Girai il mio sguardo verso i cespugli che pochi secondi prima Mattew indicava. Adesso erano normalissimi, fermi, immbili. Erano normali, ma Mattew, sembrava impazzire: stava addentando la sua maglia. Non volevo fare troppo domande, non osavo neanche immaginare che tipo di risposta mi avesse dato alla domanda ''Perchè ti mangi la tua maglietta?''. Quel silenzio era snervante. A causa della mia iperattività, ero sempre in movimento, non riuscivo a stare più di 5 minuti nella stessa posizione. Per fortuna ci pensò Mattew a parlare.
- Dobbiamo cercare Amanda e Rachel. E' ora.
- Ora di che cosa? - Non ci stavo capendo niente. Sì, in passato ho avuto strani attacchi da parte di qualcosa, ma pensavo fossero tutto frutto della mia immaginazione, ma ora che so che è tutto reale sono confusa, ancora più di prima forse.
- Non c'è tempo di parlare! - Si alzò di scatto dalla panchina, mi afferrò per un braccio constringendomi ad alzarmi.
- Ehy, non possiamo lasciare la lezione! - Protestai. - E' contro le regole!
- Si grazie alla Foschia, - si difese lui - ora muoviti! Abbiamo poco tempo.
Cominciammo a correre per i corridoi, superando professori e studenti, bidelli e cuoche. Eravamo alla ricerca dell'aula 56B di Storia, lezione della Signoarina Stormen.
Per tutto il tempo della corsa non facevo altro che pensare a tutto quello che mi era successo quella mattinata, ero immersa nei miei pensieri, quando Mattew cadde, trascinandomi giù con lui. Quando mi alzai posai lo squardo sui suoi piedi. E lì dove dovevano trovarsi, c'erano due zoccoli caprini.
- Cosa sei? - Lo guardavo strano, ero sbigottita. Mi dispiaceva per lui, forse lo stavo mettendo in imbarazzo.
- Un Satiro. Un bel Satiro. Ora muoviti! - Si rinfilò i finti piedi e ricominciammo a correre alla ricerca dell'aula. Non so quanto corremmo di preciso, ma avevo come l'impressione di essere inseguita da qualcosa, qualcosa di molto, molto grosso.

Finalmente riuscimmo a scorgere in lontanza i numeri 56B. Mattew diede un calcio alla porta, che si aprì mostrandoci la professoressa, infuriata, e l'intera classe con lo sguardo posato su di noi.
- Carlotta Mohn - disse la professoressa - ti aspettavo. - Aprì le braccia che si trasformarono in ali, apri la bocca e mostrò le sue zanne.
- Una Furia! Giù! - gridò Mattew. Amanda e Rachel erano negli ultimi banchi, ma appena ci videro corsero da noi.
- Dobbiamo portarla al Campo - sibilò Mattew a Amanda - è ora. E dovresti venire anche tu. Dobbiamo scoprire chi è il tuo genitore divino. -
Da quanto avevo capito anche Amanda era una mezzosangue, e che Mattew doveva portarci al campo.
- Io rimango qui. Qualcuno dovrà pur spiegare quello che è successo. Voi andate, scappate! - disse Rachel. Volevo fermarla, ma ormai era troppo tardi, si era già mescolata con i ragazzi della scuola che urlavano e scappavano in preda al panico.
- Okay. Andiamo! - Mattew si alzò e ci afferrò entrambe per un braccio e ci trascinò fuori correndo, inseguiti da una Furia e da un, aspetta...
- Che cos' è quello? - domandai a Mattew.
- Un Minotauro. Ci conviene correre.

Uscimmo dalla scuola, ormai in fiamme. Nel cortile, parcheggiati come bici, c'erano dei cavalli. Ma non erano cavalli come tutti, quelli avevano le ali.
- Saltate a bordo - gridò Mattew, montando su un Pegaso.
Io scelsi quello dietro gli altri due, forse era il più timido, proprio come me. Per tutto il tempo della volata, il cielo era serenissimo solo nel punto in cui c'eravamo noi, il resto intorno era nero, con tuoni e lampi, era in arrivo una tempesta. Ricordo solo di essermi addormentata, e quando aprii gli occhi mi trovavo a terra, e in qualche modo, intuii che ero al Campo Mezzosangue.