano opera mia».
Si scostò dagli occhi i capelli ingrigiti, rifletté un attimo e poi disse: «Comincia tutto da qui, da quando sono diventato un Lupo Mannaro. Niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato morso e se non fossi stato così sconsiderato» Aveva l'aria seria e stanca.
 Ron stava per interromperlo, ma Hermione disse «Sst!» e guardò Lupin intensamente.
«Ero un bambino quando fui morso. I miei genitori le provarono tutte, ma a quei tempi non c'erano cure. La pozione che mi prepara il professor Piton è un ritrovato molto recente. Mi rende innocuo, sapete. Se la prendo la settimana prima della luna piena, riesco a mantenere il controllo quando mi trasformo mi rannicchio nel mio studio, come un normalissimo lupo, e aspetto che la luna tramonti. Prima che la Pozione Antilupo venisse scoperta, comunque, una volta al mese diventavo un mostro a tutti gli effetti. Sembrava impossibile che riuscissi a frequentare Hogwarts. Gli altri genitori non avrebbero voluto che i loro figli entrassero in contatto con me. Ma poi Silente diventò Preside, e trovò la soluzione. Disse che se prendevamo alcune precauzioni non c'era motivo per cui io non potessi venire a scuola» Lupin sospirò e guardò apertamente Harry e Jamie. «Qualche mese fa vi ho detto che il Platano Picchiatore fu piantato l'anno che sono arrivato a Hogwarts. La verità è che fu piantato perché sono arrivato a Hogwarts. Questa casa» e Lupin si guardò intorno desolato, «e il tunnel che porta qui furono costruiti per me. Una volta al mese mi facevano uscire di nascosto dal castello e venivo qui a trasformarmi. L'albero fu messo all'entrata del tunnel per impedire a chiunque di incrociarmi quando ero pericoloso». L'unico rumore, oltre alla voce di Lupin, era lo squittio spaventato di Crosta. «Le mie trasformazioni in quei giorni erano terribili. È molto doloroso trasformarsi in un Lupo Mannaro. Non avevo intorno degli umani da mordere, cosi mordevo e graffiavo me stesso. Gli abitanti del villaggio udivano il rumore e le urla e credettero che si trattasse di spiriti particolarmente violenti. Silente incoraggiò le dicerie. Anche adesso che la casa è silenziosa da anni, gli abitanti di qui non osano avvicinarsi. Ma trasformazioni a parte, ero più felice di quanto non fossi mai stato. Per la prima volta avevo degli amici, tre grandi amici. Sirius Black, Peter Minus e naturalmente vostro padre, James Potter. Ora, i miei tre amici non poterono fare a meno di notare che una volta al mese sparivo. Inventai ogni genere di storie. Dissi loro che mia madre era ammalata e che dovevo andare a casa a trovarla. Temevo che mi abbandonassero, una volta scoperto chi ero. Ma naturalmente loro scoprirono la verità, come voi due» disse passando lo sguardo da Jamie a Hermione «E non mi abbandonarono affatto. Anzi, fecero per me una cosa che non solo rese le mie trasformazioni sopportabili, ma le mutò nei momenti più belli della mia vita. Diventarono Animagi».
Jamie sgranò gli occhi, sorpresa «Cosa?»
«Anche nostro padre?» chiese Harry, stupefatto.
«Sì, certo» rispose Lupin poi guardò Jamie «Questo non lo avevi capito?»
Jamie scosse la testa e incrociò le braccia «No, sapevo solo che era uno dei Malandrini»
«E i soprannomi non ti hanno detto qualcosa, visto che sapevi di Sirius e Peter?»
«Non credevo che Minus fosse un Animagus, prima di oggi. Insomma, ho letto su di lui nel registro degli studenti ed era uno studente scarso» disse a mo’ di spiegazione «Molto scarso»
Lupin soffocò una piccola risata « Vostro padre e Sirius erano gli studenti più brillanti della scuola, e per fortuna, perché la trasformazione in Animagus può finire molto male: ecco perché il Ministero tiene sotto stretta sorveglianza chi cerca di compierla. Peter ebbe bisogno di tutto l'aiuto di James e Sirius per farcela. Alla fine, il quinto anno di scuola, ci riuscirono. Furono in grado di trasformarsi ciascuno in un animale diverso, a loro piacimento».
«Ma come facevano ad aiutarla?» chiese Hermione perplessa.
«Non potevano farmi compagnia da umani, e così mi facevano compagnia da animali» disse Lupin. «Un Lupo Mannaro è un pericolo solo per le persone. Ogni mese sgattaiolavano fuori dal castello sotto il Mantello dell'Invisibilità di James. Si trasformavano: Peter, che era il più piccolo, riusciva a scivolare sotto i rami aggressivi del Platano e premeva il nodo che lo blocca. Poi si calavano nel tunnel e mi raggiungevano. Sotto il loro influsso, diventai meno pericoloso. Il mio corpo era ancora lupesco, ma la mia mente lo era molto meno quando stavo con loro».
«Sbrigati, Remus» ringhiò Black, che continuava a fissare Crosta con orribile avidità.
«Ci sto arrivando, Sirius, ci sto arrivando. Be', ora che potevamo trasformarci tutti e quattro ci si aprirono davanti parecchie eccitanti opportunità. Ben presto di notte prendemmo ad abbandonare la Stamberga Strillante e a vagare per i prati del castello e per il villaggio. Sirius e James si trasformavano in animali così grossi che erano più che in grado di tener testa a un Lupo Mannaro. Dubito che qualche altro studente di Hogwarts abbia mai scoperto più cose sul parco e su Hogsmeade. E fu così che finimmo per disegnare la Mappa del Malandrino e firmarla con i nostri soprannomi. Sirius è Felpato. Peter è Codaliscia. James era Ramoso».
«Che genere di animale-» esordì Harry, ma Hermione la interruppe.
«Ma era sempre molto pericoloso. Andare in giro nella notte con un Lupo Mannaro. E se non fosse rimasto con gli altri e avesse morso qualcuno?», Jamie alzò gli occhi al cielo.
«Un pensiero che mi perseguita ancora» disse Lupin gravemente. «E ci andammo vicino, molto spesso. Dopo, ne ridevamo. Eravamo giovani, spensierati, ci facevamo trascinare dalla nostra abilità. «A volte mi sento in colpa per aver tradito la fiducia di Silente, è chiaro. Mi aveva ammesso a Hogwarts quando nessun altro Preside avrebbe fatto una cosa del genere, e non aveva idea che io infrangessi le regole che aveva stabilito per la mia sicurezza e quella degli altri. Non seppe mai che avevo indotto tre compagni a diventare Animagi illegalmente. Ma riuscivo sempre a dimenticare i miei sensi di colpa quando sedevamo insieme, noi quattro, a progettare l'avventura del prossimo mese.»
«Ha mentito» disse Jamie «Mi ha mentito» disse con un po’ più di risentimento «Ha continuato a nascondere questa cosa, e se non avessi visto Minus sulla mappa più volte, l’avrei accusata sul serio di essere la spia di Black»
Il volto di Lupin si era indurito, e nella sua voce c'era scarsa stima di sé. «Per tutto quest'anno ho combattuto con me stesso, chiedendomi se dovevo dire a Silente che Sirius era un Animagus. Ma non l'ho fatto. Perché? Perché ero troppo vigliacco. Avrebbe significato ammettere che avevo tradito la sua fiducia quando ero qui a scuola, ammettere che avevo coinvolto altre persone. E la fiducia di Silente ha significato tutto per me. Mi ha fatto entrare a Hogwarts da ragazzo, e mi ha dato un lavoro, quando tutti mi hanno sempre sfuggito in tutta la mia vita di adulto, e non sono mai riuscito a trovare un lavoro vero a causa di quello che sono. E così mi convinsi che Sirius cercasse di entrare a scuola servendosi di arti oscure apprese da Voldemort, che il fatto di essere un Animagus non c'entrava nulla... quindi, in un certo senso, Piton ha sempre avuto ragione sul mio conto».
«Piton?» disse Black con voce rauca, distogliendo lo sguardo da Crosta per la prima volta dopo parecchio tempo e fissando Lupin. «Che cosa c'entra Piton?»
«È qui, Sirius» disse Lupin gravemente. «Anche lui insegna qui». Guardò Harry, Jamie, Ron e Hermione. «Il professor Piton era a scuola con noi. Si è battuto molto perché non mi venisse affidata la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. È tutto l'anno che ripete a Silente che non bisogna fidarsi di me. Ha le sue ragioni,vedete, Sirius gli fece uno scherzo che quasi lo uccise, uno scherzo che coinvolse me».
Black se ne uscì con una risatina di scherno «Se l'era meritato» disse in tono beffardo. «Sempre in giro a ficcare il naso dappertutto, a cercare di scoprire che cosa facevamo, sperando di riuscire a farci espellere»
«Severus era molto curioso di sapere dove andavo tutti i mesi» spiegò Lupin a Ron, Harry, Jamie e Hermione. «Eravamo nello stesso anno, sapete, e non, ehm, non ci amavamo molto. Quello che gli piaceva meno di tutti era James. Era geloso, credo, del talento di James sul campo di Quidditch. Comunque, Piton mi aveva visto attraversare il parco con Madama Chips una sera mentre mi accompagnava al Platano Picchiatore per trasformarmi. Sirius pensò che sarebbe stato divertente dire a Piton che bastava premere il nodo sul tronco con un lungo bastone e avrebbe potuto seguirmi. Be', naturalmente Piton lo fece... se fosse riuscito ad arrivare fin qui, avrebbe incontrato un Lupo Mannaro completamente sviluppato... ma tuo padre, che aveva scoperto cosa aveva fatto Sirius, seguì Piton e lo fece tornare indietro, mettendo a repentaglio la propria vita... Piton però riuscì a vedermi, alla fine del tunnel. Silente gli proibì di raccontare agli altri che cosa aveva visto, ma da allora seppe che cos'ero»
«Allora è per questo che lei non piace a Piton» disse Harry lentamente, «perché credeva che lei fosse complice dello scherzo?»
«Proprio così» disse una voce fredda alle spalle di Lupin.
Severus Piton si stava sfilando il Mantello dell'Invisibilità, la bacchetta puntata verso Lupin.
Jamie fece due passi indietro, Hermione urlò, Black balzò in piedi e Harry trasalì come se fosse stato colpito da una forte scarica elettrica.
«L'ho trovato alle radici del Platano Picchiatore» disse Piton gettando di lato il Mantello, bene attento a tenere la bacchetta puntata dritto al petto di Lupin. «Molto utile, Potter, vi ringrazio»
Piton era un po' ansante, ma la sua espressione traboccava di trionfo represso. «Forse vi state chiedendo come facevo a sapere che eravate qui?» disse, gli occhi luccicanti. «Sono appena stato nel tuo studio, Lupin. Questa notte hai dimenticato di prendere la tua pozione, così te ne avevo portato un boccale intero. E meno male... meno male per me, voglio dire. Sulla tua scrivania c'era una certa mappa. Mi è bastata un'occhiata per sapere tutto quello che volevo. Vi ho visti sparire in questo passaggio».
«Ha lasciato la mappa aperta?» chiese Jamie incredula
«Severus» cominciò Lupin, ma Piton non lo lasciò continuare.
«Ho detto e ridetto al Preside che stavi aiutando il tuo vecchio amico Black a entrare nel castello, Lupin, ed ecco qui la prova. Nemmeno io mi sarei sognato che avresti avuto il coraggio di usare questa vecchia baracca come nascondiglio»
«Severus, stai commettendo un errore» disse Lupin incalzante. «Non hai sentito tutta la storia... ti posso spiegare... Sirius non è qui per uccidere Harry e Jamie»
«Altri due criminali pronti per Azkaban questa notte» disse Piton con gli occhi febbrili. «Sono curioso di vedere come la prenderà Silente, era convinto che tu fossi innocuo, sai, Lupin... un Lupo Mannaro addomesticato»
«Stupido» disse piano Lupin. «Vale la pena di rinchiudere un innocente ad Azkaban per una lite tra ragazzi?»
Sottili funi serpentine uscirono dalla punta della bacchetta di Piton e si avvolsero attorno alla bocca, ai polsi e alle caviglie di Lupin, che perse l'equilibrio e cadde a terra, immobilizzato. Black avanzò verso Piton, che gli puntò la bacchetta tra gli occhi.
«Dammi solo una scusa» sussurrò. «Dammi solo una scusa per farlo, e giuro che lo farò».
Jamie avanzò «Professore, no. Lo lasci andare»
«Potter, resta indietro» disse Piton senza togliere gli occhi da Black
«No» urlò Jamie «Lei mi deve ascoltare. Non è come sembra»
Anche Hermione si fece avanti con passo incerto «Professor Piton,no-non le pare il caso di ascoltare quello che hanno da dire, o-o no?»
«Signorina Granger, sei già praticamente sospesa» sbottò Piton. «Tu, Potter, Potter e Weasley siete fuori dai confini della scuola, in compagnia di un uomo condannato per assassinio e di un Lupo Mannaro. Per una volta nella vita, chiudi la bocca».
«Ma se-se ci fosse stato un errore»
«Stai zitta, stupida ragazzina» urlò Piton, perdendo il controllo all'improvviso. «Non parlare di cose che non capisci»
Qualche scintilla sprizzò dalla punta della sua bacchetta, che era ancora puntata verso il volto di Black. Hermione tacque e trascinò indietro Jamie.
«La vendetta è dolcissima» sibilò Piton a Black. «Quanto ho sperato di essere io a catturarti»
«Rischi di nuovo di passare per stupido, Severus» sibilò Black. «Se questo ragazzo porta il suo topo al castello» e fece un cenno verso Ron, «ti seguirò senza far storie»
«Al castello?» disse Piton suadente. «Non credo che dovremo andare cosi in là. Non devo far altro che chiamare i Dissennatori, una volta usciti dal Platano. Saranno felicissimi di vederti, Black, così felici che ti daranno un bacetto, credo»
Quel poco di colore rimasto sul viso di Black svanì. «Tu... tu devi ascoltarmi» disse con voce roca. «Il topo, guarda il topo...»
«Lo lasci stare» urlò di nuovo Jamie, il petto che si alzava e abbassava frenetico «Lei non c’entra niente. Non è lei che deve decidere, non ne ha il diritto» puntò la bacchetta contro Piton «Non lo porta da nessuna parte.»
Piton si voltò per la prima volta verso di lei «Osi minacciarmi, Potter?», continuò a puntare la bacchetta su Black «Ti avverto ragazzina, sei già abbastanza nei guai»
Harry senza perdere tempo attraversò la stanza in tre passi e bloccò la porta «Tu» sibilò Piton «Levati di torno. Se non fossi venuto a salvarvi-»
«Non ne avevamo bisogno» gridò Jamie tenendolo sempre sotto tiro «Black ci aveva già trovati quest’estate, avrebbe potuto farci quello che voleva»
«E il professor Lupin avrebbe potuto ucciderci cento volte quest'anno» disse Harry. «Siamo rimasti soli con lui per ore, a prendere lezioni di difesa contro i Dissennatori. Se davvero stava aiutando Black, perché non ci ha finito allora?»
«Non chiedetemi di immaginare come funziona la mente di un Lupo Mannaro e quella di un assassino» sibilò Piton. «Togliti, Potter».
«Lei è patetico» gridò Harry. «solo perché a scuola la prendevano in giro non ha nemmeno intenzione di ascoltare-»
«Silenzio! Non permetto che mi si parli con questo tono!» strillò Piton, più folle che mai. «Tale padre tale figli, Potter.Vi ho appena salvato la vita, dovreste ringraziarmi in ginocchio. Vi sarebbe stato proprio bene se vi avesse ucciso. Sareste morti come vostro padre»
Jamie digrignò i denti  «Non si permetta»
Piton non la ascoltò «Siete troppo arroganti per credere che potreste esservi sbagliati sul conto di Black. Ora fuori dai piedi, o ti ci spedirò io» disse furioso guardando Harry«Fuori dai piedi, Potter!»
Jamie non ci pensò due volte «Lei, piuttosto. Expelliarmus» ma la sua voce non fu la sola ad urlare. Si udì un tuono che fece tremare la porta sui cardini; Piton fu sollevato da terra e sbatté contro il muro, poi scivolò a terra, con un rivolo di sangue che gli scorreva tra i capelli. Era svenuto.
Jamie si guardò intorno. Harry aveva la bacchetta alzata e anche Ron e Hermione, avevano tutti cercato di disarmarlo nello stesso istante.
La bacchetta di Piton disegnò un alto arco a mezz'aria e atterrò sul letto, vicino a Grattastinchi.
«Lo abbiamo colpito in quattro?» chiese Jamie sorpresa e si avvicinò a Piton, chinandosi su di lui, per sincerarsi che fosse fuori combattimento «Spero che perda la memoria»
«Non dovevate farlo» disse Black, guardando Harry. «Dovevate lasciarlo a me»
Harry evitò lo sguardo di Black. Anche in quel momento non era sicuro di aver fatto la cosa giusta.
«Abbiamo aggredito un insegnante, abbiamo aggredito un insegnante» piagnucolò Hermione, fissando l'inanimato Piton con occhi pieni di terrore. «Oh, passeremo un grosso guaio»
Jamie le andò vicino e le mise una mano sulla spalla e indicò Piton «Quello è la mia preoccupazione minore al momento» disse sforzandosi di tenere la voce calma
Lupin lottava per liberarsi dalle funi. Black si chinò in fretta e lo slegò. Lupin si rialzò e si strofinò le braccia, dove le corde avevano lasciato il segno. «Grazie, Harry. Grazie Jamie» disse.
«Non ho ancora detto che le credo» ribatté Harry.
«Allora è giunto il momento di darti qualche prova» disse Black. «Tu, ragazzo, dammi Crosta. Adesso».
Ron strinse Crosta più forte al petto «Andiamo» disse debolmente, «sta cercando di dire che è fuggito da Azkaban solo per mettere le mani su Crosta? Insomma» Guardò Harry e Hermione, in cerca di sostegno e Jamie gli lanciò un’occhiata furente. «D'accordo, diciamo che Minus sapeva trasformarsi in un topo, ci sono milioni di topi al mondo. Come fa a sapere qual è quello che cercava se è rimasto chiuso ad Azkaban?»
Lupin bloccò sul nascere ogni protesta impaziente di Jamie «Sai, Sirius, è una domanda intelligente» disse Lupin rivolto a Black, un po' accigliato. «Come hai fatto a scoprire dov'era?»
Black infilò una delle mani simili ad artigli sotto il vestito ed estrasse un foglio di carta stropicciato, che distese e mostrò agli altri.
Era la fotografia di Ron e della sua famiglia che era apparsa sulla Gazzetta del Profeta l'estate prima, e lì, sulla spalla di Ron, c'era Crosta.
«Come l'hai avuta?» chiese Lupin a Black, interdetto.
«Da Caramell» disse Black. «Quando è venuto per l'ispezione ad Azkaban l'anno scorso, mi ha dato il suo giornale. E in prima pagina c'era Peter, sulla spalla del ragazzo. L'ho riconosciuto subito, quante volte l'ho visto trasformarsi? E la didascalia diceva che il ragazzo sarebbe tornato a Hogwarts, dove c'erano Harry e Jamie»
«Mio Dio» disse piano Lupin, fissando prima Crosta, poi il giornale, poi di nuovo Crosta. «La zampa»
«Che cos'ha che non va?» chiese Ron in tono di sfida.  Jamie emise un verso di esasperazione.
«Gli manca un dito» disse Black.
«Guarda caso» commentò sarcastica
«Ma certo» sussurrò Lupin, «è così semplice, così astuto... se l'è tagliato da solo?»
«Appena prima di trasformarsi» disse Black. «Quando l'ho stanato, ha urlato che avevo tradito Lily e James, per farsi sentire da tutta la strada. Poi, prima che potessi scagliargli una maledizione, ha fatto saltare la strada tenendo la bacchetta dietro la schiena, ha ucciso tutti nel raggio di sei metri ed è filato via nelle fogne insieme agli altri topi»
«Il pezzo più grande che è stato trovato era un dito, Ron» sbottò Jamie «è così che ho avuto la conferma prima, quando l’ho guardato»
Lupin si rivolse a Jamie «Notevole, e sei partita solo dal suo nome sulla mappa?»
Jamie annuì «Ho cominciato a sospettare che qualcosa non andasse. Ma, come ho già detto, non pensavo che fosse un Animagus. Prima ho dovuto scoprire che Sirius Black era lo stesso cane che ho incontrato quest’estate» guardò Black negli occhi per la prima volta «Mi piacevi come Tartufo. Sei stato buono con noi», non notò lo sguardo interdetto di Sirius, né il lieve colore che ravvivò il viso cereo, perché continuò a parlare: «Da lì, ho iniziato a indagare. Ho letto i rapporti dell’incidente, i registri degli studenti e ho fatto una lista»
«Tu?» chiese Hermione sorpresa, senza riuscire a trattenersi
Jamie la guardò male «Sì, con tutto quello che sapevo su Sirius Black, incursioni a Hogwarts comprese. E ho» strinse le labbra. Non era il caso di parlare anche di Gabriel. «tratto delle conclusioni. Se sono giuste mi sa che è solo per pura fortuna. Fino ad oggi comunque non sapevo cosa fosse Minus», guardò Ron «Ma quando lo abbiamo ritrovato da Hagrid, vivo e vegeto, allora ho capito. Comunque era ovvio, potevo arrivarci prima.» disse in fretta, non voleva perdere altro tempo « Il topo nel corridoio, quando cercavo Minus e Piton mi ha beccata, era lui. E con Minus come colpevole, tutto quello che Black aveva fatto aveva molto più senso»
Ron si tirò indietro «No, lui voleva arrivare a voi, non-»
«No. E non aveva sbagliato letto, Ron. Solo che non voleva te, cercava quell’essere» disse alzando la voce e indicò Crosta con un moto di stizza «Daglielo, muoviti»
«Questo topo sta da dodici anni nella tua famiglia» disse Lupin. «Non ti sei mai chiesto come mai è vissuto così a lungo?»
«Noi... noi lo trattiamo bene!» disse Ron.
«Però al momento non ha l'aria molto sana, vero?» disse Lupin. «Scommetto che sta perdendo peso da quando ha sentito dire che Sirius era tornato in libertà»
«Ha paura di quel gatto pazzo» disse Ron, accennando a Grattastinchi che continuava a fare le fusa sul letto.
«Questo gatto non è pazzo» disse Black con voce rauca. Tese una mano ossuta ad accarezzare la testa soffice di Grattastinchi. «È l'esemplare più intelligente della sua specie che io abbia mai incontrato. Ha riconosciuto subito Peter per quello che era. E quando ha incontrato me, ha capito che non ero un cane. Ci ha messo un po' a fidarsi, alla fine, sono riuscito a spiegargli chi stavo cercando, e mi ha aiutato»
«Che cosa intende dire?» mormorò Hermione.
«Che scommetto che era Grattastinchi la sua spia. Il tuo gatto ha rubato le parole d’ordine» disse Jamie
Sirus Black annuì ««Ha cercato di portarmi Peter, ma non ce l'ha fatta. Così ha rubato per me le parole d'ordine per la Torre di Grifondoro. Per quello che ho capito, le ha prese dal comodino di un ragazzo. Ma Peter ha intuito che cosa stava succedendo ed è scappato. Questo gatto, come lo avete chiamato, Grattastinchi? Mi ha detto che Peter aveva lasciato del sangue sulle lenzuola, immagino che si sia morsicato-»
«Si è finto morto di nuovo, appunto. Perché credi che abbia iniziato a sospettare di lui da Hagrid?» disse Jamie a Ron «Era una coincidenza troppo strana»
«Ma era lui il custode segreto» Harry indicò Black «L’ha detto prima. Ha detto che ha ucciso i nostri genitori. Questo come lo spieghi?»
Gli occhi infossati di Sirius Black divennero lucidi «Harry, è come se li avessi uccisi» mormorò, rauco. «Io ho convinto Lily e James a scegliere Peter al mio posto all'ultimo momento, li ho convinti a scegliere lui come Custode Segreto invece di me. È colpa mia, lo so. La notte in cui morirono, avevo deciso di andare da Peter, per assicurarmi che stesse bene, ma quando sono arrivato al suo nascondiglio, non c'era più. Eppure non c'erano segni di lotta. Qualcosa non andava. Mi sono spaventato. Ho deciso di andare subito dai vostri genitori. E quando ho visto la loro casa distrutta e i loro corpi» si passò una mano sugli occhi «Ho capito quello che doveva aver fatto Peter. Quello che io avevo fatto». La voce gli si spezzò. Black si voltò.         
«Basta così» intervenne Lupin, con una nota di durezza nella voce che Jamie non aveva mai sentito prima. «C'è un modo sicuro per provare quello che è veramente successo. Ron, dammi quel topo».
«Che cosa gli farà se glielo do?» chiese Ron, tesissimo.
Jamie batteva ritmicamente il piede a terra, impaziente.
«Lo costringerò a mostrarsi» disse Lupin. «Se è davvero un topo, non gli succederà niente».
Ron esitò, ma alla fine tese Crosta e Lupin lo prese. Crosta cominciò a squittire ininterrottamente, agitandosi e contorcendosi, gli occhietti neri sporgenti.
«Sei pronto, Sirius?» chiese Lupin.
Black aveva già preso la bacchetta di Piton dal letto. Si avvicinò a Lupin e all'agitatissimo topo, e i suoi occhi umidi all'improvviso parvero bruciare.
«Insieme?» chiese piano.
«Direi di si» rispose Lupin, tenendo Crosta ben stretto in una mano e la bacchetta nell'altra. «Al tre. Uno... due... TRE!»
Un lampo di luce blu e bianca sprizzò da tutte e due le bacchette; per un attimo, Crosta rimase paralizzato a mezz'aria, una piccola sagoma nera che si contorceva follemente. Ron urlò. Il topo cadde per terra; ci fu un altro lampo di luce accecante e poi...
Fu come vedere la ripresa accelerata di un albero che cresce. Dal suolo si levò una testa; spuntarono braccia e gambe; un attimo dopo, nel punto in cui era caduto Crosta comparve un uomo che cercava di farsi piccolo piccolo e si torceva le mani. Grattastinchi soffiò e sibilò sul letto, col pelo ritto sulla schiena, balzò davanti a Jamie e Hermione.
«Be', ciao, Peter» disse Lupin in tono affabile, come se gli capitasse spesso di vedere un topo trasformarsi in un vecchio compagno di scuola. «È tanto che non ci si vede».
«S-Sirius, R-Remus» Anche la voce di Minus era uno squittio da topo. I suoi occhi dardeggiarono  verso la porta. «I miei amici. I miei vecchi amici»
Jamie alzò la bacchetta mormorò l’incantesimo e la porta si chiuse senza sbattere, sentirono lo scatto della serratura. «Non guardare la porta» intimò a Minus trattenendo la rabbia «Non vai da nessuna parte»
Black ghignò e la mano armata di bacchetta si alzò, ma Lupin lo trattenne per il polso, gli scoccò uno sguardo di avvertimento e si rivolse di nuovo a Minus in tono leggero e disinvolto «Stavamo facendo una chiacchierata, Peter, su ciò che accadde la notte in cui Lily e James morirono. Può darsi che tu ti sia perso i momenti più interessanti mentre eri lì che squittivi sul letto»
«Remus» ansimò Minus, «non credergli, ti prego. Ha cercato di uccidermi, Remus»
«Lo abbiamo sentito dire» esclamò Lupin, più freddamente. «Vorrei chiarire una o due questioni con te, Peter, se sei così gentile da-»
«È venuto a cercare di uccidermi un'altra volta» squittì Minus all'improvviso, indicando Black, usò il dito medio, perché non aveva più l'indice. «Ha ucciso Lily e James e ora ucciderà anche me. Devi aiutarmi, Remus»
Il viso di Black era più che mai simile a un teschio mentre fissava Minus con quegli occhi impenetrabili.
«Nessuno cercherà di ucciderti finché non avremo chiarito un po' di cose» disse Lupin.
«Chiarire?» gemette Minus guardandosi freneticamente intorno un'altra volta e studiando le finestre sbarrate e, ancora una volta, l'unica porta. «Sapevo che sarebbe venuto a cercarmi. Sapevo che sarebbe tornato per me. Sono dodici anni che aspetto»
«Sapevi che Sirius sarebbe fuggito da Azkaban?» chiese Lupin, la fronte aggrottata. «Quando nessuno c'era mai riuscito?»
«Possiede poteri oscuri che tutti noi possiamo solo sognarci» strillò Minus con voce penetrante. «Come ha fatto altrimenti a uscire di là? Immagino che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato gli abbia insegnato qualche trucchetto!»
Black scoppiò a ridere, un'orribile risata senza gioia che riempì l'intera stanza «Voldemort insegnarmi dei trucchetti?» disse. Minus si ritrasse come se Black avesse brandito una frusta contro di lui. «Cos'è, hai paura di sentire il nome del tuo vecchio padrone?» disse Black. «Non ti biasimo, Peter. I suoi seguaci non sono molto soddisfatti di te, vero?»
«Non so cosa intendi dire, Sirius» balbettò Minus, il respiro più affannoso che mai. Ora aveva tutto il volto luccicante di sudore.
«Non sono dodici anni che ti nascondi da me» disse Black. «Tu ti nascondi dagli antichi sostenitori di Voldemort. Ho sentito delle voci ad Azkaban, Peter. Credono tutti che tu sia morto, perché altrimenti dovresti spiegare molte cose. Li ho sentiti gridare nel sonno. Sembrano convinti che il doppiogiochista abbia fatto il doppio gioco anche con loro. Voldemort è arrivato ai Potter seguendo le tue informazioni,e Voldemort là è caduto. E non tutti i suoi sostenitori sono finiti ad Azkaban, vero? Ce ne sono ancora molti liberi, che aspettano la loro occasione, fingendo di aver capito l'errore commesso. Se mai venissero a sapere che sei ancora vivo, Peter»
«Non so di che cosa parli» disse di nuovo Minus, con voce più stridula che mai. Si asciugò il viso sulla manica e guardò Lupin. «Tu non puoi credere a questa - a questa follia, Remus»
«Devo ammettere, Peter, che ho qualche difficoltà a capire perché un uomo innocente voglia passare dodici anni da topo» disse Lupin tranquillamente.
«Innocente, ma spaventato!» squittì Minus. «Se i seguaci di Voldemort mi davano la caccia, era perché ho fatto rinchiudere ad Azkaban uno dei loro uomini migliori: la spia, Sirius Black»
Il volto di Black si contorse. «Come osi?» ringhiò, improvvisamente simile all'enorme cane che era stato. «Io, la spia di Voldemort? Quando mai ho strisciato attorno a persone più forti e potenti di me? Ma tu, Peter... non capirò mai come ho fatto a non vedere che la spia fin dall'inizio eri tu. Ti è sempre piaciuto avere dei grandi amici che ti proteggessero, vero? Eravamo noi, io e Remus... e James»
Minus si asciugò di nuovo il viso; ormai quasi boccheggiava «Io, una spia... devi essere impazzito... mai... non so come fai a dire una cosa...»
«Lily e James ti hanno scelto come Custode Segreto solo perché gliel'ho detto io» ringhiò Black in tono così velenoso che Minus fece un passo indietro. «Credevo che fosse un piano perfetto... un inganno... Voldemort avrebbe di certo dato la caccia a me, non avrebbe mai immaginato che avessero scelto una creatura debole e ottusa come te... dev'essere stato il momento più bello della tua misera vita, dire a Voldemort che potevi consegnargli i Potter».
Minus borbottava distrattamente; Jamie colse alcune parole, come 'incredibile' e 'follia', ma quello che notò fu il colore cinereo del suo volto e il modo in cui i suoi occhi continuavano a saettare verso le finestre e la porta «La porta l’ho chiusa, Minus» Jamie sputò quella frase con lo stesso veleno col quale un tempo parlava di Sirius Black. Un veleno che fece sussultare Minus che si schiacciò di più sul pavimento come se potesse inghiottirlo.
«Professor Lupin» intervenne Hermione timidamente. «Posso- posso dire una cosa?»
«Certo, Hermione» disse Lupin gentile.
«Be', Crosta... voglio dire, questo... quest'uomo... sono tre anni che vive nel dormitorio di Harry. Se lavora per Lei-Sa-Chi, perché non ha mai cercato di fare del male a Harry prima d'ora?»
«Ecco» disse Minus con voce acuta, indicando Hermione con la mano mutilata. «Grazie! Vedi, Remus? Non ho mai torto un capello a Harry e né a Jamie. Perché dovrei?»
Jamie assottigliò gli occhi «E perché non ti conveniva, invece, restare topo e vivere comodo alle spalle di qualcun altro? Non te la passavi mica male» emise quasi un ringhio a fine frase.
Minus squittì «No, ero spaventato. No»
«Non hai mai fatto niente per nessuno se non hai il tuo tornaconto» disse Black «Voldemort si nasconde da quindici anni, dicono che sia mezzo morto. Non avevi intenzione di commettere un assassinio proprio sotto il naso di Albus Silente per un mago in rovina, uno che ha perso tutto il suo potere, vero? Volevi essere sicuro che fosse il più forte di tutti prima di tornare da lui, vero? Altrimenti perché ti saresti trovato una famiglia di maghi? Per tenere le orecchie bene aperte, vero, Peter? Così, se il tuo vecchio protettore riconquistava la sua forza ed era possibile riunirsi a lui»
Minus aprì e richiuse la bocca parecchie volte. Sembrava aver perso la parola.
«Ehm, Signor Black... Sirius?» disse Hermione timidamente.
Black sussultò e guardò Hermione come se sentirsi chiamare 'signore' fosse una cosa da tempo dimenticata. «Mi scusi se glielo chiedo, ma come, come ha fatto a uscire da Azkaban, se non ha usato la magia nera?»
«Grazie» ansimò Minus, annuendo freneticamente. «Proprio così! Proprio quello che-»
«I Dissennatori non sentono gli animali, Hermione», Jamie fulminò Minus con uno sguardo carico d’odio.
Black guardò Jamie «Infatti» poi spostò lo sguardo su Hermione appena rabbuiato, ma non come se fosse arrabbiato con lei. Sembrava piuttosto soppesare la risposta. «Ma non so come ho fatto» disse lentamente. «Immagino che l'unico motivo per cui non sono impazzito è che sapevo di essere innocente. Non era un bel pensiero, quindi i Dissennatori non sono riusciti a portarmelo via... ma mi ha conservato il senno, e non ho perso me stesso. Mi ha aiutato a mantenere i miei poteri, così quando tutto è diventato... troppo... sono riuscito a trasformarmi nella mia cella, sono diventato un cane. I Dissennatori, sapete, non ci vedono» Deglutì. «Vanno a tentoni verso le persone captando le loro emozioni. Capivano che le mie emozioni erano meno... meno umane, meno complesse quando ero un cane, ma naturalmente hanno pensato che stessi perdendo la testa come tutti gli altri là dentro, e non si sono preoccupati. Ma ero debole, molto debole, e non avevo alcuna speranza di allontanarli da me senza una bacchetta magica. Ma poi ho visto Peter in quella foto. Ho capito che era a Hogwarts con Harry e Jamie, nelle condizioni ideali per agire, se gli fosse giunta voce che il Lato Oscuro stava riprendendo potere», Minus scuoteva la testa e muoveva le labbra senza dire niente, ma fissava Black come se fosse ipnotizzato. «Pronto a colpire nel momento in cui fosse stato sicuro di avere degli alleati. Pronto a consegnare loro gli ultimi Potter. Se avesse dato loro Harry e Jamie, chi avrebbe osato dire che aveva tradito Voldemort? Sarebbe stato riaccolto con grandi onori. Quindi, vedete, dovevo fare qualcosa. Ero l'unico a sapere che Peter era ancora vivo»
A Harry venne in mente quello che il signor Weasley aveva detto alla signora Weasley: Le guardie dicono che parla nel sonno... sempre le stesse parole... 'Sono a Hogwarts'.
«Era come se qualcuno mi avesse acceso un fuoco nella testa, e i Dissennatori non potevano spegnerlo. Non era una sensazione piacevole, era un'ossessione, ma mi diede forza, mi snebbiò la mente. Così, una sera, quando aprirono la porta della mia cella per portarmi il cibo, scivolai alle loro spalle in forma di cane. È molto più difficile per loro avvertire le emozioni di un animale, è difficile tanto da confonderli, io ero magro, abbastanza magro da passare attraverso le sbarre, da cane nuotai fino alla terraferma. Sono venuto a Privet Drive, mi ricordavo che Lily aveva una sorella che viveva lì. Non volevo entrare in contatto con voi, ma ero curioso. Poi tu mi hai visto» disse Black guardando Jamie «Non sono riuscito a starvi lontano» e Jamie sorrise «Per qualche giorno è stato bello, mi sono sentito più vivo» lo sguardo s’indurì «Poi sono venuto qui a Hogwarts e da allora ho vissuto nella foresta... tranne quando sono venuto a vedere la partita di Quidditch, naturalmente. Volate bene come vostro padre. Tu sei bravo quanto lo era lui» guardò Harry, che stavolta non distolse lo sguardo.
«Credimi» disse Black guardandolo «Credimi, Harry. Sarei morto piuttosto che tradire James e Lily».
E infine Harry gli credette, scambiò uno sguardo con Jamie che appoggiò la fronte sulla sua spalla. Un nodo alla gola gli impediva di parlare. Così annuì.
«No!» Minus era caduto in ginocchio, come se il cenno di Harry avesse decretato la sua condanna a morte. Strisciò sulle ginocchia, prostrato, le mani giunte. Jamie alzò il viso dalla spalla di Harry e lo guardò con disgusto.
«Sirius, sono io, sono Peter. Il tuo amico, tu non.»
Black gli sferrò un calcio e Minus si ritrasse «I miei vestiti sono già abbastanza sporchi senza che li tocchi tu» disse Black.
«Remus!» squittì Minus, voltandosi verso Lupin, contorcendosi supplichevole davanti a lui. «Tu non ci credi. Sirius non ti avrebbe detto che avevano cambiato programma?»
Jamie spostò lo sguardo da Minus a Lupin, aspettando una sua risposta «Non se avesse pensato che fossi io la spia, Peter» disse Lupin. «Suppongo che tu non me l'abbia detto per questo, vero, Sirius?» disse in tono noncurante guardando al di sopra di Minus.
«Perdonami, Remus» disse Black.
«Di nulla, Felpato, vecchio mio» disse Lupin rimboccandosi le maniche. «E tu, in cambio, perdonerai me per aver creduto che tu fossi la spia?»
«Ma certo» disse Black, e il fantasma di un sorriso balenò sul suo volto scavato. Anche lui prese a rimboccarsi le maniche. «Lo uccidiamo insieme?»
«Sì, direi di sì» disse Lupin cupo.
Jamie aprì la bocca per dire qualcosa, ma Minus la distrasse «Voi non... voi...» esalò Minus, strisciando verso Ron «Ron, non sono stato un buon amico. Un bravo animaletto? Non lascerai che mi uccidano, Ron, vero. Stai dalla mia parte, vero?»
«Ti ho lasciato dormire nel mio letto!» disse.
«Bravo ragazzo, bravo padrone» Minus avanzò verso Ron a quattro zampe, «non glielo permetterai. Ero il tuo topo, ero un bravo animaletto»
«Se sei stato migliore da topo che da umano, non c'è molto di cui andar fieri, Peter» disse Black in tono asciutto.
Jamie, indignata camminò verso Ron, sempre più pallido per il dolore alla gamba. Minus alzò lo gli occhi su di lei « Jamie, Jamie....non lascerai che-» ,Sirius emise un ringhio basso e minaccioso.
Jamie trafisse Minus con lo sguardo «Tu ci hai tolto tutto. Avrai quello che meriti» l’odio traboccava da quelle parole e Peter si ritrasse piagnucolando. Jamie sostenne Ron per le braccia, aiutandolo a trascinare la gamba fuori la portata di Minus «Mi dispiace» disse Ron
Jamie gli diede un colpetto affettuoso sulla testa «Non è colpa tua»
Minus si voltò sulle ginocchia, inciampò in avanti e afferrò l'orlo della gonna di Hermione «Dolce ragazzina, brava ragazzina. Tu non lascerai che... aiutami»
Hermione strappò l'abito dalla presa di Minus e arretrò contro il muro con aria orripilata.
Minus si chinò, tremando in maniera incontrollabile, e voltò lentamente il capo verso Harry. 
«Harry, Harry. Assomigli tanto a tuo padre, sei come lui...»
«Come osi rivolgerti a Harry?» ruggì Black. «Non devi parlare con lui o Jamie. Come osi guardarli? Come osi parlare di James davanti a loro?»
«Harry» sussurrò Minus, avanzando verso di lui con le mani tese, «Harry, James non mi avrebbe voluto morto... James avrebbe capito, Harry... avrebbe avuto pietà di me...»
Black e Lupin fecero un passo avanti, afferrarono Minus per le spalle e lo ributtarono a terra. Rimase lì seduto, contorcendosi dal terrore, a guardarli.
«Tu hai venduto Lily e James a Voldemort» disse Black, che a sua volta tremava tutto. «Lo neghi?»
Minus scoppiò a piangere. Era orribile a vedersi, un enorme bambino calvo rannicchiato per terra.
«Sirius, Sirius, che cosa potevo fare? Il Signore Oscuro... non avete idea... possiede armi che non immaginate... ero spaventato, Sirius, non sono mai stato coraggioso come te e Remus e James. Non volevo che succedesse... Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato mi ha costretto...»
«NON MENTIRE» urlò Black. «GLI PASSAVI INFORMAZIONI DA UN ANNO QUANDO LILY E JAMES SONO MORTI! ERI LA SUA SPIA»
«Lui... lui stava conquistando tutto» disse Minus ansante. «Che... che cosa c'era da guadagnare a dirgli di no?», Jamie deglutì, un’ondata di nausea le salì alla gola. Quell’uomo la disgustava come mai le era capitato.
«Che cosa c'era da guadagnare a combattere il mago più malvagio che sia mai esistito?» chiese Black, un'ira terribile stampata in viso. «Solo vite innocenti, Peter»
«Tu non capisci» piagnucolò Minus. «Mi avrebbe ucciso, Sirius»
«E ALLORA AVRESTI DOVUTO MORIRE» ruggì Black. «MEGLIO MORIRE CHE TRADIRE I TUOI AMICI. NOI PER TE LO AVREMMO FATTO»
Black e Lupin si disposero fianco a fianco, le bacchette levate.
«Avresti dovuto capirlo» disse Lupin piano. «Se Voldemort non ti avesse ucciso, l'avremmo fatto noi. Addio, Peter».
Hermione si coprì il viso con le mani e si voltò verso il muro.
«No» urlò Harry. Corse davanti a Minus, di fronte alle bacchette. «Non potete ucciderlo» disse col fiato mozzo. «Non potete».
Black e Lupin erano stupefatti.
«Harry, questa feccia è il motivo per cui siete orfani» esclamò Black irato. «Questo viscido sudicio essere vi avrebbe guardato morire senza battere ciglio. L'hai sentito. La sua pelle schifosa per lui contava più di tutta la tua famiglia».
«Lo so» disse Harry ansimando. «Lo porteremo al castello. Lo consegneremo ai Dissennatori. Può andare ad Azkaban, ma non uccidetelo».
«Harry» esclamò Minus, abbracciandogli le ginocchia. «Tu, grazie. È più di quello che merito, grazie»
«Stammi lontano» disse Harry sprezzante, allontanando da sé le mani di Minus con una smorfia di disgusto. «Non lo faccio per te. Lo faccio perché non credo che mio padre avrebbe voluto che loro diventassero assassini solo per colpa tua».
Nessuno si mosse né fece un rumore tranne Minus, che aveva il respiro affannoso e le mani che annaspavano sul petto. Black e Lupin si guardarono. Poi, con un solo gesto, abbassarono le bacchette magiche.
«Tu e Jamie siete i soli ad avere il diritto di decidere, Harry» disse Black. «Ma pensa, pensa a quello che ha fatto»
«Va bene, ma levati di lì, Harry» Jamie si staccò del muro e avanzò verso di loro «In effetti morire è un po’ troppo facile» disse guardando Minus, che abbassò la testa e si contorse di più contro il tono velenoso di lei «Sono più che convinta che la cella lasciata libera da Sirius vada più che bene per te. Coi dovuti accorgimenti ovvio, i Dissennatori e gli Auror verranno informati di cosa sei. Ma non preoccuparti non soffrirai per molto. Riceverai un bel bacio dai Dissennatori» un piccolo ghigno cattivo piegò la bocca «E allora non esisterai più. Non ti unirai a Voldemort, è chiaro?». Minus ansimava e piagnucolava. Le parole di Jamie dovevano averlo convinto che morire, in fondo, era l’opzione migliore.
«Molto bene» disse Lupin. «Spostatevi» disse a Harry e Jamie.
Jamie  si spostò dietro di loro. Harry esitò.
«Voglio legarlo» disse Lupin. «Tutto qui, lo giuro».
Harry si tolse di mezzo. Funi sottili scattarono questa volta dalla bacchetta di Lupin, e un attimo dopo Minus si contorceva per terra, legato e imbavagliato.
«Ma se ti trasformi, Peter» ringhiò Black, anche lui con la bacchetta puntata verso Minus, «allora ti uccideremo. D'accordo?» disse guardando Harry e Jamie
«Mi sta bene» disse lei guardando Minus sprezzante
Harry guardò la misera figura sul pavimento e annuì in modo che Minus potesse vederlo.
«Bene» disse Lupin assumendo all'improvviso un'aria efficiente. «Ron, io non so aggiustare le ossa bene come Madama Chips, quindi è meglio se per adesso ci limitiamo a immobilizzarti la gamba finché non potremo accompagnarti in infermeria».
Si avvicinò a Ron, si chinò, batté la gamba rotta con la bacchetta e mormorò Ferula. Delle bende si avvolsero attorno alla gamba di Ron, legandola stretta a una stecca. Lupin lo aiutò ad alzarsi; Ron spostò cautamente il peso sulla gamba, senza una smorfia.
«Va meglio» disse, «grazie».
Jamie gli si avvicinò e estrasse una piccola fiala dalla tasca contente del liquido denso e dorato «Fa passare il dolore per un po’» allo sguardo di Lupin si giustificò «Me la porto sempre dietro. Non ci crederà ma finiamo sempre nei guai»
«Miseriaccia» si lamentò Ron «non potevi darmela prima?»
«No, prima ce l’avevo con te» disse Jamie come se fosse la cosa più naturale del mondo
Harry la guardò preoccupato «Sei sicura che-» disse indicando la fiala
«Certo, l’ha fatta Piton comunque»
«A proposito, il professor Piton?» chiese Hermione con una vocina sottile, guardando Piton lungo disteso per terra. Si dimenticò persino di rimproverare Jamie.
«Non ha niente di grave» disse Lupin curvandosi su di lui e tastandogli il polso. «Siete stati solo un po' troppo entusiasti. È ancora privo di sensi. Ehm, forse è meglio non rianimarlo finché non siamo al sicuro nel castello. Possiamo portarlo così » mormorò Mobilicorpus. Come se una serie di fili invisibili fossero stati legati ai suoi polsi, al collo e alle ginocchia, Piton si rizzò in piedi, la testa ciondolante simile a quella di una grottesca marionetta. Rimase sospeso a pochi centimetri da terra, con i piedi che pendevano flosci. Lupin raccolse il Mantello dell'Invisibilità e se lo infilò al sicuro in tasca.
«E due di noi dovrebbero incatenarsi a questo qui» disse Black, dando un colpetto a Minus con la punta del piede. «Per sicurezza».
«Ci penso io» disse Lupin.
«Anch'io» disse Ron rabbioso, zoppicando in avanti.
Black fece apparire dal nulla delle pesanti manette; presto Minus fu di nuovo in piedi, il braccio sinistro incatenato al destro di Lupin, il destro al sinistro di Ron. Ron aveva un'espressione risoluta. Sembrava aver preso la vera identità di Crosta come un insulto personale.
Grattastinchi balzò giù dal letto con leggerezza e precedette gli altri fuori dalla stanza, la coda cespugliosa ben diritta.




Tana del camaleonte :

Bene, finalmente ogni pezzo del puzzles torna al suo posto e Harry e Jamie incontrano di persona Sirius Black.....e Jamie finalmente può confutare le sue teorie.

So che è un capitolo a mologhi e molto statico, ma vi prometto che il prossimo è molto più attivo e avremo una visione un po' diversa del viaggio indietro nel tempo.

Attendo come sempre un vostro parere.

Alla Prossima

Buon Halloween a tutti ;)

  
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