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Autore: Nickie JR H    04/11/2012    2 recensioni
Quello stesso pomeriggio non so come, ma trovai la forza per rivivere ancora per una volta e raccontare ai ragazzi gli ultimi mesi e quella volta raccontai tutto. Ero cambiata da quando avevo perso quelle due persone troppo importanti per me. Ero cambiata, mi ero chiusa in me stessa, ero diventata aggressiva per la troppa rabbia che avevo dentro ma allo stesso tempo ero una ragazza distrutta da una perdita che lasciò un vuoto dentro, finchè non incontrai quei ragazzi che mi insegnarono di nuovo a vivere e che, piano piano senza fare rumore entrarono nella mia vita regalandomene un'altra piena di emozioni. E poi c'eralui, Harry. Quel ragazzo per cui persi letteralmente la testa e che mi diede la forza per andare avanti...finchè arrivò quella mattina in cui dovettero tornare a Londra, così come erano arrivati li vidi andare via.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre pensato che la musica fosse l’unica via di fuga dal dolore, dalla realtà che mi circonda, che anche solo per un attimo ti fa sentire un’altra persona, come se stessi vivendo un’altra vita. Dopo la  morte di mio padre per me non è più la stessa cosa, niente è più lo stesso da quel giorno.
All’età di quattro anni iniziai a suonare il piano, spinta da quella curiosità che accompagna tutti i bambini nei primi anni della loro infanzia, la stessa, che con il passare degli anni mi fece avvicinare sempre di più al mondo della musica, curiosità che nacque osservando e sentendo suonare ogni giorno mio padre, che per quanto mi riguarda, posso definire uno dei musicisti più fantastici che io abbia mai conosciuto. Fu proprio lui ad insegnarmi a suonare, dopo mesi e mesi passati seduta accanto a lui sullo sgabello ad osservare ogni minimo movimento di quelle sue dita lunghe ed affusolate con le quali sfiorava quei tasti bianchi e neri del pianoforte in sala, sul quale amavo sdraiarmi mentre suonava i suoi pezzi più belli. Per ogni tasto che mio padre toccava, riuscivo a percepire una leggerissima vibrazione seguita da un suono.
Se ne andò una mattina di Giungo quando ero al quinto anno di liceo, all’età di cinquantasette anni, lasciando una moglie ormai sfinita dalla lunga lotto contro il cancro del marito durata cinque mesi e cinque figli.
Dopo la sua morte abbandonai completamente la musica, coprì il piano con un lenzuolo bianco; non riuscivo neanche a guardarlo, mi chiusi in me stessa senza più uscire di casa, abbandonai gli studi, gli amici, tutto; ero diventata un’altra persona.
Se in qualche modo riuscimmo a superare e ad accettare la scomparsa di mio padre, fu grazie all’aiuto reciproco dei miei fratelli e sorelle, mio e di mia madre, ma credo comunque di non essermi mai ripresa completamente dopo la perdita di mio padre anche se dopo cinque mesi dalla sua morte, ripresi a suonare grazie sempre all’aiuto della mia famiglia e questa volta anche grazie a tre amici, che pian piano diventarono come fratelli per me.
Vivevamo in una cittadina poco distante da Londra, in Inghilterra, un posto in cui c’era davvero poco rispetto alla capitale inglese, ma che amavo perchè in fondo era la mia casa, dove ero nata e cresciuta. Ero la terza di cinque fratelli, gemella di Crhis più piccolo di quarantatre secondi, entrambi diciottenni alla morte di papà. Legati fin dal primo istante di vita, ma divisi dal giorno in cui decise di andarsene di casa, senza dire niente a nessuno e senza dare una spiegazione precisa; due mesi dopo che se ne andò mio padre se ne andò anche nostro fratello ma questa volta per sua volontà, forse perchè troppo debole per affrontare la realtà o forse perchè semplicemente voleva cambiare vita.
A volte mi fermo e mi chiedo come sia possibile che le cose possano cambiare da un giorno con l’altro; un minuto prima hai tutto nelle tue mani, quello dopo ti ritrovi vuota, abbandonata e sola.

Non vedo Chris ormai da quasi due mesi, nonostante le mille telefonate, lettere, messaggi, annunci...niente di niente, di mio fratello non ne ho più saputo niente da quella mattina, quando come sempre prima di scendere per fare colazione, mi alzavo e andavo in camera sua per saltargli addosso e svegliarlo e per fare a gara a chi arrivava prima. Quando aprì la porta di camera sua l’unica cosa che mi ritrovai davanti fu il suo letto vuoto ancora caldo dopo che ci aveva passato la notte; l’ultima cosa che mi venne in mente fu quella. Scesi per vedere se era già seduto a mangiare, ma non c’era. Feci il giro di tutta la casa: bagni, studio di mia madre, camera dei più piccoli, di Matty...niente! Non c’era da nessuna parte. Lo aspettammo tutto il giorno, quando dopo essermi risvegliata sul suo letto dopo aver passato tutto il pomeriggio in camera sua aspettando che tornasse, decisi di guardare nel suo armadio...vuoto! Come la sensazione che provai ritrovando davanti a quell’armadio svuotato di tutto, magliette, felpe, pantaloni, scarpe, non c’era più niente di suo tranne quelle poche cose che gli avevo visto indossare poche volte. Non corsi da mia madre a piangere, nè da nessun altro per dire ciò che avevo capito, l’unica cosa che mi venne di fare fu quella di chiudermi nel suo armadio, al buoi in silenzio, come facevamo quando eravamo piccoli; Lo usavamo per nasconderci da mamma o papà quando combinavamo qualche guaio, oppure come posto in cui mettersi quando giocavamo a nascondino con gli altri o anche solo come posto quando volevamo stare da soli, io e lui. Quel nascondiglio era solamente una delle tante cose che io e Chris conividevamo, ma da quel giorno diventò solamente mio.

  
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