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Autore: Angel_fire    02/11/2012    0 recensioni
la vita di una sedicenne e di suo fratello di nove anni viene cambiata per sempre. Costretti ad un fuga abbandonano tutto e tutti, scappando da persone che non provano pietà davanti a niente e nessuno.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1° CAPITOLO

Ogni azione ha sempre una conseguenza, e molte volte questa è una tragedia.
C’era un tempo in cui credevo che il male non potesse sfiorarmi, che tutte quelle notizie che dava il telegiornale non facessero parte del mondo in cui ero cresciuta.
C’era un tempo in cui immaginavo di poter contrastare il male dell’umanità. Ascoltavo storie tragiche di persone a me vicine, pensando che tutto questo non sarebbe riuscito ad arrivare a me, anche se fosse sarei stata tanto forte da poterlo affrontare a mani nude e vincerlo.
Non avevo idea di quanto mi sbagliassi, perché una volta che ci sei dentro puoi lottare con tutte le tue forze, ma non ne uscirai mai indenne.
 
Era il mio compleanno, tenevo il conto da almeno due mesi cancellando i giorni del calendario giorno dopo giorno.
Avrei passato la giornata a girovagare per la città con le mie tre migliori amiche a trovare l’abito adatto per la serata in discoteca.
<< Questo è bellissimo Sara! Farai strage di cuori questa sera. >> sorrise Giulia dandomi una scherzosa pacca sul fondoschiena.
<< Lo sai che mi interessa solo una persona. >> le feci l’occhiolino mentre schizzavo in camerino a rivestirmi.
<< Andrea! >> commentarono tutte e tre ridendo a crepa pelle per averlo detto contemporaneamente.
Comprai il vestito e uscimmo di corsa dal negozio per entrarne in un altro per trovare le scarpe da abbinarci.
Trovate anche quelle decidemmo di fermarci a prender qualcosa da bere. Il bar aveva aperto poche settimane prima con un’inaugurazione in grande stile, a cui noi tre non avremmo potuto mai perderci.
Da allora non ci ero più venuta, ma ricordavo di aver notato che le persone che vi entravano erano ben vestite e tutt’altro che socievoli.
Ci sedemmo in un tavolo per quattro ordinando le nostre bibite. Ormai avevo 16 anni e la legge mi permetteva di bere alcolici, così ordinammo un po’ di vino della casa e qualche stuzzichino da mangiare nel frattempo.
Notai con punta di isteria che un uomo seduto a pochi tavoli da noi continuava a fissarci. Teneva in mano una cartella dove teneva i conti di qualcosa che io ignoravo, supposi fosse il proprietario.
<< Sentite c’è un uomo che ci guarda, ma non giratevi. Fa inquietudine, quindi finiamo in fretta ed andiamocene. >> dissi avvicinandomi a loro per non farmi sentire da orecchie indiscrete.
Finita la frase sbirciai verso il tavolo dell’uomo, ma lui non c’era. Dietro di me sentii qualcuno tossicchiare piano. Era lui. Si era avvicinato a noi senza che io me ne accorgessi. Cosa voleva? E perché era venuto?
<< Scusate ma non ho potuto non notare la vostra presenza. >> parlò con uno strano accento che mi sembrava di origine russa.
<< Siete molto giovani e come proprietario di questo locale non posso permettere che venga dato dell’alcool a dei minorenni.>> sorrise, ma era un sorriso privo di emozione e i suoi occhi già di natura piccoli, si rimpicciolirono ancora di più.
<> Giulia contraccambiò il sorriso guardandolo fisso negli occhi.
Era sempre stata la più coraggiosa di tutte noi e per lei tutto era una sfida.
<< Bene allora non vi dispiacerà farmi vedere un documento. >> diventò ad un tratto tutto serio e quando porgemmo le nostre carte d’identità, le scrutò attentamente tutte e quattro come se stesse memorizzando i nostri dati.
<< Perfetto. Noto con piacere che è il compleanno di una di voi, vero Sara? Avete già deciso dove festeggiare? >> la sua voce era melliflua e il mio nome sulle sue labbra mi fece venire la pelle d’oca.
<< Si nella nuova discoteca che hanno aperto da poco! >> rispose Michela la quale non perdeva tempo a cinguettare con chiunque le capitasse a tiro.
<< La conosco. Allora vi lascio ai vostri festeggiamenti. E’ un piacere avervi nel mio locale.>> detto questo si dileguò velocemente proprio come era venuto.
<< E’ sembrato solo a me oppure tutto questo era molto imbarazzante? >> Giorgia rideva nervosamente.
Nessuna di noi parlò e quando uscimmo sentii il mio corpo rilassarsi, solo allora capii di essere stata in tensione per tutto il tempo in cui ero stata in quel maledetto locale.
Tornate a casa mia madre era già andata al lavoro e mi aveva lasciato un biglietto raccomandandoci di non fare troppo tardi altrimenti papà si sarebbe arrabbiato. Mi truccai e preparai, anche grazie all'aiuto delle ragazze, pronta a passare un'intera nottata insieme ad Andrea.
<< Devi farti avanti per prima o almeno fargli capire cosa provi. >> mi rimproverò Giulia dando un'ultima occhiata al suo trucco.
<< E' troppo timido quindi prendi un po' in mano tu la situazione, poi però lascia fare a lui! >> continuò Giorgia mentre alzava leggermente l'orlo del mio vestito che copriva a malapena il fondoschiena. Normale che io volessi far colpo su Andrea, ma non volevo dare l'impressione di essere un sgualdrina in cerca di un ragazzo per passare la serata.
<< Tu non hai niente da aggiungere? Niente consigli del tipo "fai la prima mossa" o "prendi la situazione in mano"? >> mi rivolsi a Michela che stava finendo di mettersi un rosetto rosso fuoco sulle labbra.
<< L'unico mio consiglio è di fartelo il prima possibile, altrimenti se lo prenderà qualcun'altra e rimpiangerai di non essere stata più svelta.>> le parole erano dure ma il sorriso che mi rivolse era dei più dolci, guardandola negli occhi capii che avrei potuto contare sempre su di lei, anche solo per avere una spalla su cui piangere.
Andrea venne sotto casa alle dieci precise e quando lo vidi sgranare gli occhi alla mia vista il mio petto si gonfiò di gioia.

Avevamo passato un’estate intera a uscire insieme,scambiandoci tenere carezze, ma lui non si era ancora dichiarato ed io non ero tanto coraggiosa da fare il primo passo.
Quella sera avevo deciso di aprirgli il mio cuore, di farmi avanti anche se la paura di essere ferita era grande.

<< Ti va di ballare? >> Andrea mi prese la mano senza neanche aspettare la mia risposta conducendomi sulla pista.
 Fui più che felice di ritrovarmi fra le sue braccia lasciandomi trasportare in una danza provocatoria. Sapeva come muoversi e io feci poca fatica a stargli dietro.
Per un po'le sue mani rimasero ferme sui miei fianchi,forse per vedere la mia reazione, poi cominciarono a spostarsi verso il mio fondoschiena  strizzandolo con gentilezza, portandomi sempre più vicino a lui ed al suo sesso che premeva duro contro di me.
Era eccitato e questo mi rese più coraggiosa di quanto non fossi mai stata, presi a muovermi in modo allusivo facendoli capire le mie intenzioni. Vidi nei suoi occhi la scintilla di passione prima ancora di ritrovarmi le sue labbra premute contro le mie. Fu un bacio dolce , che avrei custodito per sempre nel mio cuore. Tutto il mondo si fermò, non c'era più la musica e le persone intorno a noi erano sparite. Solo io e lui. Solo noi.
Ricambiai intrecciando le dita nei suoi capelli, per non dargli la possibilità di ritirarsi.
Non so quanto durò quel momento, forse poco o forse molto, ma non  ne avevo abbastanza di lui e delle sue labbra.
<< Non pensavo che sarebbe mai accaduto. >> sentii il suo fiato sfiormi il viso. Incapace di parlare tantomeno di pensare agitai la testa facendo segno di si.
<< Dolcezza vorrei soltanto dirti che ti amo! >> mi diede un piccolo bacio sulla fronte e il mio povero cuore quasi scoppiò da tanta dolcezza. << Anche io. >> riuscii a dire infine.
Mentre tornavamo verso il tavolo la mia atenzione venne catturata da un uomo in giacca e cravatta nera che mi fissava. Era  lui. Lo stesso uomo che quel pomeriggio avevo incontrato al locale.
Che ci fa qui? Mi sta forse seguendo? La paura prese il sopravvento e cominciai a sdare freddo. Andrea se ne accorse. << Stai bene, piccola? >>  disse cingendomi le spalle con fare prottetivo. << No no. Forse e sono un po' brilla tutto qui. >> sorrisi appoggiandomi a lui.
Arrivata al tavolo riuscii a trascinare Giulia via dalle grinfie da uno dei suoi tanti ammiratori, portandola in bagno.
<< Si può sapere che ti prende? Hai intertto proprio sul più bello. >> arrabbiata incrociò le btraccia al petto rivolgendomi uno sguardo furioiso.
Si accorse subito che era una cosa seria,  mi prese per le spalle scuotendomi allarmata. << Sara che ti prende? Perché sembri sconvolta? >>.
<< Non è niente però... Ti ricordi il proprietario del locale di oggi pomeriggio? >> mi scrollai di dosso le sue mani e andai verso lo specchio per controllare il trucco, ma solo era una scusa per sottrarmi al suo sguardo indagatore. << Si certo che me lo ricordo. >> si affiancò a me restando in attesa che io continuassi a parlare.
<< Si trova qui! Guilia lui è qui. L'ho visto mentre mi fissava, proprio come la prima volta. >> la tensione era troppo alta perché potessi restare calma. Ero sicura di sembrare isterica, ma non potevo farci niente. << Non prendermi come pazza ma penso che ci abbia seguite. E' qui per un motivo ed io non so quale. >>.
<< Adesso respira e cerca di calmarti. >> mi abbracciò stringendomi forte, era il suo modo per darmi conforto.
<< Non ti considero una pazza chiaro? Non è qui per farti del male. Io credo invece che sia tutta una coincidenza. >> mi prese il mento fra le mani costringendomi a guardarla negli occhi. << Forse ha un appuntamneto con qualcuno, e forse in quel momento non stava guardando te, ma scrutava la folla in cerca della persona con cui doveva incontrarsi! >>.
<< Va bene, forse hai ragione tu ... no anzi hai sicuramente ragione tu, adesso però ritorniamo al tavolo.
Detto questo ritornaii da Andrea e feci del mio meglio per dimenticare quell'uomo. Ma la fortuna non girava dalla mia parte a quanto pareva. sentii qualcuno chiamarmi in lontananza, ma a causa dell'alto volume della musica non riuscivo a capire da che parte venisse il suono. Sentii una mano sulla spalla e sobbalzai dallo spavento. Era Marco, il mio più caro amico nonché mio cugino. La cosa che mi fece raggelare il sangue fu vedere che ad accompagnarlo era proprio l'uomo ch cercavo di togliermi dalla testa.
Sorrise malignamente e la sua voce giunse alle mie orecchie sovrastando la musica.
<< Ci rincontriamo ancora Sara! >>

 
  
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