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Autore: francar2225    02/11/2012    3 recensioni
L’atmosfera era surreale ….
Camminavo come un automa lungo il vialetto di casa Cullen accanto a Renesmee, incantevole nel suo abito bianco che sembrava una nuvola di tulle.
Ai lati gli invitati ci guardavano estasiati. O meglio, erano gli umani a guardarci in quel modo.
I vampiri, ovviamente, erano abituati.
I pensieri degli invitati annebbiavano ancora di più la mia mente sconvolta, innervosendomi.
Decisi di bloccarli tutti. Non mi interessava cosa pensava la gente di tutto quello che stava accadendo. Non ora.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Novità
 
1
 
Lo squillo del telefono cellulare penetrò la mia mente annebbiata dalla passione come uno squarcio nella bolla di felicità in cui stavo fluttuando. Cercai di ignorarlo concentrandomi su Bella.
Avevo perso la cognizione del tempo. Non riuscivo a ricordare quanto ne fosse passato da quando era salita sopra di me, ed aveva cominciato a mordermi il collo con una violenza tale che, se fossi stato umano, mi avrebbe ucciso prima che fosse stata in grado di  assaggiare il mio sangue.
Ma io non ero umano, e sentire i suoi denti affilati che mordevano con forza la mia pelle, mi mandava letteralmente in tilt.  
Dovevo ammetterlo: adoravo quando prendeva questo tipo di iniziative che mi provocavano sensazioni indicibili.
La stavo imprigionando tra le mie braccia per placare il desiderio ossessivo che avevo di lei quando lo squillo si fece più insistente.
“Dovresti rispondere.”
La guardai per un attimo senza capire. I suoi morsi mi avevano del tutto stordito.
Poi realizzai. “Non ci penso proprio!”
Per tutta risposta, lei scivolò al mio fianco.
Cercai di capire cosa le passasse per la testa, ma , ovviamente, non ci riuscii. Non potevo leggerle nel pensiero se lei non me lo permetteva spostando il suo scudo mentale. Sorrisi al pensiero di quanto le piacesse utilizzare questo suo dono per tenermi sadicamente in pugno.
Come se non fossi già il suo schiavo.
L’amavo talmente tanto che avrei fatto qualsiasi cosa per lei, e glielo avevo ampiamente dimostrato, anche quando era umana. Il non averla uccisa rientrava decisamente nella categoria, visto che l’odore che aveva allora era impresso ancora nella mia mente come un marchio a fuoco.
Sospirai frustrato e mi sedetti appoggiando la schiena alla spalliera del letto.
Presi il cellulare ripromettendomi, d’ora in poi, di spegnerlo prima di andare a letto con mia moglie.
“E’ Renesmee.”
Bella annuì, sorridendo.
“Pronto?”
“Ciao papà! Come stai?”
“Stavo meglio prima.”
Renesmee ridacchiò. Sicuramente aveva capito a cosa mi riferivo. Era sempre stata molto perspicace. Come sua madre.
“Volevo dirti che io e Jake stiamo tornando a casa.”
Rimasi stupito. “Isola Esme non vi è piaciuta?”
“Oh no Papà! Isola Esme è meravigliosa, ma credo sia il caso di rientrare, anche Jake è d’accordo.”
“Perché? Siete in luna di miele, non siete costretti a rientrare, in fondo sono passati solo ….” Feci un rapido calcolo e mi immobilizzai, senza fiato: due settimane. Se avessi avuto il sangue e questo fosse stato in grado di scorrere, ora si sarebbe gelato nelle mie vene.  
“Papà, stai bene?”
Non rispondevo. Ero pietrificato, del tutto immerso nell’orribile deja vu che confondeva il viso di Bella e quello di Renesmee a due settimane dal matrimonio, proprio a Isola Esme.
Renesmee era incinta.
“Papà, per favore…”
Ero talmente sconvolto che non notai la nota preoccupata nella voce di mia figlia.
Bella intuì subito, dalla mia faccia, che qualcosa non andava. Mi conosceva troppo bene.
Mi prese il cellulare dalle mani.
“Renesmee? Che succede?” la sentii a mala pena, ma fui in grado di vedere il sorriso che si allargò sulle sue meravigliose labbra.
“Congratulazioni! Come sono felice! No, non ti preoccupare, parlerò io con papà, stai tranquilla. No, non ha nulla, è solo sotto shock, l’ho già visto in questo stato, gli passerà presto.”
Mi sarebbe passata presto? Davvero Bella credeva che mi sarebbe passata presto? Provai di nuovo a leggerle nel pensiero, ma … Niente di niente ….
Furioso, le tolsi il telefono, e mi alzai dal letto.
Cominciai a camminare a grandi passi misurando la stanza. Lucido. Totalmente.
“Nessie, passami Jacob. SUBITO!”
“Si papà.”
Quando sentii la voce di Jacob al telefono la rabbia si fece così intensa che mi sembrò di provare dolore fisico. Nemmeno Jane sarebbe mai riuscita a fare di meglio.
“Jacob Black!” ringhiai facendo tremare le finestre. “ Quando ti dissi che ero disposto anche a vedere dei lupi che mi passeggiavano per casa, non era a QUESTO che mi riferivo!”
“Sono felice anche io di sentirti Edward!” Mi rispose con quel tono ironico che tanto odiavo.
“Avrei dovuto ucciderti la prima volta che hai messo gli occhi su Bella! Così avrei evitato di farti sposare mia figlia!”
Lo sentii ridere e questo mi fece infuriare ancora di più.
“Anche io avrei voluto ucciderti, quando ho saputo che Bella era incinta, lo sai. Invece sono stato costretto ad ammettere che Renesmee è stata l’unica cosa che hai fatto nella tua vita che abbia avuto un senso. In assoluto.”
“Non mi provocare!”
“Edward, Nessie è mia moglie e siamo entrambi umani. Certi tipi di rapporti sono una cosa normale tra noi” . Sottolineò il “noi” con sottile perfidia. “Sicuramente molto più normali di quelli che avete avuto tu e Bella in passato. Ci vediamo domani all’aeroporto.”
Jacob attaccò il telefono ed io rimasi lì, in preda ad una furia cieca. Una furia omicida.
 “Edward, tesoro, non ridurre anche questo telefonino in briciole, per favore.”
La voce calma di bella mi riportò alla realtà. scossi la testa. Aveva sempre avuto questo effetto su di me.
La guardai smarrito. “Ha messo incinta la mia bambina.”
Bella mi accarezzò una guancia. “Sono sposati, e sono umani, sapevamo che sarebbe successo prima o poi.”
“E’ troppo presto Bella.” Gemetti.
Soffrivo. Non volevo che mia figlia passasse quello che aveva passato mia moglie. Non sarei riuscito a sopportare di nuovo quel calvario.
Bella dovette intuire le mie preoccupazioni perché continuò ad accarezzarmi il viso, in silenzio.
Poi, d’un tratto, mi prese la mano, e la mia mente venne finalmente inondata dai suoi pensieri.
“Non le succederà niente Edward. Loro non sono come noi.”
La fissai. “Come fai a dirlo?”
“Lo so e basta.” Mi sorrise tenendomi la mano, in modo che io potessi leggere il resto.
“ Ora, per favore, baciami.”
Ascoltando i pensieri di Bella, mi resi conto che, nella fretta di minacciare Jacob di morte, mi ero alzato dal letto completamente nudo. La guardai e lessi nei suoi occhi un desiderio tale che la presi tra le braccia e la baciai appassionatamente.
Quando l’alba ci colse, abbracciati, Renesmee e Jacob erano l’ultimo dei miei pensieri. Tracciai il profilo di mia moglie con il dito. “Ti amo Bella.” Le dissi.
“Anche io ti amo Edward.”  Mi rispose, prima di baciarmi, pronta per ricominciare di nuovo da capo.
 
 
2.
 
La mia nuova Volvo Universe color caffellatte sfrecciava veloce lungo la statale che conduceva all’aeroporto di Seattle. Guardai Bella e sorrisi. Non si era mai abituata al mio modo di guidare. Anche dopo la trasformazione, se c’era un tratto  umano che la caratterizzava, era decisamente la sua guida. La sua Ferrari gridava vendetta.
“Perché tutta questa fretta?”
Il mio sorriso si allargò in una risata. La prima di quella giornata da incubo.
Renesmee e Jacob stavano tornando, ed io volevo vedere mia figlia. Dovevo vedere mia figlia. Dovevo assicurarmi che stesse bene.
“Edward, rallenta.”
“Stai calma Bella, non ci succederà niente, lo sai.” Le risposi ironico.
“Rallenta lo stesso. E’ troppo. Potremmo dare nell’occhio.”
Guardai il contachilometri e mi accorsi che aveva ragione. Tolsi il piede dall’acceleratore, sbuffando.
“Vuoi che guidi io? ”
“Neanche per sogno! Voglio arrivare prima della nascita del bambino!”
Scoppiò a ridere, ed io mi sentii mancare per l’effetto che mi fece. Se non fossi stato troppo preoccupato per Renesmee, avrei accostato l’auto sul ciglio della strada e avrei fatto l’amore con Bella subito, incurante del posto e delle auto che ci avrebbero sfrecciato accanto.
Lei appoggiò la sua mano sulla mia spalla e mi fece sentire il suo pensiero. Era in perfetta sintonia con il mio. Immediatamente decisi che appena fosse stato possibile mi sarei fermato. Al Diavolo!
Avrei ucciso Jacob dopo, a casa.
Bella sorrise intuendo  subito i miei pensieri. Che strano. Riusciva a leggere più lei dentro di me di quanto fossi mai riuscito io a leggere dentro di lei.
“Tesoro, abbiamo tutta la notte per noi, ora andiamo al’aeroporto.”
Strinsi i denti. “Ok.”
Continuai a guidare immergendomi nei miei pensieri.
 
L’atmosfera era surreale ….
Camminavo come un automa lungo il vialetto di casa Cullen accanto a Renesmee, incantevole nel suo abito bianco che sembrava una nuvola di tulle.
Ai lati gli invitati ci guardavano estasiati. O meglio, erano gli umani a guardarci in quel modo.
I vampiri, ovviamente, erano abituati.
In effetti, vista dal di fuori, poteva sembrare una cerimonia fuori dal comune.
Eravamo tutti giovani e belli. Nessuno conosceva il prezzo che avevamo pagato per essere come ci vedevano e, per un attimo mi chiesi se il prezzo  più alto non lo avessi pagato proprio io nel momento in cui mi ero innamorato di un’umana.
Ma quella era un’altra storia
Quando arrivai all’inizio del vialetto, per un attimo, ebbi il desiderio di scappare.
“Non può essere. Non  sta succedendo a me …” mi ripetei per l’ennesima volta.
Renesmee mi strinse il braccio: “Sono così felice papà.”
Il suo pensiero mi aveva spinto a camminare ancora, a percorrere la piccola distanza che mi divideva ormai dall’altare, e ad avvicinarmi a colui che stava per sposare la mia adorata bambina.
Perché Renesmee era una bambina. Aveva solo cinque anni, anche se ne dimostrava diciotto.
Il fatto era che lei, essendo per metà umana e per metà vampira, cresceva con un ritmo vertiginoso, completamente diverso da quello dei bambini della sua età. In parole semplici, si poteva tranquillamente dire che era quasi giunta alla maturità completa, che sarebbe arrivata all’età di sette anni, quando avrebbe assunto la fisionomia che non sarebbe mai più cambiata. Difficile da capire, figuriamoci da spiegare.
Eppure per me era sempre la mia bambina.
I pensieri degli invitati annebbiavano ancora di più la mia mente sconvolta, innervosendomi. 
Decisi di bloccarli tutti. Non mi interessava cosa pensava la gente di tutto quello che stava accadendo. Non ora.
L’unico pensiero che avrei voluto conoscere, era anche l’unico che, ovviamente, non riuscivo a leggere.
Sospirai e mi limitai ad osservare il piccolo corteo che mi precedeva: le damigelle.
In prima fila Alice, minuta e con i capelli scuri cortissimi.
Dietro di lei Rosalie, Bionda e statuaria, con un fisico mozzafiato che aveva incendiato tutti gli uomini umani presenti, e fatto ridere trionfante Emmeth, il suo compagno.
Infine, chiudeva la fila lei, Bella: mia moglie. La madre di Renesmee. Colei che aveva deciso di darmi un figlio a qualsiasi prezzo e di rinunciare alla sua anima per me. Perché mi amava.
Assurdo.
Ma quando mai Bella non era stata assurda?
Guardandola non potei fare a meno di notare che era decisamente la più bella di tutte, con i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle, e felice come solo poche volte l’avevo vista. Sorrisi. Era ovvio. Renesmee stava per sposare Jacob. Il suo migliore amico nonché licantropo. E su questo ultimo punto stesi un velo pietoso.
Tutte e tre erano vestite di lilla, il colore preferito di mia figlia, e tutte e tre avevano una caratteristica comune: occhi giallo oro. Come i miei del resto. Come quelli di tutti noi.
Tranne quelli di Renesmee, che erano di colore nocciola.
Accanto a Jacob, anche lui vestito di bianco, scorsi Seth, altro licantropo e mio amico sincero, e Jasper che non riusciva a staccare gli occhi da Alice. Come sempre.
Arrivai davanti all’altare e Jacob si avvicinò. Il mio primo istinto fu di aggredirlo, ma mi dominai.
Uccidere il fidanzato di mia figlia il giorno del suo matrimonio non era un bel modo di iniziare la cerimonia.
Renesmee lasciò la mia mano e prese quella di Jacob. Mi sorrise e andò incontro alla sua nuova vita.     
 
 
3.
 
Il ricevimento di nozze aveva raggiunto il culmine. Tutti sembravano divertirsi tranne me, ma non era del tutto vero: ormai avevo ammortizzato lo shock. 
Me ne stavo seduto in un angolo, lontano dalla folla, ad osservare Renesmee e Jacob che ballavano talmente stretti che se mia figlia non fosse stata una mezza vampira, sicuramente lui l’avrebbe stritolata. Sorrisi. Mi piaceva osservare il ricevimento da quell’angolazione: come se non ne fossi veramente parte. Gli invitati erano troppo impegnati per curarsi di me, e questo mi permetteva di osservarli e di ascoltare tranquillamente i loro pensieri.
Le amiche di Renesmee la stavano guardando con invidia. “Ma quante arie si da, solo perché è bella ricca e si è trovata un marito che sembra un attore!”
“Secondo me è incinta!”
“Il vestito non mi piace!”
“Chissà come è rimasta male quando ha saputo che l’avrebbe accompagnata all’altare suo fratello perché suo padre è dovuto correre in ospedale!”
Scossi la testa, irritato a quest’ultima affermazione. Agli occhi degli umani io ero il fratello di Renesmee e Carlisle suo padre. Come avrebbe potuto essere altrimenti? Nonostante fossi nato più di un secolo fa, il mio corpo era quello di un diciassettenne, e sarebbe rimasto tale per l’eternità. Inoltre Renesmee mi somigliava in maniera impressionante, e dimostrava la mia stessa età. Dovevamo per forza passare per fratello e sorella. Non avevamo scelta.
Eppure mi faceva davvero male non poter gridare al mondo che era mia figlia.
Lei continuava a chiamarmi papà quando eravamo tra le quattro mura di casa nostra, ma in pubblico la questione era diversa. Dovevamo confonderci con gli umani e sembrare come loro. I Volturi erano sempre in agguato.
Mentre riflettevo sulle relazioni di parentela tra vampiri, mi ricordai che dovevo assolutamente ringraziare Carlisle per aver inventato la scusa dell’emergenza in ospedale in modo da  consentirmi di accompagnare Renesmee all’altare senza dare nell’occhio.
Mi sembrava passato un secolo da quando Bella l’aveva partorita rischiando di morire.
Cercai mia moglie con lo sguardo e la trovai, bellissima nel suo abito lilla, accanto ai suoi genitori. Nel vederla provai un immenso senso di pace, e come sempre, mi sembrò di sentire il mio cuore battere.  Sorrisi di nuovo. Il mio cuore non batteva più da decenni. Eppure avrei potuto giurarci …..
Tornai serio. Bella sorrideva a Charlie mentre teneva sua madre Renee per mano, ma, come al solito non riuscivo a leggerle il pensiero. Leggevo quello dei suoi genitori, ovviamente, ma non il suo.
“Beh, sono contento che in un modo o nell’altro Jacob sia entrato a far parte della famiglia. E’ sempre stato come un figlio.”
“Spero che Nessie e Jacob siano felici come Bella ed Edward...”
Guardai Renee con affetto. Volevo un mondo di bene alla mia svampita suocera. Inoltre quando io e Bella le avevamo raccontato la verità, non aveva battuto ciglio.
“L’avevo detto io che era strano il modo in cui vi amavate.” Ci aveva risposto tranquilla, ed io avevo capito perché Bella non aveva mai avuto paura di me quando era umana. Era semplicemente pazza come sua madre.
Continuai a far vagare il mio sguardo e vidi Rosalie che stava maltrattando un malcapitato cameriere. Il ragazzo la guardava ipnotizzato. Emmeth, poco più avanti, non faceva che ridere:
Eh già ragazzino, è la creatura più straordinaria del mondo, ed è mia, solo mia.”
Poco più avanti, sulla pista da ballo, Alice e Jasper si stavano scatenando in un ballo indiavolato e si guardavano così intensamente negli occhi che bloccai i loro pensieri per lasciare loro un po’ di privacy.
Andai alla ricerca di Carlisle. Ormai doveva essere arrivato. Lo trovai seduto ad un tavolo insieme ad Esme. Non dicevano nulla, si limitavano ad osservare gli sposi tenendosi per mano.
“Edward merita tutto questo. Il giusto premio per aver osato andare oltre la nostra stessa natura. ”
Carlisle era sempre stato troppo buono con me. Adoravo lui ed Esme. Tuttavia i pensieri di Carlisle presentavano una lacuna. Avere Jacob come genero, non era un premio. Forse era il prezzo che avevo dovuto pagare per la felicità immensa che provavo ormai da un tempo infinito.
Lo guardai e non potei fare a meno di provare un certo rimorso per la mia ingratitudine. Gli dovevo molto, e non avrei mai dovuto dimenticarlo. 
Pensai che mi sarebbe piaciuto ascoltare anche i pensieri dei lupi, ma non ne ebbi il tempo.
La musica era finita, Jacob aveva lasciato andare Renesmee e si stava dirigendo a grandi passi verso di me.
“Stai bene?” mi chiese quando arrivò.
Lo guardai sorpreso. “Perché non dovrei? La mia unica, adorata figlia, ha appena sposato un licantropo. Sono il vampiro più felice del mondo.”
Si sedette. “la tua ironia è fuori luogo.”
Annuii. Era vero. Avevo imparato col tempo ad amare Jacob come un fratello minore, anche se mi riusciva molto difficile ammetterlo. Eppure, non potevo fare a meno di punzecchiarlo, quando mi ritrovavo da solo con lui. Forse era solo una sottile vendetta.
“Sai, Edward, che passerò la mia intera esistenza a renderla felice.”
“Lo credo bene. A meno che tu non aspiri ad una morte lenta e dolorosa.”
Jacob scoppiò in una risata sincera. “Credevo che non sarei mai stato capace di trovarti simpatico, succhiasangue.”
Scrutai  mio genero pensieroso. Era la prima volta che lo sentivo fare quell’osservazione ad alta voce. Rimasi assorto per qualche minuto.
“A cosa pensi?”
“A quando cercavi di portarmi via Bella.” Le parole erano uscite dalla mia bocca prima che io potessi fermarle.
Jacob annuì. “Chi avrebbe mai immaginato tutto questo?”
“Già, chi lo immaginava….” Concordai.
“Non ti sono mai piaciuto.”
Scossi la testa. “Non è vero, lo sai. Se lo fosse stato non ti avrei permesso di entrare nelle nostre vite. Mai.” Rimasi per un attimo in silenzio fissando il vuoto. Poi tornai a guardarlo. “Tuttavia, l’avere salvato mia figlia dal Branco, quando era in fasce sarebbe comunque bastato a farmi cambiare idea su di te.”
Jacob guardò Renesmee che rideva con Rosalie e Bella, e nel suo sguardo lessi un infinito amore.
Anche nei suoi pensieri. “Non potrei vivere senza di lei.”
“Beh, almeno ora capisci cosa provo io per Bella.” Non potei fare a meno di fargli notare.
“Piantala di leggermi nel pensiero.”
Ora fui io a ridere. Provavo un piacere perverso ad entrare dentro la sua testa. Sapevo che la cosa lo mandava in bestia, se mi era concesso l’eufemismo.
“Ridi, ridi. Chissà dove saresti adesso se Bella mi avesse dato retta e non fosse corsa in Italia a salvarti la pelle!”
Avrei voluto ribattere, ma l’arrivo di Bella e Renesmee attirò la mia attenzione.
Bella si sedette sulle mie ginocchia, mentre mia figlia baciò Jacob con una passione tale che minacciò di bruciarci tutti.
“Nessie, risparmiaci per favore!” Ringhiai.
“E dai Ed!”
“PAPA’, Renesmee.” Puntualizzai. Non avrei saputo dire perché, ma in quel momento avevo un disperato bisogno di farle notare che era mia figlia e non mia sorella.
E che ero talmente geloso di lei che, se fossi stato umano, mi sarebbe mancato il respiro.
Bella mi baciò sulla fronte. “Calma Edward.”
Respirai a fondo. Come sempre Bella aveva ragione.
Cercai di spostare la mia attenzione altrove e mi venne di colpo in mente una cosa. “Jacob, facciamo due passi.”
Mi fissò. “Non mi piace quando mi chiedi di fare due passi.”
“Non ti ucciderò, tranquillo, se lo facessi Nessie soffrirebbe, e non potrei sopportarlo.”
Sorrise ironico. Non aveva certo paura di me, la nostra potenza distruttiva era uguale.
Mi alzai e mi incamminai verso il retro della casa, seguito da Bella e dagli sposi.
“Dove stiamo andando?” mi chiese Jacob.
“Ora lo vedrai.”
Arrivai davanti al garage che conteneva il parco macchine dei Cullen. Lo aprii ed entrai, seguito dalla mia famiglia. Andai oltre la Lamborghini Gallardo nera di Renesmee, e la Ferrari di Bella, auto che avevo scelto per lei perché le Ferrari, generalmente di colore rosso, mi ricordavano il suo sangue, quel sangue che mi aveva tanto tormentato in passato.
Mi diressi a passo veloce verso l’angolo più lontano, dove era parcheggiata un’ auto ricoperta da un telo nero. Estrassi la chiave dalla tasca dei pantaloni e la lanciai a Jacob.
“Felice matrimonio Jake. A te l’onore.”
Jacob afferrò la chiave al volo, perplesso. La rigirò tra le dita guardandomi,  poi guardò Bella e Renesmee. Bella gli sorrise, incoraggiante, allora lui si avvicinò alla vettura e con un colpo secco, tolse il telo.
Scoppiai a ridere godendomi la sua faccia trasfigurata dalla sorpresa.
Impietrito, guardava la Bugatti Veyron bianca come il latte che si imponeva su tutte le altre auto parcheggiate. Era l’auto più costosa presente al momento sul mercato . L’avevo pagata  un patrimonio, ma non mi importava. Era la mia ricompensa per tutto quello che Jacob aveva fatto per noi.
I suoi pensieri erano muti. Segno che era veramente senza parole. Prese Renesmee per mano.
Sembrava non capire.
“Allora, è di tuo gradimento?” gli chiesi.
Mi guardò. “E’ …. Mia?”
“Certo che è tua.” Replicai spazientito.
“Edward …. Io …. E’ troppo, davvero.”
“No, Jacob, niente sarà mai troppo per te. Non mi basterebbe la mia eternità per ringraziarti di quello che hai fatto per me e per la mia famiglia.”
“Non l’ho fatto perché desideravo ….. Quella!”
Sorrisi. “Lo so, ma io voglio il meglio. Per te, e per la mia bambina.”
Bella, che fino a quel momento era rimasta in disparte, si avvicinò. “Che ne dite di andare a farvi un giro?”
Il volto di Jacob si rischiarò, come un bambino cui è finalmente permesso di giocare con un giocattolo nuovo. Stringendo più forte la mano di Nessie, si avvicinò alla vettura.
Salirono entrambi, poi lui accese l’auto ed il rombo del motore inondò il garage.
“Tornate in tempo per la torta!” Urlò Bella agli sposi mentre si dirigevano verso l’uscita.
 Li guardammo allontanarsi a folle velocità. Quando l’auto sparì dalla nostra vista,  mi avvicinai a mia moglie e la baciai. Lei rispose al bacio con passione, poi mi prese per mano. “Vieni.”
Dove mi avrebbe portato?
Con irritazione mi accorsi che non me lo avrebbe fatto sapere. Mi sorrise, enigmatica, e mi trascinò all’interno della casa, nella mia vecchia camera, dove ancora era in bella mostra l’enorme letto a baldacchino che avevo comprato per lei quando era umana.
Mi fece sdraiare sul letto, poi salì sopra di me e iniziò a baciarmi.
“Bella …” Farfugliai.
“Hmm?”
“C’è il matrimonio di nostra figlia di sotto ….”
Smise di baciarmi e cominciò a mordermi “Per la torta ci saremo…”
La torta …. Mancavano ancora un paio d’ore.
Allontanai Bella da me. “Ok, ma stavolta comando io.”
Lei scoppiò a ridere, mentre in un attimo mi giravo, mi sdraiavo sopra di lei  e le sfilavo il leggero vestito di seta lilla. Cominciai a baciarla.
Si, per la torta ci saremmo stati.
 
 
4.
 
Quando parcheggiai la mia auto all’aeroporto, mi accorsi, come al solito, che tutti ci stavano osservando. Cercai di capire cosa avesse attirato l’attenzione degli umani: Io, La mia Volvo che costava quanto un appartamento in centro, o mia moglie?
Quando Bella scese dall’auto, decisi che l’oggetto di tanta curiosità non poteva che essere lei. Il suo tubino rosso di Valentino le fasciava il corpo come una seconda pelle. Le scarpe con il tacco a spillo nere di Louboutin slanciavano ancora di più le sue lunghe gambe. I capelli neri facevano risaltare la sua carnagione bianca. Gli occhiali di Hermes le ricoprivano parte del volto nascondendo i suoi occhi color ocra. La sua pelle luccicava.
Mi sorrise, ed io sentii di nuovo il mio cuore riprendere vita. Scossi la testa, non mi ero mai veramente abituato all’effetto che Bella mi faceva.
Mi avvicinai a lei e la baciai con passione cercando di calmare il fuoco che mi stava bruciando dentro. Tornai in me a fatica. Respirai a fondo solo per placare il mio corpo che sembrava non volere più rispondermi.
“I Volturi mi uccideranno prima o poi. Come faccio a non dare nell’occhio quando ti porto con me Bella?”
Scoppiò a ridere. “Potrei dire la stessa cosa di te, Edward Cullen. Ma ti sei guardato allo specchio stamattina?”
Il suo sguardo mi incendiò ancora di più.
“Che ne dici di una battuta di caccia seguita da una notte di sesso estremo?” Le sussurrai in modo che solo lei potesse sentirmi. “Dopo che avrò ucciso Jacob, naturalmente!” ringhiai in maniera impercettibile all’orecchio umano.
“Mi piace il tuo programma. Tranne per la parte che prevede l’omicidio!” sorrise.
Mi avvicinai e la morsi con violenza sul collo ad una velocità tale che all’occhio umano sembrò solo un lieve e fugace bacio.
Adoravo fare l’amore con Bella dopo aver cacciato. Guardarla cacciare mi mandava fuori di testa più del tubino rosso che indossava.
La sentii fremere al mio gesto e di nuovo venni sopraffatto dalla passione.          
L’annuncio dell’arrivo del volo proveniente da Rio mi riportò di colpo alla realtà ed al motivo per cui mi trovavo all’aeroporto invece di starmene nel mio angolo di paradiso insieme alla donna con la quale avevo deciso di condividere la mia infinita esistenza.
Jacob e Renesme erano arrivati.
“Ci siamo.” Mi disse Bella.
Annuii respirando a fondo. Ovviamente non ne avevo bisogno, ma servì comunque a tranquillizzarmi un po’. Presi mia moglie per mano e mi diressi verso la sala d’attesa all’interno dell’aeroporto, felice che Bella non fosse più umana. Se lo fosse stata, in quel preciso istante mi sarei trovato sicuramente da Carlisle per farle curare la mano frantumata.
Mentre camminavo il nervosismo mi assalì di nuovo, così come l’istinto omicida, il terrore che la mia Nessie potesse stare male, l’angoscia che avrei provato se il bambino che aveva in grembo l’avesse uccisa. Troppi sentimenti tutti insieme. Anche per un vampiro.
Mi accasciai su una sedia in preda al panico, in attesa.
Bella si sedette vicino a me, mi baciò sulla guancia e mi accarezzò i capelli.
“Andrà tutto bene.” Mi disse tranquilla.
La guardai. Tutta la passione che avevo provato fino a pochi attimi prima, si congelò nel preciso istante in cui l’aereo atterrò. Sarebbe tornata, certo, ma in quel momento tutti i miei pensieri erano rivolti a Renesmee. Non provai nemmeno a capire quali fossero i pensieri di Bella. Non avevo la forza di tentare di penetrare la sua mente.
Poi  li vidi arrivare. Mi alzai.
Anche Bella mi imitò.
Renesmee camminava spedita trascinando il suo trolley di Vuitton. Indossava un paio di jeans aderenti, una maglietta bianca ed un paio di ballerine. Teneva Jacob per mano. Anche lui indossava un paio di Jeans, una maglietta grigia e scarpe da tennis.
Guardava mia figlia così intensamente che mi sentii male.
“Bella …”
“Si?”
“Hai il permesso di uccidermi.”
Lei mi guardò con aria interrogativa. “Cosa?”
Sospirai con infinito rammarico. “Era così che avrei dovuto guardarti quando abbiamo scoperto che eri incinta.”
 “Eri spaventato.” Mi disse con dolcezza. “Non ti ho mai biasimato per questo.”
Era maledettamente vero. Il periodo della gravidanza di Bella era stato uno dei peggiori della mia esistenza, secondo solo a quando l’avevo lasciata ed avevo finito col credere che fosse morta ….
Il fatto era che non avrei mai e poi mai immaginato che Bella potesse rimanere incinta. Ero convinto che la mia natura di vampiro mi avesse reso sterile, e più di una volta mi ero tormentato al pensiero di privare il mio unico amore della gioia della maternità.
Invece, ero perfettamente in grado di procreare …. Mostri.
Era stato quello il motivo principale per cui non volevo quell’essere che Bella aveva dentro di se.
Era cattivo. Era il male.
E la stava uccidendo. Mi stava uccidendo. Perché era chiaro che non le sarei sopravvissuto.
Eppure Bella sembrava convinta che “quella cosa” fosse degna d’amore. Non solo. Era evidente che l’amava più di me, e questa consapevolezza me lo faceva odiare ancora di più.
Questo era l’unico punto su cui Jacob era d’accordo con me.
Poi, un giorno, avevo ceduto all’impulso di mettere la mia mano sulla pancia di Bella, e l’avevo “sentita”. Ora sapevo che quello era il suo dono: comunicava i suoi pensieri e le sue emozioni toccando le persone. Ma allora non avevo ben capito cosa stesse succedendo. Seppi solo che cominciai ad amarla. Immensamente.
Finalmente, attraverso mia figlia, capivo anche mia moglie.
Quello che era curioso era che le uniche due persone che avevano veramente odiato Renesmee fossimo io e Jacob.
Suo padre e suo marito. 
Ero ancora immerso in quelle considerazioni quando qualcosa di simile ad una palla di cannone mi colpì in pieno. Cercai di capire, confuso, cosa fosse successo, ma ci misi una frazione di secondo. La palla di cannone mi abbracciò forte. Renesmee era volata tra le mie braccia. La strinsi a me come se lasciandola fosse svanita per sempre.
Stava bene, nulla di lei faceva pensare ad una gravidanza, ma, soprattutto, era felice. Mentre stavamo abbracciati, potevo sentire chiaramente la felicità che provava all’idea di diventare madre, e mi ritrovai a pensare che quello era anche il modo in cui doveva essersi sentita Bella prima che io rovinassi tutto tentando di obbligarla ad abortire.
L’angoscia che cominciava a prendermi la gola al pensiero di Bella delusa dalla mia reazione alla sua gravidanza non ebbe il tempo di affiorare, perché dalla mente di mia figlia cominciarono ad arrivare una miriade di immagini.
Nessie stava comunicando con me nel modo che più le era congeniale mentre eravamo lì, stretti l’uno all’altra, persi nelle nebbie del tempo.
E così le vidi.
Vidi l’arrivo di Jacob e Nessie a Isola Esme. Jacob e Nessie che si rincorrevano sulla spiaggia dorata e poi si tuffavano in acqua. La loro prima notte, così diversa da quella mia e di Bella, senza mobili rotti nè cuscini strappati. Vidi Jacob accarezzare Nessie come se fosse la cosa più preziosa dell’universo. E poi vidi mia figlia che si sentiva male, la corsa a Rio, e il medico dell’ospedale che le comunicava di essere incinta. Vidi Jacob abbracciarla e baciarla con passione, vidi il loro ritorno a Isola Esme felici della notizia e sentii il timore di Nessie di dirmi quello che le stava succedendo.
Infine, qualcosa si fece strada tra quelle immagini, qualcosa che non riuscivo a vedere. Lo sentivo, nella mente, ma non riuscivo a capire da dove venisse. Era qualcosa di simile ad una sensazione di tristezza, una sensazione non mia. In quel momento, mentre stringevo mia figlia tra le braccia, io non ero triste.
Tutta quella desolazione, mista a paura e impotenza, doveva provenire per forza da mia figlia. Continuavo a non capire.
Renesmee se ne accorse e si strinse ancora di più a me. Baciai la sua nuca ed in un flash compresi, o meglio, “Lei” mi fece comprendere. Quella sensazione era uguale a quella che avevo provato quando per la prima volta avevo toccato Bella durante la gravidanza. Proveniva dai pensieri di Renesmee all’interno del grembo materno e culminava in una domanda disperata. “Perché papà non mi vuole bene?”
Quello fu veramente troppo. Sconvolto mi liberai dall’abbraccio. Dovevo spezzare la catena, altrimenti ne sarei rimasto devastato..
La fissai intensamente, in preda ad un dolore immenso.
“Scusa papà.” Mi sussurrò. “Non avrei dovuto ….”
“No!” L’abbracciai di nuovo e la baciai sulla guancia. “Sono io che dovrei scusarmi con te. Mi dispiace tesoro, sono stato imperdonabile. Ma ti voglio bene. Da morire.”
Guardai Bella e Jacob mentre continuavo a tenere Renesmee tra le braccia.
Bella mi guardava dispiaciuta. Ovvio che sapeva già tutto. Renesmee doveva averglielo detto, o magari glielo aveva mostrato come aveva appena fatto con me.
Jacob invece sosteneva il mio sguardo con fierezza senza dire nulla.
Mia moglie avvicinò la sua mano al mio viso e mi permise di leggere il suo pensiero. Lo stesso identico pensiero che lessi nella mente di Jacob. “Ora lo sai anche tu….”
Si, ora capivo il motivo per cui Renesmee mi era corsa incontro ansiosa di mostrarmi le immagini della luna di miele. Aveva paura che io potessi non amare il bambino che aveva in grembo.
Non avrei più commesso errori.
Presi mia figlia per mano e la fissai intensamente negli occhi. “Credevo che l’amore che provo per te e tua madre fosse il massimo che io potessi provare. Ora so che non è vero. C’è anche quello che provo per il tuo bambino.”
Tenendo sempre mia figlia per mano, mi avvicinai a Jacob. Sorrisi.
“Sono veramente contento per voi.”
Jacob annuì, sorridendo anche lui.
“Non permetterò che le succeda nulla. Te lo giuro.”
“Lo so.”
Renesmee lasciò la mia mano per abbracciare sua madre.“Torniamo a casa mamma. Dobbiamo dire tutto a agli altri. zia Alice non può vedere il futuro mio e di Jacob, e poi voglio vedere nonno Charlie. Tutti si staranno chiedendo come mai abbiamo interrotto il viaggio di nozze.”
Bella scoppiò a ridere. “ Non credo che si chiedano più nulla ormai. Comunque si, meglio andare. Io e papà stasera dobbiamo andare a caccia.” Concluse guardandomi maliziosa.
Preso da  tutte quelle emozioni, avevo dimenticato completamente il programma della serata.
Bella fu, tuttavia, determinata nel ricordarmelo. Mi sfiorò la guancia con la mano leggera come un battito d’ali, ed il pensiero potente come la nona di Beethoven: “Hai promesso. Caccia e sesso estremo. Niente scuse.”
Scoppiai a ridere anch’io: “Si, la mamma ha ragione Nessie. Stasera dobbiamo andare a caccia.”
   
 
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