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Autore: Melabanana_    31/10/2012    4 recensioni
[Questa fan fiction si è classificata prima nel contest “Tokidoki” indetto da Caffelatte e Bloody Alice]
AtsuAfu / HerAfu.
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“Devo dirti una cosa importante.” Il suo sguardo si abbassò per un attimo verso il tappeto, poi trovò di nuovo gli occhi di Afuro che lo guardavano timorosi.“Devo partire, mi hanno dato una borsa di studio all’estero, in Inghilterra”. (...)
Se qualcuno gli avesse detto tre anni prima che le parole dell’amico avrebbero cambiato la sua vita per sempre, non gli avrebbe creduto; ha avuto paura, ma ciò da cui è rimasto travolto va ben oltre una semplice separazione…
Il loro saluto è stato come quello di un film, solo che poi la realtà li ha colpiti come pietre.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Byron/Afuro, Byron/Afuro, Hayden Frost/Atsuya Fubuki
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Autore/i: Melabanana_
Titolo: If someone said…
Pairing: AtsuAfu / HerAfu
Parole: 1400
Prompt: //
Note: Ringraziamo AliCChan e Mya per averci dato la possibilità di partecipare a questo contest e di scrivere questa fic *inchin* (roby: ho deciso improvvisamente che l’AtsuAfu mi piace molto e volevo scriverci xD)
Desclaimer: I personaggi di questa fan fiction non ci appartengono, ma alla Level-5. La canzone appartiene a P!nk.
 

If someone said…

 I wish I could remember
But I keep Your memory
You visit me in my sleep
My darling, who knew

 
 
La camera è buia calda di sospiri e umida di carezze e baci.
I loro corpi nudi si sfiorano, ma solo con dolcezza, senza fare nulla di più. Afuro si lascia sfuggire un singhiozzo, cerca di coprirsi le labbra con le mani per non umiliarsi più di così, ma Atsuya glielo impedisce. Le loro mani si intrecciano mentre le labbra si sfiorano. Un bacio timido, impacciato, che subito diventa qualcosa di più: Atsuya non è minimamente in grado di trattenersi quando ce l’ha fra le braccia, in ogni occasione.
Fa scorrere le dita fra i suoi capelli biondi e lo attira a sé, ma Afuro si discosta dal bacio e affonda il viso nella sua spalla, e Atsuya sente una spiacevole sensazione di bagnato sulla clavicola.
“Hey…” dice dopo un po’, con la bocca leggermente arricciata in un broncio.
“Se non la smetti di piangere, inizierò a pensare che faccio schifo a letto…”
“Infatti è così. Non ti dare arie, idiota.” Borbotta Afuro. Stringe ancora di più l’abbraccio, affonda le unghie nella sua schiena fino a fargli male, ma ad Atsuya non importa. Sono solo graffi, esistono dolori ben più profondi…
  

Era una fredda giornata di Gennaio, erano caduti gli ultimi fiocchi di neve della mattinata. Afuro era stato più volte sul punto di fermarsi per poterli osservare direttamente sul palmo delle sue mani. Sarebbero durati pochi attimi,e dopo aver lasciato una leggera sensazione di fresco, si sarebbero sciolti, avrebbero bagnato le bianche dita del biondino. Prima che potesse afferrare un fiocco di neve, Afuro sentì una stretta calda afferrare la sua mano.
Hera camminava di fianco a lui, silenzioso. Bastava la sua presenza a rassicurare Afuro. Il biondino arrossì leggermente e sorrise a quel contatto così innocente.
“Smettila di osservare i fiocchi di neve e di sorridere per qualunque cosa.” Mormorò il castano squadrandolo con i suoi occhi grigi.
“Che noia che sei, la neve mica si vede spesso.” Rispose l’altro sbuffando.
Hera fece spallucce e non disse altro.
“Fra poco è il tuo compleanno.” Disse ad un tratto Afuro, strinse più forte la mano del ragazzo che camminava al suo fianco.
Hera inarcò un sopracciglio “Quindi?”
“Quindi devo pensare ad un bel regalo.” Replicò Afuro.
Hera sospirò “Non m’interessa più di tanto.”

L’altro fece un’espressione perplessa, poi sorrise di nuovo e unì anche l’altra mano a quella di Hera.“Organizzerò una bellissima festa!” Esclamò, fiero dell’idea che aveva appena avuto. Hera non controbatté, l’avrebbe semplicemente lasciato fare, perché in fondo era felice di essere al centro dell’attenzione di Afuro almeno per un po’.
E forse avrebbe dovuto ringraziarlo.

  
Non capisce perché, ma Atsuya non ha risposto alla provocazione.
E’ strano, ma anche inquietante. Sono proprio quei battibecchi a riempire di vita le loro giornate; quei silenzi improvvisi lo innervosiscono, perché le parole lasciate in sospeso continuano ad aleggiare nell’aria e non riesce a capire perché non siano state dette. A volte quelle parole sono troppo pesanti, a volte troppo banali per essere pronunciate, ma in ogni caso Afuro preferirebbe mille volte una battuta stupida di Atsuya a quel vuoto.
“Sono un idiota…” mormora. Ecco, ora gliel’ha servita su un piatto d’argento! Ma ancora una volta Atsuya tace. Afuro vorrebbe prenderlo a schiaffi.
Si scosta dall’abbraccio e si solleva sulle braccia, cerca con lo sguardo un qualsiasi oggetto contundente da usare. Solo che, nel momento esatto in cui si tende per afferrare la lampada sul comodino, sa già che non vuole far male ad Atsuya più di quanto non voglia far male a se stesso.
Un grido soffocato di rabbia gli sfugge quando Atsuya gli blocca la mano e lo attira di nuovo a sé. Gli intima di lasciarlo, lo minaccia, ma alla fine non può fare altro che scoppiare a piangere.
Non è colpa di Atsuya se si sente così; non è colpa sua se quel giorno è diventato il peggiore della sua vita. Non è colpa di nessuno, in realtà, però Afuro non può non odiarlo.
  

Tutto quel che rimaneva della festa “a sorpresa” di Hera erano solo festoni colorati sparsi sul pavimento, briciole di cibo disseminate sul tavolo e cadaveri di palloncini ormai sgonfi.
Hera e Afuro erano seduti sul divano rosso del biondino, il quale aveva il suo solito sorriso stampato in faccia.
Hera lo guardò perplesso, ma non disse nulla. Afuro gli porse un pacchetto
“Ci tenevo a farti un regalo.” Mormorò passandoglielo.
Il castano squadrò la scatola quadrata per qualche secondo, poi sfilò il nastro color cielo. Non era affatto abituato a ricevere regali, quindi quando vide la sciarpa viola che gli aveva regalato il biondino non poté fare a meno di abbozzare un sorriso.
Sorriso che svanì subito dopo,
quando gli venne in mente quello che avrebbe dovuto dire ad Afuro quella sera.
“Ti piace?” chiese curioso il ragazzo dagli occhi rubino. Hera annuì, poi la sua espressione si fece seria, cosa che turbò non poco il ragazzo che sedeva di fianco a lui. “Devo dirti una cosa importante.” Il suo sguardo si abbassò per un attimo verso il tappeto, poi trovò di nuovo gli occhi di Afuro che lo guardavano timorosi.“Devo partire, mi hanno dato una borsa di studio all’estero, in Inghilterra”. Disse piano. Afuro sentì un enorme dolore al petto e non poté fare a meno di sentirsi smarrito, ma accennò un sorriso. “Devi esserne felice, no?” Non riusciva a nascondere il tremolio nella sua voce.
Hera gli strinse la mano e non rispose.
Se ne sarebbe andato semplicemente dall’altra parte del mondo.
Nel momento in cui Hera lasciò l’appartamento, Afuro non poté fare a meno di affondare il viso nel cuscino  e piangere.

 
Odia il giorno del compleanno di Hera.
Non è una cosa razionale, lo sa bene, ma non può farne a meno.
E’ il giorno in cui ripensa al loro addio, al modo in cui si sono separati, così brutalmente… Lui e Hera, l’amico di sempre e il ragazzo che ha sempre amato, non si sono più rivisti.
Se qualcuno gli avesse detto tre anni prima che le parole dell’amico avrebbero cambiato la sua vita per sempre, non gli avrebbe creduto; ha avuto paura, ma ciò da cui è rimasto travolto va ben oltre una semplice separazione…
Il loro saluto è stato come quello di un film, solo che poi la realtà li ha colpiti come pietre.
Afuro non può sopportarlo… ecco perché il giorno del compleanno di Hera è uno schifo. E’ il giorno peggiore che ci sia durante tutto l’anno.
  

Il giorno della partenza di Hera, Afuro teneva il cellulare premuto contro l’orecchio
e nascondeva la tristezza attraverso frasi stupide che avrebbe dovuto tranquillizzare entrambi, in teoria.

“Ti verrò a trovare sicuramente.” Cinguettò il biondino.
“Allora ti aspetto, però cerca di avvisare e di non piombarmi in camera come se niente fosse.” Sbuffò Hera.
“D’accordo!”
“Devo salire sull’aereo…” mormorò il castano. Poi, silenzio.
Afuro prese un bel respiro “Ti amo Hera.” Disse tutto d’un fiato.
L’altro lasciò quasi cadere il cellulare per la sorpresa, poi sorrise.
“Anche io, stupido. Ci vediamo presto.”
Eppure quella conversazione sapeva tanto di addio, non di un semplice arrivederci.

 
Ormai sono passati tre anni da quel giorno… Se qualcuno gliel’avesse detto tre anni prima…
Afuro ci ha messo un po’ a riprendere a sorridere con spontaneità, e ancora oggi se guarda le foto di loro due una sensazione di smarrimento e nostalgia gli attanaglia lo stomaco, amorfa e gelida. Ancora oggi piange, nel giorno del compleanno di Hera. Pensava che non si sarebbe mai più innamorato di nessun altro, lo giurava a se stesso ogni singolo giorno che lo separava da Hera. Invece, Atsuya era entrato nella sua vita e gli aveva insegnato a sorridere di nuovo, e Afuro lo amava per questo.
Però lui, Hera, non avrebbe mai potuto dimenticarlo.
“Io lo amavo.” Sussurra, soffocato. Atsuya annuisce e continua ad accarezzarlo.
Afuro non smetterà di piangere per tutta la notte ripensando a quello stramaledetto momento che gli ha stravolto la vita, cambiandola per sempre.
  

Hera era partito da un solo giorno e già gli mancava, per distrarsi un po’ Afuro aveva deciso di farsi un giro per il centro.
La sua attenzione fu catturata dal grande schermo che sovrastava un palazzo.
Lo colpì una sola notizia, lo sguardo fisso sulle scritte bianche che facevano contrasto con il colore nero sullo sfondo.
“L’aereo partito ieri da Tokyo per Londra non è arrivato a destinazione.” Annunciò la voce atona dell’anchorman.
 “Nessun superstite.”

 
 

***

**C’erano una volta una mela e una banana…**  
FIIIIIIIIIIIIIIIIIIGHT.
Allora, ciao :’DD
Se questa cosa vi sembra deprimente… lo è. Abbiamo fatto bene il nostro lavoro!
Afuro è un depresso, Hera è un depresso, Atsuya è un depresso (sì, perché poi in tutto ciò immaginate quel povero Atsuya come si sente)… prendete questi tre e avrete un triangolo di depressi (?)
La scelta della canzone è stata complicata, lol. Non riuscivamo a deciderci. Abbiamo cambiato almeno tre volte. Alla fine, la prescelta (?) è “Who knew” di P!nk :’DD Vi consigliamo di sentirla mentre leggete la fic!
La fic è scritta a quattro mani –le parti al presente sono scritte da Roby e quelle al passato da Camy- e partecipa al contest “TokiDoki” di AliCChan e Mya.
Au revoir
Roby&Camy

 
   
 
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