“Queste
è
una cosa strana.”
Ok,
so
che non era esattamente la cosa più intelligente da dire
quando una ragazza che
doveva essere morta ci stava osservando con occhi infuocati dalla
finestra
della nostra Casa della Notte, ma che ci posso fare se mi è
venuto in mente
solo questo?
“Ragazzi,
ditemi che quella non è Elizabeth…”
mormorò Jack che, anche se non la
conosceva, aveva intuito che quella non era una normale novizia e
nemmeno un’umana.
“Jacky,
Jacky è proprio lei…” cantilenarono le
gemelle con gli occhi sbarrati a fissare
quello che fino a mezz’ora prima era il bel visino di
Elizabeth; ora era solo
una maschera di crudeltà, confusione e… fame.
Sì,
ci
stava fissando come se fossimo il migliore degli spuntini…
“Ok,
ragazzi,
non facciamoci prendere dal panico…” intervenne
Erik, alzando le mani e
adottando la sua migliore espressione da attore va-tutto-perfettamente.
“Troppo
tardi…” sibilò in risposta Zy,
stringendosi al suo fianco e, se il momento
fosso stato anche solo un pochino migliore, nessuno di noi si sarebbe
astenuto
dal commentare. In quel caso, però, l’unica cosa
che seguì fu il più totale
silenzio.
Dopo
quella che parve un’eternità Stivie Rae, andando
contro ogni logica, si
avvicinò lentamente al vetro fino ad arrivare a pochi
centimetri da Elizabeth e
sussurrò: “Ragazzi è sempre lei. Certo
dovrebbe essere morta, ma è sempre lei.
Chi lo sa, magari in un modo o nell’altro si è
salvata e… forse le serve aiuto!”
Con
quella nuova convinzione Stivie Rae corse fino all’ingresso
della scuola, sotto
i nostri sguardi sconvolti, e stava per fiondarsi fuori quando,
fortunatamente,
Zy la raggiunse e la trattenne, afferrandola per un braccio:
“Sei impazzita?
Non hai visto i suoi occhi?”
“Cos’altro
posso fare? E se avesse veramente bisogno di aiuto? E se stesse
male?”
Cadde
di
nuovo il silenzio, quindi Jack si allontanò da me,
afferrò con forza la mano di
Stivie Rae e, con un sorriso titubante, disse: “Io vengo con
te.”
La
bionda
lo guardò un attimo confusa, poi sorrise a sua volta e i
due, ignorando le
nostre proteste uscirono in giardino, avvicinandosi lentamente al luogo
dove
pochi secondi prima avevamo visto Elizabeth.
Io
fui il
primo a seguirli, preoccupato per Jack fino alla nausea e ammetto di
essermi
sentito rassicurato non poco quando vidi che anche Erik, le gemelle e
Zy ci
venivamo dietro: più eravamo meno possibilità
c’erano che finisse male.
Quando
però raggiungemmo il vetro, Elizabeth si stava allontanando
lentamente verso il
muro ad est, sotto il grande albero.
“Elizabeth!
Aspetta!” chiamò Stivie Rae con voce che tremava
leggermente, ma non ottenne
risposta; ci scambiammo una rapida occhiata, quindi, dopo esserci
stretti l’un
l’atro tanto che avremmo potuto essere una persona sola, la
seguimmo.
Il
muro
est era il luogo più scuro di tutto il giardino, ma
c’era anche un grande potere,
quindi c’era sempre sicuro, ma in quel momento, nonostante la
nostra vista
notturna era quasi perfetta, ogni ombra ci faceva sussultare, ogni
scricchiolio
ci faceva venire i brividi e giuro che me la sarei data a gambe se
fossi stato
solo.
“Ragazzi
non mi piace…” sussurrò Shaunee dando
voce ai pensieri di tutti e, come al
solito, Erin finì per lei: “Concordo, gemella. E
poi, non vedo nemmeno più
Elizabeth.”
“State
zitte.” Intervenne duro Jack, allontanandosi di Stivie Rae
che, invece,
indietreggiò fino a scontrarsi con il mio petto: la strinsi
per istinto,
sentendola tremare leggermente.
“Sento
qualcosa.” Riprese quel pazzo del mio ragazzo:
“E’ vicino.”
“Jack,
andiamocene.” Lo supplicai cercando di trasmettergli quanta
paura avessi.
“Lo
so.
Avete paura. Ma sento qualcosa ed è sempre più
vicino…”
“Jacky…”
“Proprio
qui.” Si mise ad annusare l’aria come un cane in
cerca di tartufi e giuro che i
suoi occhi brillavano in modo strano: “Elizabeth è
vicina…”
“Errore.”
Una voce roca e spaventosa alle nostre spalle ci fece sobbalzare e ci
voltammo
di scatto, trovandoci difronte niente meno che il viso rotondo e
grassoccio di
Elliot, morto circa una settimana prima.
Ok,
quel
ragazzo non era mai stato una gran bellezza, ma il suo volto era reso
ancor più
spaventoso dal fatto che le guance si stessero incavando, gli occhi
rossi
sporgevano delle orbite e si muoveva come se nel suo corpo si fosse
rotto
qualcosa: “Qui vicino ci sono io, creatura semi
morta.”
“Noi
non
ci conosciamo.” Rispose subito Jack con una decisione che io
proprio non avrei
avuto in un momento simile: “Quindi non hai il diritto di
chiamarmi creatura
semi morta.”
“Il
tuo
Marchio è a metà: parte di te appartiene ancora
alla Dea, la parte blu, ma l’altra
parte è della Tenebra ora.”
Chissà
perché
ma quelle parole non mi sorpresero: sapevo già che le ombre
viventi chiamate da
Jack non potevano venire altro che da un grande male, ma non avevo
chiaro cosa
fosse esattamente questa “Tenebra”.
Mentre
parlava Elliot aveva alzato il braccio sinistro con un gesto lento e
meccanico
e aveva portato l’indice alla fronte: il suo Marchio era
ancora da novizio, ma
era completamente di un rosso scarlatto fin troppo simile al sangue.
“Tu
sei
come noi, solo che a metà.” Alla nostra sinistra
era comparsa Elizabeth e ci si
stava avvicinando lentamente, camminando in modo scomposto e fissandoci
con
sguardo famelico; anche sulla sua fronte pallida risaltava il Marchio
rosso.
Jack
indietreggiò non sapendo come reagire, quindi:
“Come? Perché voi, che dovreste
essere morti, siete qui? Perché avete un Marchio
rosso?”
Sembrava
arrabbiato, ma soprattutto confuso e spaventato, quindi mi avvicinai a
lui e lo
strinsi leggermente mentre Elizabeth ed Elliot, i loro fantasmi o quel
cavolo
che erano si lasciavano andare in risatine semi isteriche.
“Ho
fame.”
Mugugnò ad un certo punto Elizabeth e quella fu
l’ultima fra se che sentimmo
prima che tutto andasse a rotoli.
Di
colpo
sentii uno strattone e mi ritrovai a terra insieme a Jack mentre, sopra
di noi,
quelle due belve che erano stati nostri compagni, ci tenevano fermi
cercando di…
morderci.
Sì,
quelli volevano proprio morderci e puntavano dritti alla gola!
Sentii
le
ragazze urlare e Jack dibattersi, poi all’improvviso il peso
di Elliot che mi
schiacciava il petto fu sbalzato via ed io tornai finalmente a
respirare; alzai
lo sguardo scoprendo così che era stato Erik e liberarmi e
aveva fatto lo
stesso con Jack, allontanando di forza Elizabeth da lui.
Ci
rialzammo e cercammo di fuggire mentre le ragazze continuavano a
trillare
chiamando aiuto, ma non arrivava nessuno.
Mentre
cercavamo di correre per rifugiarci all’interno della Casa
della Notte alle mie
spalle Jack urlò e quando mi voltai vidi con disgusto Elliot
che lo trascinava
per i capelli verso la porticina segreta del muro est.
Lui
si
dibatteva ed urlava cercando di liberarsi in tutti i modi possibili, ma
sia
Elliot sia Elizabeth sembrava avere una forza ed una
velocità che non erano
naturali nemmeno in un vampiro adulto.
Poi,
la
situazione cambiò: intorno al mio ragazzo si accese la
solita spaventosa aurea
scarlatta e lui, in un modo o nell’altro, riuscì a
liberarsi, ma, invece di
scappare e raggiungerci si voltò e fronteggiò i
due ragazzi, ringhiando. Intendo
letteralmente.
“Vedi.
Tu
sei come noi.”
“Sta
zitto! Non hai il diritto di parlarmi!”
A
quelle
frasi seguì solo un groviglio di braccia, gambe e corpi
mentre Jack si
scontrava con Elizabeth ed Elliot sotto i nostri sguardi semi sconvolti.
Perché
in
quel momento lui era veramente come loro: ringhiava, cercava di mordere
e
colpiva alla cieca con una forza che credevo impossibile si trovasse in
quelle
braccina sottili.
Non
so
per quanto tempo quella specie di rissa continuò, ma ad un
certo punto sentii
Zoey strillare con voce tendente all’isterico: “Ora
basta! Fuoco caccia Elliot ed
Elizabeth o qualunque cosa siano!”
Nel
momento stesso in cui l’elemento rispose al richiamo di Zy e
portò a termine
perfettamente il suo compito (sia ringraziata la Dea!) Jack
urlò portandosi le
mani alla testa: “Fa male! Basta! Fa male!”
Si
lasciò
cadere a terra urlando e piangendo e in un attimo io gli fui accanto,
ma non
avevo la minima idea di cosa gli stesse succedendo.
“Ma
cosa
succede?” Ecco, buona domanda.
Neferet
era comparsa con un corteo di professori e alunni e ci fissava con aria
preoccupata.
“Adesso
arrivate, voi! Non le avete sentite, prima, le nostre urla!?”
sbottarono Erin e
Shaunee come cani pronti a mordere.
La
mia
attenzione era concentrata interamente su Jack: lo fece mettere seduto
e lo
strinsi a me, cercando di calmarlo, ma lui continuava ad urlare che
faceva
troppo male.
Poi,
improvvisamente, si calmò: mi voltai verso gli altri e vidi
che l’unica cosa
che era cambiata era che Zoey aveva congedato il fuoco; ci lanciammo
sguardi
preoccupati e confusi, senza capire.
“Va
portato immediatamente in infermeria!” decretò
Neferet e quella volta non
potevamo che essere d’accordo con lei.
Qualcosa,
in quella storia, era decisamente troppo strana.
Ciao
a
tutti^^ Spero che la storia continui a piacervi. Ringrazio specialmente
Elizabeth Balckbird, che ha sempre la pazienza di commentare i miei
scleri. J