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Autore: shesapillow    04/11/2012    0 recensioni
Nessuno al mondo può capire veramente chi sa spingersi oltre al di là dell'immaginazione.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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Avere una certa paura sulle proprie emozioni, sull'esprimerle.
E' come se qualcuno ti stesse manipolando in modo malsano la mente. Come se volesse farti cambiare del tutto, come se volesse cambiare il tuo vero essere.
In verità è una storia complicata quella che cerco di capire da sempre.
Ha una strana logica il mio modo di pensare Può esser considerato strano.
'Strano' non è effettivamente un aggettivo, ma è questa la parola con cui mi si definisce.

In una panchina gelida, nei giorni freddi e cupi di inverno, mi sedetti.
Il tempo pioveva, la pioggia scendeva lentamente dalle nubi nere sopra di me che sembravano seguirmi, che quasi inquietavano.
Sentii i piedi che cominciavano a diventare freddi, quasi a congelarsi. Un leggero brivido mi sfiorò la pelle, quasi come piccoli fantasmi mi fossero passati attraverso il petto.
E' così adesso, tutto quello che sento. E' così, da quando non si fece più vivo.
Cominciai a non saper più come fare, per poter rimediare, per poter tornare indietro, per poter riportarlo indietro.
L'unica cosa rimanente da fare, era prendermela con me stessa per qualcosa, uno sbaglio commesso.
Ho sempre la netta sensazione di esser sempre io a sbagliare, per poi non poter riuscire mai a rimediare. E' di questo che rimprovero la mia vita. E' di questo quello che rimprovero: la mia vita è sbagliata.
Pioggia, solite nubi nere inquietanti: mi imbattei in essi. Avevo ormai smarrito il senso di orientamento. Quasi persa, non sapevo dove recarmi.
Mi sedetti sul primo marciapiede trovato in strada. Gente che passava, avanti e indietro.
Sola. Seduta li, senza qualcuno al mio fianco. Non mi ero quasi accorta una lacrima stesse cominciando a riempire il mio occhio, per poi cominciar a scender lentamente, rigandomi la guancia.
Errori, paure, ricordi: il motivo raffiorante delle mie lacrime.
Eccolo. La mano. La SUA mano, che mi tocca leggermente la spalla. Mi giro. Solito brutto scherzo allucinante della mente, che mi fa avere per l'ennesima volta l'allucinazione che lui era li accanto a me. Che era lì per me.
Lui. Qualcuno che non sono mai riuscita a capire. I suoi strani pensieri contorti ancora oggi mi tormentano, difficilmente comprensibili.
La verità è sempre stata una e solo una: sono io, che non ho mai avuto il coraggio di andare avanti, e dimenticare colui che facilmente poteva ritornare anche solo in un piccolo ricordo, racchiuso anche solo in una lacrima, o anche solo in una goccia di pioggia in quei giorni tristi e cupi.
Nebbia in un tratto di secondo. Non molto fitta. Offuscò tutto. Come se la tristezza penetrò velocemente i battiti che mi stavano tenendo in vita.
Il solo attraversarla, fece come per congelare una parte di me che sembravo di non essere a conoscenza.
Una ventata forte, scompiglio di capelli, mi ritrovai la faccia completamente coperta dai lunghi capelli.
Cessò il vento, i capelli smisero di andare contro la sua direzione.
Parve un uragano avesse distrutto tutto. Tutto quello che rimaneva del posto che tristemente amavo.
Ombra. Quell'ombra. Riflessa dalla luce mattutina nella strada deserta.
Sentii un distacco dentro di me. Allo stesso tempo il gelo e la tristezza che avevo sentito prima, stavano svanendo.
Mi porsi in avanti come se qualcuno mi avesse violentemente colpito alle spalle. Caddi a terra in ginocchio, con un senso di paura, forte inquietudine. Svanì tutto: tristezza, malinconia, paura, GELO. Rimase in vita la parte di me che la nebbia congelò all'oltrepassarla.
Accadde come un gesto di pura euforia.

- ale.





























  
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