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Autore: Nefelibata    03/11/2012    7 recensioni
'Passò un'ora, in cui i due ragazzi non proferirono parola e non alzarono lo sguardo, ma si studiarono attraverso i respiri. Poi, inaspettatamente, Harry parlò.'
Pairing: Larry
Conteggio parole: 1692
Note: Insane!Louis
Avvertimenti: Tematiche delicate
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcun scopo di lucro, non intendo dare rappresentazioni veritiere dei caratteri di queste persone, ne offenderli in alcun modo. Sfortunatamente nessuno dei personaggi mi appartiene.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Hearts

Louis sospirò.
Il fresco profumo di pino e muschio, l'aria fredda e minacciosa, un tiepido sole che scaldava il cielo ma non l'anima.
Una mano che si intrecciava all'altra, per darle forza o per crollare insieme.
I piedi che si muovevano nella terra, in attesa, in ansia.
La palpebra che tremava, mentre il bosco si riempiva dei primi rumori.
Louis alzò gli occhi verso la sagoma che se ne stava inerme legata ad un albero, le mani lasciate molli, solo il viso libero, che ciondolava di lato.
Erano quattro ore ormai che Louis aspettava, con il cuore in gola e l'adrenalina in corpo, che Harry si svegliasse.
Non pensava che il suo pugno sarebbe stato così forte, ma in fondo c'era quella macchia nera a circondargli lo zigomo, che non faceva che renderlo più meraviglioso di quanto già non fosse.
Avrebbe voluto accarezzarlo, quel viso di porcellana, baciare quelle labbra scarlatte e sfiorargli il collo morbido.
Ma non poteva, Harry non era suo, non ancora.
Una lacrima scese solitaria, e si, forse c'era anche rimorso in quegli occhi azzurri.
Ma Harry ormai era lì, legato, era davanti a lui, il suo corpo era suo.
Louis non sapeva cosa avrebbe fatto quando si fosse svegliato, il coltello nella sua tasca premeva per uscire, e lui lo sfiorò con la mano in tasca per farsi forza, per ricordarsi di avere ancora una possibilità.
Forse l'avrebbe ucciso, l'avrebbe picchiato e torturato, forse lo avrebbe minacciato.
Ma ci sperava, in fondo, che Styles cambiasse idea, che capisse che erano fatti l'uno per l'altro, due cuori e una sola anima, quattro occhi e un solo colore, un binomio inscindibile.
Non resistette più, come non avrebbe mai resistito lontano da quel corpo.
Si avvicinò lentamente, quasi avesse paura di spezzare quel silenzio, di spezzare quel corpo fragile.
Accarezzò prima la corteccia dell'albero, spessa e rugosa, passando per le catene che aveva avvolto attorno, fredde come il ghiaccio, dure come i suoi occhi, pesanti come il dolore.
Sfiorò per sbaglio le dita fredde di Harry, sussultando e tremando.
Erano gelide.
Scosso dall'impulso di scaldarle, afferrò la mano con decisione chiudendola tra le sue, per trasmettergli un po' di quel calore che nemmeno lui sapeva di avere.
Ma poi smise di pensare, perché due occhi verdi si spalancarono, più belli che mai, e si impiantarono nel blu.
Confusione.
Aveva sempre avuto il dono di leggergli dentro, attraverso gli smeraldi splendenti.
Harry non parlò, ma Louis non ne aveva bisogno, di parole.
Gli bastavano quegli occhi.
Paura.
Louis tornò a sedersi sul vecchio tronco, tornando a respirare.
Non sapeva cosa dire o cosa fare, voleva solo che Harry gli sorridesse, che gli desse un motivo, una ragione per cui stava facendo tutto quello.
Quel sorriso, Louis lo sapeva, sarebbe stato l'ultimo raggio di sole e l'ultima goccia.
Sarebbe stato la risposta a quella domanda “Perché lo ami ?” e sarebbe stato l'ultima lacrima, la giusta motivazione per ucciderlo.
Ma il ragazzo non sorrideva, e forse non avrebbe mai sorriso.
Passò un'ora, in cui i due ragazzi non proferirono parola e non alzarono lo sguardo, ma si studiarono attraverso i respiri.
Poi, inaspettatamente, Harry parlò.
<< Perché lo stai facendo ? >>
Nessuna nota di dolore, nessun tremolio nelle parole, nessuna traccia di paura.
Harry aveva parlato con voce chiara e forte, come se fosse seduto in una cucina di città a bere un tè.
Nessuna stanchezza, nessuna scusa.
Louis per un attimo si ritrovò spaesato, confuso, deluso quasi.
Ma poi la rabbia prese il posto della confusione, e alzandosi di scatto si diresse a grandi passi verso l'albero, dove nel frattempo il riccio aveva alzato lo sguardo.
Non c'era bisogno di urlare, Harry era a qualche centimetro da lui, ma lo fece comunque.
<< Ma non l'hai ancora capito ? Lo faccio perché ti amo, cazzo ! >>
Disse quella frase come se in essa fosse racchiusa la chiave del mistero, come se quelle misere parole potessero spiegare il suo gesto, come se fosse una cosa normale rapire e legare la persona amata con il segreto bisogno di averla, desiderio di averla, ed impulso ad ucciderla.
Harry prese un respiro profondo puntando gli occhi sull'erba sotto di loro.
Louis odiò quel momento, lui voleva leggergli dentro, lui voleva sapere.
La sua mano scattò da sola ad alzargli il mento, e si ritrovò a sussultare per l'ennesima volta.
Consapevolezza.
Compassione.

No, la compassione non l'avrebbe mai accettata, lui non era pazzo, lui non era malato, lui era solo un amante non corrisposto.
Il suo era solo un bisogno di essere coccolato.
<< Dimmi che mi ami. >>
Un invito, un ordine, una richiesta.
Louis non sapeva cosa significassero quelle parole, voleva solo sentirsi dire quella frase, quelle due parole, che mai nessuno gli aveva detto.
Nei film erano frequenti come un “ciao”, erano quasi obbligatorie, perchè lui non le aveva mai sentite ?
<< Louis, ti prego.. >>
<< Dimmelo cazzo ! >>
Ma non gli diede il tempo di rispondere, perché la sua mano volò leggera nell'aria e pesante come il marmo si infranse su quella stessa macchia.
La testa di Harry scattò di lato, guancia contro la corteccia ruvida.
<< Ti prego, Harry, dimmi che mi ami quanto io amo te, dimmi che sono tutto per te, dimmi che quando mi vedi senti quelle cose lì che scrivono nei libri, dimmi che mi vuoi baciare. Fallo, ti scongiuro. >>
Ma lui scosse la testa, incapace di dare una risposta che non ferisse il più grande, cercando tra le sue membra una soluzione per quella situazione irreale.
<< Louis, non posso dirti che ti amo, perché mentirei. Perché fai questo, Louis ? Troverai una persona disposta ad amarti, ma non sono io, io non sento nulla quando sono con te.. >>
Quelle parole bastarono, bastarono a sgretolare tutte le sue speranze, infrangere il suo cuore, i cocci che volavano lontano, entravano nella pelle ed uscivano per sparire nell'aria.
No, non doveva andare così, Harry doveva dirgli quelle parole, doveva.
Loro dovevano stare insieme, era destino.
L'aveva pensato da subito, fin da quando aveva visto per la prima volta il suo viso in quel bar che odorava di birra.
Lui era lì, sorriso in volto, sorriso di chi sa come si vive, occhi che scrutavano la folla, puntandosi nei suoi.
Gli aveva sorriso, quell'angelo gli aveva sorriso pur non sapendo chi fosse.
Louis l'aveva giurato a se stesso, l'avrebbe avuto, perché il loro era destino.
Louis, incapace di amare, nero dentro, aveva trovato il coraggio di lottare, aveva imparato ad amare.
<< Vaffanculo ! >>
Questo Louis lo urlò, incapace di contenersi, la frustrazione che aumentava, portarlo ad un unico folle gesto.
Estrasse il coltello dalla tasca, e lo puntò su di Harry che non si scompose, forse se l'aspettava.
<< Avanti, colpiscimi, uccidimi, fammi a pezzi. Non ti meriti questo, Louis. >>
La sua mano tremava, facendo ondeggiare leggermente la lama.
Occhi offuscati dalle lacrime, e lui, reso cieco dall'amore, alzò il coltello.
Con un ultimo scatto lo abbassò di colpo verso l'albero.
Fiato corto, lacrime intrattenute che scorrevano veloci inseguendosi.
Corpo che si abbandonava su quello di Harry, che non poteva sostenerlo.
Dita che lasciavano andare il manico, che però non si scontrava a terra, ma rimaneva lì, piantato nella corteccia a qualche centimetro dal viso di Harry.
<< N-n- non ci riesco. >>
Lamenti, singhiozzi, aiuto.
Mani che andavano a slegare le corde che tenevano saldi i polsi di Harry con la catena principale.
Polsi che, leggeri, vibravano nell'aria e andavano a posarsi sulle sue guance, rese calde dall'acqua.
<< Louis.. >>
Un sussurro, dita che si strofinavano sulla pelle per asciugargli le lacrime, dita che, Louis poteva giurarlo, profumavano.
Occhi che si alzavano per incontrare le loro metà, il loro colore corrispondente.
E stavolta fu Harry a leggergli nelle iridi.
Rimorso.
<< Louis.. >>
Un corpo che lo stringeva al suo, coccolandolo e cullandolo.
<< Ti prego, perdonami.. >>
<< Lasciami andare, Louis.. >>
E Louis lo fece, per la prima volta fece ciò che mai aveva fatto in tutta la sua vita.
Ascoltò.
Dita che si muovevano nella tasca per cercare la chiave e spezzare le catene, non solo dell'albero ma anche quelle del suo cuore.
Quella chiave arruginita che faceva capolino, ma Louis non poteva utilizzarla, non ancora.
<< Perché non mi ami ? >>
Ultima domanda, ultimo appiglio, ultima ancora.
<< Perché noi non siamo destino, siamo solo due cuori che si sono incontrati. Uno si è innamorato, l'altro è rimasto indifferente. Uno vivrà e l'altro morirà, o forse vivrà di nuovo, ma non in funzione dell'altro. Questo è destino, Louis. >>
Testa che annuiva.
<< Posso fare un'ultima cosa ? >>
Fu la prima volta, di nuovo, che Louis chiese il permesso di fare qualcosa.
<< Si, Louis, puoi baciarmi se vuoi. >>
E Louis non avrebbe mai accettato la compassione, mai, ma questa volta, di nuovo per la prima volta, lo fece.
Sfiorò le labbra di Harry con le sue, le racchiuse tra le sue, le morse, le leccò, e poi lo baciò.
Lo baciò davvero.
La sua lingua cercò quella di Harry, che ricambiò, per compassione.
Rimasero un minuto così, abbracciandosi con il corpo e con le lingue.
Louis avrebbe davvero voluto mettere le mani sotto la maglietta, sfiorarlo e toccarlo dappertutto, spogliarlo lentamente e poi farlo suo.
Ma non l'avrebbe fatto.
Perciò, a malincuore, si staccò, e senza dire una parola, slegò la catena.
Harry non si staccò però dall'abbraccio.
Solo dopo un minuto lasciò un leggero bacio sulla guancia di Louis, e con un triste “Addio..” si allontanò, lentamente, fino a quando Louis non sentì più l'eco dei suoi passi.
Allora si disperò, maledisse se stesso e l'amore.
Maledisse gli occhi verdi e i ricci castani.
Mano che estraeva il coltello dalla corteccia e, con un'ultima lacrima d'amore, lo spingeva verso il cuore. Verso il centro del rosso e del nero, l'amore e il dolore.
Morte, amara, gelida, ma mai così invitante, mai così necessaria, mai così liberatoria.
Sorriso, sorriso di chi spera che l'altro cuore viva, ami, sorrida insieme a lui.
Un cuore vivrà, l'altro morirà.

 

*

Spero vi piaccia questa os, perchè a me, lo ammetto, piace.
Non per come è scritta, è corta, non ha senso ecc
Mi piace la trama, l'ho pensata oggi durante l'ora di fisica (ops) e non me la sono levata dalla testa finchè non sono arrivata a casa per scriverla.
Persino durante la verifica di italiano avevo in mente Louis che si accasciava su di Harry..
Sono stanca, svogliata e in ansia per i biglietti, perchè li deve comprare un'amica di una mia amica e non ci fa sapere nulla, per cui ancora non so se andrò (anche se ormai mi rimangono poche speranze..) per cui salterò la pubblicità per questa volta, vi lascio solo il mio twitter.
Spero che qualcuno recensisca questa cosa.
Ci vediamo con la long-Larry per chi la segue (No, non siamo morte, Sharon mi manderà a breve il suo capitolo e il mio l'ho già scritto, perciò appena posso aggiorno)
Un bacio
- Nicole

 

  
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