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Autore: BarelyLegal    03/11/2012    4 recensioni
Allora, sì, è un'altra Joshley...PERO' diversa dal solito...è una storia totalmente inventata, in cui i paramore non sono mai esistiti, l'unica cosa "esistente" sono i personaggi! ahahah
Spero vi piaccia :)
"Sì, avevo una vita perfetta, degli amici leali, una moglie stupenda, una figlia meravigliosa, un lavoro appagante...e forse a Dio tutta questa perfezione nella mia vita aveva iniziato a dare fastidio.
Se solo avessi saputo..."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi Tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8 - And We're Trying To Be Faithful But We're Cheating.


He never ever saw it coming at all
He never ever saw it coming at all
He never ever saw it coming at all
It's alright, it's alright, it's alright,
it's alright
It's alright, it's alright, it's alright
Hey, open wide, here comes original sin
Hey, open wide, here comes original sin
Hey, open wide, here comes original sin
It's alright, it's alright, it's alright, it's alright
It's alright, it's alright, it's alright
It's alright, it's alright, it's alright
No one's got it all
No one's got it all
No one's got it all
Power to the people, we don't want it, we want pleasure
And the TV's try to rape us and I guess that they're succeeding
And we're going to these meetings but we're not doing any meeting
And we're trying to be faithful but we're cheating,
cheating, cheating
Hey, open wide, here comes original sin
Hey, open wide, here comes original sin
Hey, open wide, here comes original sin
It's alright, it's alright, it's alright, it's alright
It's alright, it's alright, it's alright
It's alright, it's alright, it's alright
No one's got it all
No one's got it all
No one's got it all
Power to the people, we don't want it, we want pleasure
And the TV's try to rape us and I guess that they're succeeding
And we're going to these meetings but we're not doing any meeting
And we're trying to be faithful but we're cheating, cheating, cheating
I'm the hero of the story, don't need to be saved
I'm the hero of the story, don't need to be saved
I'm the hero of the story, don't need to be saved
I'm the hero of the story, don't need to be saved
It's alright, it's alright, it's alright, it's alright
It's alright, it's alright, it's alright
It's alright, it's alright, it's alright
No one's got it
 

Non l’ha mai visto arrivare del tutto
Non l’ha mai visto arrivare del tutto
Non l’ha mai visto arrivare del tutto
Va bene, va bene, va bene,
va bene,
va bene, va bene, va bene
Hey, spalanca, qui arriva il peccato originale,
Hey, spalanca, qui arriva il peccato originale,
Hey, spalanca, qui arriva il peccato originale,
Va bene, va bene, va bene, va bene,
va bene, va bene, va bene,
va bene, va bene, va bene,
Nessuno ce l’ha del tutto
Nessuno ce l’ha del tutto,
Nessuno ce l’ha del tutto,
Il potere alla gente, non lo vogliamo, noi vogliamo il piacere
E la TV cerca di violentarci e credo che stiano succedendo
E noi andremo a questi incontri ma non stiamo facendo nessun incontro
E noi cerchiamo di essere fedeli ma tradiamo,
tradiamo, tradiamo
Hey, spalanca, qui arriva il peccato originale,
Hey, spalanca, qui arriva il peccato originale,
Hey, spalanca, qui arriva il peccato originale,
Va bene, va bene, va bene, va bene,
va bene, va bene, va bene,
va bene, va bene, va bene,
Nessuno ce l’ha del tutto
Nessuno ce l’ha del tutto,
Nessuno ce l’ha del tutto,
Il potere alla gente, non lo vogliamo, noi vogliamo il piacere
E la TV cerca di violentarci e credo che stiano succedendo
E noi andremo a questi incontri ma non stiamo facendo nessun incontro
E noi cerchiamo di essere fedeli ma tradiamo, tradiamo, tradiamo
Io sono l’eroe della storia, non ho bisogno di essere salvato
Sono l’eroe della storia, non ho bisogno di essere salvato
Sono l’eroe della storia, non ho bisogno di essere salvato
Sono l’ero della storia, non ho bisogno di essere salvato
Va bene, va bene, va bene, va bene,
va bene, va bene, va bene,
va bene, va bene, va bene
va bene, va bene, va bene,
Nessuno ce l’ha del tutto,
Nessuno ce l’ha del tutto, nessuno ce l’ha del tutto.

 

La canzone! :3 ---> http://www.youtube.com/watch?v=IoEKxjcF8s8&feature=related




JOSH’S POV

Si alzò di scatto dal tavolo e si bloccò, guardandomi.
Sospirò e mi fece cenno con la testa di andare sul divano e annuii lentamente, prendendo la mia tazza di caffè e alzandomi, poco dopo raggiunto da lei.
Si tolse le scarpe e preso un cuscino da dietro la schiena se lo posizionò sulle gambe incrociate, per poi afferrare la tazza di caffè, che notai aveva iniziato a guardare intensamente, girandosela fra le mani.
Io intanto ripresi a sorseggiare lentamente, il caffè era ancora ustionante.
Mi voltai, aveva alzato lo sguardo, e adesso era fisso e concentrato su di me.
Sbuffò appena ridacchiando, abbassando impercettibilmente lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore.
Dovevo ammettere che quel gesto mi faceva impazzire.
«Josh...» il mio movimento del portare la tazza alle labbra si bloccò non appena lei pronunciò il mio nome, la guardai, non sapevo nemmeno io se esserne sorpreso o insospettito, ma non volli interromperla e lasciai che continuasse.
Ripuntò la sua attenzione sulla tazza che aveva fra le mani.
«Non so perché te lo sto per raccontare...forse è perché mi fido, il che è davvero assurdo per me. Non mi interrompere, ok? E non devi darmi pareri, ti racconterò solo perché...faccio quel che faccio, e poi usciamo dall’ambito della mia vita» mi guardò ed io non potetti far altro che annuire.
Lei diede un ultimo sorso alla tazza e si sporse appena per poggiarla sul tavolino vicino al divano, per poi abbracciare il cuscino color lavanda ed iniziare a parlare.
«Io...non sono di qui. Sono nata e cresciuta a Meridian, nel Mississippi, con mia madre, mio padre, e mia sorella minore. Avevamo una casa davvero spartana, puoi ben capire che economicamente non eravamo messi granché bene...il lavoro scarseggiava, mia madre non trovava niente, io mi dividevo fra università in cui campavo grazie a delle passate borse di studio e facendo babysitting, orari extra quando dovevo pagare le lezioni di canto, mio padre faceva orari assurdi in una fabbrica che lo pagava da schifo. Non puoi immaginare le urla e i pianti che c’erano in casa ogni dannata sera, mentre i miei pensavano che io e mia sorella stessimo dormendo. Io semplicemente aspettavo che mi raggiungesse nel letto e la stringevo a me, cullandola. Ma devo dire che loro ci hanno sempre sostenute, un Natale riuscimmo a regalare a mia sorella un Sassofono che sognava da tanto così che lo potesse suonare nella banda della sua scuola. Feci più orari extra che potetti per almeno 5 mesi. Ma, come se non bastasse, un bel giorno la fabbrica di mio padre tagliò via dipendenti, e lui non fu risparmiato. Ci ritrovammo campati solo dai pochi dollari che facevo occasionalmente alla settimana, le liti ormai non si nascondevano nemmeno più. Un tipo della fabbrica però disse a mio padre che a Jackson, nel Tennessee, erano disposti a prendere nuovi operai dai tagli delle altre aziende, e che se ti prendevano la paga era ottima. Era rischioso, avremmo dovuto vendere quel che ci restava per fare dei soldi e saremmo partiti per un nuovo paese, addirittura in un nuovo stato, senza sapere se avremmo avuto una qualche speranza, ma a mio padre non interessò, iniziò a dire di fidarci, che aveva una sorta di piano, ci diceva di avere “fede” e ripeteva che Dio sarebbe stato dalla nostra parte» si fermò, uno strano sorriso di ironia sulle sue ultime parole.
«Quando arrivammo a Jackson già qualcosa mi puzzava. Ci ritrovammo a vivere in una villetta a due piani, con tanto di arredamento. Avrei voluto gestire questo affare, ma mio padre non me lo permise, mi diceva che era una sua faccenda, che noi avremmo avuto la vita che meritavamo. Mia sorella riprese ad andare a scuola, per me ci furono molti più problemi con il trasferimento dell’università, e alla fine mollai insieme al canto, mentre mia madre trovò un lavoro in un supermarket della zona. Io nonostante tutto continuavo a studiare per conto mio, e cercavo anche qualche lavoro, avevo pur sempre 22 anni. Più volte avevo chiesto a mia madre come ci ritrovammo a permetterci una casa del genere, lei non ne aveva idea. Mio padre sembrava avesse iniziato a lavorare, ma tornava ogni mattina alle 3 passate, mancando a casa dalle 8, ma finché tutto stranamente stava procedendo bene, non mi feci più domande. Ma i problemi iniziarono a sorgere l’anno successivo. Una sera, domenica, mio padre si trovava a casa, avevamo finito di cenare da poco, eravamo tutti e quattro a vedere la televisione. Poi qualcuno iniziò a bussare alla porta, violentemente, ci spaventammo parecchio, ma non dimenticherò mai lo sguardo di terrore negli occhi di mio padre. Ci disse di salire su, e dopo la prima titubanza tutte e tre ce ne andammo, entrando in camera dei miei e chiudendo la porta, ma io odiavo non sapere cosa stesse accadendo, sentivo solo delle voci che ogni tanto si alzavano, e dei passi pesanti. Contro il consenso di mia madre uscii e mi affacciai dalla ringhiera delle scale. Sentii un tonfo, e vidi mio padre in ginocchio a terra, delle gocce di sangue che cadevano sul pavimento, tre uomini di fronte a lui» si bloccò, anche se impercettibile potevo dire che stesse tremando, gli occhi velati da lacrime non ancora pronte a cadere. Inspirò ed espirò profondamente.
Fui tentato di dirle di smetterla, che se dovevo farla stare così non volevo più ascoltare, ma mi ricordai che era meglio se non la interrompevo. Se non se la fosse più sentita avrebbe smesso di sua volontà.
«Sentii uno dei tre parlare di soldi che rivolevano, mio padre a fatica alzò la testa, si pulì il naso con la manica della maglia, lo sentivo farfugliare qualcosa sul dargli altro tempo, ma il mio cuore in quel momento era troppo sconvolto per avere la lucidità necessaria a capire cosa stesse accadendo. Poi sentii il pavimento dietro di me scricchiolare...fu il tempo di girarmi che delle mani mi intrappolarono le braccia, sollevandomi e portandomi giù. Mi spinse a terra vicino a mio padre, e potetti guardarlo in faccia...era Chad» «Chad?!» mi fulminò con lo guardò, ma uscì spontaneo dalle mie labbra.
Continuò facendo finta di niente.
«Iniziò a dire a mio padre qualcosa tipo “perché me l’hai tenuta nascosta” o cose del genere, mio padre gli supplicava ripetutamente di lasciarmi fuori da quella faccenda, ma Chad insisteva. Si fermò a pensare e mi guardò, avvicinandosi piano, mi chiese se sapevo chi fossero e cosa volessero, io scossi la testa, e lui mi disse del debito che mio padre aveva nei loro confronti, un enorme debito. Chad era stato meschino, mio padre si era fidato di quella persona e ora si ritrovava ancora più nei casini di prima. Non era stato preso nella fabbrica, cosa per la quale all’inizio quella persona gli assicurò, e per farci stare bene aveva stretto questi accordi con Chad e il suo giro. Lui iniziò a dire a mio padre che in alternativa, i debiti potevo saldarglieli io mano a mano...lavorando per lui nel suo strip club. Per me fu una proposta assurda, e mio padre, nonostante ricevette un altro pugno per essersi intromesso, continuò a gridare di no. Io rifiutai la proposta di Chad, ma lui mi avvertì dicendo che era l’unico modo...se volevo salvare la mia famiglia. Non potevo prostituirmi, andava contro ciò in cui credevo, e contro la mia dignità. Ma man mano che i giorni e le settimane passavano, diventava sempre peggio. Provai a rivolgermi alla stazione di polizia della zona, sempre a mio rischio perché avevamo gli scagnozzi di Chad con il fiato sul collo, ma questi comunque erano tutti corrotti, non tenevano conto di una ragazza senza un soldo, quando potevano benissimo guadagnarci anche loro, non avevamo soldi sufficienti per spostarci, e quella zona era tutta sotto il dominio della “banda” di Chad. Ormai entravano in casa direttamente sfondando la porta, distruggevano tutto, e...» all’improvviso si bloccò, il fiato spezzato, chiuse gli occhi posandosi una mano sulla bocca, trattenendo a stento le lacrime.
Non ce la facevo più a vederla così.
«Hayley, se non vuoi...» scosse la testa «No, ho deciso di dirtelo, e lo farò, ok?» abbassò lo sguardo «Vennero una mattina, mia madre era in casa, mia sorella per fortuna a scuola...e una della banda si avventò su di lei e...» chiuse nuovamente gli occhi per trattenere le lacrime «Chad quando lo venne a sapere lo picchiò a sangue, ma non si poteva più cancellare ciò che era accaduto. Mia madre si era chiusa i un silenzio glaciale, come se qualcuno le avesse staccato la spina, non era più lei. Mio padre ne fu distrutto, ormai si sentiva un fallimento in tutto, un nullità...si tolse la vita» vidi una lacrima rotolarle giù per la guancia, altre pronte al segnale di partenza, il mio cuore ormai era distrutto insieme al suo.
«Non avevo più scelta, non potevo abbandonarle, ed Erica...non meritava quella vita, così feci un patto con Chad, che almeno loro venissero rimandate a Meridian, lontane dalle loro grinfie, e che potevo mantenerle con una parte dei miei guadagni. Accettò, sembrava tenerci particolarmente alla mia presenza in quel suo locale, ma per non far sì che io “fuggissi” mi controllava scrupolosamente tutte le entrate e le uscite, avevo e ho i soldi contati per mangiare e spostarmi da Jackson a Franklin, per l’affitto dell’appartamento se la vede lui, per i soldi alla mia famiglia lo stesso, e io mi accerto che glieli mandi vedendolo prendere i soldi, metterli nella busta e spedirli, con Chad non si è mai troppo sicuri. Ormai è passato un anno, della mia famiglia non ho notizie da quando si sono trasferite, le uniche persone che ho sono Dakotah ed Eve, ma mi rifiuto di avere dell’aiuto esterno, centra la mia famiglia, e ho promesso che ora sono io che devo averne cura, sono l’unica cosa che ho» strinse ancora più a se il cuscino per poi spostarlo ed alzarsi, prendendo la tazza che aveva poggiato sul tavolino e chiedendomi la mia, io ero ancora sconvolto da ciò che mi aveva appena raccontato.
La seguii con lo sguardo mentre si avvicinava al poco distante lavandino della cucina, svuotò la sua tazza, c’era ancora un sacco di caffè.
Mi schiarii la voce, non potevo non intervenire in quella situazione, che lei avesse voluto o no, non potevo permettere a quel mostro di Chad di rovinarle la vita.
«Voglio aiutarti Hayley, e lo farò anche se non me lo consentirai» la mia espressione era seria, lei smise di sciacquare le tazze, l’acqua che continuava a scorrere.
Chiuse fiaccamente il rubinetto e si voltò verso di me «Quale parte del mi rifiuto di avere aiuti esterni non hai capito? Non voglio l’aiuto di nessuno, ne tantomeno il tuo» si rigirò, aveva poggiato le mani fiaccamente al bordo del lavandino, la testa leggermente china in avanti, i capelli non mi permettevano di veder bene il suo volto, ma da quel che intravidi capii che stava piangendo.
Mi alzai e le andai vicino, stringendola a me, era tutto ciò che poteva realmente servirle in quel momento, sapere che non era sola, e che io per lei c’ero.
Si aggrappò alle mie braccia senza voltarsi «John...ti prego, lascia perdere, ora tutto si aggiusterà» un velo di perplessità comparve sul mio volto «Che significa?» lei sciolse l’abbraccio e io indietreggiai appena.
«Significa che...Chad mi ha chiesto di sposarlo, e stasera gli darò la risposta» sentii le mie mani tremare «E gli dirai di no, vero?» aspettò un po’ prima di dirmelo, ma la sua risposta arrivo come un pugno nello stomaco.
«John, io accetterò. Così il mio debito sarà saldato, non dovrò più fare lo schifo di lavoro che faccio adesso, e forse mi permetterebbe anche di andare a trovare la mia famiglia» nemmeno lei sembrava credere a ciò che stava dicendo «Stai scherzando? Hayley, condannerai la tua vita! Sai come ti tratterà, lo sai maledizione! No, tu non gli dirai di sì, non glielo dirai» mi guardava incredula, le mani sui fianchi «Ah sì John?! E tu, tu vorresti farmi cambiare idea? Dimmi, come?» mi avvicinai pericolosamente a lei e senza pensarci due volte presi il suo volto fra le mani e la baciai, con così tanta foga che poco dopo dovetti allontanarmi per permettere ad entrambi di riprendere fiato «Salderò io il tuo debito, ok? E potrai tornare dalla tua famiglia, o vi trasferite a Nashville, così posso trovarti un buon lavoro, e potrete avere una vita tranquilla, e non voglio che tu mi restituisca i soldi» lei scosse appena la testa «Non posso, John...» «Sì, puoi, e comunque sia non te lo sto chiedendo, sarà così e basta» pensavo lei avrebbe continuato ad obbiettare, ma con mia sorpresa si ributtò fra le mie braccia «Quando andrò a Meridian verrai con me? Non voglio far trasferire la mia famiglia un’altra volta» mi guardò, c’era così tanta, troppa speranza nei suoi occhi, non sapevo che dirle.
«Io...ho il lavoro qui, Hayley, sarebbe abbastanza complicato...» la luce che aveva negli occhi poco prima iniziò a spegnersi «Dai, non preoccuparti, la mia era solo un’idea» sorrise forzatamente e si allontanò dall’abbraccio. Si andò a stendere sul letto che aveva all’angolo della stanza, io non sapevo se andarmene o rimanere, ma non me la sentivo di abbandonarla, non così.
Mi avvicinai piano e mi stesi accanto a lei, stringendola a me.
 La sentii sospirare «Sembra che tu mi legga nel pensiero» sorrisi «Stasera verrò con te e parleremo con Chad, risolveremo questo problema» la sentii annuire piano, in realtà avevo mille altri dubbi, come il prezzo del debito, mi sembrava assurdo che per quanto lei guadagnasse, dopo quasi più di un anno non l’avesse ancora saldato, c’era qualcosa che mi puzzava in tutta quella faccenda, ma adesso non volevo pensarci, e lei doveva essere davvero sfinita, quindi non volli farle altre domande.
O meglio, pensavo fosse davvero sfinita, almeno fin quando non la sentii voltarsi verso di me, il suo volto ad un soffio dal mio, le mani giunte a pugno contro il mio petto, le mie braccia ancora legate attorno a lei.
Continuava a guardarmi, la luce dei primi raggi del sole che entravano dalla finestra le facevano risplendere ancor più i capelli rosso fiamma, gli occhi color smeraldo brillavano.
Spostò la mano e me la posò sulla guancia, un lieve sorriso disegnato sulle labbra, si sporse appena e fece sfiorare le sue labbra contro le mie, provocandomi leggeri brividi su tutto il corpo, soprattutto sulle labbra stesse.
Si allontanò appena e mi riguardò sorridendo, per poi riavvicinarsi, questa volta nettamente con più foga, e io non potetti che ricambiare in altrettanto modo.
Senza lasciare il contatto delle nostre labbra si spostò su di me, le gambe a cavalcioni in prossimità della mia vita.
La guardai abbastanza sorpreso «Non hai sonno?» passò le mani sul mio torace e sorrise, scuotendo la testa come una bambina.
Mi sollevai facendo leva con una mano, e con l’altra avvicinai nuovamente il suo volto al mio, ero già entrato in astinenza dai suoi baci.
La sentii sorridere nel momento in cui le sue mani passarono sotto la mia t-shirt, erano abbastanza fredde, soprattutto a contrasto con la mia pelle, e ciò mi procurò altri numerosi brividi lungo il corpo, ma non mi dispiacquero.
Feci scivolare le mie mani lungo i suoi fianchi e le sollevai il maglione beige, scoprendo un adorabile reggiseno rosa con nastrini azzurri.
Iniziai a lasciarle una lunga scia di baci partendo dall’angolo della sua bocca,  percorrendole il collo e arrivando al petto, per poi risalire piano.
La sentii sospirare per poi riprendere il mio volto fra le mani e premere le sue labbra leggermente socchiuse contro le mie, passando le mani ai bordi della mia maglietta per poi sollevarmela e buttarsela alle spalle, catturando nuovamente le mie labbra con le sue.
Posò le mani sul mio petto e mi spinse all’indietro, facendomi ristendere.
Riprese a baciarmi ma si fermò subito.
La guardai perplesso mentre sul suo volto compariva uno strano sorriso.
«Aspetta qui» scese dal letto e si avvicinò al frigorifero.
«Non dirmi che ti è venuto un attacco di fame giusto adesso» risi io guardandola cercare qualcosa nel frigo.
Lei scosse la testa mordendosi le labbra.
«Trovata!» mi sporsi appena per cercare di vedere cosa effettivamente stesse cercando, ma lei subito riuscì a nasconderla dietro la schiena.
«Hey hey, se è tipo una di quelle cose da sadomaso con la frutta...» lei spalancò gli occhi scoppiando a ridere «Per l’amor del cielo John! Certo che no! Oh, aspetta» mentre con una mano manteneva quel qualsiasi cosa avesse preso dal frigorifero dietro la schiena, con l’altra (in qualche modo) riuscì a togliersi i pantaloni, con una facilità che mi parve surreale. Io sarei caduto una decina di volte e ci avrei mezzo almeno 5 minuti buoni.
«Meglio toglierli subito davanti» risi e lei ritornò a cavalcioni su di me «Ora posso vedere che cos’è?» alzò lo sguardo «Mmh...ok» scoprì la mano «Panna montata?» annuì scuotendola e guardandomi con aria divertita «Perspicace» sorrisi «Bene, e che vorresti fare?» tolse pericolosamente il tappo e mi avvicinò la bomboletta alla bocca, riempiendomi di panna «Prima di tutto stai un po’ zitto» risi mangiandola «Però è buona» lei scosse la testa ridendo «Ma così rovini tutto!» alzai le mani in mia difesa, mi stavo divertendo un sacco «Ok ok, non mi muovo, non parlo e non mangio più» si avvicinò al mio volto «Di queste tre che hai elencato in realtà devi solo fare la seconda » eccola, la Hayley che avevo conosciuto all’inizio, la voce bassa e suadente, le risposte provocatorie. In entrambe le personalità che mi presentava comunque mi faceva impazzire.
Rimasi ad osservarla divertito e abbastanza curioso.
Mi sorrise e mi lasciò un po’ di panna sul collo e vicino alla mascella, per poi iniziare a “mangiarla” via dalla mia pelle con la bocca, facendosi scappare anche qualche morso.
Mi sfilò i jeans e ritornò all’altezza della mia vita, sempre quel sorriso divertito stampato sulle labbra.
Scosse nuovamente la bomboletta e iniziò a lasciare la panna lungo il mio petto, riprendendo a baciarmi e a togliermela via con la bocca, la sensazione era stupenda.
«Penso» presi fiato «Penso che se continui ne uscirai obesa» ansimai nel momento in cui le sue labbra tolsero via l’ultima parte di panna vicino al bacino.
Alzò lo sguardo «Non costringermi a metterti lo scotch sulla bocca, anche perché mi serve libera» risi appena allungando le mie mani lungo i suoi fianchi «Tanto adesso non ne avrò occasione» mi guardò dubbiosa ma prima che potesse aprir bocca l’avevo già attirata giù sotto di me.
«Ora che ci penso, io non so nemmeno il tuo cognome» lei scoppiò a ridere «Bene, fammela scrivere nel libro delle cose più appropriate da dire quando si sta per scopare» ricambiai appena la sua risata «Oh, come siamo volgari, la mia era semplice curiosità, e non è nemmeno detto che arriviamo a ciò» mi guardò «Williams» «Hayley Williams?» lei annuì alzando lo sguardo.
Sorrisi senza distogliere i miei occhi dai suoi «Bene miss Williams, la bomboletta» scosse la testa come una bambina a se la strinse a se.
«Andiamo» cantilenai io, si fermò a guardarmi e finalmente cedette.
Sorrisi soddisfatto mentre mantenevo la bomboletta «Ora posso divertirmi anch’io» si nascose il volto con le mani quasi volesse nascondersi e risi.
Come poteva cambiare atteggiamento così velocemente? Adesso sembrava davvero una bambina piccola.
Scostò le mani e sbuffò appena, poi un nuovo sorriso le si disegnò sulle labbra, e si sollevò quel poco per far sì che le nostre labbra i ritrovassero.
Iniziai a scendere giù per il collo, passando dal petto e dalla pancia, arrivato al bacino ripresi a salire, le mie labbra erano quasi incollate alla sua pelle.
Poi una suoneria, doveva essere il mio cellulare, ma in quel momento non me ne importava.
«John» risalii all’altezza delle sue labbra «Lo so, lascia che suoni» lei sorrise appena, gli occhi chiusi, le mie labbra che erano riscese nell’incavo del suo collo.
Feci scivolare la mia mano sotto la sua schiena e con un gesto riuscii a slacciarle il reggiseno, per poi buttarlo insieme all’altra massa di vestiti sul pavimento.
 

HAYLEY’S POV
 
L’idea della panna spray era stata geniale, mi stavo divertendo come non mai ed il tutto era anche parecchio intrigante.
Josh era arrivato come la mia ancora di salvezza, avevo fatto bene a raccontargli tutto, mi sentivo anche più leggera, come se un macigno fosse stato tolto dal mio petto.
Il contatto della panna fredda a contatto con la mia pelle mi fece quasi venire la pelle d’oca, proiettando numerosi brividi lungo il mio corpo.
Iniziò a lasciare una lunga scia di profondi baci partendo dal collo, portando via tutta la panna che aveva lasciato e spostandosi anche nei posti che aveva lasciato scoperti, per poi passare sul seno e lì farmi ansimare, affondando le dita nella sua schiena.
Continuò a scendere, la panna ora era rimasta su gran parte della pancia.
Sorridevo, in certi punti mi faceva quasi il solletico.
Il suo cellulare riprese a squillare.
Fossi stata io l’avrei già lanciato contro il muro. Non lo richiamai come prima per avvisarlo e lui sembrò continuare a far finta di niente mentre portava via anche l’ultimo residuo di panna. Le sue labbra erano dannatamente morbide.
Sollevò il busto e mi prese la gamba, sollevandola appena e lasciandoci una nuova scia di panna (Nota autrice: WO! RIME! (?) \m/ OK).
Iniziò a percorrerla dall’anca fino alla caviglia, a ogni contatto che le sue labbra e la sua lingua avevano con la mia pelle partivano mille brividi che mi costringevano a stringere convulsivamente le lenzuola sotto le dita.
Evidentemente si rese conto di come il limite di sopportazione per entrambi era arrivato alla fine, e non me ne accorsi quasi quando i suoi box e i miei slip erano volati in qualche parte indefinita della stanza, il suo corpo che si muoveva sul mio in una sincronia perfetta, lo squillo che cellulare mi divenne ovattato, quasi non esistesse più, la bomboletta di panna aveva fatto la stessa fine dei vestiti, buttata da qualche parte, le labbra di Josh che ogni tanto ritrovavano le mie, calde, morbide, perfette.
Finalmente con lui avevo capito che la mia vita non era perduta, che c’era ancora quella luce di speranza che poteva salvarmi, e insieme a me poteva salvare la mia famiglia, ma non riuscivo ancora a fidarmi del tutto, dopo quello che avevo passato una parte della mia umanità - quella che mi permetteva di provare sentimenti, compassione, amore – era scomparsa, facendomi diventare quasi un robot sotto controllo di Chad, il mio corpo non era più mio, cibava gli altri, non rispondeva più ai miei comandi, era diventato un ente estraneo.
Eravamo rimasti nel mio letto, troppo stretto per due persone, ma questo non mi dispiaceva, dal momento che costringeva i nostri corpi a rimanere a contatto.
Mi sistemai sul suo petto per ricavare un po’ di spazio, le sue mani che giocavano con una ciocca dei miei capelli, era un momento perfetto.
«Quindi oltre ad essere una secchiona, cantavi?» annuii «Già, ho sempre adorato farlo, era il mio sfogo, la mia liberazione, per pagarmi anche solo una lezione alla settimana facevo i salti mortali, ma ci tenevo davvero tanto» mi passò la ciocca dietro l’orecchio «Vorrei sentirti, magari quando tutta questa faccenda sarà risolta...chissà che non posso lanciarti nel mondo musicale» sorrisi entusiasta appena sentii ciò, gli occhi potevo dire che mi si erano illuminati «Davvero? Cioè...sarebbe un sogno! Io...davvero, io nel mondo musicale, ma...non so se sono all’altezza, io» zittì la mia parlantina improvvisa con le sue labbra, sorridendomi «Ora sei tu che non devi parlare» ripresi a baciarlo, per poi poggiare nuovamente la testa sul suo petto.
«Ti amo, Hayley» gli uscì in un sussurro, l’espressione troppo seria per dirmi che stesse scherzando.
Mi pietrificai. L’aveva detto. Aveva detto quelle due parole così dannatamente pericolose.
Abbassai lo sguardo. Non ci riuscivo, anche volendo, non riuscivo a dirle, mi sarebbero risultate...vuote, false.
Forzai un sorriso, anche se dalla sua espressione potetti notare come ne fosse rimasto abbastanza deluso.
«John, io...» mi allontanai appena, non sapevo che dire.
«Hey, tranquilla, io...ho voluto solo dirti ciò che provo per te, tutto qui, se non ricambi fa niente» sembrava che ad ogni parola il cuore di entrambi si frantumasse sempre di più.
Rimasi in silenzio, e nel momento in cui il mio sguardo cadde sull’orologio, ebbi un tuffo al cuore.
Le 7 passate. Le 7. Non era possibile.
«Josh.» mi guardò mentre catturava le sue robe dal pavimento.
«Che ore sono? Precise» cerco il suo orologio «Le 7.33, anche se sul mio cellulare fanno le 7.34» scossi la testa e lui mi guardò preoccupato «Tutto ok?» mi alzai «Sì! Sì certo, solo che...avevo un impegno, solo che l’ho saltato, ma non fa nulla» eccome se faceva qualcosa.
Parve bersela e alzò le spalle, iniziando a vestirsi.
Il suo cellulare riprese nuovamente a squillare, doveva essere come minimo la decima volta. Ma chi poteva essere alle 7 di mattina?
Si decise a rispondere «Jeremy?» quel nome mi suonò familiare, doveva essere l’amico con cui venne al locale la prima volta.
Non sentivo niente, solo una voce abbastanza alterata che gridava troppo da rendersi comprensibile, Josh che cercava di intervenire ma veniva bloccato da lui che continuava, si passò una mano fra i capelli.
Doveva essere successo qualcosa di grave.
Io intanto iniziai a prendere le mie robe da terra e ad indossare in pigiama, avevo bisogno di riposare, o sarei crollata da lì a poco.
«Jeremy, ho capito, sto arrivando, ok?» chiuse la chiamata e io mi bloccai,  guardandolo con espressione perplessa e abbastanza preoccupata.
E pensare che quella preoccupata dovevo essere io.
«John?» aveva iniziato a rivestirsi frettolosamente, quasi rischiando di cadere.
«Devo scappare, scusa» non volli fargli domande, sembrava davvero di fretta, quindi lasciai sospeso, avrei sempre potuto chiedergli spiegazioni più in là.
Si avvicinò dandomi un ultimo bacio, mi sorprese di come questo non fu affrettato, al contrario.
«A stasera, passo a prenderti alle 20, ok?» sorrisi sulle sue labbra «Ok» sembrò forzarmi un sorriso abbastanza malinconico ed uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Mi buttai fiaccamente sul divano, prendendo il cuscino lilla e stringendolo a me.
Non ebbi molto tempo per soffermarmi sulle domande e i pensieri che mi stavano nascendo in mente, gli occhi diventarono insopportabilmente pesanti, e Morfeo mi accolse fra le sue braccia senza che io me ne accorgessi.
 






ODDIO, CI SONO RIUSCITA. Questo capitolo è stato un parto ò.ò
Prima di tutto, perdonatemi per l'attesa D: La scuola mi sta uccidendo ç___ç
Secondo, non è da rating rosso, vero??
Naaaah non è chissà che u.u Io vorrei scrivere cose più *cof cof* ma mi vergogno ç.ç
Anche se voi già sapete che ho una mente maltata <3
Anyways, fatemi sapere che ve ne pare!!! Nell'ultimo capitolo mi hanno cagata pochissime persone ç__ç
Alla prossima e grazie per aver letto! C:
Peace and LOL
-Becky; <3
   
 
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