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Autore: Lilies    31/10/2012    7 recensioni
- In ricordo della tragica notte del 31 ottobre 1981,
in cui James e Lily Potter morirono assassinati dal Signore Oscuro
cercando di proteggere il loro unico figlio, Harry.
Prima one shot che pubblico su questo sito, per non dimenticare i sacrificio di due giovani genitori che hanno combattuto per garantire un mondo migliore al loro bambino.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'I racconti del fuoco (James/Lily)'
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Salve, popolo di EFP. Sono Veronica, qui per voi Lilies.
Poche parole, poi vi lascio a questa piccola one-shot.
Ispirata dalle inimitabili cescapadfoot, Hiraedd, Writer96 e Libra Prongs (che stimo profondamente e seguo con costanza) ho deciso di iniziare a scrivere anch'io di Lily e James, che amo indiscutibilmente, e del mondo di Harry Potter, a cui sono affezionata da quando ero piccola.
Questa è la mia prima storia, il tema non è originale ma per iniziare ho cercato di non fare scelte troppo azzardate. Siate clementi se ho fatto schifo, vi prego..
Beh, spero di essere stata almeno un pochino capace. In caso contrario, credo tornerò a recensire solamente..
Buon Halloween. Lilies




In memoriam

In ricordo della tragica notte del 31 ottobre 1981,
in cui James e Lily Potter morirono assassinati dal Signore Oscuro
cercando di proteggere il loro unico figlio, Harry.

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Il coraggio Grifondoro non aveva abbandonato James, mai.
In quei cupi giorni di guerra, tuttavia, ovunque guardasse non vedeva altro che odio, paura e devastazione.
Quella guerra gli aveva portato via gran parte della spensieratezza che un ragazzo di vent'anni meritava di vivere.
La reclusione in casa, oltretutto, lo stressava smisuratamente.
Sono inutile, qui dentro, ripeteva continuamente ad una Lily sempre più sconfortata ma ugualmente combattiva, bella più che mai.
Le continue notizie di assassinii di innocenti e di inutili spargimenti di sangue spaventavano James al punto da fargli temere che la prossima a morire sarebbe stata la sua famiglia.
Sono prigioniero di casa mia e la gente muore continuamente. Non sono in grado di proteggere nessuno, neanche le persone che amo più di chiunque altro al mondo.


Lily era esausta.
Lily era spossata da quel frenetico susseguirsi di tragedie che ormai da quattro anni si abbattevano sulla sua vita.
Lily era nervosa.
Lily era costantemente all'erta, ma non lo dava a vedere.

L'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale,
ma egli avrà un potere a lui sconosciuto...”

L'eco della profezia della Cooman risuonava insistentemente nella sua testa.
Harry aveva appena un anno e mezzo, ma Voldemort voleva lui, voleva la sua vita.
Lily aveva paura.
Era preda di quell'amore incondizionato che solo una madre può provare per un figlio, preda di un amore capace di superare ogni limite, un amore impossibile da scalfire.
Lily avrebbe preferito morire, piuttosto che vivere senza i due uomini della sua vita.
Lily la percepiva chiaramente, l'ira di James.
La furia imperversava dentro di lui; una furia mista ad un'ansia incontrollata.
Suo fratello, Sirius, era là fuori.
Non poteva affiancarlo e combattere con lui, come aveva sempre fatto.
Ma Lily sarebbe impazzita a sapere il suo James fuori di casa, facile preda dei Mangiamorte e di Voldemort stesso.


Lily era in cucina, mentre il piccolo Harry scorrazzava felice sulla sua scopa giocattolo.
Quella mattina avevano ricevuto la visita di Alice e Frank e del loro piccolo Neville. I due bambini andavano molto d'accordo, così le due mamme si erano accordate per un pomeriggio di giochi per i due piccoli, l'indomani a casa Paciock.
James, appoggiato allo stipite della porta, sorrise. Il suo era il sorriso di un uomo fiero, di un uomo innamorato della vita. E la sua, di vita, era tutta lì, tra quelle mura.
Lily, la sua Lily, la stessa donna che per anni l'aveva rifiutato. La stessa che gli aveva rivelato di aver finalmente aperto gli occhi e capito di amarlo, la stessa che aveva urlato al mondo quel fatidico all'altare, rendendolo l'uomo più felice dell'universo.
E poi c'era Harry, la piccola, grande prova del loro amore, la prova dell'amore vero, quello eterno. Il loro orgoglio, il loro piccolo, grande tesoro.
Harry, i cui occhi erano l'esatta copia di quelli di Lily, verdi come la speranza.
E a quel tempo nessuno poteva fare a meno di sperare.
James si stiracchiò, lasciandosi cadere pesantemente sul divano del piccolo soggiorno.
Vide il visetto allegro di suo figlio fare capolino da dietro la porta: Harry oscillava pericolosamente, ancora troppo malfermo sulle gambette paffute. James si rialzò, sollevò Harry da terra e lo strinse a sé in un abbraccio forte e protettivo. Poi, si sedette sul tappeto e sistemò il piccolino accanto a sé, facendo attenzione che non si sbilanciasse e combinasse qualche guaio.
A quel pensiero James ridacchiò sommessamente: la settimana prima la piccola peste aveva mandato in mille pezzi una lampada dopo essere andato schiantarcisi addosso, una caduta dovuta alla sua ancora totale precarietà a stare in piedi da solo e senza la mano di mamma o di papà come sostegno. Harry aveva assunto una buffissima aria contrariata e aveva stretto forte i pugnetti agitandoli velocemente, al che sia James che Lily erano scoppiati a ridere a crepapelle.
James estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans e la agitò, facendo comparire tanti scintillanti sbuffi di fumo colorato che il piccolo si divertì a cercare di acchiappare, ridendo come un matto.
In quel momento Lily entrò nella stanza, i folti capelli ramati imbiancati di farina e una macchia di cioccolato sulla guancia.
-James, passami Harry. Non vedi che ha gli occhi stanchi?- lo rimproverò la giovane donna con un finto tono di rimprovero. -Tesoro, non so come sia potuto succedere, ma... la torta di zucca è... esplosa- aggiunse poi, desolata.
James sogghignò, gettò la bacchetta sulla poltrona facendo sparire gli sbuffi colorati con sommo disappunto di Harry, che mise il broncio, e si avvicinò alla moglie posandole un leggero bacio sulla guancia, sussurrandole dolcemente:
-Lils, hai tutto il tempo del mondo per rifarla. Domani, il giorno dopo, o quello dopo ancora. Hai tutto il tempo che vuoi per trasformare tuo marito in una immensa palla di lardo.
-Lo so, ma ci tieni sempre così tanto, ad Halloween. Mi dispiace di essere così terribile in cucina... Comunque, fai poco il lecchino, continuo a non condividere appieno la tua idea di far girare per il paese nostro figlio vestito come una grossa ed insulsa zucca, oltretutto sotto il Mantello. Andiamo, che senso ha?- James alzò gli occhi al cielo. -L'hai fatto anche l'anno scorso- continuò Lily imperterrita, -quando tuo figlio aveva tre mesi. Tre mesi, capisci? Quando siamo rientrati dormiva, e l'ha fatto per tre quarti della serata. Mi domando chi sia il vero bambino, in questa casa.
James le si avventò contro con energia e le arruffò i lunghi capelli rossi, lanciandole un'occhiata di sbieco.
-Stai farneticando, moglie. Harry si è divertito un mondo, solo che non ha potuto dimostrarmelo. E poi Halloween e le zucche sono le cose migliori del mondo; dopo il sottoscritto, s'intende.
Lily scosse la testa, lo baciò teneramente sulle labbra e, prima di avviarsi verso la cameretta di Harry, lanciò a James uno di quegli sguardi infuocati che sapeva lo facessero impazzire.
-Nonostante tutto, ti amo, Potter- mormorò.
James sfoderò il sorriso sghembo che ai tempi di Hogwarts aveva fatto delirare ogni singola ragazza e che Lily odiava.
-Evans, è la prima volta che mi chiami con il mio cognome senza che sembri un insulto. Sai cosa? Forse dovrei annotarlo da qualche parte, conservare quella prova e poi venderla per cento galeoni a chi non mi crede se gli dico che ti sei arresa alla mia magnificenza. Ammettilo, Lils, nemmeno tu sei riuscita a resistere al fascino dei Potter.
Lily sbuffò divertita, fece la linguaccia a James che ancora sghignazzava, girò sui tacchi con il figlioletto scalpitante che le arrancava accanto ancorato alla sua mano e si avviò su per le scale.
James tornò in soggiorno e si sdraiò nuovamente sul divano di pelle, compiaciuto per aver avuto la meglio su sua moglie. Un rumore improvviso, proveniente dall'ingresso, lo fece rizzare in piedi un istante dopo, i sensi all'erta.
Corse subito verso la porta, e quello che vide gli gelò il sangue nelle vene...
Qualcosa, nell'Incanto Fidelius che li proteggeva, non aveva funzionato.


-Lily, prendi Harry e corri! È lui! Vai! Scappa! Io lo trattengo...

Trattenerlo?
Non aveva alcuna speranza, era disarmato e completamente indifeso.
Nonostante ciò, James si disse che almeno lo avrebbe rallentato, avrebbe dato a Lily abbastanza tempo per fuggire con Harry. Anche se ciò avrebbe significato lasciarli per sempre.
Un'espressione disumana iniziò a farsi prepotentemente strada sul volto serpentesco. Voldemort levò la bacchetta, ed un guizzo smeraldino fuoriuscì dalla punta.
James udì un ultimo spaventoso grido belluino...

-Avada Kedavra!
La luce verde riempì l'angusto ingresso, illuminò la carrozzina contro la parete, fece scintillare le sbarre della balaustra come parafulmini. James Potter cadde come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili...

Lily urlò il nome di James dal piano di sopra, sconvolta dalla disperazione.
Le sue richieste d'aiuto lui non le avrebbe mai ignorate, James sarebbe subito arrivato al suo fianco, per proteggerla. Lily ormai singhiozzava, completamente stravolta.
La consapevolezza che il suo James non ci fosse più le attanagliò lo stomaco. Quei pensieri non smettevano di vorticarle in testa, come una triste e continua nenia che non avrebbe mai voluto sentire.
Harry era tranquillo, non sembrava essersi reso conto di ciò che stava accadendo. Lo strinse più forte che poté, il cuore che le martellava nel petto.

-Harry, Harry sei tanto amato, tanto amato... Harry, mamma ti ama, papà ti ama... Harry, sii prudente. Sii forte.

Lo sentì spalancare la porta, evitando facilmente i mobili che lei aveva frettolosamente accatastato.
Lily Potter guardò un'ultima volta il suo bambino, gli occhi verdi umidi di lacrime, una manina di Harry stretta tra le sue. Gli baciò le piccole dita calde, gli accarezzò i capelli, incapace ancora di allontanarsi da lui. Harry la fissò con quei suoi occhi così verdi, così simili ai suoi...
Lily si voltò verso l'ingresso della cameretta, e sentì la paura impadronirsi di lei.

Nel vederlo, depose il piccolo nel lettino alle sue spalle e aprì le braccia, come se potesse servire a qualcosa, come se nascondendolo sperasse di poter essere scelta al suo posto...
-No! Harry no, ti prego!
-Spostati, stupida... spostati...
-Harry no. Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry...
-E' il mio ultimo avvertimento...
-Non Harry! Ti prego... per favore... lui no! Harry no! Per favore... farò qualunque cosa...
-Spostati... spostati, ragazza...
Avrebbe potuto allontanarla dal lettino con la forza, ma pensò che fosse più prudente finirli tutti...

Un lampo verde. L'urlo prolungato di una donna. Infine, il pianto disperato di un bambino.

  
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