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Autore: _itsnickymine    04/11/2012    8 recensioni
“ha diciotto anni, Nicholas” disse Joseph guardandolo attentamente cercando di capire cosa passasse per la mente del fratello.
“e allora?” chiese il riccio interrogativo
“e allora hai già tuo figlio da crescere, non puoi perdere tempo dietro una ragazzina immatura che frequenta ancora il liceo”
“non la conosci” si difese il ragazzo
“Nick hai venticinque anni, un lavoro che ti richiede tempo e soprattutto un figlio di sei anni e mezzo da crescere solo! È vero meriti anche tu una donna al tuo fianco che ti sappia amare, che ti sappia amare veramente, ma questa donna di certo non sarà una ragazzina di diciotto anni!” disse il fratello
“..forse hai ragione”
“ho ragione, nessun forse” disse Joseph soddisfatto finendo di bere la sua birra.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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                                                                       'Do you believe in destiny?'




Capitolo 15.

 

“hey finalmente abbiamo l’onore di vedere la nostra rappresentante d’istituto”

Samantha sorrise ai ragazzi, entrando nel locale con Anne

“ciao Matthew” disse la mora sorridendo

“come stai? A scuola non ti vedo quasi mai e volevo parlarti di un progetto molto carino per il college” disse il ragazzo avvicinandosi a lei.

“sono davvero occupata Matt, devo studiare, occuparmi di tanti altri  progetti  e molte altre cose. Lascialo nel mio armadietto, magari se ho tempo lo leggo” disse la ragazza

Matt annuì sorridendo.

“dov’è James? Volevo fargli gli auguri” chiese la mora

“già” commentò Anne

“fuori il locale, sta fumando” ammise il ragazzo.

Samantha e Anne si diressero verso il retro del locale, dov’era James, il festeggiato.

“mi spieghi perché non hai messo quel meraviglioso vestitino che abbiamo comprato assieme?” chiese Anne sistemandosi i capelli.

Samantha infatti era scesa a compromessi con Nicholas, indossando un jeans stretto e un paio di tacchi con sopra una maglia con lo scollo a barca.

“non parliamone, guarda, sono stata tutta la giornata a litigare con Nick riguardo quello stupido vestito” disse la mora sospirando

“che?” chiese Anne stranita.

“mi ha praticamente vietato di indossarlo quando non sono con lui, cioè ora.” Ammise la mora con un enorme sorriso stampato sulle labbra.

“questa storia ti sta prendendo un po’ troppo. Ed è strano” ammise l’amica

“strano cosa?” chiese la mora
“andiamo? Siamo a New York, nel 2012. Dove si è visto che il ragazzo sceglie cosa deve indossare la ragazza?”

“è molto geloso” ammise sam

“ci sono molti modi per esprimere la gelosia, questa è ossessione e malattia mentale” disse Anne

“invece la sua è solo gelosia, lui è così e..non so, per quanto mi dia fastidio che lui mi comandi, mi piace. Mi piace che si interessi a me, a quello che faccio, a dove vado e con chi sono. Lo so, sembra un vecchio dell’ottocento ma è tremendamente figo quando lo fa e mi piace!”

“hei, non eri quella che odiava la gelosia? sei la stessa Samantha Edwards? La rappresentante d’istituto che come motto usa sempre: nessuno può metterci i piedi in testa e comandarci, scegliamo noi il nostro destino?” chiese Anne sarcastica

Samantha rise.

“tu..tu non puoi capirmi ancora Anne, ma spero che troverai una persona che ti faccia sentire esattamente come mi sento io quando sono con nick, che ti faccia provare le stesse cose. Sul serio, ho sempre pensato che l’amore delle favole non esistesse, che era tutta una montatura, che ero io la tipa strana e che sognava ancora il principe azzurro…. Ma sai forse, forse mi sbagliavo… L’amore delle favole esiste, dobbiamo crearcelo noi, dobbiamo affidarci al destino ma soprattutto crederci”

Anne le sorrise.

“vorrei tanto crederti” le disse Anne

Uscirono fuori e salutarono l’amico.

Passarono una serata tranquilla tra chiacchiere e balli. Era più o meno la mezza e Samantha decise di andare a casa

“hey Anne, io..io vado a casa, sono molto stanca” disse la mora ad Anne cercando di farsi capire, visto che la musica era molto alta.

“okay.. ti accompagno?” chiese l’amica

“no, prenderò un taxi, salutami gli altri” disse la mora mandando un bacio all’amica e andando a prendere la sua giacca.

Uscì dopo vari secondi e finalmente prese aria, non ce la faceva più a stare lì dentro. C’era troppa gente, faceva troppo caldo e la musica era assordante.

Cominciò a camminare ai lati della strada in cerca di un taxi ma dopo vari secondi una macchina si avvicinò a lei.

“hey bella, vuoi un passaggio?”

Un ragazzo che doveva avere più o meno vent’anni con uno stupido sorrisino stampato sul volto.

Sam stava per rispondere ma una macchina si mise affianco a quella del ragazzo, quella macchina le sembrava familiare.

“hai un secondo per andartene”  disse un riccio freddo.

Sam sorrise involontariamente. Che ci faceva Nicholas lì? A quell’ora?

Il ragazzo sfrecciò via, non facendoselo ripetere due volte.

“Sali” disse il riccio alla mora

Sam salì velocemente in macchina.

“che ci fai qui?” chiese la mora una volta chiuso lo sportello.

“tu cosa ci fai in giro a quest’ora? Ti rendi conto che se non c’ero io quello chissà cosa faceva? Ed inoltre ti sto chiamando dalle nove ma non mi hai mai risposto, ho fatto più o meno una quarantina di chiamate. Quando ti ho dato il permesso di andare alla festa, non intendevo anche il ‘non rispondere alle chiamate’”

Nicholas stava praticamente urlando. Ma che gli accadeva? Era davvero sconcertante come lui cambiava umore e modo di fare in meno di un minuto. A volte quando urlava, le face va persiono paura.

“io non sono tua figlia,  nick” urlò la ragazza “tu non mi hai dato nessun permesso, io faccio quello che mi pare okay? E poi .. avevo il cellulare in borsa e non l’ho sentito. Smettila di essere così ossessivo.”

“non sono ossessivo, tengo solamente a te a differenza di qualcun altro”

Sam lo guardò allibita

“s..stai insinuando che io non tengo a te? Ma quanti anni hai Nicholas? Quindici?” chiese la mora stizzita.

“sto insinuando quello che io credo” ammise il riccio

“sei uno stronzo” disse la mora aprendo lo sportello della macchina e scendendo

“dove cazzo vai? Non vedi che è pericoloso per le strade a quest’ora?” disse il riccio scendendo e raggiungendola, riuscendo a fermarla

“lasciami in pace, Nick. Okay? Con i tuoi stupidi modi e con la tua stupida bocca che dice cose insensate non andrai lontano”

“aspetta” le disse il ragazzo, prendendola per un braccio

“lasciami, prendo un taxi” disse la mora, liberandosi dalla presa del ragazzo e allontanandosi.

Salì sul primo taxi che passò, senza voltarsi.

Perché si comportava in quel modo? Solamente perché non aveva risposto al cellulare? Non era colpa sua se la musica era alta e non aveva sentito le chiamate.

Aprì la borsa prendendo il cellulare.

42 chiamate perse da Nicholas.

Wow, allora faceva sul serio.

 

 

 

 

“buongiorno tesoro, oggi rimani a pranzo con noi? È da una vita che non passi del tempo con me”

Il padre di Sam entrò in stanza, aprendo le finestre per far filtrare un po’ luce.

Sam si rigirò nel letto, sbadigliando e sedendosi meglio.

“t..tu sei sempre occupato con la tua nuova famiglia”

“e tu non sei mai a casa. Perché stai uscendo così tanto ultimamente?” chiese l’uomo

“ho tanto da fare” ammise la mora “che ore sono?” chiese poi.

“le undici e mezza ed è domenica” disse il padre ridendo credendo che la figlia si fosse dimenticata che giorno era.

Il cellulare di Sam cominciò a squillare. Era nel cassetto del comodino e lo aprì velocemente per vedere chi la chiamava.

Era Nicholas. Decise di non rispondere, così abbassò la suoneria e riposò il cellulare nel cassetto.

“chi era?” chiese il padre

“Anne” disse la mora, dicendo la prima persona che le passava per la mente.  “ma non ho voglia di parlarle” continuò

“avete litigato?” chiese l’uomo

“oh..no.. piccola discussione, ma non preoccuparti si risolve tutto. Ora devo studiare” disse la mora alzandosi dal letto

“d’accordo, se vuoi parlarne io sono qui. Okay? Ah e poi all’una e trenta mangiamo, vieni per favore” la pregò il padre

“okay, vengo” disse la mora.

Il padre uscì dalla camera e Sam cominciò a sbuffare.

Prese il cellulare e notò che Nicholas nella notte le aveva fatto più di venti chiamate. Wow lui e quelle chiamate non l’avrebbe finita più.

Per quanto gli piaceva Nick e per quanto fosse legata a lui, odiava quando si comportava in quel modo.

Amava la sua gelosia, ma quello era troppo.

E odiava quando metteva in dubbio quello che lei provava per lui.

Poteva amare e odiare allo stesso tempo alcuni comportamenti di una persona?

Nicholas era entrato così velocemente nella sua vita che non se n’era neanche resa conto. Era entrato nella sua vita e le aveva preso un pezzo di se, portandolo via da lei.

Il cellulare ricominciò a squillare, era sempre Nick.

Non aveva voglia di parlargli, se avesse risposto avrebbero ricominciato a litigare di nuovo e non aveva voglia di litigare con lui.

Odiava litigare con lui, non poteva essere tutto perfetto come quando l’aveva portata a cena fuori oppure quando le aveva fatto conoscere Nate?

Sospirò alzandosi dal letto e legandosi i capelli in uno coda molto larga.

Aveva molto da studiare per il giorno successivo e nel pomeriggio doveva anche andare al centro commerciale con Anne e Tracy.

Anne doveva comprare una borsa, Tracy un vestito per una festa e Sam aveva bisogno di un nuovo libro.

Cercò di studiare ma proprio non ci riusciva, aveva un pensiero fisso.

Nicholas.

Come poteva un semplice ragazzo averla presa così tanto? Ormai a Tyler non ci pensava nemmeno più.

Sospirò per la millesima volta. Prese il cellulare.

2 messaggi di Nicholas.

‘Possiamo vederci? Per favore.’

‘mi dispiace’

Si morse un labbro leggendo i due messaggi.

Perché Nick era così? Perché prima lanciava la pietra e poi se ne pentiva? Perché?

Non aveva mai conosciuto un ragazzo come Nick, così strano.

Lunatico, geloso, possessivo ma allo stesso tempo dolce, premuroso, divertente e così dannatamente perfetto.

Le arrivò un messaggio e lo lesse velocemente.

‘scendi, per favore, sono giù’

Era Nicholas, ovviamente.

Si avvicinò alla finestra e sbirciò senza farsi notare da chi era giù.

Notò la macchina di Nicholas parcheggiata di fronte la strada e lui appoggiato, come sempre, sullo sportello laterale con le mani in tasca e quel sorriso che a Sam piaceva tanto.

Sorrise e corse vero la cabina armadio.

Prendendo la prima cosa che le comparì davanti.

Corse in bagno lavandoci velocemente e indossò un paio di jeans ed una camicia azzurra e uscì dalla stanza.

“dove vai?” chiese il padre che era in salotto con la sua futura moglie.

“scendo un secondo, non preoccuparti ci sono per pranzo” disse la mora uscendo di casa.

Scese velocemente tutte le scale, quasi correndo e una volta arrivata al piano terra corse fuori.

Nicholas le sorrise e lei si avvicinò a lui.

“hey” le disse il riccio sorridendo

Samantha gli sorrise.

“dormito bene?” chiese Nicholas

“più o meno... uno schifo” ammise la mora “tu?” chiese

“lo stesso” disse il riccio

Sam annuì.

Perché quando si trovata davanti a lui era sempre in imbarazzo, balbettava e non riusciva a dire una parola? Perché Nicholas continuava a farle quell’effetto?

“mi dispiace, sam… I..Io ho un carattere davvero…davvero orrendo e forse… forse non ti merito nemmeno ma ormai ci sono troppo dentro.  Ti chiedo scusa se non sono come vorresti, il fatto è che non riesco ad essere nemmeno io come vorrei e..e mi ..mi dispiace. Il fatto è che q..quando si tratta di te, impazzisco. N..non so spiegarti cosa sia l’amore perché sul serio non ho mai creduto in questo genere di cose. So solo che appena dici ‘devo andare’, sento un groppo alla gola e mi inizi già a mancare.  Non ce la faccio a lasciarti andare, non ora, non domani e nemmeno tra qualche anno. Sono la tua palla al piede e non ti libererai di me così facilmente”

Paradiso ed inferno. Così era con nick.

Per trenta secondi ti ritrovavi in paradiso, gli altri trenta nell’inferno. Al centro dell’inferno.

 Sam gli sorrise.

“i..io non s..sono una persona che dimostra tutto quello che prova, sono fredda e distaccata, ho paura di fidarmi delle persone ed io..io proprio non ci riesco a dimostrarti quello che sento dentro ogni volta che mi guardi. Perché tu mi guardi sempre ed io non so se posso reggere il tuo sguardo tutte le volte, okay? Mi guardi profondamente, dritta negli occhi, guardi quello che faccio, q..quello che dico. D..Devi smetterla, okay? Smettila di guardarmi in quel modo perché io non posso respirare se lo fai e continui a farlo tutt’ora”

Nicholas continuava a guardarla sorridendo.

“non sai..q..quanto vorrei non guardarti più, ma non ci riesco. Cosa credi? Che lo faccia apposta? Ho venticinque anni, ho un figlio, un lavoro che mi richiede molte responsabilità. Tu mi fai perdere il controllo, mi rendi tutto impossibile e mi viene il mal di stomaco se penso che qualcuno prima di me ti abbia sfiorata. Cosa credi? Che perderei tempo dietro te se non fosse che provo qualcosa? Eh? I…Io sono uno stronzo, lo so… non mi è mai importato di niente e di nessuno se non di mio figlio e della sua felicità E .. E tutti lo sanno e ormai lo hanno accettato ma tu invece, tu…. Non..non lo hai mai pensato.. puoi far uscire fuori il meglio di me e contemporaneamente il peggio. Probabilmente quella di ieri sera sarà una delle migliaia sfuriate che farò e che ho fatto. Mi dispiace, sam. È che..che io non sono abituato a parlare, tengo tutto dentro. Io non..non sono stato sincero con te.”

“c..cosa?”

“non ti dico…tutto quello che penso… A me da anche fastidio che tu parla con il cameriere per dirgli cosa vuoi ordinare. Lo so, sembro un pazzo ossessivo appena uscito da un manicomio, non..non mi era mai successo, ma tu…dio… tu…sei …non ci sono parole per riuscire a descriverti.. non ci sono”

“s..sei…wow… hai detto che non sei abituato a parlare, che tieni tutto dentro.. ma ..ma non è vero… ogni v..volta che apri bocca..m..mi fai sentire amata, mi fai sentire bellissima, anche se..se non lo so, quando mi sfiori io…io perdo il controllo, nick per non parlare di quando mi guardi. Lì proprio cominciò a balbettare e a dire cose insensate, quindi smettila okay? Smetti di guardarmi”

“mm..okay.. guarderò le tue amiche o le mie colleghe” disse il riccio

“smetti anche di guardare loro, ti ho visto l’altra volta in ospedale come parlavi con quella biondina”

“sai che per me ci sei solo tu, non essere gelosa”

“io gelosa? Io?” chiese la mora scoppiando in una fragorosa risata “si”

Nicholas si avvicinò di più a lei.

“che fai? Mi baci? O rimaniamo qui fermi ancora per un po’?” chiese la mora per poi attirarlo a se e baciarlo copn tutta la forza che aveva dentro.

Loro erano così. Un minuto prima se ne dicevano di tutto i colori, un minuto dopo confessavano tutto quello che avevano dentro e l’altro minuto lo passavano a baciarsi.

 

 

 

Samantha si era completamente scordata della promessa fatta al padre, quella di restare a mangiare con la nuova famiglia.

Quando si trattava di Nicholas dimenticava tutto e non se l’era fatto ripetere due volte dal riccio infatti stavano proprio andando a casa di Nicholas.

Arrivarono nel palazzo di Nicholas e presero l’ascensore.

“sai una cosa?” chiese il riccio premendo il pulsante per portarlo al suo piano e voltandosi a guardarla.

“cosa?” chiese la mora

“n..non ho.. mai baciato in ascensore” disse il riccio prendendola per il polso e avvicinandola a se per poi  baciarla velocemente.

Samantha sorrise mentre la baciava, notò che c’era qualcosa di diverso in quel bacio. Sia in lei che in lui.

In lui c’era troppa ‘violenza’ se così si poteva dire, in lei c’era troppo un vortice di emozioni dentro.

Nicholas cominciò ad accarezzarle la gamba, per poi salire sempre più su e ad arrivare ai bottoni della camicia azzurra della ragazza.

A Sam cominciò a battere il cuore velocemente, tropo velocemente.

Aveva paura.

E se Nicholas se ne fosse accorto? Non voleva che lo sapesse. Sicuramente l’avrebbe lasciata.

Mentre si baciavano e mentre Samantha gli accarezzava i suoi ricci perfetti Nicholas cominciò a sbottonarle la camicia.

Samantha chiuse gli occhi fortemente.

E quasi le parve rivivere tutta la scena.

 

 

 

“sta tranquilla, baby.. non ti farà tanto male”

“l…lasc..lasciami..p..per favore”

Non le uscivano più le parole di bocca, non riusciva nemmeno più a respirare.

Perché era andata a quella stupida feste? Dov’erano le sue amiche adesso?

“a…aiuto” cercò di urlare ma non ci riuscì.

Le sue mani che continuavano a toccarla ovunque. Che schifo.

Le alzò il vestito, cominciando a toccarle le gambe.

Sam cominciò a piangere.

“che cazzo piangi?”

“la..lasciami, per favore”

“dai, ci divertiamo un po’” disse il ragazzo baciandole il collo e  toccando la sua femminilità abbassando le mutandine.

“n..non..non toccarmi…aiuto”

Le sue mani sempre più dentro. E le sue lacrime che non smettevano di bagnare il suo viso.

Le faceva del male anche se solo la baciava e la sfiorava. Che aveva fatto di male per meritarsi quello?

Serrò gli occhi pronta a provare quel dolore, ma non provò nulla anzi il suo peso sopra di lei era sparito.

Aprì gli occhi trovando il ragazzo che prima stava sopra di lei, ora era per terra che si toccava il labbro.

James. Suo cugino che a quel genere di feste se ne faceva tre, era lì e l’aveva salvata.

Sam scoppiò a piangere correndo fra le braccia del ragazzo.

“è tutto apposto, sam.. ci sono io, non..non è successo niente”

Continuò a piangere.

 




 Saaaaaaaaaaaalve bellissime.

Come state? io muy bien (?) Okay sto male, lo so u.u

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Grazie alle meravigliose persone che hanno recensito lo scorso capitolo, siete meraaavigliose, vi amo tanto asdfghjkjhgf.

Vi prego come sempre di lasciarmi qualche piccola recensione, per sapere cosa ne pensate.

PS. Una meravigliosa ragazza alias @heyjerryjonas mi ha fatto notare che nello scorso capitolo ho scritto che ben ten usa una pistola beh volevo....volevo dirvi che ben ten non usa pistole AHAHAHAHAHHAAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHHAHAHAHA vi giuro che non lo sapevo e quindi l'ho scritto HAHAHAHAHAHAHHA okay me ne vado, cià<3 

 

 

 

SPOILER.

 “portami via Nick, per favore” disse la mora stringendosi a lui, stringendo il suo viso nell’incavo della sua spalla.

“che succede, sam? Che è successo?” chiese Nicholas preoccupato accarezzandole la schiena.

“v..voglio a..andare via, ho..ho paura, ho paura, ho paura” continuava a ripetere Sam

“…d..di c..cosa hai paura? Parlami sam!” disse il riccio spazientito.

Che le succedeva?
Samantha cominciò a piangere, aveva il viso tutto bagnato.

“voglio andare via… voglio andare via” disse con un filo di voce

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