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Autore: Zomi    03/11/2012    4 recensioni
Pazienza, pazienza, pazienza…
La Pazienza governa la carne, rafforza lo spirito, addolcisce il temperamento, estingue l’invidia, sottomette l’orgoglio, imbriglia la lingua, trattiene la mano, doma la tentazione, sopporta il dolore, ma…
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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…sopporta il dolore…


 
Tagliò l’aria con un terribile fendente, che risuonò acuto nella palestra.
Senza esitazioni, ruotò su se stesso, mantenendo la lama della katana dritta di fronte a lui, che scintillò sotto la luce chiara della lampada.
Con movimento fluido ed esperto, Zoro ritrasse la spada, retrocedendola alle sue spalle, affondandola nel vuoto, mentre con la mano libera sfoderava una seconda katana, che vibrò libera brillando.
Concentrato al massimo, il verde riunì le else delle due spade, affiancandone le impugnature con le mani, iniziando così a farle ruotare rumorosamente nell’aria, come un’enorme ventola di lame affilate.
Il vibrare sibillino e auto dei colpi sovrastava lo sciabordare del mare contro la chiglia della Sunny, assordando completamente l’udito del samurai, ma non i suoi pensieri.
Ringhiando Zoro distanziò di colpo le armi, muovendole mortali attorno a se, facendole percorrere con lentezza davanti ai suoi occhi, vedendosi riflesso sulla lama.
Grugnì, lanciandole in aria ed estraendo con agilità la terza katana, portandosela alle labbra, prima di riafferrare sicure le altre due lame e riprendere il suo allenamento.
Tentò in tutti i modi di zittire i suoi pensieri e il suo dolore, ma essi riaffioravano roventi nella mente, assordandolo più dei sibilanti tagli delle sue spade.
Assottigliò maggiormente lo sguardo, puntandolo nel vuoto che si formava tra i suoi colpi, mentre affondava le lame, concentrandosi ad eliminare gli eventi del pomeriggio, ma sembrava che niente riuscisse a cancellare ciò che era accaduto.
Ruggì frustato, fermandosi nel centro della palestra, lasciando che il fischiare delle lame si quietasse, zittendosi.
Respirò a fondo, inalando dal naso l’odore di salsedine e l’aria fredda della notte, che entrava nella palestra da una finestra aperta, tentando di zittire quel male.
Ma il dolore non diminuiva.
Tornava sempre a galla, riemergendo tra la concentrazione e portando il caos dentro lo spadaccino, riecheggiando crudele il ricordo del pomeriggio.
Zoro storse le labbra, chiudendo gli occhi e stringendo nei palmi, e tra i denti, le else delle spade.
Soffiò pesantemente, sudato e stanco, nel doversi allenare sopportando quel dolore.
Non era ferito, nessun suo arto sanguinava o esibiva una nuova cicatrice, ma lui soffriva lo stesso.
Provava un dolore allucinante, insopportabile e mortale, che lo faceva soffrire più di ogni altro colpo che avesse mai subito. Era un dolore profondo, infinito, che si espandeva dentro di lui, diramandosi dal centro del suo petto fin dentro il suo spirito.
Scosse il capo, facendo dondolare la bandana nera sugli occhi, mentre risentiva la sua voce urlarli contro.
Era stato terribile, come se una lama l’avesse trafitto al cuore.
Un colpo mortale, che l’aveva ammutolito e lasciato senza fiato.
Un semplice urlo di rabbia di Nami, ma che lo aveva praticamente ucciso.
Non mi importa niente di te.
Zoro digrignò i denti, abbassando il volto, rivivendo ancora una volta la litigata del pomeriggio con la rossa.
Solita routine, si sarebbe detto: una baruffa come tante, iniziata da lui per scherzo, stuzzicando la navigatrice con una cavolata qualsiasi, punzecchiandola con gli insoliti insulti collaudati. L’unica cosa di anomala, era la vistosa stanchezza sul viso della rossa, che non ribatteva più di tanto contro di lui, limitandosi a soffiargli contro o a fulminarlo con lo sguardo, non aprendo bocca.
Zoro sapeva bene che la ragazza era stanca per il duro lavoro notturno sulle sue cartine, e che la sua aria stanca e abbattuta era dovuta solamente a ciò.
Sperava di strapparle un leggero sorriso con una delle loro solite litigate, tentando di rianimarla. Tutto qui, non c’era nessun altro motivo per il quale aveva iniziato a stuzzicarla.
-Le mocciose come te, dovrebbero andare a letto presto, la sera…- aveva ghignato, portandosi le braccia dietro il capo, dondolandosi sulla sedia della cucina -… così non ti verrebbero certe brutte occhiaie da strega…-
Nami aveva grugnito, bevendo la sua tazza di caffé, mentre al suo fianco Rufy e Usop ridevano divertiti, aspettando l’eruzione vulcanica di nervi della rossa.
-Che poi, con quei capelli rossi, sembri proprio una strega…-
La navigatrice aveva stretto con forza la tazza, rischiando di farla implodere.
-Una brutta strega mocciosa…-
Lo guardò seria e cupa.
-Una strega mocciosa con le gambe storte…-
Con un colpo secco, Nami si era alzata in piedi, facendo cadere all’indietro la sedia, che sbattè con forza sul pavimento, sottolineando la sua espressione stanca e arrabbiata. Con le mani puntate sul tavolo, e le braccia dritte e tremanti d’ira, la rossa aveva alzato lo sguardo furioso su Zoro, aprendo bocca solo per ferirlo.
-La vuoi sapere una cosa, idiota?!? Non me ne importa niente di quello che dici, non m’importa un bel niente di quello che pensi… non mi importa niente di te!!!-
Se ne era andata dalla cucina con passo di marcia, dandogli le spalle e lasciando senza parole tutti i compagni presenti.
Zoro era rimasto spiazzato dalle parole della giovane, e aveva trascorso il restante pomeriggio, e l’intera sera, nella sua palestra, provando in tutti i modi di cancellarsi dalla mente la voce roca e strascicata della cartografa dirgli, chiaro e tondo, che non gliene fregava niente di lui.
Il dolore si accentuò maggiormente nel suo petto, scalciando indemoniato.
Sofferente, il verde rifoderò le sue spade, passandosi una mano sul viso, nascondendo le sue labbra incurvate in una triste espressione di dolore.
Tutta la pazienza e il tempo che aveva speso, amandola in segreto, era stato inutile.
 A lei non gliene importava niente di lui, e oggi glielo aveva detto senza mezzi termini o giro di parole. Con il cuore spezzato, e il dolore di un amore impossibile che rimbombava dentro di lui senza fine, Zoro si sentiva morire.
Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo e non stuzzicare in quel modo pesante la compagna,  così da non scoprire mai i suoi veri sentimenti verso di lui e continuare a sperare in un amore idilliaco ancora. Ma la verità era venuta a gala, e ora era inutile nascondere la testa sotto la sabbia, o evitarla per il resto dei loro giorni.
Annaspando in assenza di aria, il verde lasciò la palestra, calandosi giù dall’albero maestro, deciso a rifugiarsi nella sua amaca e nei suoi sogni, dove Nami gli apparteneva ancora.
Avrebbe voluto che quel dolore cessasse, ma sapeva che sarebbe durato per tutta la vita, rimbombando incessante e duro dentro di lui, impossibile da sopportare.
Con un balzo saltò sul ponte erboso, muovendo i primi passi verso il sotto coperta. Aveva percorso metà ponte, quando si accorse di una figura in piedi sulla sommità delle scale che collegavano il ponte al castello rialzato della cucina. La lieve luce della mezza luna, non gli permetteva di riconoscere il Nakama, ma Zoro non se ne preoccupò.
Continuò a camminare, sguardo basso capo chino, infossando le mani nelle tasche dei pantaloni, avanzando per forza d’inerzia, mentre i suoi pensieri si perdevano nel profondo dolore che lo abitava.
Avvertì esili passi nudi scendere le scale, e solamente quando fu vicino alla rampa di scale si decise ad alzare gli occhi dal prato erboso, infossando le sopracciglia scure nel veder Nami davanti a lui.
Era scalza, degli esili short e una maglia sulle spalle a scaldarla dalla brezza serale. Le sue occhiaie erano più accentuate, segno che non si era ancora decisa a concedersi qualche ora di sonno, ma gli occhi erano rossi anche di pianto.
Lo spadaccino la osservò attento, cercando di leggere sul suo viso stanco il motivo di quelle lacrime, ma non osò avanzare verso di lei per consolarla.
Il suo dolore era insopportabile, e il sapere che per lei lui non era niente, frenava ogni suo impulso, proteggendolo da nuovo dolore.
La navigatrice mosse alcuni passi verso di lui, spostandosi qualche ciocca ribelle dal viso, e alzando il suo denso profumo nell’aria, che andò a stuzzicare le narici del verde, che fremettero di desiderio.
-Mi dispiace…- sussurrò la rossa, fermandosi ad una manciata di centimetri da lui -… mi dispiace per quello che ho detto oggi…-
Manteneva lo sguardo basso ai piedi, per nascondere gli occhi umidi di lacrime di dispiacere, mentre stringeva forte i pugni a lato dei fianchi.
-Mi spiace davvero… ho detto quelle cose perchè ero stanca e non avevo voglia di litigare…- confessò, passandosi un dito sotto un occhio, asciugandosi una lacrima -… ho detto quella stupidaggine senza pensarci… ma ti giuro che non erano vere…-
Alzò di scatto il viso verso quello di Zoro, che la fissò silenzioso, ascoltandola attento.
-Te lo giuro, Zoro: non è vero che non m’importa niente di te, anzi, è tutto l’esatto contrario…-
Era arrossita immediatamente parlando, lasciando che le sue guance s’imporporassero nel buio della notte, ma senza vergogna delle sue parole di fronte al ragazzo, manteneva alto lo sguardo, fissandolo in volto.
Zoro ammorbidì lo sguardo cupo e sofferente, abbozzando un ghigno.
Alzò una mano al viso della rossa, liberandolo di una ciocca di capelli, e accarezzandone il viso con la punta delle dita.
-Sapevo che eri stanca… volevo solo farti ridere un po’, ma forse avrei dovuto lasciarti stare…- sussurrò piano, sfiorandola con un’altra carezza, più decisa ma comunque delicata.
-Avrei dovuto stare al gioco, e  non dirti quelle cose…- ribadì Nami -… sul serio: m’importa davvero di te…-
Lo spadaccino abbassò le braccia attorno alla vita di lei, avvicinandosela e abbracciandola piano. Sentiva un forte calore al centro del petto, che stava sciogliendo il dolore che lo attanagliava dal pomeriggio.
-Lo so, lo so…- infossò il viso tra i suoi crini rossi.
-Mi dispiace, mi dispiace tanto… m’importa di te, m’importa davvero…-
Zoro sorrise. Aveva portato tanta pazienza, e aspettato tanto tempo, prima di sentire quelle parole da lei, e ora gli arrivavano nel momento in cui ne aveva più bisogno, nell’attimo in cui gli serviva un qualcosa che lo aiutasse a cancellare quel male che lo stava uccidendo.
Sentì l’esile stretta di Nami aggrapparsi alla sua maglia, mentre lo abbracciava forte, sussurrandogli ancora quanto per lei lui fosse importante.
In un sospiro, Zoro si liberò del dolore, lasciandosi cullare dal respiro e dal profumo della cartografa, ritrovandosi leggero e libero, certo che la pazienza, che aveva portato in attesa di quella piccola confessione d’affetto della ragazza, lo avesse aiutato a sopportare anche tutto il dolore che aveva provato, in battaglia e anche con lei.
-Mi importa di te…- affermò ancora al suo orecchio Nami, baciandogli una tempia –M’importerà sempre di te… buzzurro mio…-
Improvvisamente il dolore si tramutò, dentro il cuore di Zoro, nuovamente in speranza per il loro amore.

   
 
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