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Autore: Gareth    03/11/2012    4 recensioni
Un bambino e un angelo custode che gli consiglia cosa fare per il suo meglio. O almeno così dice. Infatti l' "angelo" gli dirà di fare cose sempre più terribili. Qual è il mistero di tutto ciò?. Davvero si tratta di un guardiano? Davvero è suo amico?
Una sfida tutta psicologica tra il bene e il male. Tra ciò che dev'essere fatto e ciò che non deve esserlo. Una sfida tra l'umano e il divino.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Dark Warden 2 Il giorno dopo, Mercoledì
<< Allora? Che facciamo con suor Cristina? >>
bisbigliò tra sé e sé con voce innocente Andrea, il quale, come sempre, era comodamente seduto sopra la "sua" altalena. Stavolta, al contrario di tutte le volte precedenti, suor Cristina non aveva perso tempo a cercare di convincerlo a raggiungere gli altri ragazzini e giocare un po' con loro, dal momento che sapeva che non l'avrebbero fatto rientrare nel gruppo così presto a causa del fatto avvenuto il giorno prima. Era un pomeriggio ventoso e tutti erano a godersi il fresco che sembrava aver fermato il susseguirsi di giornate sempre più calde in quella primavera. Gli altri ragazzi stavano correndo e giocando come sempre mentre c'erano tre suore sedute su delle sedie a ridosso dell'edificio, a qualche decina di metri dai bambini.
"Per ora niente. Finché non mi verrà in mente un'idea abbastanza buona non le faremo niente. Ascoltami piuttosto, andiamo a giocare con gli altri"
<< Ma come? Proprio ora che abbiamo fatto di tutto per stare un po' da soli a parlare... >>
"Appunto! Ora nessuno si aspetta che rientriamo nel gruppo ed è per questo che noi dobbiamo farlo! Fai quello che ti dico, non ho tempo per parlarne. Ti ricordi che sono il tuo angelo custode? Faccio di tutto per il tuo bene ma sembra quasi che tu voglia stare male...fidati di me"
<< Scusami... hai ragione tu... >>
"Da bravo, ora alzati"
Andrea si alzò immediatamente e si avvicinò agli altri che ora lo guardavano tutti. Alcuni erano spaventati e preoccupati di quello che sarebbe potuto succedere, altri invece lo fissavano con occhi ostili.
<< Posso giocare con voi? >>
chiese con voce dolce Andrea. Ora le suore osservavano curiose la marmaglia di ragazzi che, memori del precedente avvenimento, non osavano dire nulla. Solo uno, il più grosso di tutti, gli disse:
<< Ti aspetti che ti facciamo giocare con noi solo perché fai paura? Beh, noi non abbiamo paura! E ora vattene, stupido moccioso che parla da solo! >>.
Quel ragazzo doveva sicuramente essere più pesante di almeno dieci chili rispetto ad Andrea.
<< Cavati, grassone! Perché non te ne vai tu!? >>.
Dopo aver pronunciato quelle parole, Andrea sentì dapprima un grugnito e dopo un colpo parecchio pesante sulla tempia. Si accasciò a terra mentre sentiva le risa di scherno del ragazzo. Presto accorsero le suore.
"Alzati! Che fai qua a terra!? Alzati e reagisci!"
Ma Andrea sentiva davvero tanto dolore e aveva ormai incominciato a piangere. Le giovani suor Francesca e suor Teresa si presero cura di lui mentre suor Cristina, come sempre, si avvicinò al monello di turno e lo trascinò per un orecchio dentro l'edificio, evidentemente diretta verso il suo ufficio.
Gli venne dato del ghiaccio per attenuare il dolore mentre le suore gli sussurravano le solite parole di rito: -non badare più a quel ragazzo- -non rispondere anche se ti provocano- e così via.
"dannazione, dannazione, DANNAZIONE! Cosa facciamo qua? Dovremmo pestare quel tipo! Ma adesso vedrà cosa gli faremo! Vedrà e non lo dimenticherà più per tutta la vita!"
Più tardi lo accompagnarono al suo letto, quello più isolato fra tutti, per riposare un po' e suor Francesca gli chiese:
<< Vuoi che rimanga un altro po' con te? >>
Andrea, ancora con le lacrime agli occhi, ci rifletté sopra qualche secondo.
"Certo che no! Anche ci pensi!'"
<< No, voglio stare un po' da solo >>
infine rispose.
<< Ok, ma non preoccuparti di Marco, quel ragazzo, non ti farà più nulla e penso che dopo ti chiederà anche scusa >>
disse con un sorriso molto dolce suor Francesca. 
"Al diavolo le sue scuse! Gli faremo vedere domani!"
Dopo che suor Francesca uscì dalla stanza e chiuse la porta, Andrea, singhiozzando, parlò sottovoce come era solito fare tra sé e sé:
<< Ma...ma come facciamo no..noi a batterlo!? È molto più grosso di me! >>
"Non esistono solo i pugni a questo mondo, ci sono cose ben peggiori...si possono usare delle armi: un pezzo di legno, un coltello.."
<< Che..che hai intenzione di...di fare? >>
"Domani seguiremo quello che fa per tutto il giorno e sapremo quando è solo. Allora faremo qualcosa"
Più tardi Marco gli chiese anche scusa, proprio come aveva detto suor Francesca. Ma la sua parlata tradiva un leggero sentimento di obbligo nel dover chiedere perdono: come prevedibile, gli scapaccioni di suor Cristina erano stati convincenti.

Tre giorni dopo, Sabato, ore 5.00
Andrea si trovava dentro l'orfanotrofio al primo piano. L'orfanotrofio era un edificio quadrangolare di due piani con stanze e aule a fianco nei quattro corridoi. Ogni corridoio corrispondeva ad un lato della struttura così, percorrendoli tutti, si ritornava al punto di partenza. Ancora prima di essere un orfanotrofio era una scuola elementare dunque la sua struttura era molto simile a quelle solite degli edifici adibiti all'istruzione.
Era un edificio piuttosto carino: fuori era di colore giallo ocra e rosa, mentre all'interno, al piano terra, i quattro corridoi avevano tutti un colore diverso: l'entrata principale ti portava immediatamente nel corridoio rosso che era ricco di decorazioni disegnate e messe a punto dai bambini e allo stesso tempo privo di aule; proseguendo verso sinistra e poi girando ovviamente a destra si entrava nel corridoio giallo dove c'era il bagno più nuovo e grande e altre quattro aule dedicate all'insegnamento mattutino; alla fine del corridoio l'unica strada da percorrere era quella a destra che conduceva nel corridoio verde ove c'erano le scale che conducevano al secondo piano (di cui parlerò un'altra volta), il temibile ufficio di suor Cristina e il primo dei dormitori dei ragazzi dove si trovava anche il letto di Andrea; infine il corridoio azzurro aveva ben due aule per il laboratorio di arte, un aula molto grande, detta aula magna, che fungeva come mensa, la cucina e un bagno, più vecchio e più piccolo rispetto all'altro.
Andrea si trovava nel punto in cui il corridoio rosso girava e si entrava nel corridoio giallo. Se ne stava lì come ad aspettare di nascosto che qualcuno entrasse nel corridoio rosso e quindi nell'edificio: aveva infatti tutto il corpo nel corridoio giallo tranne l'occhio destro che era nel corridoio rosso intento a sbirciare l'arrivo di qualcuno. Con sé nella mano sinistra portava una borsetta di plastica con alcuni strani oggetti mentre nella mano destra aveva un pezzo di legno, probabilmente residuo di una scopa spezzata.
"Allora Andrea, ripassiamo il piano: aspettiamo il grassone e quando lo vediamo corriamo verso il bagno, ci nascondiamo nel suo gabinetto preferito ma lasciamo aperta la porta e a quel punto..."
Il giorno precedenti avevano infatti scoperto la strana mania di Marco. Era solito andare in bagno da solo e guai a chi osava accompagnarlo! E non è finita qui perché sceglieva sempre la stessa identica cabina. Sempre la stessa! Avevano passato tutto giovedì a osservarlo e avevano scoperto la strana paranoia del ragazzo. Venerdì ne avevano avuto anche la conferma.
All'angelo dev'essere balzata in mente una grande idea la sera di Giovedì, aveva pensato Andrea, dato che aveva avuto un'idea tanto precisa di tutti gli oggetti che gli aveva detto di prendere in prestito e che gli sarebbero serviti.
"Comunque, chiunque sia quello che verrà per primo per andare in bagno, dovremo correre per chiuderci dentro uno stanzino: non dobbiamo farci vedere con questa roba. Qualcuno potrebbe pensare che stiamo facendo una cattiva azione mentre in realtà ne stiamo facendo una buona, fidati di me".
Fortunatamente per loro, come prevedibile e come era solito fare a quell'ora, Marco varcò l'entrata dell'edificio colorato e Andrea, che lo vide subito, si affrettò a raggiungere il bagno.
Lo stanzino era piccolo ma sufficientemente largo per permettergli di nascondersi a fianco della porta. Si nascose e aspettò l'arrivo del ragazzino. I passi di Marco erano notevolmente pesanti e le sue movenze sgraziate. In questo modo Andrea percepiva il suo avvicinarsi e i suoi passi sempre più rumorosi.
La porta scricchiolò e Marco fece un passo dentro lo stanzino.
"Ora!"
Un rumore sordo colpì il ragazzo sulla nuca. Il ragazzo crollò a terra come un peso morto e Andrea esultò silenziosamente.
"Sei stato bravo, davvero bravo. Ora tiralo su e fallo sedere. Non mi interessa se è pesante".
Il corpo era davvero pesante e Andrea dovette farsi forza per sistemarlo sopra il water.
"Ora tira fuori le funi e legalo: fai esattamente come ti dico. Segui le mie istruzioni e non riuscirà mai a liberarsi. Ma prima togligli la maglietta".
Andrea eseguì tutte le direttive del suo angelo. Alla fine il ragazzo era legato in tre punti: al collo, alle mani dietro la schiena e ai piedi con il gabinetto. Non poteva di certo muoversi. La corda non era stato facile trovarla e rubarla ma in qualche modo era riuscito a sottrarla alla palestra che si trovava al secondo piano. La corda era quella utilizzata per il salto, per l'appunto, con la corda.
"Ora mettigli lo scotch sulla bocca"
Gli fece passare lo scotch che aveva trovato facilmente nello stanzino delle scope insieme al pezzo di legno attorno alla bocca e fece due giri per sicurezza.
"Bendagli gli occhi"
Sicuramente la benda era stata la cosa più facile da procurarsi: gli era bastato rubare un panno.
"Bravo, ora tira fuori il coltello. Vedrà che bel regalino gli facciamo..."
Andrea infine tirò fuori l'arma. Era stato sicuramente la cosa più difficile da procurarsi: a mensa infatti venivano distribuiti esclusivamente coltelli di plastica e l'unico posto dove avrebbe potuto trovarne d'acciaio era senza ombra di dubbio la cucina. In cucina però c'era sempre suor Diana, la cuoca, che non lasciava mai la cucina se non per andare a dormire. E, siccome la porta del loro dormitorio veniva sempre chiusa a chiave di notte, dovette per forza andarci di giorno. Per farla addormentare aveva dovuto anche rubare una pasticca di sonnifero a suor Martina, che soffriva di insonnia, metterla nel suo tè pomeridiano di nascosto, una cosa molto rischiosa, e aspettare che facesse effetto. A quel punto aveva dovuto semplicemente prendere il coltello in fretta e fuggire via senza farsi notare da nessuno. Ne aveva preso uno affilato e sottile, molto sottile. Tutti questi strumenti li aveva presi il pomeriggio del giorno prima, Venerdì.
"Ora incidi sul petto! Sulla carne!"
<< Io...non ce la faccio... >>
"Non ce la fai? NON CE LA FAI!? Ti ho detto che devi fidarti di me! Fidati di me! Incidi! INCIDI! Sai come si fanno le stelle? Fai una stella...da bravo... però falla al contrario, al CONTRARIO!"
Andrea cominciò a piagnucolare ma poi provò lo stesso: si fece coraggio e spinse la mano, spinse il polso e, così facendo, spinse il coltello sulla carne.
Il bambino si svegliò di soprassalto per il dolore. Dal petto era uscito del sangue e il bambino scalciava e urlava. Per modo di dire visto che aveva i piedi immobilizzati e lo scotch non gli permetteva di far uscire neanche un suono dalla sua bocca. Comunque il suo busto si muoveva e rendeva difficile l'uso del coltello. Andrea si allontanò dal corpo.
"Cosa fai!? Attaccalo! ATTACCALO!"
Ancora una volta Andrea fece un respiro forte e provò ad avvicinarsi. Tremava come una foglia e i suoi respiri erano affannosi. Ma ad un certo punto si calmò. Con presa salda avvicinò il coltello al petto e, con estrema abilità, disegnò un pentacolo rovesciato.
 Il sangue scivolava su tutto il corpo del grassone che, ormai, era svenuto.
Andrea si lasciò sfuggire un sorriso. Ma forse quello non era Andrea. Quel ghigno dipinto sul volto non poteva appartenere a un bambino di otto anni. Ma soprattutto, non gli potevano appartenere quegli occhi neri, neri con delle misteriose sfumature violacee.

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Angolo dell'autore: Uff! Che fatica scrivere questo capitolo! Spero di essere stato abbastanza inquietante... XD Mi sono un po' messo all'opera per far avvenire qualcosa di macabro. Ah, ma non pensiate sia un satanista solo perchè ho messo un pentacolo rovesciato! ;-)
Comunque volevo ringraziare tutti i miei recensori per il supporto e i complimenti! Spero che, se questo capitolo vi è piaciuto, mi recensiate positivamente mentre, se questo capitotolo non vi è piaciuto, mi recensiate o neutralmente o negativamente dicendomi dove devo migliorare. Tanti orgogliosi e felici saluti, Gareth
  
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