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Autore: EvansLove    19/05/2007    5 recensioni
Lily è appena mota o è tutto un sogno?
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai, quella notte, in un luogo molto strano

Mi svegliai, quella notte, in un luogo molto strano.

Era una radura scura. Improvvisamente mi sentii persa. Un secondo fa c'era Voldemort che mi colpiva al petto con l'Anatema che Uccide, proteggevo mio figlio con la magia più antica che sia mai esistita, e prendevo consapevolezza che mio marito James era morto per difendermi. E allora adesso che ci facevo in quella radura sperduta??

Forse era tutto un incubo, e stavo continuando a sognare. Sì, forse sì, non c'era un'altra spiegazione!

"Tutto bene?" una voce eterna come il cielo mi sorprese dalla mia sinistra. Mi girai spaventata.

Accanto a me c'era una donna. Con il volto leggermente scarno, ma bella. Mi sorrideva. Era mora di capelli e molto pallida. Dai suoi occhi neri come carboni trasparivano i secoli. Era una presenza che ti assoggettava.

Da sdraiata sull'erba che ero, mi misi seduta, sentendo il suo sguardo fisso su di me. Chiusi gli occhi e mi massaggiai le tempie.

Poi mi girai verso di lei. "Sì!" dissi "Sì, sto bene!" il suo sorriso si spalancò. Aveva le braccia incrociate sul petto e aveva indosso un talleur con i pantaloni, nero. Sui capelli a caschetto, occhiali da sole firmati Chanel. Sembrava una donna d'affari.

"Splendido!" poi mi tese una mano "Ti andrebbe di fare due passi?" io misi un'espressione perplessa. Quella situazione pareva così... così irreale. Ma certo, era un sogno!

Fra poche ore mi sarei svegliata, avrei baciato mio marito e dato da mangiare a mio figlio.

"Allora?" ripetè, con la mano tesa. "Va bene!" dissi, prendendo la sua mano. Un brivido mi attraversò, come un'onda d'acqua ghiacciata. Attorno a me la vasta brughiera buia sembrava gelida, ma non sentivo nè caldo e nè freddo. Feci i primi passi come se avessi cominciato a camminare su una nuvola. Non sentivo più il mio fisico. Non sentivo più il solletico dei miei capelli lunghi sciolti sulla schiena, ma siccome ero convinta di sognare, non ci pensai più di tanto.

Quella strana donna mi teneva la mano, conducendomi dove voleva lei.

Improvvisamente la brughiera cominciò a sfumare. Io mi aggrappai al braccio di quella donna, che sembrava sicura di sè e per niente impressionata da quello che succedeva. "Niente paura!" mi disse "Non ti preoccupare, non è la prima volta che fai questo viaggio!" e lasciò andare una scintilla nei miei occhi. Un'altra onda gelida di inquietudine mi investì in pieno, ma il paesaggio mi distrasse.

C'era una stanza di ospedale ed era come illuminata dalla gioia. All'inizio del corridoio c'era una scritta con lettere di plastica attaccate sul vetro 'Reparto maternità'. La donna mi spinse avanti.

"Dai, Carl, deve fare la prima poppata, dammela a me!" una donna rideva. Mi sporsi e mi ritrassi con una velocità impressionante. Erano i miei là dentro e io ero veramente molto piccola. Mia sorella maggiore mi squadrava invidiosa da una seggiola.

Mi girai sapventata verso la donna che mi incoraggiò a continuare a guardare.

Pensai che erano ricordi inconsci che la mia mente aveva conservato e stetti a guardare. Com'era piacevole rievocare quella giornata. Mia madre e mio padre erano veramente felici... asciugai una lacrima, se ne erano andati poco dopo il mio matrimonio... proprio il giorno in cui seppi di aspettare Harry! E lo presi come un segno che la mia vita non doveva finire... mi mancavano ancora tanto, e in quel ricordo erano così giovani, così belli e felici...

Mi girai verso la donna con gli occhi che luccicavano. Lei schioccò le dita e apparve un lago. In fondo un castello. Mi si bloccò il cuore. Era Hogwarts. Era proprio quel lago, era lo stesso punto della riva in cui... bè, era quello il ricordo che mi aspettava.

Sentivo la donna ancora dietro di me che mi guardava quasi annoiata. Ma chi era? mi chiesi per la prima volta.

E mi voltai a chiederglielo, ma lei fece un muto segno verso le mie spalle e mi girai.

Ero io che camminavo incerta mano nella mano con James. Il mio viso era scarlatto e non tanto diverso da quello che avevo in quel momento. Era il nostro primo appuntamento, era il 12 maggio.

Vidi il mio alter ego sedersi sotto un ciliegio e poi fare merenda con quei frutti carmini, un pò precoci, ma assolutamente adatti a quell'occasione. E poi la vidi poggiare le sue labbra su quelle di James che la accompagnava.

Come dimenticare quell'emozione? Ricordo che ero tutta sottosopra e che ero incerta nei movimenti.

Era il mio primo bacio. Era il mio primo bacio con James.

Già... James. Secondo l'incubo che avevo fatto (se era un'incubo, cosa della quale non ero proprio certissima, anche se mi sforzavo di esserlo) era morto per proteggere me e Harry, nostro figlio.

James,... cosa avrei dato per dirgli ancora 'ti amo' come la prima volta... solo dirglielo. Una lacrima di felicità mi rigò la guancia e mi voltai verso la donna.

"Lo amo!" dissi sospirando. La sua espressione era immutabile e schioccò di nuovo le dita.

Stavolta apparve una piazza con una chiesa. Ma no, era la piazza con la chiesa.

Era il giorno del mio matrimonio e io apparvi felice vestita di bianco in fondo alla via, in mezzo a parenti e amici...

Come tutto pareva reale e bello. Mi ero quasi convinta che era la notte della vigilia delle nozze... ma non poteva essere, perchè sentivo che quello era un ricordo vissuto, e vissuto intensamente.

Ricordo che tenni sempre gli occhi spalancati per cercare di ricordare anche ogni minimo dettaglio... mi soffermai sul viso di mio padre sorridente e benevolo, che mi teneva emozionato sottobraccio

Ti voglio bene, papà! pensai istintivamente.

Senza che mi girai, Donna schioccò di nuovo le dita e apparve un'altra sala di ospedale. Ma questa la conoscevo bene. Era la sala maternità dell'ospedale San Mungo. Infatti la voce squillante di Susan venne dalla saletta con la porta socchiusa. E io sbirciai.

James mi teneva per mano e io, stanca, sudata, pallida, ma felice, tenevo in braccio un fagottino che dormiva. Era uguale a James, ma sapevo che se avesse aperto gli occhi, sarebbero stati verde chiaro come i miei. Era Harry. Appena nato.

Ricordo quel giorno come quello più bello della mia vita. Sentivo finalmente che avevo avuto tutto ciò che volevo avere dalla vita.

Quel bambino era così bello... e l'avevo fatto io.

Schiocco di dita.

Stavolta il sorriso della Donna brillava furbo.

Era la mia camera da letto di Godric's Hollow. Ma qualcosa non quadrava. Io piangevo mentre stringevo mio figlio di poco più di un anno. Trattenni il fiato. Per l'angoscia avrei dovuto svegliarmi, se quello fosse stato un sogno. E invece rimasi immobile a vedere la mia fine e.. quella di mio marito. Mi paralizzai. Vidi che mio figlio si salvava. E poi la stanza girò e girò...

Tornai nella brughiera scura.

Un suono dannatamente eterno venne da dietro. Mi girai pallida.

La Donna adesso aveva un'aspetto molto più antico. Una tunica nera gli arrivava ai piedi e portava il cappuccio calato sulla faccia. Suonava una melodia che faceva crescere l'inquietudine.

"Hai capito chi sono?" disse con una voce profonda come il mondo. Io annuii senza staccarle gli occhi da dosso. Non era possibile..

Era la Morte. Diafana, scura, eterna.

"Hai capito cosa è successo??" Annuii di nuovo, paralizzata, sconcertata, ma... mi resi conto di non provare paura.

Mi sedetti perchè sentivo le gambe tremarmi in quella confusione. Avevo la sensazione di rigettare, ma sapevo che non lo avrei fatto.

"Ora appartengo a te?" dissi con la voce rotta dall'inquietudine. Lei annuì.

"Le sensazioni fisiche spariranno piano piano!" io scansai quel discorso e ne cominciai uno più urgente in quel momento.

"Ma... cosa ne sarà di me?" le mi squadrò per un pò in silenzio. Non rabbrividii e questo era un segno che tutto era vero.

"Allora hai deciso di restare?" "Sì!" e mi raccolsi con le ginocchia contro il mio petto. Non avevo mai accettato l'esistenza dei fantasmi e non volevo finire a vagare per l'eternità sulla Terra. La vita l'avevo già vissuta, e bene anche.

Lei annuì "Dammi la mano!" si avvicinò e mi tese la mano, ma io mi ritrassi indietro spaventata. "No.. cosa dovrebbe succedere?" lei sospirò. "Aspetta, prima di tutto quello che verrà, non vuoi fare qualcosa, vedere qualcuno? Dopo non potrai più tornare indietro."
Sapevo che alludeva a mio figlio. Sì, avrei voluto parlargli. Dirgli che l'avrei sempre amato. Annuii e presi la sua mano.

Neanche il tempo di sbattere le palpebre che apparve uno sgabuzzino. Era il sottoscala di casa mia, dove adesso abitava Petunia.

Un bambino di circa nove anni giaceva raggomitolato su se stesso sul minuscolo lettino che occupava tutto quello spazio. Mi avvicinai cercando di non farmi prendere dall'ansia.

"La tua unica occasione!" mi ricordò Lei da dietro. Io feci un sospiro e andai avanti.

Il ragazzo rimase sia abbagliato, sia spaventato dalla mia presenza. Gli rivolsi un sorriso enorme e mi sedetti al suo fianco. Lui non perse tempo.

"Chi sei? Che vuoi?" io sorrisi e gli presi la mano, accarezzandogliela. La sua espressione si rilassò. Io gli risposi piena d'amore.

"Non vedi che abbiamo gli stessi occhi?Sono tua madre!" per un attimo sorrise, poi si fece più serio.

"Mi hai lasciato solo!" io abbassai lo sguardo senza lasciargli la mano. "Lo so!"

"Mi hai lasciato solo con mia zia che mi odia!"

"Lo so!"

Mi squadrò, ma non aveva forza di cacciarmi "E allora che vuoi?" io sospirai. Era dannatamente uguale a James.

Chissà se immaginava quanto era difficile per me.

"Voglio dirti che anche se non ci sono più, ti voglio tanto bene!" e sorrisi.

Harry si lasciò andare alle lacrime e mi abbracciò.

"Anche io ti voglio bene, m-mamma!" mi disse, piangendo sulla mia spalla. Lo cullai dolcemente mentre sentivo salirmi le lacrime. E gli cantai la ninna nanna che gli avevo semrpe cantato in un anno.

 

Dormi, fai la nanna,

Dormi bel bambin..,

 

Dalla sera fino al mattin.

 

Dormi bimbo bello,

Dormi bel piccin,

 

Che la mamma è sempre con te!

 

Tanti angioletti veglian di lassù

Sui tuoi sogni nella notte blu...

 

Ormai anche io piangevo. Poi mi staccai. Lui prese la mia lacrima. "La posso tenere?" io annuii "E io mi terrò questa maglietta bagnata, ok??" lui sorrise "Ma tornerai a liberarmi?" "Tra un pò sì, piccino mio, tra un pò!" dissi, anche perchè sapevo che a undici anni, tra pochissimo, sarebbe andato a Hogwarts, sarebbe tornato nel suo mondo. Sapevo anche che Silente non si sarebbe lasciato fermare da mia sorella.

Harry mi riabbracciò

"Ti voglio bene, mamma!"

Se avessi avuto ancora il cuore, mi sarebbe scoppiato.

Lei, però, disse "Manca poco!"

Io chinai il capo ad accarezzare mio figlio. Gli baciai la testa "Mamma anche ti vuole bene. E anche papà, non te ne dimenticare!"

Lui annuì.

"Adesso, tesoro mio, devo andare! Tanto ci rivedremo, piccino mio!" e lui mi guardò mentre mi allontanavo.

Raggiunsi Lei mentre mi asciugavo le lacrime.

"Ora sono pronta!" Lei sorrise affabile, come se sapesse cosa voleva dire essere madri e abbandonare un figlio per farlo vivere.

"Cosa succederà?" le chiesi. Ora niente poteva essere spaventoso o inaspettato.

Schiccò le dita e il paesaggio cambiò ancora. Eravamo su una spiaggia. O meglio, su uno scoglio ripido.

Il mare era in tempesta e le sue onde provavano a prendermi.

Dall'altra parte c'era un lago con un prato immenso.

E poi c'era la spiaggia.

Lei mi guardò e mi sorrise capendo il mio essere sperduta. Poi cominciò a spiegarmi.

"Ora mi darai la mano!" io capii che era solo l'inizio delle spiegazioni e non un'ordine immediato.

"Un fulmine attraverserà il cielo. E poi..." sospirò. Sembrava che, dopo qualche miliardo di anni, fosse ancora dispiciuta di strappare le anime alla Terra.

"L'onda proverà a prenderti per prima e se ci riuscirà, affogherai.. o meglio, sarai sospesa nell'agonia per l'eternità!"

Era l'Inferno.

"Se non ci riuscirà, verrai trasportata sulla spiaggia e se il vento non ti spazzerà via, resterai lì senza emozioni per l'eternità..."

Il Purgatorio. I conti tornavano.

"Ma, se il più leggero dei refoli ti porterà via, sarai là a godere della gioia eterna per sempre!"

E indicò il giardino. Il Paradiso.

"Domande?"
"James dov'è?"

"Non te lo posso dire!"

"E i miei genitori?"

"Non te lo posso dire!"

Abbassai lo sguardo sul mare, cercando di vedere se James era per caso lì a soffrire, ma mi parve di non riconoscerlo fra i flutti. Non vidi neanche i miei genitori.

"Dammi la mano!" il suo timbro si fece troppo eterno, come se risentisse l'eco dei millenni.

Allungai esitante il mio braccio e lei fermò decisa le mie dita fra le sue.

Poi... fu terrore.

Un fulmine squarciò il cielo con un boato assordante, si alzò un vento che graffiava la faccia.... e si alzò un'onda alta cento metri. La vidi alzarsi sopra di me e poi abbassarsi verso il mio corpo fragile rapidamente. Mi scesero le lacrime. Ero sicura che mi avrebbe preso, che avrei sofferto per sempre...

Calò su di me e io mi sentii scivolare dallo scoglio. Avevo paura.

Ero terrorizzata.

L'onda mi prese con sè, almeno credetti, ma poi... poi mi ritrovai sulla spiaggia. Sospirai ancora scossa. Il mio petto si alzava e si abbassava a velocità altissima e la mia fronte era imperlata di sudore. Ma il peggio era passato.

Per i primi trenta secondi credetti di essere arrivata, ma poi un refolo leggerissimo, come un paio d'ali, mi prese con sè e mi portò nel giardino con il lago. Avrei voluto gridare per la felicità.

Lei sorrise e si dissolse piano davanti ai miei occhi.

Ora però dovevo fare una cosa.

"Lily!" avrei riconosciuto quell'urlo tra mille. Infatti, dopo pochi secondi, mio marito mi abbracciò stretta.

"Amore mio, ce l'hai fatta! Avevo così paura quando quell'onda ti aveva preso..." il mio respiro fu di nuovo regolare abbracciata a lui.

Non m'importava che aveva visto, ora ero con lui, e tanto bastava.

"Sì, James, ce l'ho fatta e siamo di nuovo insieme!" era talmente bello trovarsi insieme per l'eternità che non mi accorsi di piangere per la felicità.

"E insieme a noi!" dissero due voci all'unisono. Erano loro, i miei genitori. Mi staccai da mio marito stranita. Talmente felice che ero quasi annullata dalle emozioni.

"Mamma, papà..." sorrisi. Ora ero al sicuro e ero felice.

Il sole splendeva su di me, anzi su di noi. E ora avrei solo dovuto aspettare mio figlio, prima o poi.

Magari più poi, e l'avrei semrpe protetto. Come avrei potuto, come mi sarebbe stato concesso.

Guardai James "Ora niente ci minaccia, giusto?" lui annuì tenendomi le mani "Giusto!" sorrisi. E fissai l'orizzonte senza più nè preoccupazioni, nè speranze.

Finalmente completa.

  
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