Caffè amaro.
 
Parti dal presupposto che reputo gli uomini materia neutra. Sono buoni? Sono cattivi? Non lo so. Troppi fattori in gioco, troppi elementi da considerare, a partire dall’educazione, dalla famiglia che ti capita tra capo e collo, dalla tua capacità di destreggiarti tra le esperienze che non avevi messo in conto per finire con la relatività di ciò che intendi per buono e ciò che intendi per cattivo.
Niente bugie, comunque. Chi può fregarti ti frega e se ti frega è perché gli hai permesso di farlo, di reputarti sciocco, calpestabile, di poco conto.
Chi ti mette i piedi in testa ha la possibilità di provarci perché sei tu a chinare il capo.
Inconsapevolmente o meno, ti sei abituato a concedere spazio, tempo, fatiche; hai accettato errori e cattiverie come se fossero la normalità, quando in realtà sono l’assurdo che non vuoi combattere.
 
Si fermò, girò il cucchiaio nella tazza di caffè e sogghignò.
 
Nessuno può dirti cosa preferire. Puoi pensare che il mondo sia una schifezza o un posto meraviglioso, che l’amore sia una fregatura o una ragione per lottare, puoi non fidarti di nessuno o imparare a farlo, puoi diventare vegetariano o mangiare una bistecca alta quanto la cresta che hai in testa.
Ma finché le tue scelte saranno indotte, sarà come percepire un movimento che non stai compiendo. Finché non ti libererai di tutto ciò che è stato impiantato nella tua mente mentre eri distratto, sarai, al pari di un automa, gretto, anonimo e scialbo.
E allora, per quel che mi riguarda, ciò che devi sapere è che la strada più facile è la più quotata e vi si incontrano persone di tutti i tipi, codardi e truffatori abilmente nascosti sotto sgargianti costumi da eroi.
Valutati. E poi decidi se pesa di più lo sforzo o la mediocrità.