Sente la pungente spina di una rosa penetrare nella sua pelle bianca e fredda.
Ritrae la mano, avvicinandola al viso, posa per un momento il mazzo di fiori
su una lapide di marmo nero vicino a lei e sistema i fiori in modo che non la
pungano ancora, avvolgendoli con della carta bianca.
Incurante del leggero bruciore al dito, dal quale scorrono piccole, calde e
solitarie gocce di sangue, riprende il cammino. Un passo dietro l altro, con una
lentezza quasi solenne..
Una folata di vento gelido le scompiglia i lunghi capelli color mogano, una
ciocca le cade sulla fronte, fermandosi davanti alle sue iridi color del
ghiaccio.
Noncurante, continua a camminare, appena piu velocemente. Ad un tratto si
ferma, abbassa lentamente lo sguardo. Una lastra di marmo bianco. Una
fotografia. Un nome inciso con caratteri gotici. Una ragazza mora, occhi chiari
sorride felice, circondata da una cornice dorata, velata da un sottile strato di
polvere. Cosi simile, cosi uguale a lei. Gemelle.
Sente il peso di quella vita sulle sue spalle, come un enorme macigno che la
costringe a stare con i piedi per terra. Accanto alla foto, un mazzo di fiori
abbandonato da tempo. Viole appassite. Le toglie dal vaso, appoggiandole sul
terriccio umido accanto a lei e inserisce una a una le rose rosse che ha portato
con se.
Una lacrima calda scivola sulla sua guancia. .La ragazza schiude le labbra. La
lacrima le raggiunge, lasciando dietro di se il suo sapore salato e dolce.
Con una mano sfiora la gelida superficie del marmo.
-la persona che ti ha fatto questo paghera..- mormora con voce tremante e sicura
allo stesso tempo.
Uno scalpiccio di foglie poco lontano da lei la distoglie da quei pensieri. Si
volta, scossa da quell interruzione. Un ragazzo e appoggiato a un albero, un
vecchio salice. Tra le dita stringe una sigaretta. E la fissa. Nonostante la
lontananza, la ragazza riesce gia a individuare la limpidezza dei suoi occhi
chiari. Lei si alza, rimane immobile, voltata verso di lui. Il ragazzo fa
qualche passo nella sua direzione. Lo scalpiccio delle foglie secche sempre piu
forte, piu vicino. Ora sono uno di fronte all altra, i loro sguardi si
attraggono.
Lei stringe forte nella mano destra qualcosa. Lui abbassa lo sguardo verso la
mano della ragazza. Un luccichio trapassa i suoi occhi, come se fosse stata la
stessa lama affilata del coltello nella mano di lei a riflettersi in essi.
Si guardano di nuovo, per qualche silenzioso e interminabile secondo.
E lui.
Lo sguardo di sfida che le rivolge, accende la sua ira. Alza meccanicamente la
mano armata. Lui la guarda. Ancora. Impazzibile, indietreggia di appena un
passo. Lei lo afferra con forza per un braccio, sente le sue iridi cambiare
colore, assumendo una fredda tonalita di viola. La lama penetra nella carne del
ragazzo, che si accascia a terra.
Lei ritrae il coltello, lo porta davanti ai suoi occhi, per poterlo guardare,
come fosse un oggetto sconosciuto. Freddo, sangue.
Lo lascia cadere. L’oggetto urta contro una lapide, producendo un rumore secco,
sordo. Quando riabbassa lo sguardo, gli occhi sbarrati del ragazzo morto le
restano stampati nell anima.
Porta la mano destra davanti al volto. Non una lacrima. Non una parola. Cio che
era giusto fare era stato fatto. La ragazza toglie il lungo mantello nero che le
aveva coperto le spalle fino a quel momento. Lo posa sulla tomba della sorella,
stando attenta a non coprire la sua foto con il tessuto nero e pesante. Lancia
un occhiata alla foto, guarda il ragazzo riverso sulla lapide, con il coltello
insanguinato accanto, volta le spalle e si incammina verso il bosco accanto al
cimitero.
Le lunghe ali color della pece si aprono dietro di lei, silenziosamente e
sovrastano la sua esile figura. Continua a camminare.
Sente una sorta di calore provenire dai suoi occhi che ora hanno completamente
cambiato colore.
La trasformazione e completata.
Questo e cio che la vendetta e l odio l hanno portata a diventare.
Un Angelo Nero.