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Autore: Joanna Berg    02/11/2012    0 recensioni
Ero affacciata alla finestra della mia camera, e le altalene si muovevano con dolcezza, le foglie cadevano al suolo e le lacrime si facevano strada sul mio viso. Ormai erano passati dieci anni dall'ultima volta che vidi il suo sorriso, il suo meraviglioso sorriso che mi faceva sentire al sicuro, era ed è il mio angelo custode, su quell'altalena dieci anni fa passavo gli ultimi momenti con lei, lei mi prese in braccio facendomi sedere sulle sue gambe e canticchiandomi una canzone e mi accarezzava i capelli portandomeli all'indietro, quando la sua voce si faceva sempre più bassa non mi preoccupai, ma quando tacque tutto iniziai a piangere, e gridavo il nome di mio padre, lui accorse subito togliendo dalle braccia di mia madre, la mia mammina era volata lassù.Volata con gli angeli, era lì con i miei nonni e i miei zii.Tutto finì quando mio padre entrò in stanza:'Camille che c'è?'disse lui con voce roca.'Niente, sto da sola a pensare, mi chiami all'ora di cena?' dissi io nascondendomi il volto ormai pieno di lacrime.'Certo, Camille, lo so che stai piangendo e manca.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Ero affacciata alla finestra della mia camera, e le altalene si muovevano con dolcezza, le foglie cadevano al suolo e le lacrime si facevano strada sul mio viso. Ormai erano passati dieci anni dall'ultima volta che vidi il suo sorriso, il suo meraviglioso sorriso che mi faceva sentire al sicuro, era ed è il mio angelo custode, su quell'altalena dieci anni fa passavo gli ultimi momenti con lei, lei mi prese in braccio facendomi sedere sulle sue gambe e canticchiandomi una canzone e mi accarezzava i capelli portandomeli all'indietro, quando la sua voce si faceva sempre più bassa non mi preoccupai, ma quando tacque tutto iniziai a piangere, e gridavo il nome di mio padre, lui accorse subito togliendo dalle braccia di mia madre, la mia mammina era volata lassù.
Volata con gli angeli, era lì con i miei nonni e i miei zii.
Tutto finì quando mio padre entrò in stanza:
'Camille che c'è?'disse lui con voce roca.
'Niente, sto da sola a pensare, mi chiami all'ora di cena?' dissi io nascondendomi il volto ormai pieno di lacrime.
'Certo, Camille, lo so che stai piangendo e manca anche a me!' lo disse con il labbro inferiore tremolante, quasi alla soglia di piangere, ma si tratteneva.
Lui ormai era la mia roccia, la mia seconda roccia.
'Amore, lo so che vuoi festeggiare il tuo quindicesimo compleanno con la mamma, ma non puoi perché hai tutto tranne le ali' lo disse con un senso di colpa.
Era l'ora di cena e finì tutto nel mio piatto velocemente perché volevo sapere la mia sorpresa, salì in macchina velocemente con un braccio dentro il giacchetto e con l'altra in balia del freddo polare, ero ansiosa del mio regalo, ma un po' preoccupata perché era buio e con i fanali della macchina non si vedeva nulla, arrivammo alla strada della morte, non so perché si chiamava così, mio padre era intento a girare quando una macchina ci venne addosso e ci ritrovammo cataputalti dentro un burrone, ero una pozza di sangue, il vetro mi aveva ferito ma non sentivo dolore, liberai mio padre dalla cinture ma rimase incastrato, io mi salvai, lui no, lui morì, le mie rocce morirono e adesso mi vegliano da lassù, il compleanno peggiore del mondo, il più brutto, volevo chiamare qualcuno ma non c'era campo ed ero costretta a trascinarmi fino alla strada principale, lì fermai una macchina e lo portai fino all'incidente, non c'era niente da fare, io ero rimasta orfana.

Vennì affidata ai miei nonni ed ora a solo cinque anni di distanza mi ricordo tutto come se fosse ieri, quei pensieri non mi abbandonano, ora non sono la stessa Camille Smith, ora sono solo una ragazza con gli occhi rossi di lacrime versate, il mio cuscino era come un biscotto troppo inzuppato di latte, io non ero più la stessa, per Natale ricevetti un regalo, ho il video ancora di quando me la diedero, è una bella chitarra nera e bianca, lei era il mio mezzo di sfogo, la musica era la mia unica e vera roccia che non poteva mai morire, soprattutto loro i Green Day, loro ci sono sempre stati.
Mi fa e mi faceva male sapere che nessuno dei miei genitori c'erano più, il loro ricordò finì tutto in un istante in quei fottuti pochi istanti che si potevano evitare,.
Vorrei dire addio a tutti, solo per vederli, ma così lascerei un vuoto come lo hanno lasciato a me. Io non potevo vederli fino alla mia vecchiaia, invidiavo gli altri bambini, i bambini che potevano sctringere il petto dei loro genitori.
Secondi, minuti, ore, giorni, tutto finì in peggio, io mi ritrovavo da sola a badare me stessa, invidiavo tutti che avevano una famiglia composta da madre, padre e fratelli, io non avevo nessuno, io non ho nessuno, nè migliore amico, nè un amico di cui fidarmi, tutti mi lasciarono e tutti mi pugnalarono alle spalle, la mia valvola di sfogo era la musica.
Questa sono io Camille Smith, una quindicenne del Kansas, che è da sola senza nessuno, questa è la vita di una ventenne che ha perso tutto e ha perso tutta l'adolescenza badando a se stessa senza i propri genitori. Questa è la storia triste di una ragazza che a cinque anni ha perso la madre e a quindici il padre, questa è il destino di Camille Smith costretta a vivere in un mondo fatto di ostacoli. Questa sono io, la musica è l'unica che morirà con me,..quando l'orologio finirà di fare Tick Tock è giunta l'ora di andare con il mio passeggero oscuro, finalmente andare sù in paradiso a trovare le mie rocce.

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Eccomi con questa nuova storia, o meglio una nuova OS
recensite vi prego!
Kiss from Arizona
  
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