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Autore: jonghina    31/10/2012    1 recensioni
Citazione.
“Può esistere un ragazzo che trasuda femminilità da tutti i pori?” questo pensiero le balenò in testa.
-Lo so, a primo impatto lo scambierei anche io per una ragazza.-. La sua nuova amica, se cosi si poteva definire, continuò a parlale a bassa voce.
-Ma come puoi notare indossa una divisa maschile.-.
Sumin si l'imitò ad annuire, continuando a fissare quel ragazzo che non si era minimamente mosso dalla sua posizione iniziale. Continuava a fissare il paesaggio fuori dalla finestra e la sua espressione non accennava nessun tipo di sentimento: poteva essere arrabbiato o frustrato , scocciato o forse anche felice. Ma il suo volto non trasmetteva niente.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Quasi tutti, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jiwoon la prese per il polso, stringendolo leggermente

Primo giorno di scuola: finito.



Jiwoon la prese per il polso, stringendolo leggermente.

-Dai, andiamo, la lezione dovrebbe iniziare tra poco.- e fece per dirigersi in classe, ma la compagna scrollò via la sua mano.

-Scusa, ma prima vorrei andare in bagno per sciacquarmi il viso.- s'inchinò leggermente e andò nella direzione opposta a quella dell'amica. Purtroppo Sumin non conosceva la scuola, quindi cominciò a vagare per i corridoi desolati.

Nel mentre che camminava, salì le scale e, quando arrivò in cima, si trovò di fronte quello che, dopo i primi secondi d'incertezza, capì essere il piano dedicato alla musica. I muri erano dipinti con colori pastello, ad adornarli centinaia di quadri raffiguranti compositori di musica classica: Beethoven, Mozart, Bach e molti altri. Ad un certo punto arrestò la sua camminata, lanciando uno sguardo fuori dalla finestra e notando una figura china sulla ringhiera delle scale antincendio. A guardarlo meglio, si rese conto che davanti a sé si trovava quel tale, Lee Taemin, che aveva scambiato per una ragazza.

Deglutendo e cercando di prendere un po' di coraggio -lo aveva detto lei stessa, no? Quel ragazzo non le faceva paura-, si avvicinò alla porta d'emergenza aprendola con cautela, cercando di non attirare l'attenzione del ragazzo, che sembrava essere immerso in un mondo tutto suo. Quando arrivò ad appoggiarsi anche lei alla ringhiera, lui si girò a guardarla un secondo, storcendo leggermente il naso, prima di tornare a guardare il panorama davanti a sé. Sumin respirò a fondo.

-C-c-ciao-. Il ragazzo sembrò non sentirla o, semplicemente, la stava solo ignorando.

Approfittando del fatto che lui non la stesse guardando, Sumin lo studiò meglio, giacché poteva vederlo da vicino. Il vento gli scompigliava leggermente i capelli tinti di un castano chiaro, tagliati "a fungo", come si ritrovò a pensare immediatamente; incorniciavano un volto pallido, di quel bianco particolare che ricorda le bambole di porcellana, che uniti ai tratti delicati gli conferivano un aria molto femminile, constatò ancora; una cosa che più di tutto l'aveva attirata era la sua bocca. Aveva delle labbra carnose e piene, rosee. Davano l'impressione di essere morbide.

Lo stava ancora guardando quando, senza nessun preavviso, lui parlò:

-Perché mi fissi?- Sumin divenne rossa come un peperone, colta sul fatto, e cercò di abbozzare un:

-Perché non sei a lezione?- piuttosto balbettato; lui sorrise leggermente, scoprendo i denti bianchi e perfetti.

-Lo sai che non si risponde a una domanda con un'altra domanda? Comunque potrei chiederti la stessa cosa.-

-Cercavo un bagno...- tentò di giustificarsi, ma lui la bloccò.

-E io un po' di tranquillità.- sospirò in modo teatrale,- ma a quanto pare non è possibile.-

-S-s-cusami, non volevo disturbarti...- Abbassò lo sguardo, fuggendo quello del ragazzo e scostandosi leggermente da lui. Stava per aggiungere qualcos'altro, magari una scusa veloce per andarsene, ma improvvisamente la porta d'emergenza venne aperta con forza, mostrando uno degli insegnanti della scuola, visibilmente irritato.

-Posso sapere, Signorino Lee, che cosa ci fa qui, insieme a questa studentessa?-.

Sumin sobbalzò, girandosi di scatto verso il professore, che nel frattempo aveva aggrottato la fronte, aspettando una risposta dal ragazzo.

-Perché non siete in classe?-. Domandò l'insegnate incrociando le braccia sul petto.

-Io...cercavo...- Sumin cercò di giustificarsi, ma con scarsi risultati.

Taemin si mise dritto, infilandosi le mani in tasca con un gesto annoiato si incamminò verso l'uscita d'emergenza, dando uno spintone all'uomo, fulminandolo con lo sguardo e con un sorriso gelido.

Il professore non fiatò, rimase freddo al gesto del giovane studente che lasciò passare tranquillamente, senza aggiungere altro.

Sumin rimase di sasso davanti al comportamento del compagno: fino a quel momento non credeva che un viso innocente come il suo potesse assumere un espressione tanto spaventosa. Il professore, che sembrava essere abituato a quel tipo di trattamento, seguì con lo sguardo il ragazzo e, quando lui svoltò, rivolse la propria attenzione alla ragazza.

-Allora, cosa aspetti? Forza, fila in classe!-. L'uomo alquanto irritato, lasciò libero il passaggio invitando la ragazza ad andare via.

Sumin non se lo fece ripetere due volte; con passo veloce scansò l'insegnate e con estrema rapidità percorse il corridoi e poi scese le scale che portavano al primo piano della struttura.

Dopo la corsa estenuate per arrivare in tempo in classe, la campanella avvisò la fine della lezione e a Sumin non restò che appoggiarsi al muro, accanto alla porta fuori dall'aula, e riprendere fiato.

Jiwoon, che in quel momento stava uscendo dalla classe per mettersi alla ricerca della compagna, appena girò si scontrò con l'amica.

-Oh Sumin! Eccoti finalmente!-.

Sumin la guardò, respirando affannosamente e ancora un po' confusa per la scena di poco prima, ma si fece forza e, sorridendo, si diresse in classe per l'inizio della nuova lezione. Si accorse immediatamente dell'assenza del ragazzo con cui poco prima era riuscita a spiccicare parola o almeno quelle due frasi appiccicate che era riuscita a pronunciare.

Ma poco dopo l'inizio della lezione, ecco che Taemin fece il suo ingresso, sempre con quell'atteggiamento annoiato si avvicinò a piccoli passi verso il suo banco.

-Signorino Lee, grazie per averci degnato della sua presenza.- commentò l'insegnate con una punta di acidità, ricevendo un cenno con la mano da parte del ragazzo, già abbandonatosi contro il banco, probabilmente per dormire. Passò forse un quarto d'ora, quando il non avere un libro diventò per Sumin un grosso problema. Voleva chiedere a Jiwoon di condividere il libro con lei, ma aveva paura di scocciarla, così si continuò a guardare intorno, alla disperata ricerca di qualcuno che ne avesse uno in più. All'improvviso nel suo campo visivo entrò una mano che reggeva il libro di storia, e risalendo con gli occhi fino al suo proprietario si ritrovò davanti Taemin, che le porgeva l'oggetto con fare annoiato.

-Tieni, tanto a me non serve.- e le sventolò davanti alla faccia il suddetto. Chinando la testa e allungando una mano, Sumin accettò il libro con imbarazzo.

Il ragazzo tornò nella sua posizione iniziale, abbandonandosi con braccia conserte sul banco e viso tra di esse.

Infondo non è un cattivo ragazzo.” pensò Sumin posando il libro gentilmente offertole da Taemin sul banco.

La lezione trascorse con tranquillità tra interrogazioni a sorpresa e battutine sarcastiche della professoressa. La campanella, puntualmente, suonò alle tre del pomeriggio, dando cosi fine alla giornata scolastica degli studenti ormai sfiniti e senza forze.

-Che si fa? Centro commerciale o in giro per Seoul?-.

Chiese Jiwoon girandosi verso la sua compagna addossandosi sul banco e continuando ad elencare le varie cose da fare dopo essere uscite da scuola.

-Scusami Jiwoon-ah ma penso di filare subito a casa-.

-Come sei noiosa ragazza mia!-.La ragazza sbuffo tornado seduta in maniera composta.

Prestò la sua attenzione a Taemin che imperterrito, anche dopo il suono della campanella continua a dormire riscaldato dalla luce del sole che filtrava dalla finestra

Tornò alla realtà: la lezione era finita, e con quella anche la sua prima giornata di scuola. Mentre aggiustava i libri nel proprio zaino, si rese conto di avere ancora quello che il compagno le aveva offerto prima ma, mentre lo prendeva, avvertì dei passi palesemente maschili avvicinarsi; si paralizzò e, quando il ragazzo che riconobbe come Kim Jonghyun la sorpassò, sfiorandole leggermente il braccio con il suo, a Sumin mancò il respiro per la paura.

-Yah, Fungo, svegliati!- gridò lui, non preoccupandosi della ragazza accanto a sé. Taemin si svegliò e, piano piano, come un gatto che si stiracchia al sole, si voltò verso il compagno.

-Smettila, lo sai che non mi piace essere chiamato così.- disse, con un mezzo sorriso stampato in volto.

Senza nemmeno pensare al libro, al suo intento, al ragazzo che ancora dormiva sul banco, baciato dal sole, scappò letteralmente dalla classe, ottenendo l’attenzione di Jonghyun su di sé.
-Chi era quella ragazza?- era sicuro di non averla vista prima, tranne quei pochi secondi in cui l’aveva fissata durante l'ora di pranzo. Anche Taemin guardò verso il punto in cui poco prima era sparita Sumin.

-Boh, una novellina. Ah, si è anche dimenticata di ridarmi il libro…-

-Da quando t’importi degli oggetti scolastici?- Jonghyun sorrise, dando una pacca sulla spalla del più piccolo. –Comunque, dai, gli altri se ne sono già andati, ti va di tornare a casa con me?- l’altro annuì, prendendo le sue cose e dirigendosi verso l’uscita.

[…]

Sumin pensò di aver corso per davvero poco ma, forse complice l’adrenalina, arrivò a casa in men che non si dica. Appoggiandosi le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, si diede della stupida per essere scappata via in quel modo.

Il libro, mi sono scordata di ridarglielo…” pensò, imbarazzata. Quel ragazzo sembrava tutto fuorché simpatico, a giudicare dal modo in cui si comportava, anche se le aveva permesso di tenere il proprio materiale scolastico senza pensarci troppo.

Appena aperta la porta di casa, notò subito una serie di valigie e borsoni che sua zia aveva preparato: probabilmente doveva partire di nuovo.

Dopo aver chiuso la porta alle sue spalle e abbandonato la cartella vicino all'ingresso, entrò in cucina.

-Zia, sono tornata-. Esordì Sumin dirigendosi verso il tavolo.

La donna, che stava lavando i piatti nel lavandino, girò la testa verso la nipote salutandola e regalandogli un sorriso a trentadue denti.

Simun prese posto al tavolo, e la zia interruppe il suo lavoro avvicinandosi a lei.

-Com’è andata a scuola? Successo niente?- sapeva del suo problema, e cercava sempre di non farglielo pesare. Sumin apprezzò il gesto, ricambiando il sorriso.

-Tutto bene ma… parti di nuovo?- la zia sospirò.

-Sì, sai com’è, il lavoro.-

Sumin abbassò lo sguardo fissando il tavolo, sapeva che il lavoro che la zia era costretta a svolgere, la teneva lontana da casa per giorni e questo la intristiva sempre.

-Ma ti prometto che torno.-. La zia rassicurò la nipote lanciandole un occhiata fiduciosa.

Sumin le abbozzò un sorriso assecondandola.

-Lo so che torni, non c'è bisogno di ripeterlo ogni volta che va via-.

La zia scompigliò i capelli della ragazza e lei sbuffò infastidita.

-Brava la mia bambina-. Le sorrise e poi tornò a finire il suo lavoro.

Sumin nel mentre si risistemava i capelli, si senti addosso uno sguardo, come se qualcuno la stesse osservando. Si guardò in torno con fare confuso: perché questa strana sensazione se oltre lei e la zia in casa non c'era nessuno? Dopo un aver lanciato uno sguardo fuori alla finestra e uno al soffitto, notò un oggetto a lei molto famigliare su una mensola sopra il piano di cottura, indicò l'oggetto con occhi sbarrati dallo stupore.

-No! Ancora lui-.

-Cosa?-. La zia lasciò per l'ennesima volta il lavoro rivolgendo la sua attenzione alla nipote.

-Quella sottospecie di dinosauro con il panciotto e gli occhi strabici. Te lo sei portato dietro dal vecchio appartamento-. Sul volto di Sumin comparve una smorfia di disgusto verso l'oggetto.

La zia segui con lo sguardo la direzione dove la nipote stava indicando soffermandosi cosi, sul porta posate a forma di dinosauro.

La zia sorrise afferrando uno strofinaccio e asciugandosi le mani.

-Sai che per me quell'oggetto ha un valore affettivo-.

-E che valore affettivo potrebbe mai avere un oggetto del genere?-. Domandò con un po' di timore, forse per paura di sapere la risposta.

La zia si girò verso la nipote, appoggiandosi al lavello e le sorrise.

-Dai, ti assomiglia anche un po'-.

Sumin scattò in piedi e per un pelo non faceva cadere la sedia.

-Zia! Ora non esageriamo!.-



Note: Volevo avvisare che da ora in poi ad aiutarmi a scrivere questa FanFiction ci sarà Chiara (Ahrya) che per dirla tutta senza di lei questa FF si sarebbe fermata a due capitoli.. Mi sta aiutando moltissimo e non volevo prendermi tutto il merito quindi, ringranziatela per l'aiuto che mi sta dando ^^

E con questo concludo e vi saluto. Ah dimenticavo di ringraziare chi ha rencensito e inserito la storia tre le seguite ^^

Un bacione al prossimo capitolo XD













  
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