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Autore: Warrior Midna    31/10/2012    3 recensioni
Nell’oscurità di quella stanza l’unica cosa che riusciva a distinguere era quel maledettissimo orologio che continuava a segnare 3.41 AM.
Paurosa? Bah, forse!
Happy Halloween, the darkest night!
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Call me
How will you call me
How will you call your fear
When lights will be
fading?


 
La rabbia che provava era indescrivibile. Forse non era esatto definire quel sentimento – o sensazione – in quel modo, era mista a troppa tristezza, alla solitudine, alla voglia di piangere. Non sapeva nemmeno se chiamarla paura, paura di non riuscire a guardare al passato ma neanche al presente e al futuro. Sentiva come se il tempo si fosse fermato, non vedeva più i minuti andare avanti sul display dell’orologio affianco a lei. O forse in realtà il tempo continuava a scorrere inesorabile, era lei a non vederlo. Nell’oscurità di quella stanza l’unica cosa che riusciva a distinguere era quel maledettissimo orologio che – forse – continuava a segnare 3.41 AM. Voleva prenderlo, distruggerlo a suon di pugni, metterlo sotto al lavandino così che esplodesse, senza però riuscire a muovere un solo muscolo. Non percependo lo scorrere del tempo, non sapeva dire con esattezza da quanto era ferma in quella posizione. Ricordava vagamente di aver visto i suoi fratelli, soprattutto Kankuro, che le avevano portato da mangiare; ma non sapeva quante volte l’avevano fatto e ogni quante ore. Se erano venuti solo a colazione, pranzo e cena, dovevano essere passate settimane. Eppure lei era sempre lì, nell’oscurità di quella stanza, a fissare l’orologio che indicava – forse – ancora una volta 3.41 AM.
 

Colours
Flares in the nothing
Take everything you've got
Sit down and be ready

 
 
Credeva di aspettare qualcosa; il problema era cosa. Nessuno doveva arrivare – o meglio, nessuno sarebbe potuto tornare. Era la stessa parola nessuno che risvegliava i suoi pensieri, perché sapeva che vi si nascondeva più che qualcosa dietro. Nell’oscurità di quella stanza riusciva a percepire una piccola luce, che somigliava tanto ad una minuscola fiamma, ogni volta che nella sua testa rimbombavano quelle tre sillabe; troppo pronunciate, sulla bocca di tutti, dette solo per coprire dolore e follia. Ma voleva continuare ad aspettare quel nessuno, anche sapendo che non sarebbe mai arrivato, perché tanto non avrebbe perso niente.

Coming
Freaks will be coming
We're gonna burn it down We'll stand up for our rights and
Nothing will stop us tomorrow
Nothing can stop our rage Our revenge
Alert the media And tell the world that it's
beginning
Don't you try to hold down
Don't try to hold down

 
 
Lei fissava quell’orologio, ma l’orario non cambiava mai. Contava fino a sessanta, non cambiava; contava fino a centoventi, non cambiava; contava e contava ma non cambiava! E ancora una volta, dopo aver contato fino a centottanta, voleva spaccarlo e lasciarlo sotto il getto dell’acqua. Perché non si muoveva! Tanto nessuno sarebbe tornato, nessuno avrebbe fatto ripartire quell’orologio che si era fermato assieme a lei – come a ricordarle che era inutile andare avanti, ormai tutto si era fermato. Oppure era lei a non volere che i suoi muscoli si muovessero insieme a tutto il resto? Sentiva che doveva farlo, quell’orologio la distraeva soltanto, doveva trovare quel nessuno che mancava. Si stava alzando, poteva farcela. Avvertiva il freddo pavimento sotto i piedi, stava camminando. Un passo dopo l’altro, un altro soltanto! Le faceva male il braccio appena lo alzava. Le chiavi della macchina scivolavano sotto le sue dita, non aveva la forza di mantenerle. Le chiavi di casa? Che cosa doveva fare? La luce del pianerottolo era troppo forte, la stava accecando.

Call me
How will you call me
How will you call your
fear
When lights will be fading?


 
Si rese conto di essere scesa senza scarpe quando i piedi iniziarono a strusciare sull’asfalto, e faceva male. Non riusciva a ricordare quanto fosse lontana la macchina, ma neanche a capire perché stesse andando lì. Doveva affidarsi all’istinto, nemmeno alla vista, perché tutto quel che riusciva a vedere era ancora quel fottutissimo orologio che segnava le 3.41 AM. Non sapeva che ora era in realtà,  – forse – era notte perché tutto buio attorno a lei. Quella che sentiva alle sue spalle era la luce di un lampione o quella della piccola fiamma? Non poteva essere la fiamma, lei aveva perso il suo nessuno! Doveva arrivare alla macchina! Doveva correre, doveva fuggire, doveva cercare, urlare, graffiare, prendere a pugni, piangere, ma doveva farlo nella macchina! Le faceva una cazzo di paura, doveva distruggerla e affidare il suo corpo completamente ad essa!

 

Coming
Freaks will be coming
We're gonna
burnit down We'll stand up for our rights and
Nothing will stop us tomorrow

 
 
Non sentiva l’ossigeno arrivarle ai polmoni, stava correndo, troppo veloce ma anche troppo piano. I pensieri erano annebbiati, gli occhi le bruciavano per lo sforzo e per le lacrime, i piedi continuavano a graffiarsi sull’asfalto gelido e bollente allo stesso tempo. Dov’era la macchina? C’era una mazza da baseball nel portabagagli, era di suo fratello, poteva usarla per spaccare i vetri; ma perché? Quella cella di metallo doveva sparire, doveva essere distrutta, doveva esplodere assieme all’orologio. E doveva cercare tutto ciò che si era portata via, tutto quello che aveva perso con essa, il nessuno che era andato via – perché era lì che si nascondeva. Ed era ancora lontana, troppo lontana e invisibile ai suoi occhi che vedevano solo 3.41 AM. Me l’avete portato via, dovete bruciare! Bruciare!

Nothing can stop our rage
Our revenge
Alert the media
And tell the world that it's beginning
Don't you try to hold down
Don't try to hold down

 
 
La macchina era lì, sotto le sue dita! Mentre poggiava le mani sulla sua superficie sentiva lo strato d’acqua che la ricopriva, fredda come quella che le picchiettava in testa. E sentiva le lacrime che le rigavano il viso diventare ghiacciate come l’aria che si respirava in quel passaggio sotterraneo. O era un parcheggio? O era all’aperto e stava solo piovendo? La macchina doveva restare qui, nessuno più avrebbe dovuto toccarla, il dolore e la follia che erano intrappolati al suo interno lì dovevano rimanere! Le mani sono bagnate, le chiavi continuano a scivolare via, non riesce a cacciarle dalla tasca, quel pulsante è troppo duro da premere. Anche la maniglia è bagnata. Dall’interno esce aria ancora più gelida –  dovrebbe fuggire perché fa solo male, fa solo incazzare. Non riesce a poggiarsi sul sedile, è completamente sfasciato, il volante è troppo lontano. Cosa diamine è successo a questa macchina?
 

The breed you created
Is gettin' serious
The days have come for some turnover
Clocksare tickin' your time
They're tickin' your
time

 
 
Il tempo non cancella proprio un bel niente. Tiene intrappolato il dolore dentro te, pronto ad esplodere in qualsiasi momento. Ma cosa succede quando esplode? Puoi stare male, continuare a vivere con un terribile peso sulle spalle, puoi morirne; oppure puoi liberartene, puoi sfogare tutto quello che hai dentro per disperderlo nell’aria. Ma il dolore non si dimentica. Anche se il tempo si è fermato, se il tuo orologio continua ad indicare – forse – 3.41 AM, il dolore rimane sempre negli angoli più remoti della tua anima. E senti sempre quel fortissimo impulso di fuggire, accendere il motore della macchina causa di ogni tuo male, e partire per andare lontano ma mai dimenticare. Così raddrizzi il sedile, lo porti più avanti, ti metti la cintura e sei sicura di voler andare. Sei tornata a vedere perché hai realizzato il tuo scopo, sai cosa devi fare e cosa lasciare da parte. La fiamma di cui avevi bisogno è alle tue spalle e contemporaneamente nella tua cassa toracica, ti da coraggio. E nel momento in cui aggiusti lo specchietto retrovisore, i tuoi occhi incrociano quelli di un nessuno che non dovrebbe esistere e lentamente ti sussurra: «Temari svegliati».
 
 

We’re the one you blame
The ones you crucify
But we got no time for this

 
 
«Temari!»
Sentiva la testa farle male e i pensieri confusi. Credeva di sapere dove si trovava, sembrava la stanza da letto del suo appartamento. La voce di Shikamaru che lentamente la svegliava le fece realizzare che si trovava effettivamente lì, nel suo letto matrimoniale. Riusciva a sentire una canzone già ascoltata chissà dove su internet provenire da fuori alla finestra. Era tutto buio e come ogni notte l’unica luce che si poteva intravedere era quella dell’orologio digitale dall’altra parte del letto. Lui continuava a chiamarla, sembrava preoccupato nonostante la voce fosse ancora impastata dal sonno.
«Tem, tutto bene?»
«Certo, ma… Perché? E’ successo qualcosa?»
«Credo stessi facendo un incubo. Hai iniziato ad ansimare, ad urlare… E continuavi a mormorare “nessuno”».
«Ah…» Era felicemente sorpresa di questa scoperta, ma ancora shockata. Lui era lì affianco a lei, eppure continuava a sentire un peso terribile al petto. Somigliava tanto alla sensazione che sentiva quando pensava a sua madre, solo che mille volte più forte. Forse quel sogno aveva voluto farle realizzare quanto fosse importante Shikamaru per lei, perché sebbene tutto quello che aveva appena vissuto non era reale sentiva ancora il bisogno di cercarlo, di abbracciarlo, di non farlo mai più andare via da lei.
Ricordò cos’era successo quella sera: la festa di Halloween, Shikamaru costretto ad accompagnare Rock Lee e Kiba ubriachi fradici perché era l’unico con la macchina, la sua ansia nel non vederlo tornare a casa.
Si girò sul fianco destro, così da finire con la testa poggiata sul suo petto. Il ragazzo la coprì con un braccio e poté sentirne l’odore di tabacco tanto odiato ma in quel momento tanto desiderato.
«E’ tutto a posto adesso?»
«Si, non ti preoccupare.»
«Posso tornare a dormire?»
«Vai vai. Mi dici solo che ore sono?»
«Le 3.41»
 
 

You live to save your life
And tear our bones apart
Tomorrow you’ll be alone.








The Black Parade





 

N.d.A.
BUH! Vi siete spaventate eh? Come? No? Ah, capisco.
Avrei dovuto scrivere qualcosa di più halloweenesco, lo so. Però la Black Parade fa le iniziative che si chiamano 'dolcetto o scherzetto', è normale che vada a scegliere lo scherzetto! Eh!
Comunque seriamente, mi dispiace di avervi rovinato Tem. Perchè so che l'ho fatto. Il mio scopo non era quella di renderla OOC - anzi ditemi voi se devo aggiungere la nota -, ma di immaginare un futuro senza Shikamaru. Non avrei mai potuto fare un'angst, quindi è diventato tutto un terribile sogno. Potrebbe essere un film horror però. Oddio, ve lo immaginate?! Che schifo!
Il mio scopo era quello di farvi venire l'ansia con il ritmo incalzante - ma che termini fighi - e la canzone che fa lo stesso effetto di un filo spinato attorno al corpo. O almeno per me è così. In realtà l'ideale sarebbe leggere ogni pezzo sentendo a loop il verso della canzone immediatamente sopra. Ma vi avverto: ho pensato io stessa 'CHE PALLEEEE' quando ci ho provato, quindi non lo fate. Però sì, alla fine il testo segue il ritmo della musica con tutti i suoi saliscendi. E non è nemmeno voluto!
Ah, la canzone è "Freaks!" degli About Wayne. Avete presente la webserie? Quella con personaggi assolutamente sconosciuti? Quella. Ora che ci penso, non ho chiesto nessun permesso.
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Comunque buon 31 ottobre a tutti, fatevi una pancia di dolci (vi cedo volentieri i miei), ricordatevi di passare per il forum perchèsesietedellemoschenerenonpotetenonfarciunsaltoèunpostoallegroepienodifiori e non vestitevi da battone.
Dulcis in fundo, grazie alla mia piccola Baka e a Nam che mi hanno sopportato e supportato nella stesura di questo delirio.
E come dice Shiva Queen: alla prossimaaaaa!

   
 
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