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Autore: Sabu_chan    02/11/2012    0 recensioni
"Consultazione del futuro. Predizioni a domicilio. Tutto ciò che volete sapere e che magari vi pentirete di sapere."
La ragazza rantolò, poi fissò un po' incredula la donna che le stava appresso. «E così lei sarebbe una… veggente?»
La donna scosse la testa. «Ragazzina. Io sono una maga veggente, è diverso!»
E fu così che Lina Inverse dovette affrontare il più grande cambiamento della sua vita.
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lina Inverse, Naga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per vostra informazione, anche questa fanfiction è la rivisitazione di un mio lavoro precedente hostato sul mio sito “When an Unlimited Desire – A Lina x Naga Shrine”.

Se avrete occasione di leggere il cosiddetto originale, non temete, o meglio temete un lavoro inziato all'età di sedici anni e godete di questa rivisitazione più cosciente.

Ci sarà da ridere.



CHANGE

Cosa cosa? Il futuro gratis? La veggente e la predizione.

 

Tutto sembrava andare per il verso giusto, una volta tanto. Solita tranquilla località di mare, solita locanda al calduccio, soliti piatti a base di frutti di mare, solita seratina al lume delle lampade ad olio della camerata, solito rumoreggiare metallico di forchette che litigavano per conquistare per prime un pezzo di cibo… oh, non che fosse una novità.

Lina Inverse piantò il suo coltello nel polipo alla griglia che si trovava al centro della tavola imbandita di fronte ai suoi occhi. Non poteva lasciarselo scappare, erano secoli che non ne mangiava uno adeguatamente ed ora che era lì, quasi a supplicarla di entrarle nello stomaco, non poteva perdere occasione migliore di quella.

Ma le migliori cene della ragazza non erano mai state senza un sottofondo di combattimento a suon di posate che si scontravano tra loro. Ed anche in quel caso non poteva certo rovinare la sua più splendida abitudine.

«Non riuscirai a farla franca!!» nella lama si inserirono gli artigli affilati di una forchetta. Di seguito avvenne un prolungato braccio di ferro tra i due oggetti. Il braccio della ragazza cedette e si riprese più volte, non poteva assolutamente perdere in quel duello. Ma la forza dell'avversaria era notevole.

Naga del Serpente Bianco alzò il braccio e Lina si piegò all'indietro. Il polso cominciava a dolerle ed il suo coltello ad incrinarsi. Quando esso si ruppe del tutto, il povero mollusco schizzò dall'altra parte del tavolo, superando la balconata che gli stava a fianco e ricadendo in mare.

Le due ragazze stettero a guardare la scena ad occhi spalancati, mentre il polipo rimbalzò sulla scogliera e loro imitarono il gesto, alzando ed abbassando il capo seguendo i suoi movimenti, finchè ricadde nelle acque dove rimase a galleggiare per diverso tempo, almeno fin quando non passò uno squalo che se lo divorò leccandosi i baffi.

Gli occhi delle due ragazze si girarono gli uni a fissare gli altri, partì qualche scintilla minacciosa ma si risedettero composte come se nulla fosse accaduto.

«Vabbè, ormai è andato….» sbuffò Lina, riprendendo a mangiare ciò che le stava nel piatto.

«Certo, ormai è andato….» ripetè Naga, tagliando delicatamente il merluzzo che l'aspettava.

Passarono diversi minuti in silenzio. Anche se in realtà qualcosa si mosse, ma i soli ad accorgersene furono le persone che stavano nei tavoli vicino al loro. L'aria s'era fatta improvvisamente calda e pesante, mentre un'aura oscura avvolgeva l'angolo dove si erano sedute le ragazze.

Lina sbattè pesantemente le mani sul tavolo, facendolo tremare.

«SE TU NN FOSSI SEMPRE IN MEZZO ALLE SCATOLE POTREI MANGIARE IN SANTA PACE!!»

«E SE TU NON MI FOSSI SEMPRE DAVANTI AL MUSO RIUSCIREI A GIOIRE UN PO' DI PIU'!!»

Lina rimase interdetta per un attimo dalle sue parole, poi riprese: « Perché? Io sono l'anima dei luoghi! Senza di me sarebbe tutto un mortorio!»

«E come scusa? A suon di Fire Ball!? Ma fammi il piacere... se io non vedessi ogni maledetto giorno quel tuo seno piatto come la tavola su cui stiamo cenando, l'indice di contentezza della sottoscritta salirebbe invece di scendere!»

«Ngh!- la rossa strinse sotto il suo palmo la tovaglia, riducendola ad uno straccio usato- Ed io che dovrei dire, sentiamo? Che se non sentissi ripetutamente la tua risata idiota, forse ci guadagnerei in salute?!»

«Tze, ma sentitela… proprio quella che sa solo arrostire le persone con i suoi incantesimi, altrochè salute! Per riprendersi dai tuoi attacchi magici, ci vorrebbe un miracolo!»

«Ngh…. E che devo dire IO di te, allora? Con la figura che mi fai fare in giro, vestita in quel modo? I paesi sono piccoli, la gente mormora! Ho perfino sentito che a causa del tuo modo di vestire vengo considerata la tua magnaccia!»

«Magnaccia… TU?? Ma non farmi ridere, guarda... se davvero fossi la mia magnaccia, a causa di quelle due mozzarelline che ti ritrovi, faresti scappare i clienti!»

Le due si stettero a fissare per lungo tempo, almeno finchè non si accostò a loro un tizio alto e massiccio, che le osservava dall'alto a sua volta, facendo scricchiolare le ossa delle sue mani con molta potenza sonora. Le ragazze sentirono bene quel suono, ridacchiarono come se nulla fosse e si misero a sedere composte e calme.

Finito di cenare, Lina prese il suo mantello, intenzionata a visitare la città dove si erano fermate, e si avviò al centro città. Aveva sentito dire che nel paese si sarebbe tenuta una festa dedicata al dio del mare che si adorava da quelle parti. Sembrava molto interessante e questo incuriosì la ragazza.

Prima di congedarsi dall'amica, la guardò negli occhi e non sapendo cosa dire le sorrise. Ma Naga rimase imperturbabile, anzi incrociò le braccia sotto all'enorme seno e girò il capo dall'altra parte. Probabilmente indispettita della sua risposta gestuale, Lina si avviò solitariamente alla scoperta della città, lasciando l'amica nella locanda che non le tolse un momento gli occhi di dosso.

Quel che si diceva in giro era assai veritiero. Infatti Lina si ritrovò sommersa di luci e colori, gente festante e maschere danzanti. Una festa del genere se la sarebbe sognata al suo paese natale, Zelphilia, ed era sempre in attesa di vedere una ricorrenza simile con i suoi genitori e la sorella.

C'erano disparate botteghe aperte che vendevano e acquistavano diversa mercanzia, tra cui oggetti di valore e non. Alcuni ristoranti avevano tenuto aperto per i turisti che si sarebbero fermati a cenare o a bere fino a notte fonda. Lina non era mai entrata in uno di quei… come li chiamavano? Pub, forse. Era ancora troppo piccola per le leggi locali, se avesse avuto sedici anni non avrebbe avuto alcun problema a farsi un goccetto in santa pace dentro a un locale.

Lina amava bere forse quanto Naga, ma quando la vedeva ingurgitare litri e litri di quei liquidi le saliva la nausea. Però le dispiaceva, dopotutto, non aver l'occasione di condividere anche solo un po' di quei momenti assieme a lei… chissà se l'aveva seguita. No, era troppo arrabbiata. Credeva che anche la voglia di ubriacarsi fosse svanita nella mente dell'amica, anzi no, sicuramente stava accadendo il contrario.

Camminò per la via principale per diverso tempo, finchè stanca di sedette su di una panchina di legno posta ai lati del viale. Sbuffò vistosamente, ripensando al litigio che aveva appena fatto con la sua amica. Non avrebbe mai dovuto arrabbiarsi così tanto con Naga, non lo meritava fino a quel punto. No, no, macchè: quella meritava anche peggio.

«Ehi bellezza! Vuoi venire a divertirti con noi?»

Lina non fece nemmeno caso a quei due uomini che la esortavano a seguirli. Era stanca di combattere, nè una parola e tanto meno una Fire Ball sarebbe scappata dalle sue mani. Si alzò e riprese tranquillamente il suo cammino, finchè quei due ceffi le sbarrarono la strada, l'uno con il coltelo alla mano, l'altro con fare altrettanto minaccioso.

«Su. Coraggio, vieni con noi…» cercò di convincerla l'uomo minaccioso, rivolgendole un gesto eloquente.

«E se venissi con voi che cosa diavolo ci guadagnerei?» sogghignò la ragazza, facendosi venire a mente le parole della formula di un incantesimo di fuoco.

«Oh, se ci guadagnerai! Tu non conosci il valore di tutto ciò che guadagnerai, sei ancora un po' piccola, ma vedrai che ti divertirai…» rispose questa volta l'uomo armato di coltello, pensando bene di leccarne la lama per rendere più comprensibili le sue parole. Dei, quanto era disgustoso.

«E… se non mi divertissi affatto?» Lina sorrise candidamente, alzando il palmo della mano sinistra verso l'alto.

I due stavano per perdere la pazienza, ma la loro mente fu ancora più lucida quando videro scintillare nelle mani della ragazza un bagliore rosso acceso. « E-ehi, piccola! Calmati! Noi non… ecco… ora ce ne andiamo!»

Non fecero in tempo a girare i tacchi che furono investiti da un turbine di luce accecante.

La ragazza rimase interdetta per un attimo, poi osservò i corpi dei due banditi giacere stremati a terra. Non poteva crederci. Qualcuno l'aveva preceduta! E se conosceva l'origine dell'incantesimo…

«Naga!» si voltò aspettandosi la maga del Serpente davanti a sé a rinfacciarle la sconfitta subita, sottolineandole il fatto che non si sarebbe dovuta lasciar scappare degli inetti come loro dalle mani. Ma, nonostante i calcoli della rossa, chi le si presentò davanti non fu per nulla una bella donna con un paio di seni spropositati.

Lina indietreggiò di qualche metro. La vecchia rugosa che le stava davanti non prometteva nulla di buono.

"Questa befana ammuffita… ha fatto tutto da sola?!" pensò la ragazza, facendosi immancabilmente scendere una goccia di sudore giù per le tempie.

La donna le si avvicinò con fare misterioso, come se dovesse nascondere un grande segreto. La ragazza non si mosse, non sembrava per nulla una donna di cui aver paura. L'incedere lento, il sorriso che ne accentuava le pieghe della pelle, quegli occhi socchiusi con sommo divertimento, il bastone...

SDONG.

«Non provare più a ripeterti! Io sono una donna affascinante, non una vecchia rugosa ammuffita!»

Lina si piegò su sé stessa, il viso contratto dal dolore. Il bastone che la donna le aveva rifilato nello stomaco non le doveva aver fatto molto bene, né fisicamente né moralmente. Quell'esserino tanto piccolo, che le arrivava giusto alle ginocchia, tutto ricoperto di striature e bozzi formati dalla vecchiaia… non era per niente deboluccia…

SDENG.

«E non sono nemmeno un esserino deboluccio!»

La ragazza non resistette a quell'ultimo colpo che le arrivò direttamente in mezzo agli occhi, facendola inginocchiare QUASI all'altezza della donna. Lina si ritrovò ad imprecare, ma la vecchia decise di risparmiarle un'ulteriore punizione, ritenendo di averla già sistemata con i colpi precedenti.

«Senta, vorrei essere cortese… io non la conosco nemmeno… e le battute me le scrive l'autrice di questa fanfiction, non dia quindi la colpa a me, per favore.» rantolò la ragazza, maledicendo mentalmente la dea che aveva scritto il suo fato.

«Non m'importa un accidenti! Sei pagata per svolgere il tuo ruolo di protagonista e devi rispettarlo! Non mi può fregare di meno se ce n'è una più scema di tutte che ti fa dire certe cose così offensive verso questa donna così bella e giovane, ohohohohoh!» dichiarò spavalda la vecchina, portandosi una mano alle labbra e imitando una certa maga da quattro soldi che Lina conosceva molto bene. Che poi la signora si riferisse alla dea succitata come “la più scema di tutte” è un'altra storia.

Bella… e giovane… all'autrice scappa un rantolo strozzato che per fortuna non verrà udito dalla vecchiaccia in questione, che secondo il parere della scrittrice si sta dando troppe arie uscendo dal personaggio… ma aspetta solo che metta le mani sulla tastiera e vedrai.

«Senta, lasciamo perdere i dettagli su dei e non dei… cosa vuole da me? E come fa a sapere cosa penso? Legge i pensieri?» le chiese tremante la ragazza, poggiandosi su di un ginocchio e la mano sinistra a terra.

«Uhm… ti piacerebbe saperlo, eh?» le rispose la donna, dandole le spalle e camminando nella direzione opposta.

La ragazza si alzò totalmente in piedi e la raggiunse, seguendola a piccoli passi. La donna si stava affrettando, per quanto le sue corte gambe glielo permettessero, verso un tendone scuro, posto quasi al centro della via in festa.

Alcuni ragazzi, vedendola arrivare, le fecero grandi inchini e la salutarono. La donna rispose ai loro saluti e si avvicinò all'entrata del tenda. La ragazza osservò il posto dall'esterno, poi notò un cartellone posto vicino all'entrata.

"Consultazione del futuro. Predizioni a domicilio. Tutto ciò che volete sapere e che magari vi pentirete di sapere."

La ragazza rantolò, poi fissò un po' incredula la donna che le stava appresso. «E così lei sarebbe una… veggente?»

La donna scosse la testa. «Ragazzina. Io sono una maga veggente, è diverso!»

« Ah davvero? Mi vuole GENTILMENTE spiegare dove sta la differenza?» chiese la ragazza, per nulla convinta che ci fosse un grande abisso tra predire il futuro e sapere usare la magia. Entrambi i casi richiedevano una conoscenza di base comune.

La donna la fece entrare nella tenda. Le indicò uno sgabello di pelle di orso sul quale timidamente si sedette la ragazza. La stanzetta era buia e dava una certa impressione di luogo tetro e poco ospitale, anche perché l'unica luce che persisteva era quella di una vecchia lampada ad olio posta nell'angolo più remoto dello spazio. La vecchia si sedette di fronte a lei, oltre il tavolo che le separava.

«Io sono una maga veggente. E' MOLTO diverso, ragazzina. Una veggente comune può leggere i tarocchi e raccontarti tante fandonie magari prendendo per i fondelli parenti defunti o persone ancora vive. Io sono una maga veggente, te lo ripeto, cioè che prevedo davvero il futuro senza leggere carte ridicole né consultando i morti. Inoltre…»

Assunse uno sguardo minaccioso, che fece scuotere Lina dalla sua tranquillità.

«Posso lanciare maledizioni.»

Ah, paura massima. La ragazza non poteva sopportare le maledizioni… certo, non sopportava quelle che non facevano effetto nemmeno da lontano. Il suo potenziale magico era molto alto e la sua barriera era invidiabile, certo, inoltre aveva una buona conoscenza sull'argomento essendo anch'esso la base per qualsiasi mago.

Ma se fosse stata davvero una maga potente? Dopotutto pareva poter leggere i pensieri. E se si fosse trattato di un demone dalle sembianze umane? Non sarebbe forse stato anormale se una sua maledizione avesse fatto effetto, ma sinceramente era l'ultima cosa che al momento la preoccupava.

« Sei preoccupata per la tua amica, vero?»

Lina sussultò quando la donna le rivolse quelle semplici parole. Doveva aspettarselo, dopotutto, ma sentirsi dire certe cose da una vecchia che non conosceva un solo minuto della loro amicizia, come dire, la mandava leggermente in bestia.

« Naturalmente…- la donna tirò fuori da una delle sue sproporzionate maniche un biglietto con delle cifre, che fece sventolare davanti al naso della ragazza- ..questa consultazione non sarà gratis…»

Lina strappò di mano alla donna, il biglietto, che si rivelò una parcella. MILLE monete d'oro?! Ma stiamo scherzando? Passi che la ragazza era curiosa di vedere quali prodigi potessero compiere i poteri della donna, disposta per una sola volta a pagare qualsiasi cifra, ma non fino a quel punto!

«Quanti anni ha signora, se mi posso permettere?» chiese la ragazza ostentando calma e cordialità, pur avendo un nervo ingrossato sulla fronte.

«200 circa e dir poco.» «E NON E' CHE L'ETA' LE HA DATO LEGGERMENTE ALLA TESTA?!- gridò Lina sbattendo le mani sul tavolino, oh, era la seconda volta che usava violenza contro del legno in quella serata – Mille monete d'oro per un consulto di dubbia veridicità e mi ha già timbrato una ricevuta? Nossignora, se lo scordi!»

La donna arretrò all'urlo della rossa, che si alzò a malo modo e girò i tacchi, avviandosi all'uscita del tendone. Ma la vecchia non perse tempo e pose una barriera magica prima ancora che Lina potesse uscire. La ragazza ci andò irrimediabilmente a sbattere contro, provocandosi un livido al naso.

«Si può sapere che combina??» chiese irritata la rossa, girandosi furiosamente verso la donna.

«Che ne dici se ti prevedo il futuro… gratis?»

Con un balzo Lina si ritrovò a sedersi di nuovo di fronte alla vecchia, porgendole la mano perché gliela leggesse subito.

La donna fu molto sorpresa di quel gesto, tanto che si ritrovò ad indietreggiare nuovamente. Ma quando vide il palmo scoperto della rossa, le fece ritirare la mano. Probabilmente non intendeva prevederle il futuro in quel modo.

«Perché non chiami anche la tua amica?» le chiese tenendo lo sguardo basso, ma usando un tono sereno.

«Naga? Ma lei non è qui… e poi abbiamo litigato, come al solito, e non credo voglia parlarmi fino a domattina. Almeno credo…» Per la prima volta, Lina si sentiva davvero preoccupata dei sentimenti della sua amica, ma non riusciva a trovare modo di capire che l'aveva offesa forse più pesantemente del solito.

La donna sorrise un po' tristemente, quindi s'alzò e prese per mano la ragazza. La ricondusse all'uscita della tenda dove già voleva dirigersi in precedenza e le aprì la via, neutralizzando la barriera prima creata da lei stessa. Lina rimase per un attimo interdetta, poi spostò gli occhi sulla donna. Le sorrise.

«Non c'è ragione che ti predica il futuro. Non ce n'è ragione se la tua amica non c'è.»

Lina non capì immediatamente le parole della vecchia, ma piano piano comprese. Senza Naga qualcosa non poteva essere rivelato. Era molto legata a lei, anche se stentava ad ammetterlo. Senza quella donna… si sentiva sola. Ragionò per un istante e individuò una possibile risposta: la parola futuro era molto legata al concetto della loro amicizia.

La ragazza sorrise alla vecchia, e capendo che si trattava di una persona davvero molto importante e famosa, le fece a sua volta un piccolo inchino come le avevano prima fatto le persone per strada. Non che amasse usare tutta quella cortesia, ma dato che non le era accaduto nulla di inconsueto si poteva anche prestare alla pantomima.

Tutto sembrava andasse DAVVERO per il verso giusto.

«Ma guarda un po'! Sei più stupida di quanto pensassi, ragazzina… credere ai veggenti, è mai possibile?!»

La voce che proveniva alle spalle della ragazza la fece sussultare per bene, facendola rabbrividire. Lina si voltò, ritrovandosi davanti colei che avrebbe preferito non incontrare per tutto il resto della serata.

Naga teneva in mano un boccale, probabilmente ricolmo fino all'orlo di brandy, e ne sorseggiava di tanto in tanto mentre parlava alla ragazza. Il suo viso sembrava disteso e per nulla corrucciato, ma una sottile punta di ironia fastidiosa si poteva udire nelle sue parole, possibilmente accentuata dall'effetto dell'alcol.

«Per tua conoscenza, strega tutta-tette, sappi che io non credo a questo genere di cose! Sono qui giusto perché mi era stato promesso un consulto gratis, ma non credere che io davvero dia retta a queste scemenze!» mentì la ragazza, sentendosi in colpa poiché la vecchia la stava ascoltando.

«Certo, certo, dicono tutti così… nessuno crede ai veggenti ma chissà perché davanti ai baracconi di questi buffoni c'è sempre la coda!» Naga si esibì in una sonora risata, notando che la vecchia che le stava ascoltando stava ribollendo dalla rabbia.

«Già, già… allora perché non ti fai avanti e vieni a dare un'occhiata?» la invitò la ragazza, arrossendo per le parole appena sentite. Più andavano avanti con il discorso, più la cosa la imbarazzava ed innervosiva.

«Qualunque sia la risposta, tu, donna, la smetterai comunque di fare stupide domande.»

Entrambe si voltarono verso la donna che era intervenuta nel loro discorso. La vecchia si stava riferendo a Naga, che in quel momento cambiò il suo sguardo, iniziando a guardarla con disprezzo. Ma il suo cipiglio da superiore cambiò appena incontrò le pupille iniettate di sangue della vecchia.

La vecchia le indicò entrambe con le due mani, poi sussurrò delle frasi ignote alle loro orecchie. Tutto ciò che poterono, anzi, potè percepire Lina, era un senso di nausea salirle alla testa. Poi capì. Delle due ragazze solo lei portava delle protezioni magiche, ovvero la bandana nera che aveva alla fronte, quindi era anche l'unica che percepiva l'incantesimo che si stava attuando.

Ma per quanto si sforzasse, non riuscì a capire di che magia si trattasse, quindi non potè difendersi per tempo.

«Io leggo nel vostro domani un grande cambiamento… un GROSSO cambiamento. Presto non sarete più quelle di prima… e tutto questo grazie al fatto che le maghe veggenti esistono.»

Le due ragazze indietreggiarono, poi si guardarono negli occhi.

Odio.

Non capivano perché, ma si odiavano senza avere realmente fatto qualcosa per cui sentire questo sentimento l'una per l'altra. Si osservarono per diverso tempo, poi ognuna prese strade diverse.

Naga se ne tornò alla locanda dove avevano prenotato le loro camere, continuando a tracannare dal suo boccale di brandy, mentre Lina si diresse verso il centro città, in un pub.

«Ehi ragazzina! Sei un po' piccola per entrare qua dentro. Torna a casa, non hai l'età per stare qui.» la esortò il locandiere, vedendo che stava già ordinando del liquore non poco pesante per sé.

«Ehi! Mi senti? Sei troppo piccola per bere roba simile! Ascoltami e dammi retta, mocciosa!»

«FIREBALL!»

Il locandiere andò in fumo in meno di un secondo, e Lina noncurante bevette tutto il liquido contenuto nel bicchiere che le avevano portato. Lo sbattè vuoto sul bancone, reclamandone dell'altro. E dell'altro, e dell'altro, e dell'altro, e…. bastarono poche sorsate perché non capisse più dove fosse e non riuscisse a distinguere la destra dalla sinistra.

Ancora un po' cosciente si sbarazzò di un paio di malintenzionati e si diresse barcollante verso la locanda dove si era precedentemente diretta Naga. Si appoggiò al muro della strada, singhiozzando a tratti. Si rimise in piedi dopo dopo essersi accasciata a terra, stremata da tanto camminare e dall'alcol in corpo che stava sortendo effetti fino a quel momento sconosciuti.

«E non che io sia arrabbiata!! Anzi! Io non sono arrabbiata… Naga…»





« Ohi ohi…» si lamentò Lina, grattandosi svogliatamente il capo con la mano destra. La luce che filtrava dalla finestra andava direttamente a sbattere sulle sue palpebre semi chiuse. Non era riuscita a dormire tanto, quella notte, presa da incubi e dai residui della sbornia che le salivano alla testa.

Si poggiò ai gomiti molto fiaccamente e stropicciò gli occhi altrettanto lentamente. Il suo sguardo era indubbiamente quello di qualcuno che aveva passato una notte non troppo piacevole.

Cercò di guardarsi attorno ma il dolore alla testa accennava ad aumentare. La luce era fastidiosa, un mattino che avrebbe dimenticato molto volentieri come tutti gli eventi della serata prima.

Ad un tratto la sua attenzione fu attirata da qualcosa che stava un po' più un basso rispetto al suo viso, ma quasi subito sotto il suo mento. Sembrava che le fosse cresciuto qualcosa di strano proprio in corrispondenza del suo seno.

« Ehi! Ma questa roba sembrerebbe…» la ragazza balbettò incredula un paio di parole, con gli occhi ancora mezzi socchiusi, poi volle toccare con mano ciò che le stava davanti. Si portò entrambi i palmi delle mani al petto, tastando con poco garbo ciò che le stava appresso. Era sicura che si trattasse di una massa semi sferica, morbida e... sensibile.

Spalancò gli occhi, troppo incredula, forse quasi impressionata, perché ciò che stava toccando non poteva essere vero, conoscendo il suo corpo.

Lo stette a fissare per diverso tempo, quasi spaventata riportò le mani sotto le lenzuola, ma le sue pupille non si mossero di un centimetro dalla loro strada, smettendo nemmeno un secondo di guardare, ora affascinata, ora impressionata, quelle due cose.

«No, aspetta un attimo… non mi dirai che… ma cos'ho bevuto? Devo essere ancora ubriaca… però…- si portò nuovamente le mani al petto, palpando incredula i due ammassi di carne che pendevano da esso- No, aspetta ancora un minuto… QUESTE SONO VERE!»

Si alzò in piedi sul materasso del letto e sbottonò con forza la camicia del suo pigiama. Quelle due cose sferiche, lisce, perfette e ballonzolanti facevano davvero parte del suo corpo! Impossibile! Come facevano ad esserle cresciute in una sola notte? Eppure erano lì, che la chiamavano, che le bisbigliavano soavi parole.

"Siamo qui, siamo per te, nessuna è più bella di te ora."

E Lina, inebriata da quello che sembrava solo uno stupendo sogno, non riuscì a fare a meno di piangere la sua gioia. Toccò di nuovo i suoi seni, per capire se era solo uno scherzo della sbornia della notte precedente. No! Erano più che reali! Ora sì che non avrebbe più avuto nulla da invidiare a Naga.

Con un balzo si risedette sul materasso, osservando con delizia il suo petto. Troppo bello per essere vero. Ma ERA tremendamente vero. Come poteva non approfittarne solo per un attimo? Tanto, erano vere.

Si coricò a pancia in giù sulle lenzuola, gustando con ardore la morbidezza che le offrivano. Erano più soffici di un cuscino di piume, ancora di più delle nuvole forse. Le offrivano un caldo e morbido appoggio naturale.

Ma quel momento di pace e godimento fu interrotto bruscamente da un urlo inatteso.

« GWAAAAAAAAAAYUOYOOOOIIIIIIIIIAAAHHHHHKKEEEEYOUUUUUUI!!!!!!!!!!»

Lina sussultò al solo sentire quell'urlo disumano provenire dalla stanza accanto. Si rinfocillò il più velocemente possibile e, un po' correndo, un po' sobbalzando, si diresse verso la fonte del grido.

Aprì la porta della camera, pronta a qualsiasi mostro o bandito che fosse. Vide la donna davanti a sé all'affannata ricerca di qualcosa, scrutandosi sotto la maglia del pigiama. Quella donna, non sapeva dove, l'aveva già vista da qualche parte. La sua chioma fiammeggiante le era familiare.

«Non ci sono più… Non ci sono più…» continuava a rantolare ripetutamente, affondando più in profondità la testa nel colletto della maglia. Singhiozzava, ripetendo la stessa frase più volte. Lina si avvicinò alla donna e le mise una mano sulla spalla.

«S-scusi, uh, sta bene?» le chiese timidamente la ragazza, pensando di essere finita nella camera di una depravata mentalmente messa piuttosto male.

C'era anche da dire che pure quella stanza le ricordava qualcosa.

La donna alzò al testa, singhiozzando ancor di più quando incontrò il viso di Lina.

«Non ci sono più… Non ci sono pi- ma tu…?!»

Forse era DAVVERO ancora ubriaca.

Forse non aveva dormito poi così tanto… forse… forse… forse il sogno con cui si era svegliata le aveva data alla testa. Peccato che la scena che le si presentava davanti non era un sogno.

« T-t-t-t-t-t-t-t-t-tu… tu sei… TU SEI ME?!»

Un incubo.

« GWAAAAAAAAAAYUOYOOOOIIIIIIIIIAAAHHHHHKKEEEEYOUUUUUU!!!!!!!!!!»


   
 
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