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Autore: Shirangel    31/10/2012    3 recensioni
Alla fine, loro due erano solo cose vive.
[Sasuke x Naruto]
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Living Things

 

Il fragore della pioggia faceva ammutolire tutto il resto del mondo.

Sasuke lo sapeva, e forse era colpa del temporale se non riusciva a prendere sonno, malgrado l’estenuante giornata di lavoro. Avevano trascorso ore arrancando nel fango, sporchi e sudati, per raggiungere la meta della loro missione, e mentre strisciava a fatica nella trincea che avevano scavato riusciva a pensare solo a quanto avrebbe voluto dormire.

E invece, sebbene il piacevole tepore del futon gli causasse una placida sonnolenza, i suoi occhi non ne volevano sapere di chiudersi. Forse era proprio colpa di quel dannato tempo.

Essere lasciato da solo con sé stesso gli piaceva, spesso non aspettava altro, ma quando questo accadeva in quell’universo parallelo ovattato e solitario che solo la pioggia autunnale riusciva a creare, uno strano senso di disagio si impossessava di lui e all’improvviso tutto diventava troppo vicino. I suoi pensieri gli si appiccicavano addosso e non c’era niente che riuscisse a tenerli lontani.

Tutte le paure che ogni giorno si affannava a nascondere sotto una spessa coltre di indifferenza lo circondavano sussurrando il suo nome e lui non poteva scappare, non sarebbe mai riuscito a fuggire da sé stesso.

Eppure quella notte non lo soddisfaceva nemmeno l’ipotesi di rimanere lì dentro rannicchiato al buio, rimuginando continuamente su questioni che il dodicenne che era non poteva risolvere, malgrado la tenacia con cui ci si impegnava.

Fu per questo che, anche se non aveva bisogno di prendere una boccata d’aria, né era infastidito da Kakashi e Sakura che dormivano accanto a lui, qualcosa lo spinse ad uscire dal rifugio in cui il team 7 avrebbe dovuto trascorrere la notte prima di fare ritorno al villaggio.

Nemmeno lui sapeva con certezza perché lo stava facendo; non voleva aver bisogno di contatto umano, rischiando di inficiare tutto quello per cui da anni stava combattendo, quindi decise che stava raggiungendo Naruto solo per vedere se svolgeva a dovere il suo turno di guardia. Non perché perfino Sasuke Uchiha, ogni tanto, necessitava di qualcuno che non era se stesso.

Come aveva previsto, il suo compagno di squadra si era serenamente addormentato contro il muro della casupola, esposto alle gocce di pioggia là dove il suo corpo, vittima del sonno, aveva scomposto la posizione originaria e si era allungato oltre il margine di protezione offerto dal tetto.

Lo shuriken con cui aveva di sicuro giocherellato prima di appisolarsi gli era scivolato dalle dita e giaceva poco distante dalla mano destra; Sasuke sapeva prevedere come, svegliandosi, Naruto vi si sarebbe goffamente appoggiato conficcandoselo nel palmo per errore.

Per qualche secondo il dodicenne che viveva ben nascosto dentro di lui fu tentato di non intervenire e godersi lo spettacolo che sarebbe stato messo in scena la mattina seguente, poi però la sua metà ragionevole ebbe la meglio e con un malcelato sospiro si chinò per raccogliere l’arma. Mentre lo faceva notò distrattamente che la coperta con cui Naruto aveva tentato di avvolgersi per proteggersi dal freddo pungente era scivolata fino a lambirgli i piedi.

Sasuke alzò gli occhi al cielo. Quello non l’avrebbe fatto. Non era una dannata mammina che rimbocca le lenzuola ai propri pargoli.

Dopo essersi assicurato che lo shuriken fosse a distanza di sicurezza, si lasciò cadere vicino al compagno di squadra, portandosi le ginocchia al petto. In qualche modo l’odioso russare di Naruto riusciva a riempire il silenzio di cui le sue ossessioni  approfittavano per torturarlo. Chiuse gli occhi mentre avvertiva una bizzarra sensazione di serenità che scacciava via tutto il resto e gli permetteva di godersi le gocce di pioggia che ticchettavano sul terreno poco distante da lui.

Fu proprio in quel frangente che Naruto, nel sonno, pensò bene di afflosciarsi addosso a lui e appoggiare la testa sulla sua spalla, cancellando la sua ritrovata pace interiore come un secchio d’acqua bollente scioglie la neve. Il suo respiro caldo gli accarezzò il collo, provocandogli un leggero solletico.

Gli occhi di Sasuke si assottigliarono pericolosamente.

“Non ci pensare nemmeno, baka.”

Se ci avesse riflettuto forse avrebbe trovato alquanto stupido parlargli e allo stesso tempo farlo a bassa voce per non svegliarlo, ma in quel momento la sua unica preoccupazione era di appoggiargli una mano sui capelli umidi e spingerlo via con malagrazia, sperando che decidesse di utilizzare come sostegno alternativo il muro alle sue spalle.

Naruto borbottò qualcosa senza svegliarsi e si divincolò come se non riuscisse a trovare una posizione altrettanto comoda.

Usurantokachi.

Il vento intanto si era alzato e ormai dirigeva la pioggia verso i corpi rannicchiati dei due ragazzi, deviandola dalla sua traiettoria verticale. La temperatura si era abbassata di qualche grado e Sasuke rabbrividì sotto la stoffa leggera dei suoi abiti, ma la ridicola tuta arancione che tanto lo infastidiva sembrava adatta a sopportare il clima autunnale.

Come a volerlo smentire, appena pochi istanti dopo aver formulato tale pensiero notò che il compagno di squadra era scosso da quelli che, presumibilmente erano brividi di freddo.

Alzò gli occhi al cielo.

Se Naruto si fosse preso un raffreddore il giorno dopo avrebbe estenuato l’intero team con le sue lamentele. Un’influenza avrebbe potuto addirittura compromettere la conclusione della missione, e quello avrebbe procurato a tutti non poche seccatura.

“Baka che non sei altro.” bofonchiò ancora, mentre sollevava la coperta e gliela appoggiava sul petto, cercando di coprirlo quanto più possibile. Sicuramente era stato il freddo pungente ad arrossargli le guance; Sasuke Uchiha non era mai in imbarazzo.

Durante questa delicata operazione lo aveva inavvertitamente urtato con il gomito, e ora di nuovo la fronte di Naruto scivolò fino ad posarsi sulla sua spalla. Per altre dieci volte lo spinse via, poi l’undicesima decise che, se proprio teneva tanto, quel dobe poteva appoggiarsi a lui.

Anche la coperta si spostò, a causa dei movimenti inconsulti di Naruto, un esorbitante numero di volte, e altrettante Sasuke la raccolse. Alla fine quasi non sbuffava più mentre era costretto a farlo, anche se non poteva impedirsi di borbottare parole astiose verso quel baka.

Sebbene ormai i pensieri non gli impedissero più di prendere sonno, grazie all’imprevedibile utilità di colui che si autodefiniva suo migliore amico, lui rimase sveglio per tutta la notte a rimettere a posto quella dannata coperta.

Tornato all’interno del rifugio alle prime luci dell’alba, non volle spiegare a un incredulo Kakashi come diavolo avesse fatto a buscarsi un raffreddore simile dormendo al coperto.

 

[Each word gets lost in the echo]

“Ehi, Sasuke.”

Lui gli lanciò un’occhiata di pura indifferenza. “Che vuoi, usuratonkachi?”

Naruto lasciò che il suo viso si deformasse in una smorfia di disappunto e nel farlo serrò gli occhi per permettere all’amico di asciugarsi frettolosamente quella lacrima che era sfuggita al suo controllo.

“Smettila di chiamarmi così, teme!” replicò, sforzandosi di mantenere il suo normale tono di voce, malgrado  il forte disagio che gli stava scaldando lo stomaco.

Sasuke Uchiha non piangeva mai. Vederlo mentre lo faceva era talmente strano da procurargli una fastidiosa sensazione di malessere.

Il ragazzo schioccò la lingua, annoiato, e girò il viso dalla parte opposta. “Non mi hai ancora risposto.”

Naruto lo guardò.

Avevano all’incirca la stessa età ed erano cresciuti insieme, anche se fino a poco tempo prima si erano a stento rivolti la parola, eppure gli occhi di Sasuke erano più vecchi. Si chiese se fosse a causa dello sharingan, o dell’impegno con cui si allenava tutti i giorni, o semplicemente delle atrocità che era stato costretto a vedere.

“È stato Kakashi-sensei a dirmi che ti avrei trovato qui. – rispose, portandosi una mano dietro la nuca. – Ho pensato che, magari, avevi voglia di un po’ di compagnia.”

Lui non rispose e Naruto lo prese come un invito a rimanere. Si sedette accanto a lui sul terriccio freddo, di fronte alla lapide usurata dagli anni e dalle intemperie. Dalla minuscola foto in bianco e nero Mikoto Uchiha sorrideva dolcemente.

“È il suo compleanno.” mormorò Sasuke di getto. Forse aveva solo bisogno di dire qualcosa.

Naruto annuì, piano. “Lo so.”

Titubante, alzò una mano e l’appoggiò sulla spalla dell’amico. Era sicuro che sarebbe stato rifiutato.

Sasuke invece sussultò leggermente quando percepì il suo tocco, ma non lo scostò. Si ricordò di quando si era preso cura di Naruto, a suo modo, quell’unica notte, e capì quanto potesse essere strano il mondo.

L’ansia di essere se stesso andava via solo quando stava con quel baka. Era assurdo, era incomprensibile, ma era così.

Anche in quel momento.

Ma alla fine, loro due erano solo cose vive, e insieme lo erano meglio. Era solo questo.

Sasuke quasi sorrise a quella consapevolezza. Non era debole, era solo… umano.

 

 

 

 

Note dell’autrice:

Allora, è una cosina senza tante pretese ma un po’ di sano fluff fa sempre bene :3 I credit vanno ai Linkin Park, sia per il titolo che per la citazione e… nient’altro xD

Spero che vi sia piaciuta, se invece vi ha fatto schifo… be’, lasciatemi un commentino in entrambi i casi please! :) Buon Halloween a tutti!

Shirangel

   
 
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