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Autore: LUcy__    01/11/2012    3 recensioni
Ciò che Kevin non aveva mai capito era cosa voleva davvero dire “sentirsi a casa”.
Lui non l’aveva mai avuta una vera casa, dopotutto.
Ma dopo essere stato assunto a “Emme USA”, il famoso e amatissimo giornale di moda della Salling Editorial, forse comprenderà qual è il vero significato del termine.
E troverà una vera famiglia.
***
Principalmente McGustin, con CrissColfer, Heya e Achele.
Decisamente AU e molto OOC, siete avvertiti.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Grant Gustin, Kevin McHale, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Due

 
 

La sera Kevin raggiunse il suo appartamento, ma non riuscì ad entrare. Dopo essersi fatto otto rampe di scale, visto che l’ascensore funzionava un giorno no e l’altro pure e se funzionava non si sa per quale miracolo o si rischiava di rimanerci bloccati o era lento in modo esagerato, sperava di poter almeno stendersi sul suo letto e dormire, magari per ore e ore.
Evidentemente Dianna, la sua coinquilina, aveva lasciato la chiave dentro la serratura, come suo solito.
Dianna era una brava ragazza, laureata a pieni voti a Yale. La sua migliore amica. Peccato che lasciasse sempre la chiave dentro. E quando lo faceva, non lo faceva perché se lo dimenticava, ma per un precisissimo motivo: non farlo entrare. Cosa che puntualmente lo irritava e alla fine finivano a discutere, fino a quando uno dei due non corrompeva l’altro con una vaschetta di gelato. Possibilmente alla crema, insieme a un vecchio musical e cioccolata calda, fondente per lei e al cioccolato bianco per lui.
“Dianna, aprimi!” urlò Kevin, bussando alla porta. Dovette aspettare dieci minuti buoni prima che la ragazza gli aprisse.
“Kev! Non pensavo tornassi così presto…”esclamò, sorridendo. Era avvolta solo dal suo accappatoio violetto e i capelli erano raccolti in un turbante con un asciugamani a pois, del set regalatogli da una vecchia prozia. Un sorriso tirato, come se stesse nascondendo qualcosa.
“E la solita ora. Cosa stavi facendo?” domandò lui, entrando nell’appartamento.
“Una doccia.” rispose, vaga. Era nervosa, si capiva.
“Con chi?”
Perché Kevin lo sapeva, sapeva benissimo che Dianna non era sola. Bastava osservare il salotto.
I cuscini del divano non erano in ordine, non era normale. Appeso all’appendiabiti c’erano due cappotti, invece di uno. E lui era certo che se avesse guardato nella camera della bionda avrebbe trovato 
le coperte sfatte.
E comunque, ragionando bene, se non voleva farlo entrare un motivo ci doveva essere, no?
Quando Dianna aprì la bocca per rispondere una moretta uscì fuori dal bagno. Era alta, slanciata dalle decolletè nere che portava ai piedi. Camminava estremamente veloce. Arrivò fino alla ragazza, afferrò la propria giacca, rosa shocking, e baciò dolcemente Dianna sulle labbra.
“Richiamami!”esclamò poi, uscendo dall’appartamento.
“Lo farò!”fece in risposta la bionda, salutandola con la mano. Fu Kevin a chiudere la porta, sconvolto. Fu una piccola e fulminea apparizione che lo lasciò perplesso e incuriosito.
“Da quando tu… richiami le ragazze? Non eri da una botta e via?” domandò, squadrandola. La prima regola di Dianna, e Kevin lo sapeva bene, era “niente impegni sentimentali”. Seguita subito da “se sto mangiando non mi disturbare altrimenti finisci fuori dalla finestra”.
“Ehm… le persone cambiano!”disse lei, sorridendo imbarazzata. “E comunque non sono fatti tuoi!”
“Siamo amici o no? Dimmi chi era quella, insomma!”
 
La ragazza si chiamava Lea e Dianna la frequentava già da una settimana, all’insaputa di Kevin. Era un aspirante attrice e girava per Broadway ogni sera.
Kevin era quasi contento che la sua amica stesse mettendo la testa a posto, anche se avrebbe preferito mille volte di più essere avvertito. Nei giorni seguenti l’aveva vista girare per casa sua e di Dianna di continuo, ma non ci aveva mai parlato faccia a faccia. Pensava sempre al suo lavoro e si levava di mezzo per non disturbare i momenti delle ragazze. E se c’era una cosa che odiava fare era il terzo incomodo.
Cominciò a ritrovarsela nei momenti più strani.
“Lea resta qui stanotte. Non ti dispiace, vero?”
E quando si svegliava non poteva andare in bagno finché entrambe non avevano finito. Già dividere la casa con una donna era difficile, figuriamoci con due!
“Ovvio che non mi dispiace dover tenerla per un ora, no.”
“Tu e il tuo sarcasmo state zitti, magari?”
E Kevin non aveva mai avuto una conversazione con Lea proprio perché temeva di incappare in altra saccenteria femminile, come quella di Dianna. Se gli piacevano gli uomini un perché c’era eccome, oltre al fatto che li trovasse di gran lunga più attraenti.
Era snervante per lui.
Ma un giorno si ritrovò da solo con lei.
“Io esco, vado a fare la spesa.”disse Dianna, tranquilla. Il suo sguardo si scontrò con quello stizzito di Kevin. “Se vi lascio da soli ritroverò tutto com’era? Posso fidarmi?”
Lui annuì, sentendosi sconfitto. Lea, in tenuta da pulizie, abbracciò la sua ragazza, facendo attenzione a non colpirla con il piumino ricolmo di polvere.E quando la porta si richiuse si sentì decisamente in imbarazzo. Non sapeva proprio cosa dire e si limitò a smistare la posta. Bolletta della luce, cartolina di sua zia che era al mare, lettera della banca, volantini pubblicitari, una busta indirizzata a Dianna  e di nuovo d’accapo, senza alzare mai lo sguardo. Il tutto mentre la castana svolazzava intorno a lui, spolverando in giro per il minuscolo salotto.
“Va tutto bene?”domandò questa, saltellando fino a lui. Perché l’esuberante Lea non camminava, saltellava con un enorme sorriso sulla faccia, perennemente allegra. Assomigliava tanto a un folletto. Un folletto esuberante.
Fin troppo esauberante.
“Si, perché?”fece lui, alzando gli occhi dalla pila di lettere.
“Perché è la quinta volta che ti rigiri quelle buste in mano. Credi non me ne sia accorta?”disse lei, sorridendo. Ancora. “Credo di non starti molto simpatica, sai?”
“Non l’ho mai detto!”esclamò lui, indignato. Ma poi capì che, anche senza parlare, l’aveva fatto capire comunque. Aveva dato un impressione sbagliata alla ragazza della sua migliore amica. Abbassò la testa e la sbirciò dall’alto. Il perenne sorriso aveva un aria di tristezza. Era uno di quei sorrisi tirati che si fanno per non cominciare a piangere, anche se si poteva dubitare fortemente che Lea fosse in grado di piangere. Secondo lui lei aveva i condotti lacrimali ostruiti dalla troppa allegria.
“Ok. Scusami.”sussurrò, guardandola negli occhi. Lei alzò la testa e allargò il sorriso, che fu molto contagioso per lui. Si interruppe tutto quando una chiave girò nella serratura e una voce sarcastica, mezza divertita e irritante risuonò nell’appartamento.
“Kevin, stai cercando di rubarmi la ragazza?”
Kevin si voltò, trovandosi davanti Dianna che lo studiava attentamente, con le sopracciglia aggrottate e le braccia incrociate.
“Non preoccuparti, siamo solo amici!”esclamò lui, ridendo.
“Amici? Davvero?”chiese Lea. Il suo sorriso somigliava ormai a quello del gatto del Cheshire.
“Amici.”acconsentì lui, prima di venire soffocato da un abbraccio, di quelli che non riceveva da anni, completamente stretto dalle braccia della mora, che più che altro sembravano volerlo strozzare. Fu avvolto da cotone nero, profumo pungente da donna e piume sintetiche polverose. La stretta era così potente che per un attimo credette che lei volesse davvero farlo fuori…
O era un modo per dimostrare affetto?







The writer is IN
E folle, I know.
Credo di amare Lea, sapete? E di una tenerezza e di un iperattività adorabile, secondo me. Poi c’è Dianna, che a volte mi assomiglia un casino. E talmente cinica e usa il sarcasmo in un modo che amo.
So che ci ho messo tanto, ma davvero tantissimo ad aggiornare. Il capitolo era praticamente finito, ma l’ho rifinito milioni di volte. Non ero mai, mai, mai soddisfatta.
Poi, ringrazio MetalRockForLife (Vale, che attendeva con ansia il capitolo, fra una sclerata in chat e l’altra.) Forever_Young (Che ho praticamente obbligato a correre qui, ahah.) e theresbritin (che pensa che i McGustin si stiano per shippare da soli e io concordo con lei) e Roby, che non è su EFP ma legge lo stesso.
Ho creato un immagine che teoricamente dovrebbe essere un banner per la storia, è qui.
I miei contatti: Twitter, Tumblr, Facebook.

 
Anticipazione del prossimo capitolo:
“E una cena che facciamo ogni due mesi. A Glory la spacciamo come cena di lavoro, ma l’ultima cosa di cui parliamo è proprio la rivista. Ovviamente se lo scoprisse ci lincerebbe.”
Kevin sorrise, pensando a cosa avrebbe potuto dire il suo capo in quel caso.
“Una stupida cenetta mielosa invece che pensare al giornale? Scordatevelo!”

 
-Lu
 
 
  
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