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Autore: Elric_Kyoudai    20/05/2007    6 recensioni
Okay che Alphonse era suo fratello minore e, più o meno, quel che diceva era legge.
D’accordo che Alphonse aveva quella maledetta, fottutissima capacità di farlo capitolare semplicemente aggrottando le sopracciglia.
Andava bene tutto ma…
“No, ALPHONSE, Mustang NON verrà a cena DA NOI stasera!!”

(Qui il seguito!)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Tre!*^* Scommetto che morite dalla voglia di sapere come prosegue...V____V xD

Grazie mille a tutti per i commenti, siete stupendi *^* Per noi è un piacere e un onore avervi come lettori!;_;

 

Shari_Aruna: Dire che Roy è str*nzo (e censuriamo, che poi magari capisce e si offende..v.v) è dire poco! E fosse per una di noi morirebbe sotto colpi di automail, ma purtroppo torna utile e quindi..;_;!

DarkRose86: Grazie!!:D Felicissime che ti sia piaciuta, speriam che anche questo sortisca un bell'effetto!XDDDD

Umbry-chan: <3<3 XDDD I tuoi complimenti ci fanno gongolare di gioia immensa ;__;! Ecco il cap! Aspetterà finché il tuo pc nn si riprenderà!

mintgirl e alchimista de fero: Grazie :D Ma...Come può starti sulle palle Ed!;___;...Comunque mi sa che questa fic fa proprio al caso tuo..*fischietta*

Fedar: XDDD Grazie!!Non inondare di lacrime la casa, che poi affoghi e come fai a continuare a leggeree??;_;!

Onda: Grazie mille, il tuo commento è stato fonte di facce sognanti per circa qualche ora!*^* Siamo liete che i nostri Ed, Al e Roy ti piacciano!XD Effettivamente, se Ed non fosse la fonte principale dei nostri deliri, si sarebbe tagliato le vene a furia di sorbirsi Mustang..>_>"

SoleDincht: Argh!XD Non lo abbiam messo perché all'inizio non pensavamo che Roy avrebbe avuto tutta questa influenza sulla storia!ç_ç Però siamo felici che ti sia piaciuta XD Ecco il nuovo capitolo, preparati!xDD

 

E adesso..è_é

 

Let's Start!*e il Cielo si aprì*

 

Capitolo terzo

(dove si avranno vari principi d’infarto ed un Al tendente all’OOC)

 

Un raggio di sole non era mai stato così fastidioso. MAI.

Il malefico e sottile raggio iniziò a picchiettargli le palpebre che, ostinatamente, tentava di tenere serrate.

Ma sembrava che, dal giorno prima, il destino lo odiasse. E dovette aprirle per forza.

Perché sono vivoooo…”

Una frase che gli dettava l’atroce mal di testa che gli martellava il cranio.

Bel modo d’iniziare la giornata.

Ed si passò la mano tra i capelli sciolti e arruffatissimi. Si era buttato a letto senza neppure mettersi il pigiama. Ancora in boxer, fece il possibile per alzarsi senza svegliare il fratello che dormiva, beato, nel letto di fianco.

Ci riuscì, senza contare la sveglia caduta e lo scivolone con relativa botta del naso a terra.

Perchèèè…”

Grattandosi poco elegantemente in posti ancora meno eleganti, sbadigliando apertamente, si diresse in cucina.

Dove gli diede il buongiorno un inquietantissimo cartello.

“IO TI VEDO, ELRIC.

Roy Mustang.”

“…”

Se la sfortuna aveva deciso di prenderlo in adozione, lui non era tanto sicuro di essere d'accordo.

In preda alla collera, prese quel biglietto benedetto dal Demonio stesso, facendone tanti coriandoli e sbuffando sonoramente.

Ti vedo?! Ti vedo un cazzo, santi!

E quasi gli parve di sentire le grasse risate del Generale, più vicino di quanto pensasse. Risate che, molto probabilmente, si stava facendo dall’altra sera.

La sua mente – sadica, a quanto pare – se lo figurò ridere mentre andava a casa, mentre si metteva a dormire, mentre DORMIVA. Insomma, ridere sempre delle sue disgrazie.

Che potesse morire…!

“Tutto ciò… è atroce…”

... sarebbe stato bello ucciderlo nel sonno.

Almeno sarebbe morto felice, LUI!

Si ritrovò a maledire persino gli uccelli che si divertivano a cinguettare sul davanzale della sua finestra.

Attenzione, Edward Elric in arrivo, mettersi al riparo!

... e tutta per colpa di un cavallo marcio. Di un maledetto Generale che pareva divertirsi un po’ troppo nel tormentare la gente.

Anzi.

Tormentare UNA SINGOLA PERSONA.

“Aah… cosa mi tocca fareeee…”

Maledetto orgoglio.

Sperava solo in un improvviso e quanto mai azzeccato risveglio di Alphonse che, trovandolo con un paio di sue mutande (o boxer?), lo avrebbe portato di volata da uno psichiatra.

In quella sede si sarebbe sfogato e magari inventato storie abominevoli su Mustang e quest’ultimo sarebbe stato condannato alla pena capitale.

E lui avrebbe goduto come non mai.

Ma probabilmente, con la fortuna che aveva in quei giorni, il massimo che poteva capitare era che Al, in preda a una crisi isterica (e Dio, quanto avrebbe avuto ragione!), lo prendesse a sberle fino all'ora di pranzo, per poi sbatterlo fuori di casa e non farlo rientrare mai più.

... E dire che Alphonse era così tranquillo.

Scosse la testa, desolato. Se non fosse stato per la sua natura di UOMO, forse a quest'ora si sarebbe messo a frignare come un bambino senza caramelle.

Ma, diamine, se ne aveva voglia.

Aprì il frigo, quasi meravigliandosi di trovarvi una mezza bottiglia d’acqua di rubinetto.

Magari Al si era svegliato nella notte e aveva avuto la premura di mettere un po’ di… liquidi potabili e non pericolosi per la sua salute.

Ma col capo che gli doleva da morire, e una generale nausea, metà della mezza bottiglia gli finì sul petto. L’altra sul pavimento.

“… mammina…”

Si accontentò della canna del rubinetto.

E, miracolo dei miracoli!, riuscì a dissetarsi.

“… okay, a noi mutande di Al…”

E chiedendosi perché mai Dio avesse voluto tanto punirlo con tale ferocia, a passi lenti e pesanti tornò nella camera, illuminata appena dai raggi del sole che filtravano attraverso le persiane.

Quel raggio che ancora, bastardo, batteva dove poco prima c'era la sua testa.

"Al... perdonami se puoi!" pensò, deglutendo.

Con passo felino si avvicinò alla cassettiera, pregando che il rumore delle sue azioni non svegliasse suo fratello, immerso in chissà quale sogno.

Il più piccolo iniziò a mugolare. Inizialmente suoni senza senso alcuno, poi parole distinte.

Nii-san, quelle mutande…”

Ed Edward ebbe un principio d’infarto.

Ancora prima di aver sfiorato anche solo uno di quegli indumenti, sollevò in aria le mani, astenendosi dall'urlare.

Altrimenti, avrebbe svegliato mezza città.

Lentamente si voltò formulando nella sua testa mille e più frasi con cui giustificare il gesto.

"A-A-A-Al, io... non sto... non è..."

Vide le coperte muoversi, agitate, e scorse un ciuffo biondo fare capolino sul cuscino, a coprire gli occhi ancora chiusi.

Pfiu.

Nii-san, quelle mutande sono sporche, non le puoi mettere anche oggi…”

Al assunse un’espressione severa, seguitando a dormire, e si voltò dall’altra parte.

Dio esiste?

Sospirando, Ed pensò di aver scampato la più grande tragedia della sua vita.

Ancora col cuore che batteva all’impazzata (e poco ci mancava che uscisse fuori dalla gola), aprì il cassetto.

Trovò subito un paio di boxer.

Con una curiosa fantasia.

La sua faccia semplificata stampata e ripetuta mille volte.

La sua faccia incazzata e semplificata.

“…”

… Ma da dove le aveva tirate fuori!?

Quale coraggio aveva avuto per prendere un paio di boxer simili?!

E... Oh, no, oh no. Non poteva mettersele in testa, non poteva! Possibile che non avesse qualcosa di più normale?

Rapida occhiata.

... No.

Boxer con gatti disegnati sopra, con bottiglie di latte…

Chiuse il cassetto dopo aver visto quelli disegnati come fossero automail.

Al aveva bisogno di compere.

ASSOLUTAMENTE.

“… mammina, spero tu non mi stia vedendo in questo momento… e se lo stai facendo chiuditi gli occhi…”

Deglutì più volte.

Iniziò a tremare.

Manco fosse stato obbligato a trasmutare un branco di pirati cannibali assetati di sangue che l’avrebbero preso bruciato e poi mangiato appena ritornati nei loro corpi.

E si mise i boxer in testa.

Ebbe l’idea malata di voltarsi e guardarsi allo specchio.

Ci fu quel secondo e mezzo in cui desiderò tantissimo aver trasmutato cannibali per farsi uccidere.

O semplicemente stramazzare al suolo e morire rapidamente.

Quando i suoi occhi incontrarono gli stessi riflessi allo specchio, un brivido percorse la schiena, paralizzandolo.

E lui doveva davvero...?

No, no, era un incubo, non poteva essere vero! Mustang non poteva essere arrivato a tanto!

...Era DIABOLICO!

"Qualcuno mi uccida adesso..." sibilò, mentre mentalmente malediceva quell'ammasso di cellule informi che erano il Generale.

Oh, gliel'avrebbe fatta pagare.

...L'unica cosa positiva era che, se Al avesse scoperto tutto, avrebbe potuto imporgli il "NON PARLARNE" come primo ordine della sua prossima schiavitù.

O avrebbe potuto chiedergli di ucciderlo. Magari affogandolo con una bottiglia di latte.

Ora.

Doveva.

Uscire.

Di.

Casa.

O.

Almeno.

Trovare.

Il.

Coraggio.

Di.

Farlo.

Maledizione.

Ma qualcosa gli diede la spinta.

Una voce assonnata e impastata di sonno.

Niisan, sei lì…?”

Tempo un nanosecondo e mezzo che Edward era già sul prato intorno a casa.

In mutande.

Con un paio di boxer in testa.

Alle otto del mattino. Sperava di tutto cuore che nessuno, NESSUNO, osasse uscire di casa prima di aver fatto ogni singolo giro.

Sarebbe stato capace di uccidere, pur di non lasciare testimoni di quanto stava per realizzarsi.

Strinse i pugni, guardando al cielo.

"SEI CONTENTO, SCHIFOSO?!"

Se lo sentiva, che godeva come un porco.

Dio, che vergogna.

Dio, se stava ridendo, Mustang.

Quello stronzo.

Con la voglia di morire o di sprofondare in qualche buco a caso, iniziò a correre intorno alla casa.

Voglio morire voglio morire voglio morire voglio morire…”

Quasi un mantra.

O una richiesta al cielo.

“Dio fa che non esca nessuno e che non debba macchiarmi di sangue innocente… o se proprio vuoi che esca qualcuno porta qui Mustang che sarà un piacere spedirtelo…”

 

Le mutande sporche... Ma perché doveva sempre ripetergli di... cambiarle...?

Rigirandosi tra le coperte, Alphonse aprì debolmente gli occhi, guardando al letto di suo fratello, vuoto.

"Nh... Era solo... yahm... un sogno...?"

Stropicciò gli occhi castani, mettendo a fuoco l'ambiente attorno a lui, dolcemente illuminato dal sole, e buttò un occhi alla sveglia.

Le otto e cinque.

Si mise in posizione supina, sforzandosi di mettersi seduto sul letto e, sbadigliando ancora, si passò una mano tra i capelli, salutando con un sorriso il nuovo giorno.

Dopo di che, parte di quel sorriso svanì, e si chiese se suo fratello non fosse a letto perché si fosse alzato di buona lena, o semplicemente perché aveva fatto a pugni con Mustang mentre lui dormiva e, ovviamente, aveva perso. Fece scivolare le gambe da sotto le coperte, infilando le ciabatte ai piedi e alzandosi. Si stiracchiò, mugugnando mentre i suoi muscoli si stiravano, e la circolazione si riattivava.

"Nnh... buongiorno Mondo..." sorrise, azzardando qualche passo nella stanza. Con tutta l'intenzione di aprirla, si diresse verso la finestra, ma l'occhio cadde sul cassetto della sua biancheria, aperto per qualche centimetro.

"... mh? Che ci fai tu aperto? Volevate scappare?" fece, rivolto alle mutande, e si diede un colpetto in testa, ridendo.

Con un leggero colpo di mano, il cassetto andò a chiudersi, e finalmente poté aprire la finestra, affacciandosi.

"Ah... che bella giorn.. a... ta..."

Individuò un flash biondo voltare verso l'ingresso, veloce, ma non riuscì a capire cosa fosse. O meglio.

Pensò di aver visto male.

"Sono ancora addormentato..." disse, grattandosi la testa.

Tornò dentro, acchiappando le coperte bianche. Con un movimento, le fece passare oltre la finestra , adagiandole con accuratezza sul filo per stendere la biancheria.

"Ecco qua..."

E poi un rumore di passi invase le sue orecchie. Si sporse un attimo per vedere meglio cosa stesse accadendo in giardino, poco convinto anche dei respiri che si facevano più vicini e pesanti.

"Ma... MA..."

E lì lo vide.

Sì, la sfiga sembrava aver designato Edward Elric come sua vittima prediletta.

Sentendosi osservato, il fagiolino alzò lo sguardo.

Incrociando quello di Al.

Principio d’infarto due, la vendetta.

“…”

Non posso essere così dannatamente sfigato a vita, pensò mentre il viso gli andava in fiamme e continuava a correre.

Dio se me la paga questa Mustang, aggiunse alla lista, Dio se soffrirà quell’uomo… QUEL MESSO DEL DEMONIO!!

"EDWARD!! Che diavolo stai facendo con... con... oh Cristo!"

"TORNA A DORMIRE!!"

E come avrebbe dovuto riprendere sonno, una volta visto tale scempio?

"CHE COSA CI FAI CON... CON... ED, HAI LE MIE MUTANDE IN TESTA!!"

E lo vide sparire di nuovo dietro la parete.

E aspettò, aspettò che tornasse, perché voleva una spiegazione, PLAUSIBILE.

Dal canto suo, il più grande degli Elric accarezzò una mezza idea di prendere la strada maestra e correre perlomeno in un altro stato.

Al terzo giro, tornò sotto la finestra della loro camera, e di nuovo lo sguardo severo, sorpreso, shockato di Alphonse si inchiodò su di lui.

“NON E’ COME SEMBRA!!

Che diavolo doveva sembrare?!

Ma era la prima frase che passò per la testa tormentata di Ed.

Uccidetemiiii

"NON E' COME SEMBRA?!" urlò Al, seguendolo con la testa, senza capire se fosse imbarazzato, sconvolto, irritato o...

O.

"Non è come sembra?!" ripeté, sconvolto, senza riuscire a chiudere la bocca.

Cioé, aveva I SUOI BOXER in TESTA!! Non sembrava nulla se non UN MANIACO, o qualcosa di molto somigliante!

"TOGLIETELE IMMEDIATAMENTE!!"

E di nuovo sparì.

Ed non pianse perché era UN UOMO.

Ma…

DIO SE NE AVEVA VOGLIA!!

Aaaaalphonseeee…”, iniziò a lamentarsi mentre ancora correva.

Impossibilitato ad eseguire l’ordine del fratello.

"PERCHE' CORRI?! FERMATI PER L'AMOR DEL CIELO!"

E sbatté un piede sul pavimento, irritato, rosso in volto, senza capire se suo fratello fosse completamente andato di testa o se gli stesse facendo un qualche tipo di stupido scherzo.

"E TOGLITI QUELLE MUTANDE, ACCIDENTI!"

“Non posso, davveroooooo!!

Iniziò il quinto giro, finendolo più rapidamente possibile.

“ED E’ TUTTA COLPA DEL TUO MALEDETTO OSPITE!!

Come se fosse una scusa decente.

"CHE ACCIDENTI VUOL DIRE CHE NON PUOI? FERMATI E BASTA!" sbraitò, agitando il pugno in aria, minaccioso.

Uno spettacolo in prima visione mondiale.

"E...cosa c'entra Mustang ora?! Soprattutto COSA C'ENTRA COI MIEI BOXER!"

“C’ENTRA!! E’ TUTTA COLPA SUA!! TUTTA!! NON LO STO FACENDO PER DIVERTIMENTO MIO!!

Non era esattamente felice di essere il primo spettatore di Al furioso. Neppure un po’.

“Credimi ti pregooooo…”

Sesto giro.

Ancora quattro e l’incubo era finito.

Ma dopo quello avrebbe dovuto affrontare Alphonse.

Aiuto.

"CREDERTI?! LASCIA CHE TE LO DICA, SEI TUTTO FUORCHE' CREDIBILE!"

Il minore sentiva le orecchie andargli a fuoco, assieme al viso e a tutto il resto del corpo: era assurdo da ogni punto di vista!

"E FERMATI, ACCIDENTI!"

Lo avrebbe sballottato a destra e a manca fino a quando non avrebbe avuto tutto la sacrosanta verità.

E la voleva IMMEDIATAMENTE. Per la sesta volta lo vide sparire, e quando ritornò ai suoi occhi, urlò:

"ALLORA?!"

“Ancora tre giri e poi sarò tutto tuo!!

Ed rivolse un sorriso a trentadue denti al fratello, quasi tentasse di calmarlo.

Come si era arrivati a tutto ciò…?

"TI VOGLIO QUA ADESSO!!"

Che cosa cavolo sperava di ottenere con quello stupido sorriso?!

Qualcosa di impossibile, a quanto pare.

“Non possoooooo…”

"Ma che diavolo vuol dire non posso?! Fermati ed entra dentro, stupido!!"

Otto, nove.

”Sono a nove, un altro e basta!! Poi ti spiego tutto!! Non uccidermiii…”

Richiesta vana, Edward Elric.

"CI PENSERO' POI, MUOVITI!!"

Forse qualche botta. Non era da lui, ma Dio! Aveva appena assistito al crollo di un mito!

A questo aveva mirato Mustang?! A farlo vedere (o addirittura uccidere) da suo fratello?! Da lui, Alphonse, quello che lo adorava?!

“COME CI PENSERO’ POI!! VUOI UCCIDERE TUO FRATELLO MAGGIORE?!

E finì il decimo giro.

"Ci penserò dopo aver sentito la tua versione dei fatti!"

E fece quello che forse avrebbe dovuto fare prima: chiuse la finestra, fiondandosi sulla porta di ingresso e raggiungendolo.

"Parla."

Braccia incrociate, sguardo duro. No no, non c'era niente di buono.

Diamine, Alphonse arrabbiato non era uno spettacolo molto gradevole.

“Ehm..”

Appena gli fu davanti, Ed si tolse quegli assurdi boxer dalla testa ed entrò in casa, sudato e tremante per il freddo.

“Ehm… hai dei boxer di dubbio gusto, Al. Davvero.

Poteva provarci quanto voleva, a tirarsi fuori dai casini.

Ma non sembrava riuscirci molto.

Anzi, non ci riuscì proprio per niente, a giudicare dallo schiaffo che gli arrivò dritto dritto in faccia appena finito di parlare.

"Cos'era quello ridicolo spettacolo?"

E Al non avrebbe voluto, ma aveva visto e sentito già abbastanza ancora prima che lui cominciasse a spiegare.

In altre circostanze, molto probabilmente Ed avrebbe iniziato una lotta all’ultimo sangue col fratello. Ma, in quel momento, era troppo infreddolito, amareggiato e vergognoso per reagire.

“E’ colpa di Mustang!! Tutta colpa sua!!”, iniziò a sbraitare mentre si dirigeva in camera, per poi sedersi sul suo letto. Aspettando forse una sfuriata o un’immensa lavata di capo.

O la bontà divina.

Alphonse si sedette accanto a lui, buttandogli addosso una maglietta recuperata da terra.

"E' colpa di Mustang non mi dici niente, se non ti spieghi."

Sapeva che non avrebbe retto a quello sguardo mortificato ancora per molto, ma ce la doveva fare.

Erano le SUE mutande, dopotutto! Mustang o non Mustang!

Ed sapeva che, se gli avesse sciorinato tutto, sarebbe andato in corso a guai seri. Molto seri. Decisamente seri.

“… sai che ieri… Mustang aveva portato… una bottiglia di vodka…?”

Ma mentire a suo fratello era impossibile. Maledettamente.

"... sì, l'ho presa e messa dove doveva stare. Lontano da voi. Perché?"

Perché chiedevi se sapevi già come era andata a finire?

Ed trasalì.

Al si chiese cosa lo tratteneva da mollare un altro schiaffo a suo fratello prima, e mandare al diavolo Mustang poi.

Ed deglutì.

Se lo chiedeva pure lui.

Ah-ehmMustang mi ha lanciato una scommessa a chi bevevo più vodka con relativa penitenza e… ho perso…”

Non sapeva più se gli bruciava dover ammettere di aver perso o di doverlo confessare al fratello.

“E quello che hai visto era la scommessa… eh eh…”

Gli sorrise, grattandosi dietro la nuca.

Ma lui non ricambiò, anzi. La sua bocca si schiuse, a metà tra lo scioccato e l'irritato.

Come se non lo fosse già, comunque.

"... e tu perché mai... hai accettato di fare una cosa simile?"

Lo prese per la coda, tirando.

Ahi, ahi, Edward.

“Lasciami i capelli, mi fai male!! E, cavolo, lo sai bene come sono fatto, non potevo non accettare una scommessa lanciata da quel coso!! Non potevo!!

Il maggiore si sentiva come un bambino piccolo.

Esattamente la stessa sensazione d’imbarazzo che provava quando la madre scopriva dove andavano a finire le bottiglie di latte (ovvero dentro un vaso di fiori a nutrirli).

"Sapevi benissimo che avresti perso contro il Generale, sapevi che mi sarei arrabbiato, e allora perché? Per una volta ti faceva così schifo lasciar perdere i suoi vari modi di stuzzicarti e tenerti buono?!"

Sbuffò. In fondo non riusciva a perdere la pazienza con suo fratello, anche quando si sentiva al limite della sopportazione.

“Non avrei perso per forza!! Avrei potuto batterlo benissimo!! Ho solo un corpo che regge male l’alcool… Non è colpa mia!!

Ed sospirò, mortificato.

“Lo so che ti saresti arrabbiato…”

"APPUNTO CHE IL TUO CORPO REGGE MALE L'ALCOOL AVRESTI POTUTO EVITARE DI FARE IL CRETINO!"

Al tirò ancora.

"E io stupido che mi preoccupo!"

Più forte. Come se volesse strappargli i capelli.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHL!! Mi fai maleeeee!! Lasciami i capelli!! Ora!! Subito!! IMMEDIATAMENTE!! E poi per quel che ne sapevo io potevo benissimo reggerlo, ieri sera!! Il mio corpo poteva abituarsi istantaneamente!!

Chissà se si rendeva perfettamente conto delle idiozie che sparava.

Stupidaggini che, assai probabilmente, avrebbero solo fatto arrabbiare di più Alphonse.

"NO NON SI SAREBBE ABITUATO PER UN CAVOLO! Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo?! E no - Un altro tiro - Non ti mollo! Soffri! Così la prossima volta impari ad alzare il gomito! E non cercare scuse! La colpa è tua! Tu gli sei corso dietro! Invece dovevi stare a cuccia!"

“E’ colpa sua!! Lui fa bere minorenni!! Io ero sicuro di batterlo!! Avrei potuto batterlo benissimo!! Avrà drogato la vodka!! Di sicuro!! E lasciami non voglio soffrireeeeee!! Ho già sofferto abbastanzaaaaa!! E non puoi dirmi di stare a cuccia!! Non sono un cane come Mustang!!

L’altro lo mollò di colpo, guardandolo capitombolare nel letto.

"Non avresti vinto, lo sai, basta insistere. E vestiti, per favore, prima che ti becchi qualche accidenti."

Si alzò dal letto, sbuffando ancora, e gli diede un colpo leggero sulla testa.

"Se ti avessi chiesto di scommettere a chi beveva più latte non avresti accettato, quindi potevi anche non accettare quella sciocca scommessa. E ora, per punizione... LATTE."

Ed si rizzò sul letto, sedendosi sui talloni per riflesso condizionato.

E fissò con gli occhi sbarrati suo fratello.

“Punizione?! Ho già sofferto abbastanza!! E non berrò MAI del latte!! MAI!! Non puoi obbligarmi!!

"Non ti obbligo perché ti voglio bene, però la vodka di Mustang l'hai bevuta eh... e ripeto, vestiti, su..."

Altro colpo sulla testa.

"Vado a preparare la colazione... vieni solo quando SEI VESTITO, chiaro? Siamo a Febbraio, non ad Agosto!"

“Uffa, era diverso con Mustang…”

Sbuffò, alzandosi in piedi.

Prese il primo pantalone abbandonato sulla sedia e se lo mise.

Starnutì tre volte di seguito.

Aaaal, ho preso freddoooo…”

Dì che vuoi essere picchiato, Elric senior.

"Un motivo in più bel bere del latte..."

Non cedere alla sua vocina implorante, Al, non cedere...

“Ma sto peggio se bevo latte!!

Starnutì di nuovo. Due volte.

"Peggio per te."

Al tentò di ignorarlo. In fondo se lo era meritato!

“Non voglio bere quel maledetto liquido bianco uscito da una mucca!!

"E invece lo berrai, perché tu mi vuoi bene, vero?"

Maledetta. Psicologia. Inversa.

Che però sembrò non funzionare, per una volta.

Aaaaal, io sto male non puoi farmi star male di piùùùù…”

"Lo faccio solo per il tuo bene, antipatico! - fece, scuotendo il cartone della bevanda in questione - Sappi che per un po' di latte non è mai morto nessuno!"

“No, non lo fai per il mio bene!! Affatto!! Vuoi punirmi!! Vendicarti perché ho usato le tue mutande!! Sei crudele!! E vuoi uccidermi con quella roba schifosa!! Io non lo berrò mai!!

"Ma che dici, niisan! Io non potrei mai ucciderti! ... anche dopo quello che hai fatto."

Ecco, alla fine era riuscito a fargli sbollire quasi del tutto la rabbia. Alphonse evitò di guardarlo, spegnendo il fornello e versando il latte nella sua tazza.

"Quindi niente latte?"

“No.”, rispose deciso, aggrottando le sopracciglia e assumendo un ciglio severo.

Che si smontò totalmente quando starnutì.

Aaaaah…”

Suo fratello gli lanciò un'occhiata torva, sospirando.

"Ecco cosa si ottiene a girare seminudo in giardino al mattino presto... siediti - fece, spingendolo dolcemente per le spalle, fino a farlo sedere - Vado a prenderti un'aspirina..."

“Non mi piacciono le aspirine, sono bianco latte e sciolte mi ricordano il latte…”

La malattia rendeva forse un po’ troppo lamentoso Edward.

Sembrava che il suo subconscio volesse farsi perdonare da Al facendo un po’ la parte del bambino, ispirandogli il perdono.

"Ed... - e ancora il suo nome al posto di quel nomignolo che tanto amava, pronunciato dalle sue labbra - Se non la prendi, ti prenderai un febbrone da cavallo. E - alzò il tono della voce, pensando a quello che aveva appena detto - Non c'è nessun collegamento col Generale! Per favore, non voglio che stai male. Prendi l'aspirina e basta. Senza storie."

Uff, dai, se mi metto un’ora a letto mi passa! Davvero! Sono di ferro, io…”

Poi s’interruppe, sprofondando nelle braccia conserte per la vergogna di aver fatto quell’orrenda, involontaria battutaccia.

Che Al preferì ignorare, sopraffatto dall'apprensione.

"No. Per favore, Ed. Non discutere, prendila e basta! Prendila come una punizione per aver messo le mutande in testa. E siccome IO, con la vostra stupida scommessa non c'entro, non ammetto lamentele. Prendilo come ultimo ordine prima del mese di... schiavismo?"

E lo guardò con occhi grandi, così grandi da sembrare quasi impossibili.

Ma quelli di Ed erano leggermente annebbiati dal raffreddore (e forse dalla febbre che cominciava ad incalzare), per cui non riuscì a farsi intenerire.

“Al, non dovrei starci io in punizione, ma QUELL’ALTRO LA’!!”

"A QUELL'ALTRO LA', come lo chiami tu, ci penserò dopo! Ma adesso di fronte a me ho uno stupido fratellone, con due stupidi occhi lucidi, con un naso che cola come quello di un moccioso, e scusa tanto se mi preoccupo! Se non la bevi ti ci costringo, è questo che vuoi?!"

Si stava arrabbiando di nuovo, e solo perchè aveva un fratello IRRESPONSABILE.

Il quale aveva la testa più dura del cemento. Senza un apparente motivo.

Ma non gli andava di bere una schifosissima medicina per colpa di un maledetto cavallo marcio.

“Non puoi costringere tuo fratello maggiore! Tu sei il più piccolo, devi portare rispetto!!

"Ti porterò rispetto quando starai bene!"

Era la febbre, era l'irritazione per aver perso, era l'umiliazione subita, calmati Al, calmati.

"... non osare starnutire vicino a me. E a fare qualsiasi altra cosa!"

Si allontanò, sedendosi al suo posto e cominciando a sorseggiare il suo latte.

“Tu non mi porti rispetto da ieri! E ieri stavo bene! Non raccontare palle! Stai crescendo in modo sbagliato, tu!”

E starnutì forte.

“… sto maleeee... ma non prendo medicine! Sto steso un’ora… mezz’ora… dieci minuti! Anche meno!”

"Sei il maggiore? Fai il maggiore! Non ti lamentare! E no, non ti stendi da nessuna parte!" fece il più piccolo, sbattendo con poca cura la tazza sul tavolo.

“Ora non posso neppure stendermi?! Sei uno schiavista!! Fratello degenere!! Vergognati!! Uaaaah, mi odiiii…”

Dio che scenate Elric.

Ed credeva di sentire la risata di Mustang rimbombare. Sentiva il suo indice puntato mentre lo sbeffeggiava.

Ooh povero piccolo Elric, ha preso il raffreddore? Mettiti a lettuccio e fatti rimboccare le copertine dal suo fratellino, no? Poooovero piccino…”

“Muori, Mustang…”, ringhiò sottovoce.

"Hai le allucinazioni?" sbottò l’altro, bagnando un biscotto nel latte e portandolo alla bocca, mentre un sopracciglio si alzava, alterato.

Forse aveva esagerato?

“Non ho le allucinazioni… ma spero che il mio augurio sia ascoltato ed esaudito al più presto…”

Appoggiò la testa sul tavolo, dalla parte della guancia destra.

"Non essere così esagerato, niisan..."

Lo guardò, cercando di mantenere lo sguardo che si era preparato in poche frazioni di secondo.

Tipo quello che aveva quando aveva visto Edward con le sue mutande, per esempio.

"Uff..."

Ma la sua buona volontà era destinata a crollare.

“Non sono esagerato, ma veritiero… si merita… tutto il mio odio! E anche il tuo!! E’ colpa sua se mi hai trovato in quel ridicolo stato!!

No, Al non riusciva a tenere per molto il muso a suo fratello.

Dannato legame di sangue.

E di cuore.

E sospirò ancora, sentendo tutta la rabbia scivolargli di dosso. Con un leggero colpo di natiche spostò indietro la sedia, abbandonando la sua tazza di latte e andando dietro il fratello, flettendo la schiena leggermente in avanti e cingendo le sue spalle, gentile.

"Odio, odio, da quando usi parole così brutte? - fece, abbozzando un sorriso - Dai, vai a letto..."

“Non uso parole brutte, non parlarmi come parleresti ad un moccioso…”

Edward si alzò dalla sedia, con la testa che pulsava un pochino.

“Letto! Cinque minuti di letto e sarò sano come un pesce!”

Si alzò dalla sedia, fece esattamente due passi e mezzo, poi ruzzolò per terra. Cadendo su un matterello lasciato lì.

"Niisan!"

Allarmato, gli si fiondò addosso, sollevandolo delicatamente, controllando che non ci fosse sangue.

"Oddio, Niisan, tutto bene?", il cuore che faceva concorrenza a quello di un topo.

Giiiiira tuuuuuttoooo…”

Gli occhi di Ed somigliavano pericolosamente a due girelle di liquirizia.

“Chi cavolo ha dimenticato quel coso per terraaaaa…”

"Deve esser caduto ieri... oh, cielo, ti sei fatto male?"

Si sentì immensamente in colpa per non aver fatto ordine appena alzatosi, anche se tutto sommato, la cosa gli sarebbe venuta comunque... difficile.

"Siediti, ti porto del ghiaccio!"

E corse in cucina, cercando nel freezer i cubetti da metter dentro la borsa del ghiaccio, ben conservata sotto il lavello.

“Maledetto Mustang, scommetto ch’è colpa sua…”, farfugliò Ed, totalmente rintronato.

Si alzò, tenendosi la fronte con la mano.

Era talmente rincretinito dalla botta che ogni cosa pronunciata da Alphonse gli sembrava un farfugliato agglomerato di suono incomprensibile.

Tornò in camera, cadendo sul letto come un sacco di carote lesse.

(Paragone assurdo per dire che si sciolse sul letto come un puré scotto.)

(Altro paragone idiota.)

Cadde sul letto come un cadavere.

E quando Al, tornando in cucina non lo trovò, si fece prendere dal panico.

"Niisan? Niisan dove sei?"

E corse in camera, impaurito, tirando un sospiro di sollievo quando lo vide disteso sul letto, lo sguardo fisso al soffitto.

"Ti avevo detto di star fermo..." mormorò, sedendosi sul letto e mettendogli il ghiaccio doveva aveva preso la botta:

"Meglio così?"

“Sì, sì…”

La botta che aveva preso non era delle migliori, e il bernoccolo cominciava a gonfiarsi. Imprecò sottovoce.

“Ho sonno…” pronunciò piano, con la voce leggermente impastata.

Davanti a sé non vedeva altro che figure distorte.

"Ah, niisan..." sospirò, accarezzandogli la fronte per poi dargli un bacio. Era così caldo...

"Dormi un po', dopo starai meglio..."

E non fu sicuro di esser stato sentito, sicché Ed aveva già chiuso gli occhi, ronfando leggermente.

Avrebbe dovuto chiamare Mustang per chiedere spiegazioni, ma decise di lasciare il tutto a quando suo fratello si sarebbe svegliato.

 

Ed, un po’ per la botta, un po’ per i residui dell’alcool, un po’ per la vergogna e per l’interiore desiderio di non svegliarsi più, si destò il giorno dopo, verso le otto.

Con Al che stava per avere un principio d’infarto da quanto dormiva suo fratello.

Si svegliò, ma la testa gli girava e non gli andava minimamente di alzarsi.

Uaaaah…”                                                                                   

Sbadigliò apertamente, sgraziatamente.

"Niisan!" fece Al, una punta di felicità sulla parola. Aveva davvero avuto il terrore di non vederlo più aprire gli occhi. Si alzò di scatto dal letto, inforcando le ciabatte ai piedi e uscendo dalla stanza.

"Ti porto da mangiare!" urlò dalla cucina, senza chiedere al fratello se effettivamente avesse poi tutta quella fame. Ma non voleva farlo stancare, non voleva che stesse peggio di così, e decise di anticipare le sue mosse.

Ancora vessava in stato confusionale, il Fullmetal, e capì solo mangiare.

E ciò comprendeva una sola risposta.

“Okay…”

E Al tornò, cinque minuti dopo, una bella tazza di cioccolata fumante.

"Ecco qua!"

E sorrise, vedendo il suo viso riprendere un po' di colore.

“Ah, grazie mille!”

Ed la buttò giù velocemente, senza preoccuparsi di scottarsi la lingua (che comunque non si scottò, andando contro ogni legge fisica e della natura).

“Grazie…”, ripeté, porgendo la tazza vuoto ad Alphonse, “Ma tu chi sei?”

 

  
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