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Autore: MadAka    31/10/2012    1 recensioni
Non è semplice essere l’ennesima band emergente del proprio territorio.
Anche se si vive nell’ era di internet le cose sono sempre più complicate e per gli Engage non c’è nessuna differenza. Bisogna solo continuare a crederci.
"Per un chitarrista la propria chitarra era come una figlia, o un’innamorata, e lui non faceva eccezione. Gli era mancato suonare, gli era mancato tantissimo"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano passati tre giorni da quando Daniel aveva lasciato il gruppo.
I quattro ragazzi rimasti ne avevano già discusso più volte ma non si erano ancora decisi su come agire.
Ora erano nella loro sala prove e mancava solo Stefano che sarebbe arrivato a momenti.
Nell’ex stalla aleggiava un’atmosfera abbastanza tesa, sconsolata e forse disillusa.
Era complicata da gestire una simile situazione per loro. Un membro che lascia la propria band automaticamente porta via al gruppo qualcosa di suo e anche questa volta non c’erano eccezioni.
La difficoltà maggiore stava nel trovare un degno sostituto: qualcuno che suonasse per passione e che riportasse nella band le influenze che, senza Dan, mancavano.
Per i gruppi emergenti e poco conosciuti quello era un lavoro ingrato e complicatissimo.
Andrea alzò il volume del proprio amplificatore, prima di sedersi su uno dei due divanetti accostati alla parete di destra, dopodiché si mise a suonare qualcosa di imprecisato sulla sua Fender. Rebecca e Roy erano seduti uno accanto all’altra sui pallet disposti in fondo alla stanza su cui, fino a pochi giorni fa, si trovava la batteria di Daniel.
Lui stava fumando, senza fretta, appoggiando ad ogni boccata la sigaretta nel posacenere. Lei invece se ne stava zitta ad osservare le dita di Andrea che scivolavano lungo i tasti della chitarra creando sempre note diverse.
Poi, come esasperato da quell’atmosfera surreale per loro, Roy spense la sigaretta, che era appena a metà, e disse:
-Perciò cosa vogliamo fare?-
Andrea non smise di suonare ma sollevò lo sguardo e guardò negli occhi l’amico
-Aspettare Steve direi…-
-No, lo sai di cosa parlo! È tre giorni che non caviamo un ragno dal buco e non possiamo continuare così!-
-Dobbiamo trovare un altro batterista…- fu Rebecca a parlare mentre a guardava il fumo salire dal posacenere.
-Quello era sottointeso- le rispose Andrea.
Poi calò di nuovo il silenzio. Roy sospirò e si passò una mano fra i capelli corti color mogano per spettinarseli ulteriormente.
Poco dopo la ragazza aprì bocca:
-Scusate ma…esattamente, Dan che vi ha detto? Vi rendete conto, vero, che nessuno mi ha fatto sapere come sono andate le cose?-
Il ragazzo che era a sedere accanto a lei si voltò guardandola con i suoi occhi verde scuro e alzò le spalle:
-Semplicemente ha detto che non se la sentiva più di suonare con noi. Da quello che ho capito io è intenzionato a mettere su un’altra band…-
-Quindi ci ha piantati per la concorrenza? Bene…- fece lei rassegnata.
Andrea smise di suonare, abbracciò la chitarra e guardò i due amici:
-Ok, ora basta. Le cose sono andate così e mi dispiace, ma non possiamo abbatterci. Troviamo un altro batterista e ricominciamo a fare musica. Io non mollo solo perché Dan ha deciso di lasciarci!-
 -Hei, io neanche!- rispose Roy sentendosi accusato ingiustamente. I due poi guardarono Rebecca:
-Che volete che vi dica ragazzi? È ovvio che anche io voglio continuare, ma guardiamo in faccia alla realtà: trovare un nuovo batterista sarà difficilissimo. Primo, perché non ne conosciamo e secondo, perché siamo una band emergente e a parte i nostri amici ci filano in pochi…-
Aveva ragione.
Trovare un sostituto per una band che riempie gli stadi era una gioco da ragazzi: bastavano dei provini e il gioco era fatto. Ma per loro le cose si complicavano, essendo giovani e poco conosciuti era improbabile che qualcuno si presentasse a dei provini, anche se avessero deciso di farli.
L’unico modo che conoscevano per sostituire Dan era quello di trovare un rimpiazzo tramite amici.
Era un processo che richiedeva tempo, voglia, determinazione e una lista di conoscenti chilometrica.
Si guardarono ancora finché non sentirono il rumore di una moto fuori dalla sala: era Steve con la sua enduro.
Poco dopo lui comparve sulla soglia della porta. Aveva la sua solita espressione soddisfatta e, come sempre, si era pettinato i capelli castano chiari alla Mark Hoppus dei Blink182.
Esordì con un allegro “Come va?” rimanendo piuttosto sconvolto dall’aria che tirava nella stanza.
-Hei ma cosa sono quei musi lunghi?- chiese poi, dopo aver appoggiato il basso accanto al suo amplificatore ed essersi tolto la sua felpa blu.
Guardò i suoi amici uno per uno.
Steve era un ragazzo dannatamente ottimista. Trovava (o almeno tentava di trovare) il lato positivo in ogni situazione, anche quando sembrava che non ci fosse e la sua dote migliore era la sua capacità di riuscire a strappare sempre un sorriso alle persone con cui aveva a che fare.
Andrea si alzò e andò a recuperare le sigarette che aveva lasciato nella custodia della chitarra.
-Indovina…- disse poi rivolto all’ultimo arrivato mentre si accendeva la sigaretta.
-Oh andiamo!! Non sono venuto fino a qua per deprimermi, sia chiaro!- poi si rivolse ad Andrea:
-Ho del materiale nuovo. Sono solo delle basi di basso che ho pensato l’altra sera, ma secondo me può uscire qualcosa di buono!-
Ci fu un lungo silenzio, dopodiché l’atmosfera cambiò.
Stefano aveva indirettamente fatto capire che smettere di suonare solo perché si era senza un membro era la cosa più stupida e autodistruttiva che potessero fare.
Dovevano continuare a crederci, continuare a produrre musica e andare avanti, c’era tempo per trovare un sostituto.
Il ragazzo sorrise agli altri ottenendo finalmente una risposta.
-Al diavolo, Steve!- fece Roy alzandosi energicamente dai pallet –Hai ragione!- 
Anche Rebecca si rianimò e sorrise a Stefano:
-Quante basi hai pensato?- gli chiese
-Soltanto due. Direi che ora possiamo iniziare a lavorarci su, no?-
Lei annuì e rimase a sedere guardando i ragazzi che prendevano in mano i loro strumenti, li amplificavano e si sedevano in cerchio, Steve per terra e Roy e Andrea sui divani, dopodiché si unì a loro anche lei.
-Ci faccia un po’ sentire signore- disse allegramente Roberto rivolto al suo bassista.
 
Due ore dopo, una delle basi aveva un’anima. I quattro, insieme, l’avevano rielaborata aggiungendo ciascuno la propria influenza. L’avevano arricchita di accordi, di note di basso e di assoli di chitarra. Mancava solo il testo e una batteria a sostenere quel ritmo, poi avrebbero avuto fra le mani un valido pezzo nuovo.
Steve si alzò da terra e andò a spegnere il suo amplificatore:
-Ho un sacco male al sedere…- disse massaggiandoselo.
Nessuno di loro si era accorto di quanto tempo era passato. Il rinnovato ottimismo che il bassista era riuscito a portare aveva fatto sì che ogni membro in quella stanza si concentrasse esclusivamente su come migliorare una semplice base e trasformarla in qualcosa di unico. Si alzarono tutti in piedi, Rebecca aiutata da Andrea.
Roberto prese il suo tabacco e iniziò a prepararsi una sigaretta:
-Che ore sono?- chiese mentre spingeva il filtro sulla cartina
-Le sette e dieci…- rispose Stefano - Cavolo di già?!-
-Abbiamo decisamente perso la cognizione del tempo- disse Andrea.
Roy terminò di preparare sua sigaretta e se l’accese dopo aver raggiunto la porta della sala prove.
-Direi di fermarci qui per oggi-
Gli altri acconsentirono, poi Rebecca chiese:
-Sentita ma…se mettessimo in giro dei volantini con scritto che stiamo cercando un batterista? So che serviranno a poco, ma tentare non costa niente-
-Io sono d’accordo- le rispose Andrea, gli altri due ragazzi annuirono con la testa e lei disse:
-Perfetto. Me ne occuperò io, li lascerò nei posti più gettonati: negozi di strumenti, pub, se li prendono, e negozi di CD. Che ne dite?-
-Ottimo- fece Andrea.
 I ragazzi iniziarono a riordinare gli strumenti e mentre Rebecca li guardava chiese:
-Qualcuno stasera va alla Tana?-
Steve fece cenno di no, come Roy. Andrea invece le rispose:
-Io e Ire dovremmo esserci. Vuoi venire con noi?-
-Non voglio costringervi…-
-No, affatto. Se sei da sola ti passiamo a prendere, tanto abiti vicino-
Lei alzò le spalle:
-In effetti stasera sono da sola…le mie amiche mi hanno dato buca. Però non mi va di fare il palo fra te e Irene-
Lui scoppiò a ridere.
-Non preoccuparti. La conosci, sai com’è fatta. Se deve lasciare da sola una sua amica piuttosto lascia da solo il suo ragazzo-
-Ha capito tutto- si intromise Steve. Andrea gli sorrise:
-Ti passo a prendere verso le dieci va bene?- riprese rivolto alla ragazza
-D’accordo. Grazie allora-  poi prese la sua felpa e continuò: -Io ragazzi vado. Ci vediamo-
-Vengo con te- disse Stefano mentre gli altri due la salutavano.
Uscirono dalla sala prove e lui prese il casco che aveva lasciato sul sellino della sua moto da cross:
-Vuoi un passaggio?- le chiese.
-No grazie Steve, ho la macchina- gli rispose sorridendo
-Bene, allora ci vediamo prossimamente-
Lei gli sorrise nuovamente e prima che lui si infilasse il casco gli disse:
-Hei …grazie-
 Ci mise un po’ a collegare le cose, dopodiché sollevò un sopracciglio e rispose:
-Per cosa?-
-Lo sai…-
Lui si mise a ridere, si infilò il casco e salutò la ragazza con un cenno della mano. Dopodiché, con il basso in spalla, accese la moto e partì sollevando un po’ di polvere.
Andrea raggiunse Roberto sulla porta, appoggiò la custodia della sua chitarra a terra e insieme rimasero a guardare Rebecca che avviava il motore della sua Golf e partiva.
Roy allora allungò la sigaretta all’amico ma quello rifiutò con un gesto della mano.
Dopo qualche secondo di silenzio Andrea aprì bocca:
-Non avrei mai pensato che Steve riuscisse a sistemare le cose…e così in fretta poi-
-Io te l’ho sempre detto che è un tipo in gamba, ma tu non mi hai mai creduto-
-Balla! Tutto quello che hai appena detto è una balla!- lo bacchettò
Roy allora sorrise:
-Comunque sia, c’è riuscito. Ammetto che anche io era un po’ preoccupato per come sarebbero andate a finire le cose-
-Quello anche io, ma risolveremo tutto. Troveremo un nuovo batterista e poi ricominceremo a fare concerti-
L’altro annuì e lanciò lontano il mozzicone fumante.
-Proverò a chiedere a Davide se conosce qualcuno- riprese Andrea
-Davide?-
-Si, sai quel mio amico che suona la chitarra? Ha anche lui una band, fanno Grindcore se non mi sbaglio...-
Roy scoppiò a ridere
-Secondo te un batterista Grindcore perderebbe tempo con noi?-
-No genio, ma semplicemente Davide conosce un casino di persone che suonano. Magari può aiutarci-
-Ok, allora chiediglielo. Tanto a domandare ci si mette poco-
-Infatti-
-Io penso che proverò a chiedere giù al pub-
Andrea annuì, dopodiché estrasse un mazzo di chiavi dalla tasca dei jeans facendole tintinnare e diede una pacca sulla spalla all’altro:
-Vedrai che si sistemerà tutto-
-Hei, niente pacche sulle spalle, sai come la penso…- fece Roy stizzito
-Oh cielo, come siamo prime donne!- disse Andrea scoppiando a ridere, poi si avviò verso la sua auto
-Si be, spero proprio che ti schianti!- fu la risposta dell’amico sorridente
-Grazie!- fece, salendo in macchina.
Si salutarono con un cenno della mano e Roberto rientrò in sala prove.  
  
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