9. Fine dei giochi?
Vorkof.
Proprio lui doveva incontrare? Allora non era stato catturato dalla polizia
assieme al presidente della Hito spa! Con un ghigno s’era avvicinato
pericolosamente a lui, tendendo le mani verso il suo obbiettivo quasi se
volesse abbracciarlo con quel suo tipico fare di finta gentilezza.
Era
proprio questo suo comportamento che più di una volta aveva tratto in inganno
Takao, facendolo cadere nelle sue trappole:
-Kei!
Che piacere rivederti, ne è passato di tempo da quando mi sei sfuggito l’ultima
volta!- a quelle parole Takao si guardò attorno alla disperata ricerca di una
possibile via di fuga: niente.
Era
solo nel parco, assieme a quell’essere spregevole. Vorkof rise:
-che
succede? Non trovi i tuoi amici? Forse è meglio così, non credi? Almeno se
catturo te loro non ne pagheranno le conseguenze. Ormai dovresti conoscermi e
sapere che i miei uomini stanno già seguendo tutte le persone a cui tieni di
più: il piccolo Krist, la bellissima Kes e persino i tuoi compagni di squadra.
Ma ora mi sono stancato di giocare: mi sei sfuggito più volte e poi star certo
che Yuri la pagherà per questo, per aver intralciato i miei piani aiutandoti
nella fuga, ma tu non potrai più fare nulla. Vedi Kei, tuo nonno mi ha ordinato
di concludere i giochi, perciò ora si farà sul serio e se non vuoi che qualcun
altro, scelto a caso tra quelle persone a cui tieni di più, paghi per te…ti
conviene non opporre resistenza. Prometto di fare in fretta, non t’accorgerai
di nulla!- sorrise maligno Vorkof mentre, con uno schiocco di dita, richiamava
a se numerosi scagnozzi che subito circondarono il povero Takao.
Il
blader aveva infatti capito molte cose, ma prima di tutto doveva pensare a
scappare: sicuramente anche Kei avrebbe agito così, anche se era molto
rischioso.
Subito
un uomo alle sua spalle gli si scaraventò contro per immobilizzarlo, ma Takao
lo schivò abilmente (anche grazie al fantastico corpo di Kei) e subito un altro
ricevette dal blader un magnifico calcio.
Continuò
così per un po’, schivando e colpendo quando era possibile… finchè non si gasò
troppo! (verbo
gasarsi: utilizzato dalle mie parti per dire… mettersi in mostra, suppongo si
possa tradurre così!nd Au2) A quel punto ricevette un pugno dritto nello stomaco che lo atterrì.
In un attimo il dolore arrivò anche al collo dove era stato nuovamente colpito.
Prima
di perdere i sensi riconobbe davanti a se il volto di Vorkof che sorrideva.
Per
tutto il tragitto poteva però udire distintamente le voci di quelli che
l’avevano preso, anche se gli occhi erano troppo pesanti per riaprirli e lo
stomaco era tutto un dolore.
Come
se non fosse abbastanza il cerchio alla testa non lo voleva proprio lasciare in
pace e aveva paura a muovere il collo.
D’un
tratto si sentì sollevare e poi subito ricadere a terra, allora ricevette un
potente schiaffo che lo costrinse ad aprire gli occhi, nonostante la sua
visuale fosse sfocata, davanti a se rivide Vorkof sorridere, ridere:
-che
succede Kei? non dirmi che sei già mal concio… con così poco!-
Takao
non era mai stato così male fisicamente e sentiva ribollire il sangue per la
rabbia, come poteva Vorkof sorridere ancora? Che altro aveva in mente quel
maledetto?
Il
blader si guardò attorno tentando di riconoscere il luogo in cui si trovava, ma
nell’oscurità risultava un compito assai arduo: la poca luce filtrava dalle
finestre dai vetri rotti, rischiarando quella stanza vuota. In sottofondo alla
risata di Vorkof riusciva a distinguere il fruscio degli alberi, ma la testa
continuava a pulsare così da rendere ancor più difficile quel duro compito.
Guardò
verso il soffitto di quella stanza e poi passò a esaminare le pareti… perfetto!
Ad
una parete era affisso uno specchio, che seppure rotto e polveroso, rifletteva
chiaramente il paesaggio esterno alla stanza: il lago accanto alla zona di
periferia.
Un
posto perfetto per un vigliacco come Vorkof poiché in quella zona vivevano
pochi contadini che non si preoccupavano certo dei suoni provenienti dalla
direzione della città.
Subito
Takao dovette abbandonare quei pensieri poiché Vorkof s’era accovacciato
davanti a lui, sorridendo come sempre, il che lo preparava a qualcosa di
terribile:
-coraggio
Kei, prometto che sarà una cosa breve. Vedi, avrei voluto risparmiartelo, se tu
avessi accettato subito senza opporre resistenza, ma a quanto pare sei più
cocciuto del previsto! Noto che gli anni trascorsi ad allenarti con me ti sono
stati utili. Ma se avessi saputo prima che mi avresti tradito, ti avrei inferto
quelle ferite più spesso, così da farti passare la voglia di metterti contro di
me. E non sei crollato nemmeno alla prigionia di tuo nonno: complimenti! Ma la
tua ribellione sta per concludersi!- allora Vorkof fece oscillare davanti agli
occhi di Takao una fiala contenente un liquido trasparente. Subito il blader si
ritrasse istintivamente: non aveva voglia di scoprire cosa fosse, soprattutto
dopo che Vorkof la inserì in una siringa, pronto ad iniettargliela.
-vedi
ragazzo, basteranno poche gocce di questa per farti cadere per sempre nel sonno
eterno. Peccato per i tuoi amici, avresti voluto salutarli vero? Chissà, magari
domani andrò a fargli una visitina per informarli che sei morto!- rise di più
Vorkof, avvicinandosi ulteriormente al blader, inconsapevole che stava
sbagliando tutto.
Subito
Takao fece pressione per ritirarsi indietro nel minor tempo possibile…
Eppure…
c’era qualcosa che non andava…perché non riusciva a muoversi?
Possibile
che quelle botte gli facessero così male da impedirgli qualsiasi movimento? Ben
presto s’accorse che era legato ad una sbarra di ferro, impotente davanti alla
figura di quel maledetto.
Come
faceva Kei, tutte le volte, a restare impassibile nonostante la paura fosse
così forte? Come cavolo faceva a vincere sempre, anche contro Vorkof, e a
sfuggirgli? Perché non gli aveva mai detto la verità su quello che gli stava
succedendo?
Dopotutto
erano amici… amici… loro erano amici. In un attimo ricordo quello che gli aveva
detto Vorkof stesso poco prima: quel maledetto avrebbe potuto servirsi di lui e
dei suoi amici in qualsiasi momento pur di catturare Kei, e di certo non si
sarebbe fatto alcuno scrupolo.
Aveva
capito.
Finalmente
aveva realmente compreso il motivo di quel comportamento così schivo da parte
dell’amico. E se solo se ne fosse accorto prima avrebbe potuto aiutarlo, invece
l’aveva condannato per sempre. Il dispiacere che provava allora era veramente
forte, tanto che per la prima volta dopo molto tempo, lasciò che una lacrima
vera scese a rigargli il volto. Chiuse gli occhi attendendo il peggio…
Confusione…
luci e ombre sovrapposte…
Ma
che stava succedendo?
In
un attimo il dolore allo stomaco era scomparso e il baccano di gente che
festeggia gli giungeva dalle spalle. Forse era morto, forse…
Fattosi
coraggio aprì gli occhi, ritrovandosi a casa sua, nel bel mezzo di una cena in
compagnia dei suoi amici e temendo che fosse solo un sogno, si diede numerosi
pizzicotti, suscitando la curiosità di Rei e Max.
Infatti
i due amici guardavano il giapponese con una bizzarra espressione, soprattutto
Max.
-tutto
bene amico?- si fece avanti Rei notando che, effettivamente, Takao pareva un
po’ spaesato.
-…R…Rei…
certo, certo, va tutto a meraviglia!-rispose alla svelta, tentando di non
destare sospetti mentre, furtivamente, si guardava le braccia per verificare
che non fosse già effettivamente morto e causa di Vorkof.
Ma
niente, era tutto a posto, fatta eccezione per una benda che gli ricopriva il
braccio, anche se non faceva affatto male.
…Era
tornato a casa, nel suo corpo, come non lo sapeva, ma era tornato.
Felice
di essere a casa, per qualche istante parve dimenticarsi di quello che era
successo, ma in un fulmine ricordò e subito corse fuori dalla propria casa.
Corse
per la città il più velocemente possibile, sperando di essere ancora in tempo,
pregando che Kei stesse bene.
Oltrepassati tre incroci
svoltò a sinistra e poi subito a destra dove prese una scorciatoia,
dimenticandosi che li si trovava anche una scalinata. Infatti rotolò giù,
fermandosi per un attimo a controllare che fosse ancora intero, e poi riprese a
correre.
Finalmente,
dopo parecchi minuti parsi come un’eternità, riuscì a intravedere tra gli
alberi il lago che aveva riconosciuto nel riflesso dello specchio. Attraversò
velocemente il bosco e raggiunse il lago. Si fermò per riprendere fiato,
guardandosi attorno.
Eccola!
La
stanza dove l’avevano portato era sicuramente in quella casetta trasandata e a
sostegno di questa tesi vi erano diversi uomini, stesi sul prato, quasi fossero
stati travolti da un uragano.
Ma
nessuna traccia di Kei.
Con
il cuore in gola s’affrettò ad avvicinarsi alla meta e senza pensarci due volte
entrò in quella stanza chiamando il nome dell’amico, ma al suo interno vi erano
solo altri uomini stesi a terra, e Vorkof, anche lui mal messo.
Dove
si era cacciato Kei?
-ce
ne hai messo di tempo!- disse una voce alle sue spalle e non è azzardato dire
che Takao non fu mai così felice di trovare l’amico appoggiato al tronco di un
albero, a fissarlo con sufficienza, stanchissimo e mal concio.
Fortunatamente
vivo!