A/N: Sarò breve. Enjoy
:D
Capitolo
13 – Lo zoom fa male a volte!
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LIGHTMAN POV ---
Avevo la mano sul manico della porta che mi
avrebbe portato al tanto atteso incontro. Iniziai ad analizzare le mie
emozioni… ero calmo ma nello stesso tempo impaziente, curioso ma allo stesso
tempo impaurito (anche se non è la parola giusta, io non ho paura!) di quello
che mi sarebbe aperto davanti…
La mia parte da scienziato era quella impaziente.
Non avevo mai incontrato ed esaminato un sensitivo del suo calibro (la maggior
parte che avevo conosciuto erano stati sciamani della Nuova Guinea[1] che avevo incontrato all’inizio
della mia carriera da scienziato) ed ero felice di poter assimilare nuove
esperienze e nuove informazioni per poter ulteriormente migliorare. Per questo
mi stavo quasi per buttare dentro la stanza senza riflettere prima chiaramente:
Ero pronto a questo? Avevo tutto quello che mi serviva?
La giacca che avevo preso prima era ancora sotto
il mio braccio, staccai la mano dal manico e me la misi addosso. Sarei subito
andato dentro ma come avrei parlato con il mio team? Come avrei fatto a
sentirli senza che lui, li sentisse… Volevo prendermi l’auricolare ma… è
stato uno dei motivi per cui Torres era stata scoperta… E non avrei potuto
scoprire in nessun modo se lo avesse indovinato, dedotto o sentito
grazie ad un probabile udito molto sviluppato. Un modo c’era ma… ci sarebbe
voluto troppo tempo…
E poi ero curioso di sapere come aveva notato la
ragazza “del pranzo” da dietro il vetro…
Quel vetro era fatto APPOSTA per non permettere a
nessuno di vedere nulla.
Era davvero pieno di sorprese.
Decisi di non andare a prendere nulla ed entrare
quindi dentro.
-Ehi ciao! Finalmente ti sei deciso ad entrare!- A
quel commento mi bloccai… Non avevo fatto così tanta pressione alla maniglia
(poi era di spalle) e non avevo parlato…
Senza replicare andai dall’altra parte del tavolo
e mi sedetti.
Notai il suo modo di sedersi. Attualmente era
molto sicuro di se. Aveva (come mi aveva detto precedentemente detto Gillian)
il mio stesso modo di sedermi, ma leggermente meno “sbracato” e con i
piedi non sul tavolo. Dopo lo spettacolino che aveva fatto nell’ultima mezz’ora
aveva pensato che aveva già vinto. Non sapeva contro chi stava… IO.
Che poi… io lo volevo aiutare…
Ma per ora non avevo intenzione di dirlo.
-Allora… è disposto a farsi controllare i battiti
cardiaci?-
Adesso sul suo viso c’era solo un emozione di
sorpresa, che venne seguita a ruota da una di noia, stanchezza.
-Mi hanno già testato sul poligrafo ed è solo
servito a darmi ragione e a dire che avevo ragione.-
-Infatti non voglio utilizzarla come “macchina
della verità”. Sia tu, sia… io. Noi siamo stati capaci di batterla.
Infatti voglio solo utilizzarla per analizzare dei dati. Dopo un po’ dovrò
uscire per analizzare il tutto.-
La sua faccia era illeggibile… passava da un
emozione ad una altra senza alcun senso...
Poi mi rivolse di nuovo lo sguardo.
Dopo un po’ venne la ragazza di prima che mi aiutò
a montare il tutto.
-Bene. Grazie puoi andare.- Rivolto verso di lui
dissi –Passiamo alla prossima domanda…-
Sentimmo la porta chiudersi. Nessuno di noi due distolse
lo sguardo.
-Qual è il tuo nome?-
A quella domanda si mise a ridere, poi ritornò
serio e ritornò a fissarmi.
Ecco una micro espressione.
-Shawn Spencer.-
-Bene. Lavori con la polizia?- Da questo momento
il suo tono di sfida scomparve.
-Si.-
-Da quanti anni?-
-Sette.-
-Sei soddisfatto di questo lavoro?-
-Si. Amo aiutare le persone. Ho scoperto che
voglio utilizzare il mio talento per far del bene.-
-Come tuo padre?-
-Beh…-
Guardò in basso per un po’. Poi rialzò lo sguardo.
-Non posso essere come lui. Lui era un grande
poliziotto.-
-Se amavi questo lavoro potevi studiare per
diventarlo.-
-Non sapevo di volerlo fare. Ero arrabbiato con
mio padre in quel periodo e avrei fatto di tutto per farlo stare male. E’
brutto ma è così. – Fece una breve pausa - E poi le mie uniche abilità – e
deglutì – sono avere poteri psichici e una grande memoria. Per non parlare del
fatto che ho compromesso il mio futuro da poliziotto a 18 anni, per una
ragazzata... e per dare fastidio proprio a lui...-
Poteva benissimo controllarsi, sia i battiti
cardiaci sia in qualche modo il suo corpo, ma su alcuni argomenti cedeva
facilmente… Soprattutto in viso.
Capì che solo le persone che lo conoscevano, o
bravi psicologi potevano capirlo.
-Per quale motivo si era messo contro suo padre?-
Avrei potuto benissimo agire in un modo più cortese e con domande meno
personali, sicuramente Gillian me l’avrebbe detto, ma non era proprio nel mio
stile.
-E’ necessario?- Gli lanciai un occhiata. Sbuffò.
–I miei si separarono quando compii quasi 17 anni. Fui molto infantile e per
parole non dette e cose varie diedi la colpa della separazione a mio padre… Ne
ero convinto. Poi il fatto che si era tenuto la casa me lo fece odiare anche di
più. Ecco tutto.-
E qui c’era profonda tristezza e rimorso.
-Perché avevi detto alla polizia che eri un
sensitivo sette anni fa?-
Non alzò lo sguardo.
-Ti chiamano.-
-Che?-
Alzò la mano e indicò la porta.
La porta si aprì e si intravide
Gillian.
-Come hai fatto…-
Alzò la mano alla tempia senza
muoversi dalla posizione precedente.
-Sisi come no…-
Chiusi la porta.
-Che diavolo vuoi!?-
-Che diavolo voglio? Lo sai bene che quello è un filo delicato per lui. Sei
troppo impulsivo ed aggressivo. Controllati!-
-Sapevo l’avresti detto…- Dissi con grande menefreghismo e le girai le spalle
per rientrare.
-Ehi! Non ho finito!- Mi prese il braccio e mi
girò verso di lei.
-Dobbiamo aiutarlo non dobbiamo deprimerlo.-
-Starò più attento ciao.- Girato di nuovo afferrai
la maniglia. Si mise di nuovo in mezzo.
-Non ho finito. Abbiamo analizzato l’audio e… ecco
è riuscito a far risultare il suo vero nome come una bugia… Non so nemmeno come
spiegare per quanto è assurda la cosa. Non avevi detto che il nome proprio è
quasi impossibile da falsificare?-
In effetti è per questo che quando si va sotto
copertura di solito si usa il proprio nome (con un cognome diverso), proprio
perché involontariamente ci si può tradire, e usando il proprio nome non si
corre il pericolo.
-Beh, in effetti ho detto quasi.-
-Vuoi dirmi che tu ci sei riuscito?-
Non volevo apparire inferiore a lui ma, per
rispetto alla mia scienza, dissi la verità.
-Quasi, sono riuscito a farlo entrare nel limbo.
Ma ora so che c'è una tecnica. E gliela chiederò quando abbiamo finito.-
La guardai con un "E noi? Abbiamo finito?"
-Digli della nostra collaborazione. Si sta
annoiando e irritando.-
-Questo è solo l'inizio e io mi sto ancora
divertendo, e imparando.-
-Imparerai qualcosa se te lo fai amico e ci parli.
Se continui così ti si chiude e smetterà a fare il serio.-
-Sono uno scienziato. So quello che faccio.-
Mi girai e aprii la porta e capii che mi stava
tirando una linguaccia. Notai sul vetro un riflesso sfuocato di noi due. Forse
aveva visto così la mia incertezza... ma con la porta chiusa non c'era nessun
tipo di riflesso...
Prima che chiusi la porta sentii un "Sono io
la psicologa qui".
-Allora... parlando con la mia collega qui,
sembra che sia risultata falsa la prima domanda. Mi spiega come è possibile
questo?-
-Visioni, telepatia, parlare con i morti, leggere nel
pensiero, a volte anche vedere stralci del futuro sono tutti i miei poteri...
Bello essere sensitivi ve'?-
-Stai serio.- Proprio come non detto...
-Beh dato che posso essere posseduto da un'altra
persona, posso anche prendere la sua identità in prestito.-
Mi misi le mani nella testa. Ebbi una sensazione
che qualcuno li dietro stesse ridendo.
-Non solo uno... tipo 4 o 5.-
Non credevo alle mie orecchie.
-Scusami?-
Mano alla tempia disse -Ti devo rielencare le mie
abilità?-
Si stava prendendo gioco di me... Da un
interrogatorio stava facendo passare questo colloquio come un comic show.
Feci la mia parte.
-Due delle quali hai ripetuto due volte.-
-L'ho sentite in entrambi i modi.-
-Ci credo! Sono sinonimi!-
-Ah... ehm... Quali di preciso?-
Mi misi le mani davanti gli occhi. Per quanto era
ridicola la cosa gli occhi mi stavano lacrimando anche a me, ma non volevo
farlo notare.
Capii che la barzelletta doveva finire qui.
Quindi decisi di dirglielo.
Alzai lo sguardo ma non era più seduto. Ma
spiaccicato al vetro e guardava qualcosa tutto attento. Con una mano alzata mimava varie
combinazioni, a volte chiusa a volte aperta, a volte con le dita staccate a
volte con alcune dita unite.
Mi "sbracai" come il mio solito
sulla sedia e mi spinsi un po' indietro per guardare meglio da lontano.
Mentre Spencer era girato al vetro a fare non so
cosa, aprii il computer segreto nel tavolo ed attivai la telecamera della
stanza.
Gillian aveva una mano alzata e mimava tutte le
azioni di Spencer... o meglio...
Era lui che la copiava.
Locker mi vide al computer e decise di togliere
l'oscuratore del video e apparentemente anche il blocco audio.
-Lassie?!-
Tutti quelli che guardavano prima nel cubo si
girarono dietro di loro.
Gillian, Torres, Eli e la segretaria, guardando
dietro di loro notarono un detective familiare.
Tutti rimasero impietriti, Lassiter era li,
appoggiato ad un muro con tanta naturalezza da chissà quanto tempo.
Spencer fu il primo a aprire bocca.
-Ma da quanto stavi li, eh Lassie?- Apparentemente
questo era il soprannome del detective per il falso sensitivo.
Con tanta naturalezza Lassiter si avvicinò agli
altri (ecco chi era il quinto che rideva) e continuò.
-Mezz'ora forse? Non ho controllato. Entrato lo
scienziato nel cubo, sono entrato io. E... lo sapevo che eri in grado di
battere il poligrafo. Era l'unica soluzione.-
A questo punto cosa dovevo fare? Cosa potevo
fare?! Con il detective li pronto ad ascoltare non potevo riferire a Spencer il
nostro appoggio.
Come avrei fatto?
Inviai uno sguardo a Gillian che mi capì e con una
scusa me lo portò fuori.
-Che... che sta succedendo?- Spencer si guardava
intorno confuso... -Perché l'avete allontanato... io... non capisco...-
-Capirai subito. Io s-
-Non vi ha ingaggiato lui?-
-Fammi finire di parlare e siediti.-
Lentamente recepì il massaggio e si sedette.
-Sappiamo che non sei un sensitivo, che n-
-Io lo sono.-
-Che NON sei un criminale, e che sei un fantastico
detective, come ce ne sono pochi, e che lo sei per delle abilità naturali ed
innate.-
-...-
-Vogliamo solo aiutarti.-
Non sembrava fidarsi.
-Solo per il bene di tutti.-
-... e...- Stava parlando. -E voi, ad esempio,
cosa ci guadagnereste? ...Ad aiutarmi intendo.-
-Un luogo sicuro dove andare in vacanza. Non che
voglia rivedere ancora la tua faccia. Solo per quel siparietto avevo intenzione
di mollarti coi tuoi problemi.-
-Irritare le persone è una delle mie dote innate,
mi spiace.-
Gillian intervenne[2]. -Non ti preoccupare, l'uomo che hai davanti irrita anche di
più. Soprattutto le autorità.- Lo sguardo che le mandai la fece solo sorridere
di più.
-Ah beh, allora dovremmo andare d'accordo noi
due.-
-Non credo proprio...- Dopo averlo detto incrociai
le braccia.
-Eh dai... ... Light... Cal... man... Lightlie… Liemen... Lieman. Lieboy… Lieboy mi piace.-
-Non vorrai mica darmi un soprannome?-
-Li do a tutti, anche a me stesso... Lieboy.-
-Smettila!-
-Lightman!- Torres cercò di riportarmi in me.
Iniziò anche a battere sul vetro.
-Dai.- Anche Gillian mi incitò.
-Ti vogliamo aiutare.-
-Questo l'abbiamo già detto.- mi disse Torres.
-... ho perso il filo del discorso. Che dovevo
dirgli?-
-…-
-…Ah… si. Come diavolo hai fatto a vedere
attraverso lo specchio?-
-Cal! Non dobbiamo perdere tempo! Chiedigli come
sono andate le cose e basta. Io me ne sono andata e l’ho lasciato attaccato di
la! CAL!-
-…-
-Almeno a come hai battuto il poligrafo.-
-… Ci ho creduto[3]… e… poi varie tecniche di respirazione.-
-… Va bene… e con Torres?-
-Telecamere nascoste che si muovevano con i miei movimenti,
auricolare nascosto, e un altro auricolare nella sua giacca e il fatto che non
mi ascoltava perché le parlavate voi.-
-Cal!- Gillian entrò nel cubo.
-Dammi tempo!- Sbuffai…
Lei mi guardò un po’ stufata e incrociò le
braccia.
-Ah.-
Mi girai verso di Shawn. I suoi occhi erano fissi
sulla mia Gillian.
Come si permetteva a fissarla… E poi quel
sospiro?!
Ero travolto improvvisamente da una ventata di
gelosia.
-Ehi!!!!!-
Non successe niente. Anzi inclinò ed avvicinò ulteriormente
la testa.
-OHHH!!!!!- Nulla.
Tirai un cazzotto, a questo punto, sulla sua
spalla.
-CAL!-
-Ouch!-
Per paura che gli andassi addosso, Gillian si mise
in mezzo e mi spinse indietro con le mani sul petto.
-Cal?!-
-Ho capito, ho capito…- Shawn rialzò lo sguardo e
continuò a sfregarsi il braccio/spalla. –Allora… siete sposati vero?-
Io e Gill ci guardammo negli occhi. –Si… non si
vede?-
-E tu hai perso la fede?-
-…-
-So chi ce l’ha.-
-… si? Come…-
Si portò la mano alla tempia.
-Non abbiamo già passato questa fase?-
Lui distratto li guardò la mano e la riabbassò. –Ehm,
questione di abitudine.-
-…-
-Beh?-
-Ah si. Lei.-
Mi girai. Indicò proprio Gillian.
-Beh non era difficile. Ho visto i vostri
comportamenti, ed era palese che stavate insieme. E pure da parecchio tempo
credo… 10… 15 anni forse. Ma poi ho visto l’anello... Prima di entrare nel
cubo. Abbastanza nuovo. Ma il fatto che tu non ne avevi mi aveva insospettito,
ma poi ho visto il segno… Forse era troppo stretto e l’avevi mandato a
cambiare. E ora. Ho notato la sua mano…- Mi guardò male. Gli avevo quindi dato
un pugno per nulla. –Aveva qualcosa di strano e quindi ho zoommato la visuale…
L’anello ora era più in fondo al dito e quindi ho dedotto che non era il suo e,
come era normale il suo segno dell’anello era più in fondo ma prima di entrare
si era tolto il suo per non fartelo vedere.-
-Gillian?-
-Beh all’inizio volevo dirtelo ma poi… dopo che
per circa 4 volte mi hai fermato, pensavo lo sapessi già… Pensavo che lo volevi
trovare da solo…-
-Ok…-
-Bene…-
-Ehm.- La cosa era un po’ imbarazzante. Lei capì e
mi diede l’anello.
Me lo misi. Non mi faceva più male come prima… Ma
il fastidio c’era comunque. Adesso che ce l’avevo l’avrei mandato ad
aggiustare. SUBITO.
-Lockeeeeeeeer!-
Fece capolino dalla porta.
-Dallo al mio gioielliere.-
-Vado.- Si strascinò fuori. Quando aprì la porta
si sentì la voce di Lassie che chiedeva aiuto.
-Ora sul serio. Mettiamoci seri per piacere.-
Gillian mi fece sedere, mentre lei si appoggio a me. Shawn seguì il mio esempio
e si sedette.
-Dicci tutto nei minimi particolari. Non è
difficile per te no?-
-Non è quello… non so se posso fidarmi.-
-Se avessi voluto incastrarti l’avrei già fatto
no? E poi la sai pure tu un po’ di psicologia, vero? Sai quando una persona
mente.-
Ci guardò negli occhi.
Prese un respiro profondo.
-Va bene…-
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JULIET POV ---
Aprii gli occhi… Era tutto buio.
Mi alzai…
Apparentemente ero sdraiata su un letto. Mi girai
intorno. Sembrava un albergo.
Guardai il mio orologio… Erano le 9 di mattina…
Mi sdraiai. Ero stanchissima.
Il giorno prima avevo dormito poco, perché…
…
Shawn.
Ricordandomi il perché ero arrivata in quella
camera incominciai a pensare.
L’ultima cosa che ricordavo dalla sera prima era
il fatto che eravamo finalmente atterrati.
Alzandomi dal letto accesi la luce e fu in quel
momento che notai la lettera.
Buongiorno
Juliet,
Spero hai dormito bene. Dopo aver firmato alcune carte, ti avevo ritrovata
addormentata sul tuo sedile e non volevo svegliarti. Quindi con l’aiuto di uno
dell’albergo ti abbiamo portato su anche le tue valigie. Spero non dia fastidio
a-tu-sai-chi il fatto che ti ho portato in braccio. xD Al massimo poi gli passo una
canzone inedita di Curt[4]. ;] Beh, ho pagato la camera per altri 2 giorni. Non sapevo
quanto dovevi rimanerci…
So che andrà tutto bene tra voi e che
si aggiusterà tutto. A presto.
Ps:Se per qualche motivo hai bisogno di aiuto, qui
sotto ci trovi il mio nuovo numero.
Con affetto, Declan
Come al solito continuava ad essere generoso e
tutt’altro che avido. Mi misi a ridere ricordando la teoria di Shawn: “Si vuole
solo pavoneggiare del fatto che ha soldi a palate.”
Posai la lettera sul comodino e andai a farmi una
doccia.
PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH-PSYCH
Ci misi un oretta ma mi ero finalmente rilassata. Infatti avevo trovato al
posto di una normale doccia, una fantastica vasca da bagno di ultima
generazione. Mi asciugai i capelli e mi rivestii. Mi sdraiai sul letto e
guardai il mio orologio.
10:15
Avevo molta… molta fame. Sembrava che non avessi
mangiato per giorni…
Presi il portafogli e scesi a fare colazione.
Andai al bar… era quasi vuoto, a parte qualche
persona a bere caffè e qualche bambino a mangiare gelato.
-Due ciambelle e un cappuccino.-
Il cameriere rise. –Ci va pesante con il dessert!-
-E’ da ieri sera che non mangio, è anche poco…-
A questo si bloccò.
-Qual è la sua stanza?-
- La… ehm…- Presi la chiave dalla borsa… - 25P.-
-Ah!- Uscì dal bancone e mi portò in una stanza.
Capì che era il ristorante, e la stanza era piena di famiglie e tavoli pieni di
primi o secondi. Mi portò in una zona vip. Erano tutti tavoli riservati alle
stanze con alla fine la lettera “P” o “L”. Mi accompagnò alla mia. Ci saranno
stati circa 4 o 5 piatti coperti.
Come un gentiluomo, il cameriere o barista mi
aprii la sedia e mi tolse il coperchio al primo piatto.
-Ravioli di carne con ragù di manzo.-
-Wow…-
-I ravioli sono tutti fatti a mano… e… ora devo
scappare. Per gli altri piatti, è tutto scritto qui.- Mi indicò il menù sul
tavolo. Accese due candele, fece un inchino e scappò. –Buon pranzo.-
Sul tavolo notai un piccolo orologio digitale.
Segnava le 14 e mezza. Era abbastanza tardi… Speravo di fare in tempo a finire
di mangiare tutto (diedi una sbirciatina e tutti i piatti avevano un aspetto
davvero invitante) e riuscire a scoprire il posto dove era andato Shawn… Anche
solo beccarlo qui intorno. Sapevo che era al centro… ma dove?
Ma adesso dovevo pensare alla mia sopravvivenza e
alla mia fame.
Presi il primo boccone e persi la testa.
Per il mio lavoro ero costretta sempre a mangiare
di fretta o non mangiare di fretta e questo… beh… sembrava un cibo venuto dal
paradiso.
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LASSITER POV ---
-Mezz'ora forse? Non ho controllato. Entrato lo
scienziato nel cubo, sono entrato io. E... lo sapevo che eri in grado di
battere il poligrafo. Era l'unica soluzione.-
Erano tutti increduli.
Quando ero entrato nell’edificio non c’era anima
viva ed è stato una specie di shock. La prima volta me la ricordavo caotica con
persone che andavano da una parte a l’altra, gente che correva, persone con
carrelli piene di scartoffie, gruppi di persone che parlavano di affari ed
altre persone sedute in pausa caffè a parlare di fatti propri.
In quel momento invece tutto era maledettamente
silenzioso e cupo. Ed era normale che nessuno sapeva del mio arrivo. Non
sapendo cosa fare mi misi a girovagare per l’ufficio alla ricerca degli
scienziati e di Shawn. Alla fine riuscii ad entrare in un piccolo laboratorio,
dove trovai tutti. Beh le persone rimaste e mi mesi dietro di loro ad origliare.
Ad un certo punto la psicologa, credo si chiamasse
Foster, mi prende e mi porta alla sala caffè. Doveva parlarmi di alcune cose.
Mi parlò un po’ di tutte le cose che riguardavano il caso, ma erano cose che
sapevo già nulla di nuovo. Le chiesi allora del poligrafo.
Arrivati nella stanza mi fece sedere e mentre preparava
il caffè mi disse che stavano ancora indagando su quel particolare, poi mi
chiese di darle una mano con la macchina.
Mi alzai e avvicinandomi, cercai quale fosse il
problema.
Mi sentii stringermi il polso.
Mi voltai, ma lei non c’era. Al posto suo trovai
delle manette.
Erano bloccate al mio polso, che erano fissate al
cassetto. Mi girai verso l’uscita e la vidi uscire trionfante fuori con in mano
le chiavi delle manette.
-EHI TORNA QUIIIIIII!-
Provai a tirare ma nulla. Il cassetto era protetto
da una serratura, che richiedeva un ulteriore chiave.
Mi avvicinai la sedia e mi sedetti.
Gridai un altro paio di volte ma nulla.
Sarei dovuto rimanere qui ancora un po’.
-Dannati scienziati.-
Guardai affianco a me. Il caffè era uscito. Non ne
avevo più voglia. Da una scatola tirai fuori una ciambella.
Molto buona.
Appoggiando il braccio destro al bancone mi
sistemai meglio e provai a chiudere gli occhi. Dopo una mezzoretta avrei di
nuovo cercato aiuto…
[1]= Dato che il personaggio di Cal Lightman è stato
preso da uno scienziato reale, ho pensato che le avventure che ha avuto
quest’ultimo possano essere collegate anche a Cal. In uno dei libri di Paul Ekman (che sto attualmente leggendo) viene detto che uno
dei suoi primi viaggi è stato fatto in Nuova Guinea e viene fatto anche
l’esempio degli sciamani che per avere “presagi del futuro” o cose simili
prendevano funghi o cibi oppure erbe allucinogene. [2]=Spiego dopo cosa ci fa la. [3]= In 6x01 “Immunità diplomatica” Henry insegna al figlio a
come mentire, insegna le varie tecniche di respirazione e poi gli dice che ci
deve credere a quel che dice. [4]=
Curt Smith, un cantante della band dei “Tears For Fears”. La band preferita di Shawn per eccellenza. Lo
stesso cantante appare proprio in un episodio nella villa di Declan, lo aveva chiamato per una festa privata ma, “dato
che gli piaceva come cantava” aveva di tenerselo ancora per un po’. E il
giorno dopo, Shawn arriva a casa di Declan e
incontra il suo mito. |
A/N: Ho avuto un po’ d’incertezza alla fine del
POV di Cal… Shawn mi sembrava troppo “Ok mi fido”. Ma spero vi sia piaciuto. :D
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