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Autore: Sorella_Erba    16/05/2007    5 recensioni
Perché, caro e fascinoso Sirius Black, gli scherzi sono divertenti, certo. Ma sai, ti si possono ritorcere contro quando meno te l'aspetti.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Minerva McGranitt, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA.
Ho voluto distaccarmi un po’ dal racconto introspettivo. La malinconia era ormai divenuta parte integrante di me ^^
Spero di riuscire a suscitarvi qualche risata o, almeno, un accenno di sorriso. Io mi sono parecchio svagata scrivendo questa One-Shot.
Buona lettura!


 
                               What Goes Around… Comes Around
 
 
Sirius Black non era mai stato un ragazzo posato. Mai.
Il sangue nelle vene gli ribolliva di continuo, l’adrenalina sfiorava vette allucinanti, gli incisivi erano sempre pronti a mordicchiare stizzosamente il labbro inferiore, gli occhioni grigi costantemente all’erta e ridenti, talmente ridenti e canzonatori da mandare addirittura in bestia, alle volte.
Non era un tipo calmo, pacato, da riuscire a tenere le braccia conserte per più di due secondi. Non era mica Remus J. Lupin. Aveva sempre quella stramaledetta e cattiva abitudine di fare: congetturare, ghignare, mettere all’opera ed infine ghignare ancora, divertito ed appagato.
Fare cosa, vi starete domandando?
Be’, naturale. Gli scherzi. I suoi stupidi ma geniali, divertenti ma irritanti, accetti ma dolorosi scherzi.
Sirius Black era conosciuto a Hogwarts – oltre che per l’elegante bellezza e l’enigmatico fascino – per questi suoi sollazzi, modi come altri per impegnare il tempo libero.
Gli studenti acclamavano lui e il suo migliore amico James ‘Il Braccio’ Potter, quindi perché smettere di combinarne di nuovi? La fauna maschile li idolatrava, quella femminile invece li accoglieva, eccitata e festosa, fra le calde lenzuola dei loro confortevoli letti – oppure, se accidentalmente sprovviste di giacigli comodi, era sufficiente anche il ripostiglio delle scope.
I Re degli Scherzi solevano scegliere le loro vittime con scrupolosa cura, anche se alla fine la scelta ricadeva sugli acerrimi e velenosi compagni Serpeverde. Soprattutto su uno, Severus ‘Mocciosus’ Piton.
Tuttavia, ce n’eran per tutti e di tutti i tipi. Venivano perfino pensati a seconda delle occasioni.  
 
 
 
19 Marzo dell’anno 1976.
10 a.m.
Ora di Trasfigurazione. 
 
La spaziosa aula di Trasfigurazione del quinto piano era molto vivace, quella mattina. Le finestre erano state aperte e la fresca aria si introduceva nella stanza, impregnandola del suo delicato odore di primavera, insieme ai tenui raggi solari, timidi e tiepidi, non del tutto avvezzi alla prossimità della buona stagione. Le chiacchiere degli studenti erano gremite delle loro cristalline risate, che rallegravano ancor di più l’ambiente e i loro stessi animi, prima così tesi, ora molto più rilassati.  
Sì, l’aria era decisamente serena, soprattutto perché la rigida professoressa McGranitt non si era ancora presentata a lezione. E ciò dava una marcia in più agli allievi, che, anche senza ammetterlo apertamente, speravano con tutto il cuore in una improvvisa e forte influenza che costringesse l’insegnante, sdraiata su di un letto dell’infermeria, ad un riposo forzato il più a lungo possibile.
L’atmosfera era a tal punto spensierata che nemmeno gli studenti del sesto anno appartenenti alle due Case più in competizione fra loro non si schernivano a vicenda né scagliavano gli uni contro gli altri incantesimi e maledizioni.
I Grifondoro stavano da una parte, i Serpeverde dall’altra, ognuno immerso nei propri interessi, nessuno che notava la presenza dell’altro.
Forse era proprio la primavera ad arrecare quello strano effetto, quella stramba e placida tregua. Quasi tutti gli animi degli studenti, a quanto pareva, sembravano sopiti…
Già, quasi tutti.
 
---
 
- Ramoso? – chiamò Sirius Black, percorrendo insieme all’amico Potter il corridoio del quinto piano che portava alla classe di Trasfigurazione.
- Sì, Black? –
- Hai portato quella cosa, non è vero? – chiese Black, osservando James con un velo di preoccupazione nelle plumbee iridi.
- Ovviamente, Felpato. – borbottò Ramoso in tono enfaticamente offeso, regalando all’amico uno sguardo torvo. – Penso a tutto, io. –
Black esplose in una risata canina che riempì l’intero corridoio. James implorò mentalmente la pia e fiera anima di Godric Grifondoro affinché nessuno fosse presente alla scena, vista la loro imminente missione e, soprattutto, per l’idiota risata del compare.
- Sì, a tutto… - rimbeccò l’ex pupillo di Casa Black, le labbra piegate ancora in un sogghigno scocciante.
Potter invocò stavolta l’anima di Merlino per non tramutare il nobile viso di Sirius in un ammasso informe e sanguinolento di carne.
- Si da il caso che progetti io ogni cosa. – dichiarò solenne il ragazzo, sollevando con aria spavalda il mento.
- Mettere in atto, vorrai dire. – corresse Sirius, puntiglioso, alzando un indice. – Per quanto sottile possa essere, c’è una differenza fra il progettare e l’agire. Tu non hai abbastanza cervello per pianificare tutto a dovere, Potter. –
James, non sapendo più cos’altro ribattere a causa della rabbia che gli ottenebrava la ragione, decise per la prima ‘frase ad effetto’ che gli venisse in mente.
- Sarà perché sono un uomo d’azione, io. –
Sirius gli lanciò un’occhiata di stanca superiorità, mordendosi comunque la lingua per non replicare e tornando a puntare le iridi cineree dinanzi a sé.
- Che ora è? – chiese poco dopo.
- La campanella della seconda ora è suonata già da alcuni minuti. Saranno le dieci e qualcosa… - rispose Potter, pronto. - Mi domando se troveremo la McGranitt in classe. –
Sirius ghignò con divertimento, portandosi le braccia alla nuca.
- Penso di no. – sospirò. - In questo preciso istante starà dando con tutta l’anima di stomaco. -
- E non solo! – aggiunse con una risata James.
Pestifere pesti. Ecco cos’erano.
Camminarono ridendo malignamente per altri minuti finché non si ritrovarono di fronte alla porta dell’aula di Trasfigurazione. Dall’interno provenivano distintamente le risate felici dei compagni.
- Chi lo farà? – domandò improvvisamente James, poggiando una mano sulla sua borsa a tracolla e fissando le iridi castane sull’amico.
- Naturalmente io, Monsieur Ramoso. – fece altezzosamente Black. – Sono costretto a ricordarti che non sei mai stato un ottimo attore. Io, al contrario, eccello nella nobile arte delle performance. –
Ramoso borbottò qualcosa di incomprensibile e iniziò a frugare all’interno della sua sacca con indignazione.
- Spero vivamente che non si sia rotta. – mugugnò Sirius, in attesa e con sguardo di disapprovazione, tenendo le braccia incrociate al petto. – Sai, io e Lunastorta ci abbiamo lavorato su un intero mese. Ciò significa anche che ho dovuto sopportare rimproveri borbottati a mezza voce su quanto fossimo bambini e imbecilli. E non è affatto piacevole essere punzecchiati senza poter controbattere… -
- Non sei stato l’unico a farsi un mazzo così, Mr. Black. – sbottò James a bassa voce, continuando a rovistare. – Se non erro, sono dovuto andare io alla ricerca di quegli schifosissimi ingredienti, cercando fra le schifezze di Lumacorno. E per di più con quella piaga di Peter… ah, eccola qui! – esultò, cambiando repentinamente espressione.
Sirius s’illuminò di speranza mentre James faceva uscire dalla borsa una bottiglietta in vetro, trasparente, che conteneva un liquido torbido e dall’aspetto viscoso.
- Perfetto! – esclamò Black, strappandola letteralmente dalle mani di Potter, sempre più corrucciato.
L’affascinante ragazzo stappò il recipiente e diede una profonda boccata d’aria, fermandosi però di botto nel bel mezzo dell’inspirazione ed iniziando a tossicchiare roco.
- Per Morgana, sa di gorgonzola ammuffito! – bofonchiò con aria schifata.
- Oh, ma oramai questo compito spetta a te, Sirius. – sorrise trionfante e provocatorio James, alzando eloquentemente le sopracciglia. – Non voglio mica toglierti la parte e il piacere di dimostrare le tue grandi doti di attore. –
- Sei un bastardo senza cuore, Potter. – piagnucolò Sirius, aggrottando la fronte e sporgendo il labbro inferiore. – Te la farò pagare. –
James esplose in una risata alquanto divertita.
- Oh, ma naturalmente! – esclamò, afferrando il pomello del battente della classe e aprendo la porta. – Mi raccomando, gustala come fosse un delizioso Whisky Incendiario Ogden Stravecchio, amico mio! -
- Te la farò pagare… - ripeté fra sé e sé Black, quando la porta dell’aula si fu chiusa.
Dopo alcuni secondi di silenzio, Sirius abbassò gli occhi chiari sulla bottiglietta che teneva serrata in un pugno.
Farlo o non farlo? Questo il dilemma.
Se l’avesse fatto, poche ore più tardi avrebbe fatto compagnia all’insegnante di Trasfigurazione, affiancandola in conati di vomito mai visti prima.
Se invece non l’avesse fatto, addio soddisfazione di aver giocato un brutto ma eccellente tiro alla professoressa McGranitt.
Inspirò ed espirò profondamente e con grande teatralità. Aveva fatto la sua scelta. E che scelta!
Frugò nella sua sacca ed estrasse una fialetta contenente due capelli corvini.
- La vecchiaia sta iniziando a farsi notare, eh, professoressa? – ghignò a bassa voce, osservando i due sottili fili dopo averli estratti dalla loro custodia temporanea. La radice dei capelli era di un simpatico grigio topo.
Black immerse i fini crini nella pozione Polisucco con aria perplessa e sdegnata; poi prese il coraggio a due mani e, portandosi il pollice e l’indice della mano sinistra a tapparsi il naso, bevve in un unico sorso il disgustoso intruglio.
- Oh-mio-Dio! – imprecò in un filo di voce. – Brucia! Brucia! -
Sirius portò le mani a serrarsi attorno al desiderabile e candido collo, mentre dalla gola avevano origine soffocati e gutturali versi. Iniziò a tremare all’improvviso e così violentemente che dovette accostarsi all’alta parete giallastra e antica.
Il respiro di Sirius era irregolare e la sua temperatura corporea cresceva sempre più, divenendo quasi insopportabile, tanto quanto il dolore che gli attanagliava ogni singola parte del corpo. Tenere gli occhi aperti o spostarsi era impossibile; sperava fortemente che nessuno studente o insegnante o chicchessia passasse per quella corsia in quel preciso istante. Era spossato e correva il rischio di farsi scoprire, mandando in tal maniera all’aria tutti i suoi ingegnosi piani.
Ma la debolezza e il senso di soffocamento pian piano stavano digradandosi, permettendogli di poter eseguire lenti movimenti. Così, Sirius si portò davanti agli occhi grigi una mano e… rabbrividì. Non era la sua bella, affusolata ed elegante mano giovane. Quella era una mano da vecchia e inflessibile donna. Sì, la mano della professoressa Minerva McGranitt, dalle unghie ben curate e dalle dita longilinee; quasi perfetta, se non fosse stato per la rugosità. Portò lo stesso palmo a lambire il volto. Labbra sottili e strette, gote incavate e grinzose per l’età, così come la fronte alta. La mano scese lungo la ruvida gola, accertando la totale sparizione del pomo d’Adamo.
E pensare che le ragazze lo consideravano così sexy
Improvvisamente, arrestò le dita in un punto particolarmente delicato.
- Per la miseria. – piagnucolò Sirius, solo che al suo orecchio non arrivò la voce profonda e seducente che era solito identificare come sua. No, quella era la voce che ogni mattino gli urlava contro, che lo mandava un giorno sì e l’altro no in punizione, che toglieva esasperata e anche a malincuore punti alla sua Casa. La dannatissima voce severa e tonante della McGranitt. Ma ciò contribuiva ad aumentare la sua ansia soltanto per un basso cinque per cento, rispetto alla sciagura che gli era appena capitata. Lo shock era troppo, tanto da farlo appoggiare per un’ennesima volta con le spalle contro al muro.
“ Per Merlino, sono provvisto di tette! ”
Non riusciva ad abituarsi a quell’idea. Per lui, il seno era sempre stato una delle armi principali di seduzione delle ragazze.
Ecco, appunto: ragazze.
Sirius Black era avvezzo ad esibire i suoi splendidi pettorali marmorei e candidi, la nona meraviglia del mondo – l’ottava era invece un’altra sua inestimabile dote fisica, il cui nome è meglio tralasciarlo.
Inoltre, un buon seno doveva obbligatoriamente essere tondo, sodo e piacevolmente tiepido. Descrizione che non si addiceva per nulla a quelle cose che si ritrovava suo malgrado in petto.
Un momento, però…
Quindi, se era fornito di un paio di tette - “ definizione parecchio azzardata. Non è possibile definire ‘tette’ queste due orecchie di cane ”, pensò a malincuore Black – doveva logicamente avere…
Sirius trattenne rumorosamente il fiato, spalancando inorridito gli occhi, che repentinamente saettarono giù, a scrutare l’interno cose.
- No! -
Un grido esasperato, un uggiolio acuto di cane bastonato. Per la prima volta in vita sua, Sirius Black era sprovvisto di palle, e non solo allusivamente parlando.
- Perché, Godric, perché non ho dato la pozione a quell’imbecille di James? – sibilò, battendo la fronte contro il muro e piagnucolando come un bambino.
Istantaneamente, la voce saccente di Remus si fece spazio nella sua mente, accompagnata dall’immagine dell’amico con un dito puntato in aria, gli occhi chiusi e i morbidi capelli castani mossi da un vento proveniente da chissà quale luogo. Il tutto adornato da uno sfondo rosa salmone, che dava un tocco di solennità al quadretto.
“ Gli effetti della pozione Polisucco rimangono attivi per circa un’ora dalla prima sorsata, dopodiché l’intruglio perde la sua efficacia. ”
Riaprì le iridi argentee, rincuorato da quel lampo, modestamente di genio. Inspirando con orgoglio e a pieni polmoni, si distaccò dalla parete.
Era giunto il momento di mettere all’opera quel meraviglioso scherzo.
Così, carico di adrenalina e traboccante di sicurezza, si diresse al bagno degli insegnanti, a fine corridoio, per cambiarsi d’abito.

--- 
 
- Silenzio! -
La porta della classe di Trasfigurazione era spalancata. Gli studenti, sbalorditi, si voltarono in direzione della professoressa McGranitt, ritta dinanzi al battente sbarrato, gli occhi che incenerivano ogni studente con un solo sguardo. Era parecchio sciupata in viso e il suo corpo leggermente tremante. 
Osservò uno dopo l’altro i suoi allievi Grifondoro e Serpeverde, cercando con lo sguardo coloro che avevano osato giocarle un così molesto tiro. Sapeva già chi fossero, comunque. Oramai era basato sulla prassi che ogni guaio accaduto nella scuola fosse irrimediabilmente opera loro.
- Potter! Vieni subito qui! -
James, con una sicurezza che non aveva mai osato esternare dinanzi alla McGranitt, si portò avanti, distaccandosi dal compatto gruppo di Grifondoro del sesto.
- Dica, professoressa. – proferì, quasi scoppiandole a ridere in faccia.
- Sei sospeso dalle lezioni per una settimana insieme al tuo compare Sirius Black! – sbraitò la McGranitt, ad un centimetro dal viso di Potter.
James non riuscì più a trattenersi. Dapprima spostò una mano a nascondere il sorriso represso che gli si era allargato sulle labbra sottili e fece l’occhiolino alla professoressa, che allibì davanti ad un simile gesto. Alla fine, Potter esplose in una risata così acuta che l’insegnante strinse gli occhi, infastidita. James, per non crollare al pavimento a causa dei forti risi, si appoggiò ad una spalla della professoressa, la cui ira andava crescendo, toccando vette altissime.
I compagni, Serpeverde e Grifondoro, erano scioccati tanto quanto la McGranitt.
- Potter, ti spedirò dritto dal Preside, stanne certo. – disse in un sibilo iracondo la professoressa, strattonando il braccio di Potter.
- Ragazzi, siete pregati di accomodarvi! –
Un urlo di donna riecheggiò nell’aula oramai silenziosa. Sembrava la voce della professoressa McGranitt; anzi, era proprio la sua. Eppure l’insegnante non aveva aperto bocca.
James sudò freddo, rendendosi conto solo allora dell’errore madornale che aveva commesso. Guardò la McGranitt con espressione preoccupata e all’erta, notando il volto della professoressa scavato dalla rabbia e dallo sbigottimento. Era totalmente rivolta, come il resto della classe d’altronde, in direzione della porta.
Dando loro le spalle, entrò una donna rigida dai lunghi capelli corvini sciolti, con indosso un lungo abito verde smeraldo.
- Siete sordi, per caso? – sbraitò la donna, andando alla cattedra e sedendosi. – Vi ho det…-
Le sue parole si spezzarono, risuonando ancora nella spaziosa stanza.
- Oh, Merlino. – sussurrò Remus Lupin, portando una mano a coprirsi metà volto.
La professoressa McGranitt e quella stramba donna dalla lunga chioma sciolta si somigliavano come due gocce d’acqua. Stessi occhi, stesso viso, stessa corporatura. Solo che l’espressione di una era l’opposto di quella dell’altra.
- Pr-professoressa… - sussurrò la donna, gli occhi scuri spalancati e timorosi. – Posso spiegarle ogni cosa… -
- Mi spiegherai ogni cosa nell’ufficio del Preside, signor Black. – mormorò rigidamente la professoressa, rossa in volto per l’imbarazzo e la rabbia, ma con una luce di trionfo negli occhi. – Pozione Polisucco, presumo. Penserò io a farvi passare questo periodo di eccessivo svago, signori. –
 

Questa fu la volta in cui Sirius Black - adottando le sue testuali parole – si sentì pesare la merda nelle mutande.  
   
 
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