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Autore: shelters    02/11/2012    2 recensioni
sensazioni di una ragazza che, questa vita, la ama ancora.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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to someone who loves rain.

 

Violette era una di quelle bambine intrappolate nel corpo di una ragazza.

Dal suo scarso metro e sessanta di altezza diceva di poter dominare il mondo, di poter scrutare tutte quelle facce grigie ed inermi che camminavano meccanicamente per le vie di quella tanto decantata Parigi.

Le sembrava che loro non si accorgessero dei suoi occhi verde prato, dei suoi capelli color grano e lei, ingenuamente, li guardava con un accenno di sorriso.

E se per caso veniva colta in fragrante, allargava quel bel sorriso e volgeva lo sguardo a qualche altra persona, non curante di ciò che potessero pensare i diretti interessati.

Viveva di sensazioni, di piccoli e soffici gesti quotidiani.

Una leggenda sosteneva che lei, da quegli occhi luminosi e quasi unici, potesse vedere tutto più chiaro e brillante, e forse era vero.

Perchè da quello sguardo perennemente innamorato del mondo circostante, vedeva tutto con gioia, come se il male, l'odio e la violenza non la sfiorassero nemmeno, tant'era infatuata di quel bel mondo in cui viveva.

Era una ragazza buffa, l'avevano sempre sostenuto tutti.

Era quella che, nelle consuete nevicate dicembrine, metteva fuori la mano dalla piccola finestra circolare della sua stanza e ammirava i fiocchi candidi scagliarsi e sciogliersi a contatto con la sua mano calda.

Rideva lei per quei momenti, così simili alla vita quotidiana per cui lei continuava a sorridere, credendo ancora che fosse un dono, una benedizione poter correre per i campi di lavande in cui avrebbe perso anni.

Scandiva il tempo con quelle unghie sempre smaltate di verde, un verde accogliente, un verde speranza, un verde così simile a quella piccola ma grande donna.

Le sue manine agili andavano a tempo con le gocce di pioggia che scendevano lente e noiose sulla capitale francese e battevano insistentemente sui vetri della sua maestosa casa, quasi come se un innamorato lanciasse sassolini.

E tutti coloro che le stavano accanto non si erano mai lamentati, perchè Violette era amata così.

Amata per quelle labbra costantemente piegate in un sorriso, per quel nasino tipicamente francese sempre un po' arrossato, per la sua strana mania di osservare e tentare di interpretare i segni.

La giustificavano quando preferiva rimanere a casa, perchè sapevano che era quello il posto in cui lei voleva davvero stare.

E scommettevano che avrebbe aperto il getto della doccia e ci si sarebbe tuffata sotto, ripensando a quei momenti che amava raccontare di tanto in tanto, mentre il getto caldo ed accogliente bagnava la sua pelle diafana e la lavava via da tutte quelle disillusioni e da tutto quel grigiore parigino.

Avrebbe canticchiato una qualsiasi melodia mentre rifletteva alla semplice maestosità di quel momento così intimo.

Perchè lei era una di quelle persone che, sebbene amassero il silenzio, sembrava avessero sempre qualcosa di cui parlare, qualcosa per coinvolgerti e portarti via dalla realtà per anche solo pochi attimi.

Tutti rimanevano imbambolati quando si prestava ad esecuzioni al pianoforte, perchè quelle dita scivolavano sui lucidi tasti come se fossero nate per fare quello.

Spalancava la finestra nel rigido inverno francese ed eliminava tutto quel caldo ingombrante, soffiando fuori aria e guardando una nuvoletta crearsi e poi volatilizzarsi.

Si divertiva come fosse ancora la piccola bambina bionda che il burbero padre Guillaume portava fiero per la città a far finta che quelle nuvolette insolitamente chiare nel panorama adombrato dalla maestosa Tour Eiffel, fossero in realtà fumo e che lei fosse già una donna che, di quella quantità di nicotina, sembrava vivere.

Perchè, onestamente, lei non aveva mai provato a fumare. Diceva che quelle erano cose per adulti disillusi e ormai stanchi della routine e lei non era così.

Era un punto rosso fuoco in un mare di grigio, era un raggio di sole in una coltre di nubi, era una pioggia benevola, un elemento unico e raro, che non si poteva che amare ed apprezzare.

E quando le gocce del getto caldo della doccia entrarono in concomitanza con le note di una canzone dei Coldplay, Violette capì che, senza quei semplici gesti di vita quotidiana, lei non avrebbe avuto senso di esistere.

 

__________

ormai mi diverto a fare os su sensazioni.

come sempre sono cose davvero personali (è simile a sound of silence, una che avevo scritto tempo fa) ma ero in doccia e mi è venuto lo schizzo.

 

grazie per essere passati, vi mando un abbraccio.

 

Viola <3

  
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