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Autore: Beckett66    30/10/2012    4 recensioni
Ispirata dai video e dagli spoiler della 5x05. Quando capisci che lei è "The one" vuoi che lo sappia anche lei. Prima fanfiction a capitoli ma breve.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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3 – Love

Paul Leverick lavorava presso gli uffici direzionali della Chase Manhattan Bank. Beckett e la sua squadra si presentarono e chiesero del direttore generale. Naturalmente la segretaria disse che il direttore era molto impegnato e che in quel momento non poteva riceverli.
“Mi ascolti bene signorina: siamo qui per arrestare un assassino che si aggira indisturbato tra voi e magari lei ci ha appena bevuto un caffè insieme. Sono stata chiara?” L’affrontò Beckett con fare deciso.
“Ora vedo cosa posso fare” rispose la giovane e sparì dietro ad una porta bianca.
Ne uscì poco dopo annunciando ai detective che il direttore li avrebbe ricevuti subito e li introdusse nell’ufficio. Si trattava di una grande stanza molto luminosa con grandi vetrate alla sinistra della porta d’ingresso. Alla destra della porta, nell’angolo opposto, c’era un’elegante scrivania in legno intarsiato che staccava con l’arredamento moderno. Due sedie in legno di taglio classico completavano l’angolo. Sulla stessa parete della porta c’era una libreria.
L’uomo seduto alla scrivania si alzò ed andò a ricevere i due detective. “Sono Edward Gilmore; prego entrate ed accomodatevi pure. La mia segretaria mi ha informato e non vi nascondo che sono molto preoccupato. Desiderate qualcosa da bere?”
“No, la ringrazio signor Gilmore” Ringraziò Beckett.
“Ditemi pure” Andò subito al punto l’uomo. Era sinceramente preoccupato ad anche turbato all’idea di aver tra i suoi uomini una persona così spregevole.
“Sappiamo che presso di voi lavora Paul Leverick”.
“Si. In effetti è uno dei membri del board della banca. So che ha una storia piuttosto triste alle spalle. Mi ha detto tutto e speravo che finalmente non sarebbe più stato perseguitato dal suo passato”. Gilmore gli aveva creduto e purtroppo non era stato l’unico.
“Purtroppo da quanto in nostro possesso al momento non si tratta di una persecuzione. Dobbiamo procedere al suo arresto. Le sue impronte sono state trovate sugli strumenti usati per un omicidio. Ce lo chiami per favore e faccia in modo che non sappia che siamo qui”.
“D’accordo” rispose Gilmore e prese il telefono componendo il numero di un interno.
“Ciao Paul Ed. Puoi venire un attimo per favore?”. Riagganciò e si rivolse a Kate
“Sta arrivando”. Si vedeva che ci era rimasto male.
Pochi istanti dopo Leverick entrò e venne arrestato. L’unica cosa che disse fu: “Dove ho sbagliato?”
“Non devi aver letto bene i libri di Castle amico! Nikki Heat è la migliore detective di New York. Ecco, questo dettaglio non è finzione letteraria”. Rispose Kate fiera.

Giunti al distretto Kate consegnò il sospettato ai colleghi perché lo identificassero poi andò dal capitano a fare rapporto. Uscita dall’ufficio di Victoria Gates stava friggendo. Non vedeva l’ora di riabbracciarlo, di sentirsi stringere dalle sue braccia di sentire il suo profumo. “Lo ucciderò dopo” pensò tra sé e sé “Accidenti Kate ti stai rammollendo”. Poi chiamò Martha ed Alexis per informarle degli sviluppi ed avvertirle che in pochissimo tempo avrebbe riportato Rick a casa.

Victoria Gates uscì dal suo ufficio e chiamò un agente addetto alle celle del distretto: “Johnson”
“Si capitano?”
“Le chiavi della cella di Castle per favore”
“Subito capitano”. L’agente si diresse ad un armadietto. Lo aprì estraendo una chiave dalla sua tasca, ne estrasse un mazzo con due chiavi ed un cartellino attaccato e la portò a Victoria Gates. Lei lo prese poi si voltò verso Beckett che era seduta alla sua scrivania fingendo di iniziare a scrivere il rapporto.
“Detective Beckett!” Chiamò con tono deciso.
“Si capitano”
“Vada a riprenderselo!” e le lanciò le chiavi sorridendo.
Kate scattò in piedi e prese al volo la chiave.
“Grazie Capitano”
“Non mi ringrazi. Se lo è guadagnato e poi credo sia meglio che farle portare dentro il sospettato! Vi aspettiamo qui” rispose con un sorriso. Voleva dire agli altri di lasciarli soli per qualche momento.
Kate si diresse alle celle del distretto. “Stai calma Kate, non correre, sei al distretto, cerca di mantenere un minimo di contegno” si disse tra sé e sé ma con scarsi risultati. Giunta all’ingresso delle celle infilò la prima chiave ed entrò nel corridoio.
“Richard Alexander Castle!” lo chiamò con tono perentorio. Il volto di Castle si aprì in un enorme sorriso.
“Togliti immediatamente quel sorriso dalla faccia!” Lo redarguì prima ancora di averlo visto in faccia. Per tutta risposta lui rise sommessamente.
Kate giunse alla sua cella e lo trovò in piedi ad attenderla. Aprì e gli si buttò tra le braccia.
“Non osare mai più farmi una cosa del genere: capito!”
“Scusami! scusami. Quando eravamo negli Hampton tu mi hai chiesto quante altre ragazze avessi portato in quella casa e io ti ho detto che in effetti ne avevo portate diverse ma che nessuna era te. Tu hai detto di aver capito ma il tuo sguardo diceva altro. Io volevo che tu sapessi che sei la migliore, che sei “the one”. Nessuna sarebbe venuta a riprendermi. Qualcuna avrebbe certamente cercato di resistere, magari per i miei soldi o la mia fama o per le apparenze ma nessuna avrebbe messo a rischio tutto per me. Ti amo Kate”.
“E hai rischiato tutto solo per dirmi questo”
“Rischierei tutto per te! Sei la migliore e visto che Rick Castle ha sempre ragione, non rischiavo niente!” affermò sorridendo.
Lei gli diede un pugno sul petto e lui finse di essere stato colpito a morte poi rimasero entrambi fermi a guardarsi negli occhi.
“Stringimi! Stringimi forte e baciami Rick. Ti amo così tanto!”.
Rick la strinse a sé fino a scioglierla col suo calore; la baciò con passione e stettero stretti e vicini per qualche minuto. Lui le carezzò i capelli e le disse con dolcezza: “Sono qui Kate, always”. Poi la prese per mano ed uscirono.
Giunti nel corridoio trovarono la squadra che li attendeva al completo, inclusa Lanie con le mani saldamente poggiate sui fianchi.
“Richard Castle! La prossima volta che ti dovesse venire in mente di metterti nei guai sappi che quello che ti farò non richiederà nemmeno l’autopsia. Sono stata chiara! Quanto a te Kate... con te farò i conti dopo!” Disse mentre un sorriso luminoso le si apriva sul volto.
“Capitano, ragazzi: grazie... davvero!” Salutò Castle
Il capitano annuì con lo sguardo ed i due detective gli diedero un cinque.
“Sentite ragazzi, questa sera credo che Kate abbia bisogno di riposare ma domani sera siete tutti da me per festeggiare! Capitano sarei onorato se volesse unirsi a noi nel modo che le parrà più opportuno”.
“Con piacere” rispose sorridendo “Detective Beckett: vada a casa. Ma domani sera voglio il rapporto sulla mia scrivania”.
“Non mancherò, grazie capitano”.

Castle e Beckett uscirono dal distretto abbracciati e cercarono un taxi. Lui non le staccava la mano dalla vita e lei non avrebbe mai voluto che lo facesse.
“Detective mi accompagnerebbe a casa?” Chiese Castle.
“Le serve una scorta?”
“Devo affrontare due donne Castle insieme e magari se ci sei tu non mi uccideranno subito” rispose ridendo.
“Lo farò solo per ragioni di sicurezza” rispose lei ridendo e salirono sul taxi.

Giunsero al loft dello scrittore e lui aprì la porta trovandosi le sue due donne ad attenderlo con un atteggiamento decisamente bellicoso.
“Richard Alexander Rodgers!” Esordì Martha.
“Rodgers !?! Mmh mi sa che questa volta è davvero arrabbiata” disse rivolto a Kate.
“Papà!!!” Rincarò la dose Alexis.
“Sentite ragazze: credo che abbiate assolutamente ragione. Anch’io l’avrei ucciso ma ora non ne ho la forza. Possiamo farlo insieme domani?” Chiese Kate sorridendo.
“Ma hai idea di quanto questa donna ti ami Richard?” Rispose Martha rivolta al figlio. “Se le farai del male dovrai vedertela con me!”
“E anche con me” rincarò la dose la giovane Castle.
“Tre contro uno non è leale però” tentò di commuoverle lui con il suo sguardo da cucciolo.
“Non ci provare!” risposero tutte e tre all’unisono.
“Ok, ok ne parliamo domani. Ora credo che Kate abbia bisogno di riposare. Vero Kate?”
“Già, sono esausta. Io andrei a casa”.
“Solo un momento. Vieni, devo mostrarti una cosa”.
Kate lo seguì incuriosita fino alla sua stanza da letto.
Rick la fece entrare poi entrò a sua volta chiudendosi la porta alle spalle. La prese per la vita e poggiò il suo mento sulla spalla di lei: “Resta Kate; ti prego resta con me stanotte”.
“E perché dovrei?” chiese lei con tono evidentemente ironico.
“Perché mi ami e io ho bisogno di te, di stringerti tra le mie braccia, di sentire il tuo profumo, di sapere che domani mattina quando mi sveglierò le prime cose che vedrò saranno il tuo sorriso ed i tuoi occhi”.
“Questo non è leale!” rispose Kate fingendo di lamentarsi; poi si girò o lo guardò intensamente negli occhi mantenendo le mani di Rick sui suoi fianchi.
“Stringimi Rick; stringimi forte!”. Lui la strinse e cominciò a carezzarle la schiena e i capelli. Le sollevò il mento e la baciò con passione. Lei gettò la testa indietro lasciandogli aperta la strada verso il collo. Lui scese baciandola e le sfilò la camicetta dai pantaloni aprendola poi lentamente bottone dopo bottone mentre lei ansimava sotto i suoi baci. Le slacciò i pantaloni e li fece scivolare a terra. Si fermò un istante ad ammirarla e lei fece lo stesso con i pantaloni di lui e con la sua camicia. Poi gli sfilò la maglietta intima e poggiò la testa sul suo petto nudo. Lui le slacciò il reggiseno e lo sfilò cominciando a baciarla di nuovo. La prese in braccio e la stese delicatamente sul letto. Le sue mani viaggiarono sul corpo di lei scaldandolo e lei si lasciò andare completamente. Lui la sentiva rilassarsi sotto le sue mani e sentiva l’eccitazione di lei salire sotto i suoi baci. Si dedicò alla sua donna con una passione che nessuno dei due aveva mai conosciuto prima e si addormentarono esausti ed abbracciati. Il sole del mattino li trovò ancora così.
“Buongiorno” le sussurrò nell’orecchio.
“Buongiorno a te” rispose Kate “Cosa volevi farmi vedere?”
“Non me lo ricordo; mi hai distratto e mi è passato di mente”. Le rispose iniziando a baciarle il collo.
“Si vede che non era importante” gli resse il gioco Kate.
“Già”.

  
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