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Autore: HippyQueen    03/11/2012    3 recensioni
"Le lezioni passano come il fuoco passa sulla pelle dei dannati: i professori mi squadrano, decidono che sono una buona a nulla che verrà bocciata e non considerata dal resto del mondo per tutta la vita e mi lasciano in disparte libera di maledirli per i loro pregiudizi."
"Forse è per questo che io e Alicia stiamo assieme e siamo innamorate; nessuna delle due ha mai avuto il coraggio di amare una persona che non potesse capire cosa significa non avere nessuno a disposizione."
"Voglio piangere e buttarmi giù da sola, senza che nessuno mi aiuti. Non ho bisogno di nessuno. Sono una vincitrice."
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Uscendo di casa calpesto il tappeto con su scritto “Oh no! Not you again!”. Scendo le scale, prendo la metropolitana, arrivo davanti alla scuola e mi fermo.
So che la gente mi guarda storto, attorno a me, anche se non mi conosce. Critica i miei capelli di questo viola prugna, raccolti in spuntoni attorno alla mia coda di cavallo; gli orecchini che indosso, i sette buchi in ogni orecchia; il piercing al naso, quello che ho sulla lingua che vedono solo quando gliela mostro; i miei jeans con i lacci, il mio corsetto di pelle, i miei stivali col tacco aderenti, le mie borchie. Odiano me, il fatto che io sia pansessuale, il fatto che io non guardi il corpo, o meglio, non solo quello. So che mi troverò male qui; è come mandare una prostituta in un convento. Forse è proprio questo che sono: una prostituta in un convento. Sono una donna che ama di tutto, in un ambiente che non fa per lei. Combatterò contro questo.
Comincio da subito. Sotto gli occhi disgustati di tutti, mi incammino verso un gruppo che di sicuro frequenta l’ultimo anno; probabilmente le mie nuove compagne di classe. Passano adulti accanto a noi e spero ci sia tra loro qualche professore. Le ragazze mi guardano inorridite e disgustate mentre prendo per la nuca la più carina, terrorizzata, e la bacio di fronte a tutti. So che è un ipotetico tradimento per la mia attuale ragazza, ma non mi importa; lei sa la mia situazione e cerca di capirmi, anche se non ci riesce alla perfezione.
Non ne sono sicura, ma mentre me ne vado con un sorriso di vittoria dentro quella trincea, mi pare di vedere una ragazza gioire, nascosta da un libro, mentre il gruppetto che ho appena molestato mi ricopre di insulti che io, ormai, so apprezzare.
 
Le lezioni passano come il fuoco passa sulla pelle dei dannati: i professori mi squadrano, decidono che sono una buona a nulla che verrà bocciata e non considerata dal resto del mondo per tutta la vita e mi lasciano in disparte libera di maledirli per i loro pregiudizi. All’intervallo vengo lasciata in pace, evitata da tutti mentre mi siedo in un angolo a fumare una sigaretta che sicuramente è proibita in questa scuola, mentre ogni tanto controllo il mio telefono antidiluviano, contenta che le ragazze che mi passano accanto ridano come galline commentando il fatto che io non sono provvista di connessione internet. Sono così felice che ci sia gente così stupida a questo mondo.
La mia pace viene interrotta da una ragazzina che mi pare del primo anno, massimo secondo, mingherlina com’è; è bassa, magrissima che pare una bulimica, i capelli color del grano lasciati sciolti a coprirle il viso, gli occhi castani caldi, nascosti da quel libro che avevo notato anche prima: è “Romeo e Giulietta”, ma un’edizione piuttosto antiquata. Si liscia la gonna scozzese e si siede accanto a me. Non mi disturba finché non finisco di fumare, al che attacca:
-          Sono felice di averti visto fare ciò che hai fatto, oggi! Abbiamo proprio bisogno di gente come te!
Mi prendo qualche secondo per pensare, ma fingo di pensarci, perché so già che dirò le prime cose mi passeranno in testa.
-          Ah si? Non è che abbia intenzione di fare la liberatrice. Voglio solo diplomarmi, non mi importa dove.
-          Starai passando l’inferno. – continua lei, mentre prendo dalla mia sacca una bottiglia di vodka che non ho minimamente cercato di nascondere o camuffare. Sorseggio, gliela offro, ma lei scuote la testa sorridendo. – Ho solo quattordici anni. – aggiunge.
Oh cazzo.
Perfetto. Ora ho un’amichetta molto più piccola di me.
-          Hai il coraggio di fare ciò che io vorrei. Vorrei essere come te, essere capace di fare ciò che fai tu, ma io ho troppa paura di quello che diranno gli altri. E i miei genitori! Quando hanno scoperto che volevo essere un’attivista, mi hanno blindato in casa e…
-          Ehi, scusa, non che mi interessi quello che hanno fatto i tuoi genitori, ma si può sapere di che stai parlando?
-          Oh, giusto. Be’, vedi, io mi chiamo Clementine e non ho molti amici qui dentro. Ne avrò si e no due o tre; due ragazzi gay e una ragazza etero che però è stata vittima di un sacco di bullismo, quindi è un po’ come lo zimbello di tutta la scuola. O meglio lo era prima che arrivassi te.
-          Ah, fantastico.
-          Non volevo offenderti! È solo che è questo che succede.
-          Non mi offendo, anzi, sono felice che la gente si preoccupi di come mi adatto ai diversi ambienti scolastici.
-          Sei proprio una dura. Volevo chiederti, a pranzo ti va di venire con me e i miei amici? Voglio dire, siamo emarginati ma anche tu lo sarai, così…
-          Scusa, Clementine, ma avevo altri programmi. Ho intenzione di saltare le ultime ore, magari un alieno verrà a prendermi in navicella, no?
 
Non l’ho più vista per tutta la giornata. A pranzo mi sono chiusa in bagno, e sono stata coinvolta in un bacio appassionatissimo tra due ragazze.
Ero in bagno, chiusa nel cubicolo del cesso, sbocconcellavo un panino pieno di olio, la mia forma di protesta contro l’anoressia, quando sento affanni e sospiri aldilà della porta. Subito decido di uscire: se devo essere sgradevole, tanto vale esserlo già da subito. E mi trovo davanti queste due ragazze impegnate a slinguazzare come se si fossero incontrate dopo anni di mancanza di seduzione. E quando si accorgono che ci sono io, come spettatrice, si staccano come se avessero preso la scossa e mi assalgono:
-          Tu non hai visto nulla! Dimenticati di noi! Tu non sai nulla! Noi non abbiamo fatto nulla!
Sono la prima a dire che l’amore è libero, dopotutto sono pansessuale. Ma voglio fare la stronza, per divertirmi un po’.
-          I vostri genitori sanno che siete lesbiche? E i vostri amici? E scommetto che avete pure il ragazzo.
-          Bastarda! Stronza! Taci!
Me ne vado lasciandole li, considerandomi superiore rispetto a due ragazzine che giocano alla doppia vita.
Non succede nulla fino alla fine delle lezioni, quando esco vedo la mia ragazza, così iperfemminile, nei suoi pantaloni di pelle, la sua t-shirt che le segna meravigliosamente le curve dei seni e il suo giubbotto di pelle; i tacchi neri e alti, sulla sua moto, senza casco, coi capelli rossi liberi al vento.
Clementine è in un angolo, sorridente, accanto a un ragazzo. Una folla è attorno alla mia ragazza; scommetto che sospettano tutti che stia aspettando me. Arrivo spingendo e scalciando, prendo il volto di Alicia e non mi importa se gli altri guardano, la bacio appassionatamente per mezzo minuto, poi mi siedo dietro di lei, le passo una mano sui seni prima di stringermi ai suoi fianchi e lei mette in moto, con un sorriso stampato in faccia, ci scommetto, lontane da quella trincea e da quella gente così pronta a dire che quello che siamo è sbagliato.
  
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