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Autore: rukiachan15    02/11/2012    7 recensioni
Una One Shot Ziall :)
Sta a voi dirmi cosa ne pensate, spero di aver interpretato bene i loro sentimenti e la mia fantasia :)
Buona lettura :3
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"Niente e nessuno avrebbe potuto placare l’animo in subbuglio del moro il quale, seduto su un marciapiede, terminava l’ennesima sigaretta. "
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La strada era deserta. Intorno a lui il nulla,ormai.
Prese un’altra boccata di quel veleno benefico che lo faceva calmare. Lo faceva sempre ma questa volta non stava funzionando.
Il dolore, l’agonia erano troppi per poter essere annientate dalla semplice nicotina, o ancora meglio dalla morte. Niente e nessuno avrebbe potuto placare l’animo in subbuglio del moro il quale, seduto su un marciapiede, terminava l’ennesima sigaretta.

Trattenne il fumo più che potè fissando un punto a caso. Nella sua testa si ripetevano le immagini di poche ore prima.
Lo aveva lasciato. L’aveva abbandonato lì, da solo con la sua solitudine e con il suo dolore.
Niall aveva rotto con lui. Il biondo aveva cercato invano di fargli capire quanto ciò che stesse facendo fosse giusto.
Diceva di non essere certo di ciò che provava verso di lui, per questo lo lasciava.
Beh,in fondo, non erano mai stati ufficialmente insieme. I ragazzi ne erano a conoscenza, ma erano gli unici.
E guardandolo negli occhi, in quegli oceani azzurri sconfinati si era sentito annegare. Il mondo gli era crollato addosso.
Non era riuscito a proferire  parola, si era limitato ad annuire,con gli occhi sbarrati e colmi di lacrime, mentre già con la mano tastava i pantaloni in cerca di aria.
Si,le sigarette lo facevano respirare. Sbattè le palpebre e tossì buttando fuori tutto il fumo che aveva dentro insieme ai ricordi. Gettò via il mozzicone di sigaretta  e abbassò la testa.
Lo spazio intorno a lui era ricoperto di mozziconi calpestati. Si passò le mani tra i capelli, sospirando e appoggiando la testa sulle ginocchia.
Sapeva benissimo che quello che stava facendo era sbagliato ma non sapeva come reagire.
Qualunque cosa avesse fatto non sarebbe servita a nulla, non avrebbe fatto tornare Niall da lui.

Era difficile ammetterlo ma lo amava come mai aveva amato qualcuno.
Il loro rapporto era speciale. Nessun altro avrebbe mai potuto prendere il suo posto,mai!
Si passò le mani sul viso cercando di togliere un po’ della disperazione che lo attanagliava dentro. Alzò la testa e una forte luce gli colpì gli occhi.
“Cosa..?”pensò cercando di schiudere gli occhi facendosi ombra con una mano.
Il lampione sotto al quale era seduto sprezzava una forte e intensa luce gialla che lo accecava. Si guardò intorno e si accorse che la notte era calata.
Spalancò gli occhi. Non si era minimamente accorto del tempo che era passato.
Gli sembrava soltanto poco fa quando Niall..
Il pensiero si interruppe bruscamente.
Pronunciare il suo nome, rivangare quella scena faceva troppo male.
 
Un dolore inconsueto paragonabile alla perdita di un arto o forse anche più doloroso. Eppure aveva cercato con tutte le sue forze di tenerlo con sé, di non lasciarlo e si era ritrovato trascinato dalla volontà del biondo. Scosse la testa cercando di eliminare quel pensiero.
Si guardò intorno con aria spaesata, come se per la prima volta si accorgesse di ciò che lo circondava.
Aveva aspettato lì, su quel marciapiede tutto quel tempo; quegli interminabili minuti con lo sguardo perso nel vuoto, con la vana speranza di un suo ritorno. Non aveva mai riposto molta fiducia in quella speranza perché sapeva benissimo che era inutile farlo.
 
“Se non smetti di ridere,sveglierai tutti!” esclamò il moro cercando invano di tappare la bocca al biondo che si dimenava ridendo fragorosamente. Zayn non potè fare a meno che ridere insieme a lui. La sua risata era una delle più belle, armoniose e contagiose che avesse mai sentito. E la cosa più bella era che Niall rideva di continuo per qualunque cosa per cui poteva godere di quella risata quasi sempre.
Si mise a cavalcioni su di lui, spostando le coperte. Adesso il biondo cercava di dimenarsi dalla sua presa. Zayn tolse la mano appena vide che la risata si era placata.
“La colpa è tua perché mi fai ridere!” esclamò buttandolo giù dal letto.

Il moro aveva preso un cuscino per contrattaccare e da lì era iniziata una vera e propria bataglia. Una cuscinata troppo forte mise al tappeto Zayn.
Niall gli si avvicinò e gli carezzò dolcemente il viso.
“Stai bene?” disse con tono un po’ preoccupato.
Zayn gli avvicinò il viso e lo baciò.
“Adesso si” sussurrò sulle sue labbra.
Il biondo sorriso e continuò a baciarlo fin quando…
“Niall so che sei qui dentro! Basta fare casino! Torna in amera tua, domani si parte presto!” ringhiò una voce burbera sbattendo sulla porta.
 
Era Paul. I ragazzi si voltarono verso la porta con sguardo impaurito.
“Arrivo!” urlò Niall,sollevandosi da Zayn. Il moro lo prese da un braccio, trattenendolo.
“Non andare..” lo implorò.
Il biondo gli diede una carezza sul viso e lo baciò.
“Tornerò” sussurrò.
Prese il cuscino e si avviò verso la porta.
“Il cuscino..?” chiese Zayn stranito.
Il biondo si voltò sorridente.
“Questa è la scusa per cui tornerò.” E mostrò il cuscino trionfante. Zayn sfoggiò un sorriso raggiante.
Dopo di chè lo vide allontanarsi e uscire.
 
Questa volta però lui non sarebbe tornato, era la cruda realtà.
Si alzò in piedi con uno scatto, barcollando. La luce del lampione brilava sopra di lui come un sole incandescente.
Iniziavano a riaffiorare i ricordi, ciò che non avrebbe mai potuto cancellare e che avrebbero tenuto la ferita aperta per sempre. Ricordava ogni loro momento,gesto,sguardo.
“No!”urlò nella sua testa.
Iniziò a correre via di lì, a fuggire da quel posto in cui ore prima era stato abbandonato, e scappare dai ricordi che lo inseguivano e presto lo avrebbero assalito.
Correva sempre più veloce verso una meta sconosciuta. Le sue scarpe calcavano l’asfalto, rumorose e pesante, come la sua anima.
Il suo respiro era diventato grave e affannato.
Percorreva strade senza deserte,senza fermarsi un attimo a riflettere, come fosse un automa. Quei ricordi dovevano svanire.
Lui non voleva ricordare, farlo avrebbe significato soffrire.
Non voleva..
L’unica cosa che desiderava più di ogni altra, era lui, Niall.
Lo aveva avuto.
Un leggero vento freddo gli veniva contro. Strizzò gli occhi rossi, troppo sensibili per resistere al vento.
Percorse un altro po’ di strada e dopo aver salito dei gradini si ritrovò di fronte ad una porta.

Iniziò a cercare freneticamente le chiavi.
All’improvviso ne uscì un mazzo, ne prese una e la inserì. Continuava a guardarsi indietro,come se qualcuno lo stesse inseguendo.
Girò la chiave e la porta si aprì. Entrò e la chiuse subito alle sue spalle,poggiandosi sopra con un tonfo.
Il suo respiro era affannato e stremato. Adesso poteva permettersi boccate più ampie. Sapeva che l’affanno era colpa del gumo.
Ma nonostante quel giorno, anzi in quelle poche ore ne avesse fumate davvero tante, aveva ancora desiderio di quello strano e familiare sapore in bocca.
 
Inspirò profondamente alzando il diaframma e riempiendo i polmoni più che poteva. Trattenne per qualche secondo l’aria intrappolata fissando un punto davanti a sé,e la gettò tutta d’un colpo.
Sembrava che la respirazione si fosse regolarizzata.
Si staccò piano dalla supergicie della porta incamminandosi a piccoli passi verso il salotto.
La testa bassa e le braccia a penzoloni. Non aveva acceso nessuna luce artificiale e,ormai,la sera si era impadronita anche di quella casa.
Giunse al divano e si lasciò cadere su di esso. Allungò un braccio per accendere la lampada che aveva accanto.
Una luce flebile e soffesa illuminò la stanza, la quale sembrava aver preso forma.
Gettò la testa all’indietro, sentendo la morbidezza del rivestimento.
Sospirò.
All’improvviso una suoneria si propagò per tutta la stanza. Girò lo sguardo disinteressato, tastandosi con le mani le tasche.
Non aveva nessuna speranza. Prese il telefono e automaticamente senza guardare staccò la chiamata.
Poi avvicinò il telefono al viso e cercò di leggere il display.

“Chiamate perse:Liam.”

Un microscopico sorriso comparve sulla bocca del moro il quale si era sentito per un attimo rincuorato. Liam era uno dei suoi migliori amici. Era al corrente di tutto la storia e probabilmente lo stava cercando da tempo, ormai.
Immaginò quanto fosse preoccupato.
“Scusami,Liam..” pensò in un sussurro nella sua mente, ma proprio non riusciva a rispondere.
Se lo avesse fatto sarebbe crollato del tutto. Era anche un’ammissione della realtà, che tutto ciò che era successo poche ore prima era vero. E lui non voleva questo.
Si staccò dalla spalliera portando avanti il busto e poggiandosi con i gomiti sulle ginocchia.
Tra le mani bronzee teneva il telefono. Fissava il display luminoso e poi ad un tratto le sue dita si mossero da sole.
Andò sui messaggi ricevuti e iniziò a scorrerli uno ad uno.
Erano tutti di Niall. Ne scelse uno e lo aprì con mani tremanti.
 
Nessuno ci dividerà mai, ricordalo.Il nostro è un rapporto speciale e unico,non riuscirei a vivere senza di te,MAI!
Se un giorno dovessimo lasciarci, credo che per me sarebbe la fine. Sei aria, sei vita, sei tu, Zayn Malik, la persona che amo di più al mondo. Ti amo.”

 
Era riuscito a finire di leggere quelle parole, quel messaggio. Era uno degli ultimi che gli aveva mandato.
Perché?” sussurrò con voce rotta e una calda lacrima gli rigò la guancia.
Le mani avevano preso a tremare di nuovo. Le aveva lette pensando a come le avrebbe dette lui, con il suo accento irlandese che lo divertiva tanto.
Gli sembrò quasi di sentire la sua risata accanto a lui. Quando seduti su quel divano nei brevi momenti di relax, giocavano e finivano sempre a terra.
Ricordava i brividi nel sentirsi sussurrare all’orecchio dolci parole simili a quelle del messaggio.
 
Non voleva, non voleva cancellare quei ricordi. Non voleva che rimanessero tali. Si voltò in cerca di lui. Ma accanto c’era solo posto per il vuoto.
Un’altra lacrima gli rigò il viso.
Serrò la mascella e strinse il telefono forte nella mano come a volerlo disintegrare. Con uno scatto lo gettò a terra urlando, sfogandosi della disperazione che aveva in corpo.
Le lacrime scendevano come fiumi in piena stagione invernale. Cariche di rabbia, frustrazione, dolore e soprattutto amore perduto.
Con un calcio spostò il tavolino di fronte a sé,rovesciandolo. I cuscini erano stati sbalzati via dal divano.
Urlava, piangeva.
Il battito era tornato irregolare e con esso anche il respiro. Dava calci e pugni al divano, in preda alla disperazione totale.
Calciò il telefono a terra, facendolo arrivare nel corridoio.
 
Ora stava lì, con lo sguardo fisso, il respiro affannato e con gli occhi rossi e bagnati. Deglutì, cercando di non singhiozzare. A stento riuscì a fare un passo.
Voleva uscire da quella stanza che aveva appena distrutto. Fece un altro passo e poi un altro ancora.
Arrivò finalmente alla porta e ne varcò la soglia.
Il corridoio era quasi al buio. Guardò il pavimento, quel parquet color nocciola.
Cadde in ginocchio, tremante, le braccia penzolanti. Guardò il telefono semidistrutto.
Senza staccare gli occhi da esso, ci si mise accanto, sdraiandosi.
Rannicchiò le gambe al petto. La sua guancia rossa entrò in contatto con la frescura del pavimento.
Con una mano lentamente, avvicinò il cellulare a sé, mettendolo accanto al suo viso.

Si sentì mancare il respiro, aveva bisogno d’aria. Prese una sigaretta dalla tasca sinistra e l’accese.
Ne prese un tiro ma tossì.
Gettò l’accendino chissà dove per concentrarsi sul telefono. Le lacrime gli offuscarono la vista.
Tutto era appannato e sfocato. Prese il telefono e cercò.
Si asciugò gli occhi con il dorso della mano per vedere meglio. Era una foto di Niall mentre dormiva.
Gliela aveva scattata a tradimento. Sorrise, tirando su con il naso,mentre la sigaretta bruciava.
Perché gli aveva fatto questo? Lui lo amava più della sua stessa vita,più di ogni altra cosa al mondo.
Tutto ciò che gli aveva detto era forse falso?
Non volle neanche prendere in considerazione quell’orrenda opzione. Forse non gli aveva saputo dimostrare tutto l’amore che provava per lui.
Ma aveva fatto del suo meglio. Lasciò cadere il telefono dalla mano.
Si avvicinò la sigaretta alla bocca, ebbe l’impulso, l’abitudine di tirare, ma non lo fece. Poi la mise davanti ai suoi occhi, tenendola tra l’indice e il medio.
Lo osservava mentre piano si consumava. Lentamente la carta bruciava e il fumo saliva verso l’alto.
Proprio come si era consumato il suo amore.
Cosa sarebbe successo quando sarebbe arrivata alla fine?
La sigaretta sarebbe stata soltanto un misero mozzicone inutile. Ormai non era più nulla, soltanto un filtro usato e da buttare.
Sarebbe stato calpestato e lasciato lì per terra.
Il paragone gli venne quasi spontaneo.
La sigaretta era arrivata al termine e si era spenta. Aveva lasciato il filtro e aveva chiuso gli occhi.
 
In poche ore il suo mondo era andato a puttane. Tutte le certezze gli erano crollate. L’unica certezza era svanita all’improvviso.
E ora non gli rimaneva che abbandonarsi a quello che aveva dentro di sé, nella sua anima.
Lo avrebbe cullato e trascinato nel baratro, proprio come la pioggia con quel mozzicone di sigaretta sul marciapiede.
 
 
  
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