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Autore: sheishardtohold    02/11/2012    6 recensioni
Innanzi tutto il titolo è tratto da un film, Imagine me and you. Secondo, dato che ho visto che alcune ragazze hanno postato una raccolta di storie Calzona, ho deciso di crearne una anch'io senza un determinato filo conduttore tra una one shot e l'altra. Infatti, tratto di temi svariati, scrivo di storie con finali felici, ma anche tristi, situate in luoghi diversi e momenti diversi che hanno come unico tratto in comune i personaggi di Callie e Arizona.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Premetto che questa one shot è nata grazie ad un'immagine che avevo nella mia testa - un'immagine di cui volevo scrivere. Premetto che questa one shot parla di Callie e Arizona nella settima stagione - di Arizona che decide di andarsene in Malawi e di non tornare (diciamo). Premetto che questa one shot è nata sotto le note di "Dead in the water" di Ellie Goulding (quale ovvietà!). Come sempre, buona lettura.

Dead in the water.

“Due anni” si ripeteva nella mente. “Due anni”, cantilenava la voce di Callie, immersa nella vasca. Più dava retta a quelle parole, più si immergeva – il seno, le spalle, la bocca – nel tentativo disperato di scaldarsi il cuore e le ossa fredde con l’acqua bollente.
Due anni, da quando Arizona era partita per il Malawi. “Tu sta’ qui e sii felice. Ed io andrò lì e sarò felice”. Ecco come si era chiusa la loro storia. “Felice”, era stata l’ultima parola detta – l’ultima, prima delle urla e degli ultimatum e delle minacce.
Nella sua testa, continuavano a ripetersi le scene del film che un tempo era stata la sua storia con Arizona. Come il più attento direttore cinematografico ne studiava i dettagli e vedeva il mutarsi delle scene sotto ai suoi occhi, tra le sue mani impotenti – ne studiava i dettagli per capirne la dinamica, per capire dove aveva sbagliato. Che poi, era stata davvero tutta una questione di errori?
Arizona se n’era andata. Non aveva spiegato nulla, non aveva aggiunto una parola – non una in più, rispetto a quella dell’ultima lite in aeroporto. Silenzio. Dopo tutto quello che Callie aveva dato a lei e al loro rapporto – dopo tutto quello che Arizona aveva dato a lei e al loro rapporto, dopo tutto che si erano date e basta. Ecco cos’aveva lasciato Arizona - l’ultimo souvenir prima del suo viaggio. Silenzio. C’era solo silenzio – dopo quelle parole, nella casa buia che accoglieva Callie al suo ritorno, in quel bagno dalla luce soffusa e le piastrelle gialle sbiadite, consumate dal tempo, come si era consumata Callie a quel pensiero.
Arizona se n’era andata, senza l’esitazione di un istante, di un sentimento – se n’era andata come se non gliene importasse, come se non gliene fosse mai importato, come se Callie non avesse mai fatto parte della sua vita. Un buco nero, una voragine, si era inghiottita tutto il loro amore – l’amore di Arizona, non quello di Callie. Lei continuava ad amarla, lei continuava a ricordare – Arizona che danzava sotto la pioggia, la sua sciarpa per terra, i suoi capelli.
Come si fa a far cambiare idea ad una persona? Come si fa a convincerla che, come l’ami – come l’amerai per sempre tu, nessun altro lo farà mai? Come glielo fai capire che non sono solo parole?

"If I was not myself
And you were someone else
I'd say so much to you
And I would tell the truth

Cause I can hardly breathe
When your hands let go of me
The ice is thinning out
And my feat brace themselves"

Callie, in quell’aeroporto, era rimasta impotente a farsi travolgere dalle cinque fasi del dolore, sperando solo che l’accettazione arrivasse nel giro di pochi istanti. Niente negazione, rabbia, contrattazione, depressione – non avrebbe raccontato nessuna bugia a se stessa, non avrebbe sentito alcun dolore, Callie. Voleva solo accettare il suo mondo che si sbriciolava lento sotto ai suoi occhi ed andare avanti – e fare un passo avanti verso una nuova vita, nuovi piani da condividere con qualcun altro che non fosse Arizona. Con altre mani, altri occhi, un altro odore.
Callie, in quella vasca da bagno, era rimasta impotente a farsi travolgere dalla sue idee – pensieri confusi. In tutta quell’indecisione, in tutta quell’insicurezza, l’unica cosa certa era l’amore e l’odio che provava per Arizona – l’unica cosa certa era che un giorno, non importa quando, solo un giorno, si sarebbero incontrate e Callie le avrebbe detto “ti sono cresciuti i capelli”, dando per scontato che sarebbe stata lei quella coi capelli corti e non Arizona. Sarebbe rimasta a guardarla – a guardare il suo cambiamento fisico – e l’avrebbe riconosciuta. Era lei, era sempre stata lei. E quei capelli lunghi sarebbero stati solo capelli lunghi pronti a coprire gli sbagli e l’imbarazzo sul volto di Arizona – l’imbarazzo della consapevolezza dei suoi sbagli.
“Tu invece li hai tagliati” e Callie le avrebbe risposto di sì – sì e basta. Non avrebbe aggiunto che l’aveva fatto per non sentire più le sue mani tra i capelli - lei, che si ricordava bene quella giornata al parco quando le aveva detto “credo che mi taglierò i capelli, sono stufa di averli così lunghi” ed Arizona le aveva risposto di non farlo. “A me piacciono. Poi come faccio a passarci le mani se li tagli?”. Non le avrebbe detto che l’aveva fatto per dispetto o per ferirla. Avevano speso così tanto tempo a farsi del male – con le parole, con le assenze, coi silenzi – che non serviva aggiungere altro.
Perché Callie era sempre lei, col suo amore e col suo odio.
Perché Arizona era sempre l’amore della sua vita.
Callie lo sapeva bene. Non importava il passare del tempo – non importavano i legami di sangue. Callie e Arizona si appartenevano, come fossero due metà perfette di un unico intero.
I legami non erano un fatto – il tempo non era un fatto. L’amore lo era.

"I'm dead in the water
Still looking for ya"

Callie era riuscita a mettere piede fuori dalla vasca solo a seguito del suono del campanello. Guardò l’orologio della cucina segnare le cinque e quaranta, stringendosi nell’accappatoio blu scuro. Con un gesto meccanico fece scattare la chiave nella serratura, sporgendosi appena dalla porta con la testa – e i capelli bagnati. Non furono gli occhi azzurri la prima cosa che vide, ne tanto meno il sorriso di Arizona che si distendeva sul suo volto, segnandole le guance dalle fossette. La prima cosa che vide furono le scarpe di chi ha danzato tra le pozzanghere – tra la pioggia, - poi vide la sciarpa rossa strisciare a terra e i lunghi capelli biondi accarezzarle le spalle coperte dal lungo cappotto nero. Callie spalancò la porta uscendo dal suo nascondiglio. Rimase immobile, inerme, a guardarla, mentre il freddo dell’autunno saliva le scale invase dall’odore di Arizona e la colpiva in faccia, sui fianchi – ovunque. Rimasero in silenzio – Arizona ad aspettare Callie, Callie ad aspettare le sue parole. “Ti sono cresciuti i capelli” disse, e poi iniziò il suo discorso.

"I'm dead in the water
Can't you see?"

  
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