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Autore: habanerossosangue    03/11/2012    4 recensioni
Prima che potesse anche solo alzare la mano verso il suo volto, una voce la fece sobbalzare.
«Pensavo di averti detto che non devi fumare.»
Un sorriso amaro si fece largo sul suo volto, mentre ascoltava quella strisciate [bellissima] voce dietro di lei.
«Parla quello che è dipendente dalle sigarette più di quanto lo è Choji con le patatine.»
«Ti fa male, Ino»
«No ... non la nicotina.»
"quello che hai fatto mi fa male"
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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La strada era fredda e deserta. 
Solo qualche miagolio si poteva sentire in lontananza, ma il silenzio governava il luogo. 
La luna guardava rilassata il vilaggio avvolto nel buio, mentre le stelle scintillavano lievi intorno ad essa. 
L'unica fonte di luce era una piccola lanterna, appesa ad un gancio, che illuminava pochi passi più lontano dalla sua collocazione.
Su quella piccola porzione di luce si faceva largo un'ombra.
L'ombra di una giovane ragazza, poggiata all'entrata del vilaggio, che guardava ammaliata il buio del sentiero davanti a lei.
Un vento gelido la face rabbrividire fin dentro le ossa, mentre la lunga coda bionda ondeggiava dietro la schiena.
L'inverno era arrivato. 
Si strinse nelle spalle, come per acquistare più calore, e infilò le mani gelide dentro le tasche della pesante giacca.
Affondò il naso nella grande sciarpa che portava intorno al collo, mentre chiudeva gli occhi ormai rassegnata.
L'unica persona presente oltre a lei, era un ninja che faceva il turno di notte ai cancelli della Foglia. 
L'uomo guardava la ragazza preoccupato, non perchè era li, invece che a casa, dato il tardo orario,
ma perchè sapeva il tormento interiore che stava provando in quel momento.
Non era la prima volta che gli regalava quella silenziosa compagnia,
ma era ogni qual volta che lui doveva far ritorno da una missione affidata dall'Hokage.
 
Lei arrivava, lo salutava cordialmente, si fermava al confine del villaggio e poi aspettava.
Aspettava per qualche minuto fino a quando dei passi non risuanavano lontani lungo il sentiero.
Aguzzava lo sguardo, come per vedere oltre la notte, mentre si faceva largo un sorriso sulle labbra.
E quando la figura tanto attesa veniva illuminata dalla piccola lantera, gli occhi splendevano alla vista del giovane jounin.
Lui la guardava, con occhi sereni, per qualche secondo, facendola arrossire leggermente, per poi incamminarsi verso casa.
Ino lo risalutava felice, correva al suo fianco e, mantendo la tranquillità della notte, comminavano uno accanto all'altro,
mantenendo quella poca distanza che li separava, fecendo, ogni tanto, sfiorare le mani. 
E, il ninja seduto, li osservava dolcemente fino a guando non riusciva più a distinguere le loro sagome nell'osciurità della notte.
 
Gli sembrava come un silenzioso accordo che avevano sempre rispettanto entrambi.
Se uno partiva per una missione, l'altro lo aspettava alle porte all'orario che prestabilivano prima della partenza. 
Ma quella sera, per la prima volta, quell'accordo venne infranto dal compagno di team della giovane ninja.
Sospirò, buttò a terra l'ultimo mozzicone di sigaretta che aveva tra le labbra, e ruppe quella dolorosa quite rivolgendogli la parola.
«E' passata più di un'ora Ino. Non credo che ritonerà stasera.»
Nelle sue orecchie risuonò quella voce otto volte più forte del normale, mentre sentiva un peso aggravargli nel petto.
Era in ritardo. 
E lui non era mai stato in ritardo in vita sua.
Una lacrima scese silenziosa lungo la guancia. 
Aveva fatto la sua scelta e Ino non poteva fare [non serviva] più [a] niente.
Sbuffò rumorosamente e a grandi falcate si avvicino all'uomo seduto dietro al bancone apposta dei ninja-guardiani. 
Con aria furibonda, gli staccò la sigaretta, appena accesa dal ninja, dalle dita e se la portò alle labbra.
Inspirò con prepotenza e sentì la nicotina riempirgli la gola e la bocca.
Soffiò il fumo verso il cielo, studiando poi il suo movimento nell'aria. 
Impregò tra i denti il Genio della Foglia, mentre la rabbia si impadroniva di lei. 
No. 
Non poteva essere.

«Che hai detto?»
 
Non ci voleva credere.

«Questa situazione è davvero uno schifo...»
 
Lui non l'avrebbe mai fatto.

«Dovrai prendere la tua decisione prima o poi.»
 
Non poteva fare un cosa del genere. 

«Ino ... parto domani.»
 
Lui non poteva ...

«Hai ... già scelto?»
 
Nemmeno il suo cercello accettava una cosa del genere. 

«No.»
 
Era come dire che l'inverno era una stagione calda. 

«Allora muoviti Shikamaru! Lo sai che questo influenzerà tutto il nostro futuro.»
 
O che la notte era il periodo della giornata più luminoso.

«Lo so, Ino. Non farmi la predica pure tu.»
 
Era una cosa antiparallela alla mentalità di uno come Shikamaru.

«Ma non hai più tempo! »

 
Eppure ...

«Che seccatura ...»
 
Lui non era tornato.
Gettò a terra la sigaretta completamente consumata e prese l'intero pacchetto al povero uomo che assisteva al suo crollo emotivo.
Mentre si accendeva la seconda sigaretta sentì dei passi echeggiare nell'aria. 
Il cuore cominciò a martellargli nel petto e le mani cominciarono a tremare. 
Forse era veramente solo in ritardo con i tempi.
Ma quella piccola speranza l'abbandonò quando capì che non erano passi di una sola persona.
Aspettò, smaniante dalla curiosità.
Forse era in compagnia di uno del Villaggio in cui era andato. 
All'improvviso una voce raggiunse le sue orecchie.
Una voce femminile [mascolina], familiare [nemica], carezzevole [irritante], sensuale [ripugnante].
Una smorfia gli si dipinse sul volto, mentre posava nuovamente la sigaretta tra le labbra.
Cosa faceva lei nel suo villaggio?
Poi una piccola risata di vece largo tra le parole confuse della ragazza che stava arrivando. 
Tossì rumorosamente per il fumo ingerito.
Era da mesi che non sentiva quella risata. 
Con poca grazia, si nascose dietro un albero poco vicino, per nascondersi dai due arrivati.
No.
Non poteva essere.
Non ci voleva credere.
Quella sarebbe stato il colmo della sua disgrazia. 
Li vide fermarsi davanti all'uomo di guardia che, per gentilezza, non disse niente della presenza di Ino.
«Bentornato Shikamaru. Hai fatto tardi.»
«Già. Ce la siamo presa con calma ... lei è ... Temari, ninja della Sabbia. E' venuta per ordire del Kazekage per ... affari.»
Temari salutò cordialemente il ninja, mentre si avvicinava pericolosamente a Shikamaru, poggiando un braccio sulla sua spalla.
Il ragazzo non dava particolare attenzione alla conversazione dei due, ma analizzava di sottecchi la notte che li circondava.
Lui sapeva che Ino era presente -o prima che arrivasse- perchè solo lei lasciava dietro di se quel soave odore di fiori.
 
«Passi così tanto tempo in quel negozio, Ino, che non riesco più a distinguerti da una pianta.»
 
«Dai Shikamaru, ho una fame tremenda, portami da qualche parte a mangiare, ovviamente paghi tu.»
Gli disse tirandogli un amichevole pugno sul volto.
E il jounin non fece altro che procedere verso il villaggio, con la solita comminata strisciante,
mentre ancora lanciava occhiate furtive attorno a lui.
«Sei una vera seccatura.»
L'uomo li scrutò finchè non scomparverò dalla visuale e fece cenno ad Ino di uscire dal nascondiglio.
La guardò in volto e riuscì immediatamente a notare gli occhi rossi e le guance rigate dalle lacrime.
Un senso di compassione lo pervase ricordandosi delle sue pene d'amore adolescenziali.
Percependo gli occhi del ninja su di sè, nascose il più possibile il viso nella sciarpa,
mentre gli porgeva il pacco di sigarette che, qualche minuto fa, gli aveva afferrato. 
«No, non ti preoccupare. Tienitelo. Io ne ho un'altro.»
Senza dire altro gli diede le spalle e, con passo veloce, si allontanò da quel luogo, lasciando il guardiano all'entrata desolata. 
 
Aprì la porta di casa a notte inoltrata, quando anche bar e pub decisero di chiudere le porte. 
Ma lei non era il tipo che andarva in quei locali a sfogare il suo dolore nell'alcool.
Preferiva distendersi sulla sua collina, osservare il cielo e piangere.
Piangere come una bambina viziata che non otteneva ciò che voleva. 
E accanto non c'erano i suoi genitori a comprarle quello che desiderava,
perchè l'oggetto di tutto il suo lamento era qualcosa di ormai irragiungibile. 
Cercando di non fare troppo rumore per non svegliare la madre -il padre troppo impegnato con il lavoro anche di notte-,
si diresse in camera, tenendo salda tra le dita l'ennesima sigaretta che fumava.
Entrò ed evitò di accendere la luce per non vedere in che stato poteva ritrovarsi guardandosi allo specchio.
Si diresse direttamente difronte alla finestra semiaperta, osservando l'insignificante rossore del mozzicone di sigaretta.
Inspirò un'altra volta per poi, con gesto fulmineo, gettare il resto fuori dalla finestra.
Stanca, si tolse giacca e sciarpa e prese dalla tasca dei pantaloni il pacchetto di sigarette e l'accendino.
Sentiva ancora gli occhi rifiutare di trattenere le lacrime, mentre passava un mano fredda sotto la naso.
Aprì il pacchetto e vide che ne era rimasta solamente una. 
Imprecò con poco garbo, mentre esausta gettava sulla scrivania davanti a sè il pacchetto incartocciato.
Si mise l'ultima sigaretta tra le labbra e fece scattare la fiamma dell'accendino.
Prima che potesse anche solo alzare la mano verso il suo volto, una voce la fece sobbalzare.
«Pensavo di averti detto che non devi fumare.»
Un sorriso amaro si fece largo sul suo volto, mentre ascoltava quella strisciate [bellissima] voce dietro di lei.
«Parla quello che è dipendente dalle sigarette più di quanto lo è Choji con le patatine.»
«Ti fa male, Ino»
«No ... non la nicotina.»
"quello che hai fatto mi fa male"
Silenzio.
Accese la sigaretta ma, subito dopo, sbuffando, gettò anche quella dalla finestra. 
Si sciolse la lunga coda, lasciando cadere i lisci capelli biondi lungo le spalle.
Chiuse di scatto la finestra, quando sentì di nuovo la sua voce provenire dal suo letto dall'altra parte della stanza.
«Per tutto il viaggio ha piovuto. Ci siamo dovuti fermare più di una volta al giorno.»
L'ascoltò, mentre, lentamete, per non inciampare, si dirigeva verso di lui.
«Non ho voglia di alzarmi e tornare a casa. Troppa camminata.»
Senza dirgli niente si coricò accanto a lui cercando di mantenere il corpo ad una certa distanza dal suo.
Intravide che gli rivolgeva le spalle, tentando si farle spazio avvicinandosi di più al muro.
Se lo sentiva, stava per rilevargli qualcosa che l'avrebbe fatta mancare,
perchè la sua casa era a pochi passi da quella Yamanaka ed era minimo lo sforzo che avrebbe usato per raggiungerla.
«lei che ci fa qui?»
«Te l'ho detto. Per ordine del Kazekage ... per l'affare.»
Sul volto di Ino comparve un'altro sorriso doloroso, pensado che quel Prodigio di mentalità aveva scoperto la sua presenza poche ore prima.
«affare ... adesso lo chiamate così?»
«E' sempre stata un questione economica e politica ... come altro lo volevi chiamare? Il Volere dei più potenti?»
«Era più appropriato. Almeno non sembravi un giocattolo in mano a bambini troppo cresciuti.»
Lo sentì sospirare pesantemente, mentre con poca grazia si posizionava supino sul materasso. 
Intuì che prese la solita posizione di quando guardava le nuvole sulla sua collina preferita.
Braccia dietro la testa, gambe incrociate e sguardo perso nel vuoto. 
Perchè Ino lo sapeva benissimo che Shikamaru non osservava proprio le nuvole, 
ma guardava 'oltre' quello che fissava pensando a chissà cosa. 
Sentiva il suo respiro scontrarsi con la sua fronte e si trattene nell'attaccarsi completamente a lui.
Un brivido le percorse la schiena, mentre un sgradevole pensiero si insinuava nella sua mente.
Si strinse di più a sè, tenendo saldamente gli occhi chiusi.
No. 
Non poteva essere.
Non ci voleva credere.
«Quando riparti?»
Silenzio. Udì in risposta solo il suo respiro fermarsi per poi procedere meno regolarmente di prima. 
«Sta per iniziare, Ino. La guerra.»
Nascose il volte tra le mani. 
Perchè non gli dava una risposta diretta alle sue domande?
Perchè voleva, ogni benedetta volta, che ci arrivasse da sola?
Perchè non gli diceva la verità?
«Quando riparti, Shikamaru?»
La voce gli tremò al pronunciare quel nome, ma si trattene nel scoppiare in lacrime davanti a lui.
«Domani.»
Si mise a sedere di scatto nel letto, metre iniziava ad avere bisogno di più spazio per respire.
Improvvisamente, la stanza gli sembrava troppo piccola per ospitare due persone.
Ma non ce la faceva. 
Non riusciva ad allontanarsi dalla causa del suo tormento.
Prepotentemente asciugò col dorso della mano il volto bagnato dalla lacrime, mentre tirava su col naso.
Adirata, scoscò le coperte dal letto, sentendo il suo peso impedirgli il totale obiettivo. 
Si infilò dentro e tentò di coprirsi il più possibile, maledicendo la persona accanto a lei, noncurante che la sentisse.
Dopo qualche secodo di sfogo, prese un grosso respiro e si rivolse al diretto interessato.
«Quindi ... ci rivedremo sul campo di battaglia?»
Di nuovo.
Silenzio.
«Morirò.»
«No, Ino. Non morirai. Te la caverai, come al solito.»
«Non mi riferivo alla guerra.»
«Nemmeno io.»
Perchè accentuava il suo dolore con quelle parole?
Voleva proprio portarla nel baratro con le sue stesse mani.
E di nuovo manifestò la sua rabbia e il sua sofferenza piangendo.
Ma questa volta non riuscì a trattenere i piccoli lamenti che la sua voce creava.

«Come ben sai, Shikamaru, Gaara non ha più il totale controllo della Sabbia e gli Anziani sono riusciti a convincerlo
-o persuaderlo- a non unirsi all'Alleanza Shinobi. Ma stamattina ci hanno inviato questa lettera che sono disporsi a darci una mano
ad una sola condizione»
 
«perchè? ...

«Quale sarebbe?»
 
...perchè hai accettato un cosa del genere?»

«Vorrebbero che il nostro pupillo della Squadra Speciale, si unisse ... in matrimonio ... con un loro ninja.
In modo che possono sfruttare la tua grandiosa intelligenza in futuro.»
 
«Non l'ho fatto.»

«No.»
 
«Non ti sei ribellato al loro volere.»

«Shikamaru, pensaci. La prossima, anzi l'imminente, guerra dipende tutto dal loro aiuto. 
Se non avremo il Villaggio della Sabbia dalla nostra parte non avremo nessuna possibiltà per scofiggere l'Organizzazione Alba.»
 
«Si, invece»

«Non se ne parla nemmeno. Troveremo un'altro modo per vincere. 
Non sono un oggetto che si vende a caro prezzo.»
 
«Non hai mosso un dito per impedirglielo.»

«Ti prego figliolo. Lo so che l'Hokage di sta chiedendo qualcosa d'impensabile per uno come te,
ma ... Ragionaci per qualche istante. E' la cosa più giusta da fare.
Non ci sarà nessun Re, nessun villaggio, nessun futuro se non accetteremo l'accordo.»
 
«Sono andato contro mio padre»

«Potete morire tutti quanti. Io non sposerò una sconosciuta e passare il resto della mia vita con degli estranei!»
 
«Eri felice quando ti hanno detto chi sarebbe stata la tua promessa sposa»

«Non è una sconosciuta Shikamaru, la conosci molto bene. E' ... Temari.»
 
«Non è vero niente»

«State scherzando ... vero?..»
 
«Non hai pensato a quello che potevano provare Io e Choji quando avremmo sentito della tua partenza.»

«E' una decisione difficile, lo capisco. Per questo ho chiamato la tua famiglia e i tuoi amici. 
Ti aiuteranno a fare la scelta giusta. Hai tempo di decidere fino alla prossima missione.»
 
«Siete stati voi, il mio primo pensiero.»

«Non li abbandonerò per una stupidata del genere.»
 
«Non hai pensato a quello che significava per me quel matrimonio

«Shikamaru ... devi farlo. Per il bene di tutta la Foglia, del mondo Ninja. Non pensare a noi. Ce la caveremo.»
 
«Eri presente Ino, mi hai praticamente detto di ... lasciarti.»

«Tks! Che seccatura!»
 
«E tu, idiota, mi hai ascoltato!»
«Non ho avuto altra scelta!»
«Non voglio più ascoltarti ... 
non voglio più vederti ... 
non voglio sapere più niente di te! 
Ti odio!»
«Se mi avessi odiato veramente, per me sarebbe stato tutto più semplice.»
Silenzio. 
Nella camera si percepiva solo il pianto della ragazza, mentre, accanto, Shikamaru ingoiava saliva,
per cercare di mantere quel controllo che per mesi era riuscito a conservare.
Con mani tremanti scostò leggermente la coperta per toccarle i soffici capelli. 
Shikamaru non aveva mai osato fare un gesto del genere.
Non gli aveva mai regalato gesti dolci come quelli.
Lui non era il tipo di certe smancierie.
Nemmeno lei.
Nessuno dei due aveva mai ammesso il proprio sentimento verso l'altro se non fino a quella sera.
Ma erano sempre stati coscenti che era nato qualcosa tra di loro. 
Qualcosa di molto più profondo di una semplice amicizia.
E, ottusamente, nessuno dei due lo ammetteva. 
Troppo orgogliosi per sottomettersi a questi 'futili' sentimenti, che avrebbero solo complicato le loro vite.
Ma sfortunatamente -o fortunatamente, dipende dai punti di vista- erano caduti entrambi nella trappola.
Le scostò il ciuffo biondo, perennemente davanti al volto, percependo il suo piccolo tentativo di sottrarsi al tocco.
«Mi dispiace ... Ino ... perdonami»
La voce gli tremava, la gola cominciava a bruciargli, gli occhi pizzicare e ringraziò mentalmente che la luce era spenta.
«Non puoi stare senza coperte. Sentirai freddo.»
Accettò, di suo buon grado, la sottintesa offerta di farle compagnia sotto le calde coperte.
Si coprì e, immediatamente, venne investito da un forte profumo di fiori selvatici accompagnato a quello del fumo.
Si sistemò nella stessa posizione di prima -mani dietro la testa e gambe incrociate-, facendo particolare attenzione a non toccarla.
Era certo che, una volta entrato in contatto con la sua pelle, non sarebbe più riuscito a staccarsi.
Girò il volto verso di lei, incosciente di quanto poseva essere vicino il suo perfetto viso.
Sentiva il leggero respiro contro il suo collo, mentre alcuni ciuffi di capelli gli solleticavano il profilo. 
Sospirò assaporando nuovamente il dolce profumo di fiori e quello acre del fumo per poi, scomodo,
spostare la mano del lato del muro sullo stomaco.
«Ino ...»
La voce si incrinò più di prima e,mentre ingoiava altra saliva, sentì la leggera [troppo leggera] stretta sulla stoffa della sua maglia.
«... te la caverai. Qualsiasi cosa accada, tu continuerai a camminare sulla tua strada.
Trascorrerai la tua vita tranquillamente, come hai sempre fatto. 
Troverai finalmente il ragazzo dei tuo sogni e ...
sarai felice ... molto felice ... insieme lui»
Una lascima gli scese lungo il naso cadendo poi sul cuscino. 
Aveva versato quelle lacrime amare solo dopo la morte del maestro Asuma. 
Stava piangendo, perchè la sua morte stava arrivando.
Varcare la porta di quella stanza per andarse,
per dirle addio,
avrebbe significato salutare l'Inferno di quel mondo fatto solo di guerre. 
E lui non era ancora pronto.

«In squadra con quel scansafatiche di un Nara?! La mia vita è ufficialmente finita!»
 
Era troppo presto.

«Affido il mio corpo a te, Shikamaru. Se succede qualcosa sarà tutta colpa tua!
Tecnica Del Capovolgimento Spirituale!»
 
Non ne aveva il coraggio.

«Mi potresti legare i capelli? Ho le mani piene di terra e non voglio che si sporcano.»
 
Era troppo per solo un adolescente.

«Ti dispiace se ti faccio compagnia? Giuro che non parlerò,
ti lascerò continuare a guardare le tue preziose nuvole.»
 
Non poteva lasciarla.

«Non ci arrivi proprio eh?! Senza di te il team 10 [io] non siamo [sono] altro che polvere.»
 
Non voleva farlo.
«Come puoi dirmi un cosa del genere? 
io ... non posso ...
non ce la faccio ...»
E mentre l'afflitto pianto gli echeggiava nelle orecchie, lentamente avvicinò le dite a quella di Ino, poggiante sul suo petto.
Prima le sfiorò, temendo che si sarebbe sottratta a quel contatto, poi delicatamente le accarezzò,
ci giocò un pò e infine le fece intracciare con le sue.
Un silenzioso pianto si unì a quello della ragazza e il cuore del giovane jounin cominciò a pulsare sempre più veloce,
sospettando per un attimo che l'ex compagna di team avesse colto quei forti battiti. 
Mantenennero quel piccolo contatto senza unire completamente le mani, temendo entrambi che,
quando sarebbe giunta l'ora di salutarsi, non l'avrebbero più separate.
E il freddo dell'inverno li attaccò senza esitazione, mentre la luna iniziava a lasciare il posto a un sole smanioso di portare un pò di calore. 
  
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