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Autore: Ayumi Yoshida    03/11/2012    4 recensioni
Lo shinobi riuscì a immaginare perfettamente il modo in cui lei aveva curvato le labbra per pronunciare il suo nome anche se aveva gli occhi ben serrati. Non voleva vederla. Non voleva vedere il volto della ragazza con cui faceva l’amore ogni volta nel libro del suo maestro.
Prima classificata al NaruHina Contest [IV° Edizione: 'E per amore sarò, sarai, saremo.'] di Mokochan e Yume_no_Namida e vincitrice dei premi miglior IC, miglior Naruto e miglior NaruHina
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Jiraya, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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vincooooo

Autore: Ayumi Yoshida
Titolo: Crudele - lo avrebbe fatto rivivere
Personaggi e Pairing: Naruto, Hinata, NaruHina <3, con la partecipazione speciale di Jiraiya :)
Genere: Introspettivo, angst, sentimentale
Rating: Arancione
Avvertimenti: One shot
Introduzione: Lo shinobi riuscì a immaginare perfettamente il modo in cui lei aveva curvato le labbra per pronunciare il suo nome anche se aveva gli occhi ben serrati. Non voleva vederla. Non voleva vedere il volto della ragazza con cui faceva l’amore ogni volta nel libro del suo maestro.
Beta reader: MusaTalia
Note dell'Autore: dopo la fic ^^

 

***

 

I suoi problemi erano cominciati da quando aveva letto quel libro.

Il libro di Jiraiya era stato nelle sue mani per tanto di quel tempo che, alla fine, aveva deciso di sfogliarlo trovandolo noioso e senza senso; poi gli era stato indispensabile per scoprire il segreto di Pain.

Ecco. Pain e... Finiva a pensare sempre ciò che non voleva. O che non doveva.

Con un gesto di stizza afferrò di nuovo Le tattiche della pomiciata dal comodino accanto al suo letto e lo aprì su una pagina a caso - che ormai non era più casuale per via di tutte le volte in cui ci si era fermato - quasi scollandone la copertina.

Si ricordò che la prima volta che era capitato su quelle parole aveva pensato che Jiraiya avesse inventato una storia senza né capo né coda per riempire le ultime due pagine del libro, la seconda vi aveva trovato la maggior parte delle parole per decifrare il suo ultimo messaggio, la terza volta era diventato prima scarlatto, poi aveva smesso di respirare, poi era diventato viola. Ne aveva capito finalmente il senso.

Aveva capito finalmente il senso di un uomo e una donna che condividevano lo stesso letto di notte, nudi, uno sull’altro. L’aveva capito e aveva sudato freddo.

Si ritrovò a leggere quella pagina per l’ennesima volta, immaginando ormai perfettamente i movimenti di quei due corpi: conosceva quel testo a memoria e quei corpi avevano da un po’ di tempo anche un viso, una sembianza che cercava con tutto se stesso di dimenticare, imbarazzato da morire.

Quegli occhi così chiari, così limpidi potevano appartenere soltanto ad una persona, a… Scosse la testa trattenendo il respiro, incapace di ripetersi nella testa il nome di quella donna che aveva visto così chiaramente davanti ai suoi occhi.

L’altro era lui. Era giunto a quella conclusione turbato, sconvolto, ma l’uomo di quella scena aveva proprio la sua faccia. Era quello il problema. Lui che toccava la carne nuda di lei, che le afferrava le braccia con un impeto e che-

Lanciò un urlo, fuori di sé. Avrebbe voluto uccidere Jiraiya.

 

L’ultima notte era stata anche più terribile del solito: oltre ad aver sognato il suo maestro, ci aveva persino parlato. Moriva dalla voglia di sapere come un uomo potesse davvero fare tutte quelle porcate che lui descriveva nel suo libro con una donna.

“Ero Sennin,” aveva sussurrato imbarazzatissimo, gonfiando le guance con un soffio “come hai… come hai fatto a scrivere le ultime due pagine del tuo libro? Hai…?”

S’interruppe perché non aveva più fiato. Avrebbe voluto chiedergli se per scriverle aveva pensato proprio a lui e a quella donna che sognava sempre, perché quei personaggi avevano proprio le loro sembianze, ma gli era mancato all’improvviso il coraggio.

Jiraiya aveva riso sguaiatamente proprio come avrebbe fatto di solito, innervosendolo non poco.

“Tu vuoi farlo, ma hai paura.” aveva commentato ironicamente, poi l’aveva guardato serio più che mai, come se fosse riuscito a cogliere l’agitazione che albergava nel suo animo in quegli ultimi tempi . L’aveva fissato in silenzio per secondi, minuti, ore, poi i suoi occhi erano diventati a un tratto limpidi e la sua figura ormai pallida aveva cominciato a spogliarsi…

Naruto si svegliò di scatto, gli occhi velati, la schiena sudata e la rabbia che gli montava alla testa: lui non aveva paura di nulla. Però non voleva più immaginare quella scena, non voleva più vedere quei volti in quella situazione, ciò che sognava la notte era tremendamente sbagliato...

Si sollevò dal letto con uno scatto e afferrò la tuta arancione, pronto ad uscire per far vagare la mente in pensieri diversi.

 

Era così assorto nel pensare ad alberi e kunai che inciampò in Akamaru, che lo azzannò alla gamba senza pietà strappandogli il pantalone e facendolo urlare come un ossesso.

Ma sei scemo?!” ululò Kiba mentre la vista di Naruto cominciava ad annebbiarsi e il suo occhio destro perdeva una lacrima, ma quel rimprovero non lo confortò affatto perché era certo che fosse rivolto a lui e non al cane. Una mano lo tastò in modo spiccio sul braccio e una voce disse: “Il suo battito è troppo veloce e irregolare, forse è meglio portarlo all’ospedale…”

Mentre cercava di non prestare attenzione al dolore che gli bruciava la gamba all’altezza del polpaccio come una fiamma, finalmente Naruto riconobbe la voce atona di Shino e si innervosì ancora di più. Se c’era anche Shino, allora…

“Sto bene!” esclamò con la voce impastata, tentando di raddrizzare la gamba ferita e camminare velocemente via da lì. “Non voglio andare da nessuna-“

“Cosa è successo?” mormorò una voce preoccupata che gli giunse stranamente chiara “Oh, Naruto-kun!”

Lo shinobi riuscì a immaginare perfettamente il modo in cui lei aveva curvato le labbra per pronunciare il suo nome anche se aveva gli occhi ben serrati. Non voleva vederla. Non voleva vedere il volto della ragazza con cui faceva l’amore ogni volta nel libro del suo maestro.

La sua mano rimosse con delicatezza i lembi del pantalone dalla ferita, facendolo tremare di sensazioni che non aveva mai provato, e dopo qualche secondo la kunoichi disse, piuttosto ansiosa: “Non è una ferita profonda, ma se non la medichiamo subito potrebbe infettarsi…”

Certamente si aspettava che lui la ringraziasse e accettasse le sue cure, ma Naruto esclamò, evasivo: “Non preoccupatevi… Non fa nulla… Davvero…” e, più veloce che poté, si allontanò con passo malfermo senza neppure assestare qualche calcio a quel dannato Akamaru.

 

La gamba che aveva fasciato alla bell’e meglio con quel poco che aveva trovato in casa gli bruciava ancora e Naruto non se la sentiva di scendere dal letto. Il suo sguardo cadde ancora sull’unico passatempo che aveva sul comodino, Le tattiche della pomiciata, ma non riuscì neppure ad allungare la mano per prenderlo, mentre  ripensava a quanto vigliaccamente era scappato via da Hinata.

La kunoichi era diventata la sua ossessione: da quando gli aveva confessato i suoi sentimenti durante la sua battaglia con Pain non faceva altro che figurarsi il suo viso e pensare alle parole che gli aveva detto. Avrebbe potuto ripeterle per ore e ore senza mai stancarsi, perché le sapeva a memoria e perché lo consolavano in modo straordinario, dato che erano state le prime parole che lo avevano fatto sentire importante per qualcuno. Da quando Hinata gli aveva confessato i suoi sentimenti aveva cominciato a guardarla con occhi diversi: improvvisamente aveva preso a considerarla speciale, attraente. Forse quelle parole gli avevano dato alla testa, facendolo ammattire. Poi aveva riletto il libro di Jiraiya e aveva cominciato a vedere i loro visi e i loro corpi in ogni azione descritta in quelle pagine. In tutti i suoi viaggi tra i pensieri  l’aveva vista nuda senza il suo permesso tante volte e si vergognava da morire, perché, dentro di sé, aveva capito che non gli dispiaceva. Hinata gli piaceva, gli piaceva nella sua interezza, ma non voleva dirglielo.

Dopo la fine della guerra, lei non aveva più menzionato la confessione che gli aveva fatto. Mai. Ogni volta che si erano incrociati Hinata aveva sempre fatto finta di nulla, sembrava che non lo considerasse affatto. Si limitava a fissarlo senza dire nulla, senza arrossire, senza avvicinarglisi.

Forse aveva anche dimenticato le parole che gli aveva detto; forse avevano lasciato che trascorresse troppo tempo e lei non considerava più quella questione importante. Era crudele.

Quella sensazione che provava, i suoi pensieri, i suoi sogni lo imbarazzavano così tanto da mandarlo fuori di testa. Si era deciso ad evitare la kunoichi nella realtà, perché era certo che ormai non le importasse più nulla di lui, ma continuava a desiderarla nelle sue visioni, perché non riusciva più ad allontanarla dalla sua mente. Da quando Hinata gli aveva confessato i suoi sentimenti, non riusciva più a sentirsi in pace con se stesso.

 

“Ero Sannin, che cosa intendevi l’altra volta?”

Nei suoi sogni Jiraiya appariva sempre in buona salute e zelante, anche se era morto. Lo derise proprio come aveva fatto la volta precedente ed esclamò ancora: “Tu vuoi farlo, ma hai paura!”

Ridacchiava ancora di gusto quando Naruto, furioso, urlò: “Beh, cosa c’è da ridere? Se tu mi dai queste risposte stupide…!”

“Sei sempre stato un po’ lento.” commentò l’uomo con un sospiro, incrociando le braccia. Sembrava così vividamente reale mentre lo canzonava che Naruto respirò per un attimo la stessa atmosfera di parecchi anni prima, in cui avevano condiviso le giornate allenandosi, scherzando, parlando. Era terribilmente malinconico, perché, in quegli anni ormai passati, non avrebbero mai neppure potuto immaginare quello che li avrebbe attesi: la guerra, la distruzione, la morte, la ricostruzione e il tentativo di una nuova vita normale. Se avesse avuto per sempre sedici anni non avrebbe mai ricevuto parole d’amore da Hinata, non avrebbe mai compreso il significato di quel libro, il sentimento che lei gli stava negando…

“Dannazione!” esclamò sbattendo un piede per terra rabbiosamente “Se tu non fossi morto, e se io-“

“Sarebbe accaduto lo stesso.” lo interruppe Jiraiya con cipiglio incredulo, come se avesse potuto leggere i suoi pensieri e li avesse trovati ridicoli. “Magari sarebbe stato più doloroso. Non puoi sottrarti ai tuoi problemi. Tu vuoi farlo, ma hai paura.”

“Ancora queste parole!” si lamentò Naruto senza avere neanche più la forza di arrabbiarsi. Abbattuto, continuava a pensare al modo in cui aveva trascorso gli ultimi tempi, pieno di domande, di rimorsi, di vergogna, invece che ottemperare alla promessa di vita che si era fatto dopo che, finalmente, ogni nemico era stato abbattuto.

“Dimmi quello che vuoi  e basta!” esclamò alzando la testa all’indirizzo del maestro. “Senza giochi di parole. Tu hai scritto quel libro, devi conoscere la risposta!”

“Tu vuoi farlo, ma hai paura.” ripeté Jiraiya lentamente, sorridendogli come avrebbe fatto con un bambino capriccioso. “Perché non fai come nelle tue visioni?”

“Di cosa stai parlando?”

Sesso. Risolve un sacco di problemi.” replicò l’uomo senza scomporsi, mentre il viso di Naruto diventava prima terreo, poi rosso e la sua mente vagava alle scene fin troppo familiari descritte dalle ultime pagine del libro Le tattiche della pomiciata e nei suoi sogni.

“Ma Ero Sannin…!”

“Scherzavo!” esclamò improvvisamente Jiraiya scoppiando a ridere fragorosamente. “Come se tu potessi farlo davvero! Sei ancora un bambino, hai paura!”

“Io non ho paura di niente!“ esclamò Naruto, piccato, allargando le braccia.

“Certo che ne hai paura!” continuò l’uomo, convinto. “Tu vuoi farlo. Vorresti farti avanti, ma hai paura. Stai cominciando a capire?”

Naruto sospirò, senza rispondergli. Erano mesi che si torturava con domande a cui non avrebbe avuto mai risposta, perché sapeva benissimo che, per ottenerle, doveva chiedere all’unica persona con cui, in quel momento, aveva il terrore di parlare. Ai suoi occhi, ormai, Hinata era l’essere più crudele del mondo.

Perché non andava da lui a rassicurarlo che tutto ciò che gli aveva detto aveva ancora importanza? Perché manteneva le cose in quello stato di impasse perpetuo? Era crudele.

“Allora?” esclamò Jiraiya improvvisamente con un mezzo sorriso “Hai finito di pensare a tutte queste stupidaggini? Sei completamente fuori strada! La colpa è soltanto tua. Sogni troppo.”

Naruto lo fissò, sorpreso e risentito. Allora poteva leggere davvero nella sua mente. Ma che diavolo di sogno era, quello?

“Smettila di sbirciare nella mia testa!” urlò, irritato “Non ti è bastato fare il guardone quando eri in vita? Pensa ai fatti tuoi!”

“Ma sei tu che mi hai chiamato.” ribatté l’uomo pigramente. Fece uno sbadiglio. “Sei davvero lento, mi sto annoiando. Ancora non capisci? Tu vuoi farlo, ma hai paura. Vorresti farti avanti con lei, ma hai paura. Come spieghi il fatto che nelle tue fantasie voi due facciate cose sconce ogni notte?” aggiunse poi in tono allusivo.

“Certo che ho capito.”

Naruto arrossì sommessamente, corrucciato. Quel dannato pervertito conosceva tutto! Le sue paure, le sue ossessioni, i suoi desideri. Era vero, avrebbe voluto fare il primo passo con Hinata dopo ciò che lei gli aveva confessato, ma la paura di essere respinto lo incatenava al suolo e lo gettava nel panico. Non aveva mai amato nessuno e non aveva ricevuto mai affetto, neppure dai suoi genitori, perciò temeva ancor di più di restare di nuovo solo. Hinata gli aveva aperto la sua mente e il suo cuore, ma lui non aveva fatto nulla di concreto anche se, da quando la kunoichi gli aveva confessato i suoi sentimenti, non poteva più fare a meno di lei. Aveva il terrore che lei avesse dimenticato ogni cosa, anche se la sua mente aveva cercato in ogni modo di farglielo capire, lei gli piaceva, gli piaceva nella sua interezza, la amava. Tutti quei sogni, quelle scene immaginate, quelle visioni avevano quell’unico significato.

“Ero Sannin…” azzardò gonfiando la guance per l’impaccio: si sentiva tremendamente a disagio a chiedere consiglio proprio a lui, che conosceva ogni cosa nella sua mente, ma non poteva fare altrimenti. L’uomo lo guardò con un fare allusivo che lo innervosì ancora di più ed esclamò: “Che c’è?”

“Come posso fare?” gli chiese Naruto quasi in tono di supplica. Sentiva che quello era l’unico modo per uscire da quella situazione e sperava con tutto se stesso che Jiraiya gli fornisse una soluzione indolore. Il suo maestro incrociò la braccia e le gambe e lo guardò negli occhi. Sembrava una statua imponente.

“Sonda il terreno. Sei un ninja, no?”

 

Quell’idea era talmente ovvia che si domandò più volte come non avesse fatto a pensarci prima. Doveva accertarsi di quello che provava Hinata senza farsi scoprire. Invisibile come un buon ninja. Per farlo, però,  doveva prima trovarla. Ma dove? Si rese conto con orrore che non aveva minimamente idea di dove cercarla.

Cercò di ricollegare i pensieri: non l’aveva mai vista da Ichiraku, andare a casa sua significava scoprirsi… Con un sospiro, decise di fare un giro nel villaggio, sperando di incontrare Kiba: magari avrebbe potuto estorcergli qualche informazione…

Camminava con le mani nelle tasche, senza prestare molta attenzione alla strada, ma non poté fare a meno di notare Hinata che camminava velocemente nella direzione opposta alla sua senza neppure notarlo. Era crudele.

Con un tuffo al cuore, Naruto esclamò a voce un po’ troppo alta: “Ehi, Hinata!” e finalmente i suoi occhi lo scrutarono, pieni di sorpresa. Sembrava distante, persa nei suoi pensieri.

“Ciao Naruto-kun” gli disse soltanto, con un sorriso, e riprese a camminare. Lo salutava, gli rubava l’aria, poi andava via come se nulla fosse accaduto. Era crudele. In un impeto d’irritazione, Naruto colmò i metri che lo dividevano da lei di corsa e le afferrò un polso.

“Naruto-kun!” esclamò la kunoichi sorpresa “Cosa… cosa c’è?”

Il ragazzo la fissò a lungo negli occhi, rifulgendo di decisione, ma lei non disse nulla. Perché non parlava? Perché non gli diceva: “Ho capito.” e metteva fine a quella situazione? Perché non lo toccava? In quel modo sarebbe morto.

Disorientato, Naruto lasciò la presa sul suo polso. Riuscì soltanto a dire: “Vieni da me.”

Anche se si era scoperto, Hinata non disse nulla. Annuì in silenzio, un po’ intimidita, e lo seguì senza mai raggiungerlo. Era ancora dietro la sua schiena quando Naruto aprì la porta e la fece entrare a casa sua.

La kunoichi non vi era mai stata prima: c’era ancora più disordine del solito, ma lei sembrò non preoccuparsene. La invitò a sedersi.

“Preparo qualcosa.” esclamò Naruto evitando di guardarla e cominciando a trafficare con dei contenitori di ramen istantaneo. Mentre preparava la pentola con l’acqua bollente, tentò di fare un po’ di conversazione per non scoppiare dall’imbarazzo. Non voleva più tradirsi.

“Dove… dove stavi andando prima?” le chiese con il tono di voce più casuale possibile.

“E-ero appena stata da Kurenai-sensei.” mormorò lei in replica. Dal suo tono di voce, Naruto comprese che si sentiva a disagio: forse stava cominciando a pentirsi di tutto quello che gli aveva fatto. Sentì una gioia selvaggia scoppiargli nel petto e tentò di approfondire.

“A fare cosa?”

“Sono andata a trovare Haru. Era un po’ che non lo vedevo…”

Lo shinobi annuì con un grugno. “Come sta?”

“Oh, molto bene, davvero.”

Naruto sbatté le confezioni di ramen istantaneo sul piano della cucina con un tonfo, ribollendo d’irritazione.

Perché cavolo stavano parlando del marmocchio di Kurenai-sensei? Non gli importava niente di lui, l’unica cosa che gli importava era lei. Doveva sondare il terreno.

“Hinata” sussurrò quasi sperando che lei non lo sentisse. Si voltò e lasciò che tutte le sue difese cadessero soltanto guardandola: non ce la faceva a trattarla male per restituirle tutta la sofferenza che gli aveva causato, anche se la sua rabbia era massima. Forse era perché i suoi occhi chiari lo stavano fissando, implacabili, pietosi.

“Perché cavolo sei venuta a casa mia se mi odi così tanto? Proprio non capisco.”

Ecco, così sì che aveva sondato il terreno. Se fosse stato in missione, tutto quello che aveva fatto gli sarebbe certamente costato la vita, ma ormai non gli importava più niente. Lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi e abbassò lo sguardo.

Sentì la sedia strisciare sul pavimento e il rumore di qualche passo concitato, poi subito Hinata esclamò, improvvisamente troppo vicina a lui: “Io non ti odio!”

Dalla sua posizione, Naruto riusciva a scorgere soltanto le punte dei piedi della kunoichi, ma senza realmente vederle. La sua voce era stata così sicura… Senza pensarci, avanzò, avanzò, avanzò trascinandola con sé finché la sua mano non sfiorò la parete della cucina e Hinata tremò impercettibilmente. La conosceva troppo bene per non sapere che lei, tra le sue braccia e la schiena contro il muro, si sentiva irrimediabilmente in trappola.

Lo shinobi alzò gli occhi e finalmente poté osservare da vicino quel viso che ogni volta immaginava nei suoi pensieri e si stupì di quanto vi fosse simile: aveva lo stesso sguardo sicuro che vedeva ogni notte. Lo stesso sguardo di quando gli aveva confessato i suoi sentimenti. La sensazione di aver vinto lo abbandonò immediatamente.

“Io non ti odio” ripeté Hinata a voce più bassa mentre le guance le diventavano rosse. Chiuse gli occhi ed  avvicinò il viso al suo, sfiorandolo piano, poi, inaspettatamente, lo baciò. Le sue labbra erano calde, calde come quelle che Naruto baciava da tanto tempo soltanto nei suoi sogni, calde come la pelle che aveva avvicinato al suo viso.

Voleva che quel calore non lo abbandonasse mai più. Spinse di più le labbra contro le sue senza riprendere fiato, cercando di convogliare tutta la sua paura nella bocca di Hinata. Lei avrebbe capito e gli avrebbe iniettato ancora quel veleno che riusciva a farlo impazzire ogni volta che la vedeva.

Lo avrebbe fatto rivivere.

 

Tu che t'insinuasti come lama
nel mio cuore gemente; tu che forte
come un branco di démoni venisti
a fare, folle e ornata del mio spirito
umiliato il tuo letto e il tuo regno - infame
a cui, come il forzato alla catena,
sono legato, come alla bottiglia
l'ubriacone, come alla carogna
i vermi, come al gioco l'ostinato
giocatore - che tu sia maledetta!
Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
di conquistare la mia libertà;
ed il veleno perfido ho pregato
di soccorrere me vile. Ahimè, la spada
ed il veleno, pieni di disprezzo,
m'han detto: «Non sei degno che alla tua
schiavitù maledetta ti si tolga,
imbecille! - una volta liberato
dal suo dominio, per i nostri sforzi,
tu faresti rivivere il cadavere
del tuo vampiro, con i baci tuoi!

Charles Baudelaire, da “I fiori del male”

 

 

Crudele – lo avrebbe fatto rivivere

 

 

Fine


 

Note:

Qual è il senso di questa fan fiction? Che Naruto è impazzito. XD Come ben sapete, mi piace torturare i personaggi, e per questa fic era il turno di Naruto. XD Ma d’altronde, con una poesia che parla di vampiri veri e non sbrilluccicanti, come poteva essere diverso? In questa fic ho fatto sì che Naruto fosse un po’ il Baudelaire della situazione, a disagio, con delle “visioni”, incapace di comportarsi, che si sente braccato dalla donna che ama. Egli crede che Hinata non lo consideri più e si sente disorientato, ma continua ad amarla e per questo la considera crudele. La vuole rendere la “donna vampiro” di memoria dannunziana, e alla fine le cede, per questo la fine è un po’ dark. Povera Hinata XD E’ la prima volta che scrivo qualcosa del genere e spero che la storia sia quantomeno decente! T_T Spero, inoltre, non risulti troppo pesante da leggere per via dell’introspezione pressante, ma ho dovuto molto insistere sui pensieri distorti di Naruto per esigenze di trama. Ho cercato di alleggerire un po’ l’atmosfera con un lessico colloquiale e scemo,come Naruto ;) perché alla fine il punto di vista prevalente è il suo. Spero davvero che non risulti fastidioso e che i personaggi siano IC. Praticamente ho smesso di seguire seriamente il manga alla riunione dei Kage (mooolto tempo fa), sbirciando soltanto qua e là quando si sentiva odore di NaruHina. *___*  Spero che le personalità di Sasuke e si Naruto non si siano scambiate, sennò sarebbero guai per me. XD

Oggi:

Questo era quello che scrivevo alla consegna della fic. Oggi, così come quando sono venuta a conoscenza dei risultati, sono ancora stupita e contentissima di questo primo posto, perché questa fic è stata complicata sin dall’inizio, sin da quando ho dovuto immaginarla in un periodo per me nero per quanto riguarda l’ispirazione.

Arriva in ritardo, ma spero davvero che possiate apprezzarla.

Ringrazio la splendida MusaTalia per l’accuratissimo betaggio, per la pazienza, per la velocità  e per aver creduto in questa fic quando non ci credevo neppure io e, ancora una volta, i miei ringraziamenti vanno a Moko e Yume, le giudicie, perché riescono sempre a risvegliare in me la passione per Naruto e Hinata quando si assopisce.

Alla prossima,

Ayumi

 

 


Grammatica e stile: 9.5/10
Originalità: 9.5/10
IC: 10/10
Trama: 9.5/10
Giudizio personale: 9.4/10
Totale: 47.9/50

Commento di Yume_no_Namida: ... Posso dirlo?
Ormai sei una garanzia.
Un po’ come il nuovo prodotto di un marchio di fiducia, raramente rimani delusa [certo, le eccezioni non mancano, ma sono sporadiche e del resto di mezzo ci sono comunque degli uomini, è giusto così].
E in tutta sincerità non è proprio il massimo, paragonare una persona e quello che scrive ad un marchio di fabbrica [fa pena, a dirla tutta - faccio pena], ma facciamo finto che io sia dotata di un eloquio di gran lunga più forbito e abbia fatto ricorso a metafore sinuose ed eleganti *pat pat*
Dunque, scrivevo... è perfetto.
Il tuo Naruto è perfetto.
Ogni volta lo centri in pieno, qualunque sia il sentimento/l’impulso/il pensiero che in quel momento lo guida.
Naruto che è un baka e un imbranato cronico, che prova a trattenersi ma finisce comunque per agire d’istinto, che alla veneranda età di... quanto? 17 anni o poco più? si rende conto con meraviglia di cosa ci stiano a fare, due corpi di sesso opposto avvinghiati l’uno all’altro.
Misteri della fede (?).
[Giuro che internamente mi son spanciata dal ridere, ho dovuto evitare l’emissione di suono esclusivamente per non rischiare di essere guardata con sospetto dalle nuove coinquiline - e, visto che ancora non mi conoscono, spero almeno di giocarmela a poco a poco, la faccia, in dosi sostenibili]
Nessuna pecca grammaticale, a livello stilistico solo qualche lieve stridio nella discussione con Jiraya [ma si tratta essenzialmente di un mio problema di percezione e dovresti prendermi a calci, sìsì], il resto scorre sotto gli occhi in maniera incalzante e armonica.
E poi l’utilizzo della poesia è geniale, il testo di Baudelaire presentava non poche difficoltà!
Sei riuscita a rendere Hinata ‘crudele’ mantenendola gentile, a trasformare lei in un vampiro e la realtà in un tormento semplicemente attraverso le fisime di Naruto, senza che nulla cambiasse davvero... a questo punto, i complimenti te li meriti tutti.
Io davvero non saprei cosa aggiungere, se non ribadire 10, 100, 1000 volte la mia ammirazione per l’originalità, la precisione e l’impegno.
Grazie a te per aver partecipato, di nuovo.
E’ sempre un piacere immenso, credimi.
E... anche alla prossima, magari ;’)



Grammatica e stile:9.8/10
Originalità: 9.6/10
IC: 10/10
Trama: 10/10
Giudizio personale: 10/10
Totale: 49.4/50

Commento di Mokochan: parto subito col dire che non ho trovato errori, ma uno stile fluido e intenso, facile da seguire, introspezione curata, descrizioni buone - tutto nella norma, insomma.
Per quanto riguarda l'originalità... beh, la storia in sé, che fa apparire Hinata come 'crudele' - agli occhi di Naruto - mi ha davvero colpita. Hai usato la poesia in maniera talmente buona da rendere questo piccolo racconto molto originale e d'impatto.
Naruto, dio mio, è molto IC, lo è come sempre. Credo che tu sia una delle poche autrici a renderlo davvero NARUTO. Sì, il Naruto Uzumaki del manga, il genin creato da Kishimoto. C'è bisogno di aggiungere altro? xD
La trama: Naruto non fa che fa sogni diciamo "spinti" su Hinata. Legge determinati passaggi del libro di Jiraiya e immagina che lui e Hinata siano i protagonisti - e la cosa gli fa rabbia, è spaventato, imbarazzato, non capisco o meglio non vuole capire.
E Jiraiya, in sogno, cerca di dargli una mano, prendendolo anche in giro... perché Naruto vuole, ma non fa. Resta fermo, lasciando le cose così come stanno; esattamente come Hinata, che fa finta di niente, che non si muove.
E lui cerca di evitarla, perché lei è crudele, in quel suo far finta che non sia successo assolutamente nulla, che la dichiarazione non ci sia stata, che quei sentimenti non ci siano più.
Quando, in verità, ci sono.
Naruto si sente punito da Hinata per non aver subito compreso quei sentimenti, e mentre lei continua a far finta di niente, lui comincia a considerarla crudele, perché la vuole, vuole tutto ciò. E, in questo uragano di pensieri e sogni, Naruto - letteralmente - impazzisce.
Ho apprezzato la trama della storia, semplice ma al tempo stesso travolgente, intensa, tesa.
Cosa penso di tutta la storia: ottima. Cioè, le altre storie da te proposte ai precedenti NaruHina contest erano belle, ma questa, Ayumi, mi ha lasciata così: *O*     cioè, alla fine ancora fangirlavo. Tutta l'introspezione, la goffaggine, la presenza di quello scemo dell'Ero-Sennin, dolorosa quasi - o così mi è anche parsa.  Un miscuglio di emozioni così forte... da rendere questo tuo Naruto più vero di quanto ci si aspetti.
Tutto così... lento. Lento e crudele.
Amo questa storia.
Complimenti! (:


Totale: 97.3/100





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