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Autore: Jillian Greenleaf    17/05/2007    6 recensioni
Un giorno come tanti altri, con le solite litigate e i soliti segreti pericolosi... un giorno dove qualcosa potrebbe cambiare la vita dei nostri amici. FF scritta a 4 mani, siate clementi!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Takao Kinomiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9. Fine dei giochi?

 

Vorkof. Proprio lui doveva incontrare? Allora non era stato catturato dalla polizia assieme al presidente della Hito spa! Con un ghigno s’era avvicinato pericolosamente a lui, tendendo le mani verso il suo obbiettivo quasi se volesse abbracciarlo con quel suo tipico fare di finta gentilezza.

Era proprio questo suo comportamento che più di una volta aveva tratto in inganno Takao, facendolo cadere nelle sue trappole:

-Kei! Che piacere rivederti, ne è passato di tempo da quando mi sei sfuggito l’ultima volta!- a quelle parole Takao si guardò attorno alla disperata ricerca di una possibile via di fuga: niente.

Era solo nel parco, assieme a quell’essere spregevole. Vorkof rise:

-che succede? Non trovi i tuoi amici? Forse è meglio così, non credi? Almeno se catturo te loro non ne pagheranno le conseguenze. Ormai dovresti conoscermi e sapere che i miei uomini stanno già seguendo tutte le persone a cui tieni di più: il piccolo Krist, la bellissima Kes e persino i tuoi compagni di squadra. Ma ora mi sono stancato di giocare: mi sei sfuggito più volte e poi star certo che Yuri la pagherà per questo, per aver intralciato i miei piani aiutandoti nella fuga, ma tu non potrai più fare nulla. Vedi Kei, tuo nonno mi ha ordinato di concludere i giochi, perciò ora si farà sul serio e se non vuoi che qualcun altro, scelto a caso tra quelle persone a cui tieni di più, paghi per te…ti conviene non opporre resistenza. Prometto di fare in fretta, non t’accorgerai di nulla!- sorrise maligno Vorkof mentre, con uno schiocco di dita, richiamava a se numerosi scagnozzi che subito circondarono il povero Takao.

Il blader aveva infatti capito molte cose, ma prima di tutto doveva pensare a scappare: sicuramente anche Kei avrebbe agito così, anche se era molto rischioso.

Subito un uomo alle sua spalle gli si scaraventò contro per immobilizzarlo, ma Takao lo schivò abilmente (anche grazie al fantastico corpo di Kei) e subito un altro ricevette dal blader un magnifico calcio.

Continuò così per un po’, schivando e colpendo quando era possibile… finchè non si gasò troppo! (verbo gasarsi: utilizzato dalle mie parti per dire… mettersi in mostra, suppongo si possa tradurre così!nd Au2) A quel punto ricevette un pugno dritto nello stomaco che lo atterrì. In un attimo il dolore arrivò anche al collo dove era stato nuovamente colpito.

Prima di perdere i sensi riconobbe davanti a se il volto di Vorkof che sorrideva.

Per tutto il tragitto poteva però udire distintamente le voci di quelli che l’avevano preso, anche se gli occhi erano troppo pesanti per riaprirli e lo stomaco era tutto un dolore.

Come se non fosse abbastanza il cerchio alla testa non lo voleva proprio lasciare in pace e aveva paura a muovere il collo.

D’un tratto si sentì sollevare e poi subito ricadere a terra, allora ricevette un potente schiaffo che lo costrinse ad aprire gli occhi, nonostante la sua visuale fosse sfocata, davanti a se rivide Vorkof sorridere, ridere:

-che succede Kei? non dirmi che sei già mal concio… con così poco!-

Takao non era mai stato così male fisicamente e sentiva ribollire il sangue per la rabbia, come poteva Vorkof sorridere ancora? Che altro aveva in mente quel maledetto?

Il blader si guardò attorno tentando di riconoscere il luogo in cui si trovava, ma nell’oscurità risultava un compito assai arduo: la poca luce filtrava dalle finestre dai vetri rotti, rischiarando quella stanza vuota. In sottofondo alla risata di Vorkof riusciva a distinguere il fruscio degli alberi, ma la testa continuava a pulsare così da rendere ancor più difficile quel duro compito.

Guardò verso il soffitto di quella stanza e poi passò a esaminare le pareti… perfetto!

Ad una parete era affisso uno specchio, che seppure rotto e polveroso, rifletteva chiaramente il paesaggio esterno alla stanza: il lago accanto alla zona di periferia.

Un posto perfetto per un vigliacco come Vorkof poiché in quella zona vivevano pochi contadini che non si preoccupavano certo dei suoni provenienti dalla direzione della città.

Subito Takao dovette abbandonare quei pensieri poiché Vorkof s’era accovacciato davanti a lui, sorridendo come sempre, il che lo preparava a qualcosa di terribile:

-coraggio Kei, prometto che sarà una cosa breve. Vedi, avrei voluto risparmiartelo, se tu avessi accettato subito senza opporre resistenza, ma a quanto pare sei più cocciuto del previsto! Noto che gli anni trascorsi ad allenarti con me ti sono stati utili. Ma se avessi saputo prima che mi avresti tradito, ti avrei inferto quelle ferite più spesso, così da farti passare la voglia di metterti contro di me. E non sei crollato nemmeno alla prigionia di tuo nonno: complimenti! Ma la tua ribellione sta per concludersi!- allora Vorkof fece oscillare davanti agli occhi di Takao una fiala contenente un liquido trasparente. Subito il blader si ritrasse istintivamente: non aveva voglia di scoprire cosa fosse, soprattutto dopo che Vorkof la inserì in una siringa, pronto ad iniettargliela.

-vedi ragazzo, basteranno poche gocce di questa per farti cadere per sempre nel sonno eterno. Peccato per i tuoi amici, avresti voluto salutarli vero? Chissà, magari domani andrò a fargli una visitina per informarli che sei morto!- rise di più Vorkof, avvicinandosi ulteriormente al blader, inconsapevole che stava sbagliando tutto.

Subito Takao fece pressione per ritirarsi indietro nel minor tempo possibile…

Eppure… c’era qualcosa che non andava…perché non riusciva a muoversi?

Possibile che quelle botte gli facessero così male da impedirgli qualsiasi movimento? Ben presto s’accorse che era legato ad una sbarra di ferro, impotente davanti alla figura di quel maledetto.

Come faceva Kei, tutte le volte, a restare impassibile nonostante la paura fosse così forte? Come cavolo faceva a vincere sempre, anche contro Vorkof, e a sfuggirgli? Perché non gli aveva mai detto la verità su quello che gli stava succedendo?

Dopotutto erano amici… amici… loro erano amici. In un attimo ricordo quello che gli aveva detto Vorkof stesso poco prima: quel maledetto avrebbe potuto servirsi di lui e dei suoi amici in qualsiasi momento pur di catturare Kei, e di certo non si sarebbe fatto alcuno scrupolo.

Aveva capito.

Finalmente aveva realmente compreso il motivo di quel comportamento così schivo da parte dell’amico. E se solo se ne fosse accorto prima avrebbe potuto aiutarlo, invece l’aveva condannato per sempre. Il dispiacere che provava allora era veramente forte, tanto che per la prima volta dopo molto tempo, lasciò che una lacrima vera scese a rigargli il volto. Chiuse gli occhi attendendo il peggio…

Confusione… luci e ombre sovrapposte…

Ma che stava succedendo?

In un attimo il dolore allo stomaco era scomparso e il baccano di gente che festeggia gli giungeva dalle spalle. Forse era morto, forse…

Fattosi coraggio aprì gli occhi, ritrovandosi a casa sua, nel bel mezzo di una cena in compagnia dei suoi amici e temendo che fosse solo un sogno, si diede numerosi pizzicotti, suscitando la curiosità di Rei e Max.

Infatti i due amici guardavano il giapponese con una bizzarra espressione, soprattutto Max.

-tutto bene amico?- si fece avanti Rei notando che, effettivamente, Takao pareva un po’ spaesato.

-…R…Rei… certo, certo, va tutto a meraviglia!-rispose alla svelta, tentando di non destare sospetti mentre, furtivamente, si guardava le braccia per verificare che non fosse già effettivamente morto e causa di Vorkof.

Ma niente, era tutto a posto, fatta eccezione per una benda che gli ricopriva il braccio, anche se non faceva affatto male.

…Era tornato a casa, nel suo corpo, come non lo sapeva, ma era tornato.

Felice di essere a casa, per qualche istante parve dimenticarsi di quello che era successo, ma in un fulmine ricordò e subito corse fuori dalla propria casa.

Corse per la città il più velocemente possibile, sperando di essere ancora in tempo, pregando che Kei stesse bene.

Oltrepassati tre incroci svoltò a sinistra e poi subito a destra dove prese una scorciatoia, dimenticandosi che li si trovava anche una scalinata. Infatti rotolò giù, fermandosi per un attimo a controllare che fosse ancora intero, e poi riprese a correre.

Finalmente, dopo parecchi minuti parsi come un’eternità, riuscì a intravedere tra gli alberi il lago che aveva riconosciuto nel riflesso dello specchio. Attraversò velocemente il bosco e raggiunse il lago. Si fermò per riprendere fiato, guardandosi attorno.

Eccola!

La stanza dove l’avevano portato era sicuramente in quella casetta trasandata e a sostegno di questa tesi vi erano diversi uomini, stesi sul prato, quasi fossero stati travolti da un uragano.

Ma nessuna traccia di Kei.

Con il cuore in gola s’affrettò ad avvicinarsi alla meta e senza pensarci due volte entrò in quella stanza chiamando il nome dell’amico, ma al suo interno vi erano solo altri uomini stesi a terra, e Vorkof, anche lui mal messo.

Dove si era cacciato Kei?

-ce ne hai messo di tempo!- disse una voce alle sue spalle e non è azzardato dire che Takao non fu mai così felice di trovare l’amico appoggiato al tronco di un albero, a fissarlo con sufficienza, stanchissimo e mal concio.

Fortunatamente vivo!

 

  
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