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Autore: alix katlice    05/11/2012    5 recensioni
Venti canzoni.
Venti momenti di rabbia.
Venti momenti di odio.
Venti momenti di sangue.
Venti momenti di onore.
Ma anche venti momenti d'amore. Insomma: venti momenti di Cato e Clove.
Dall'ottavo Moment:
Io non ho paura di amare. Penso che sia una cosa da deboli, perché in amore ti devi affidare all’altra persona, completamente. Qual è il detto del nostro Centro di Addestramento?
Colpisci, ferisci, uccidi. Sii egoista, sii felice. –
- Tutti amano, Clove. Non puoi scappare. –
Riduco gli occhi a due fessure.
- Chi ha un cuore ama. Chi ha un cuore fatto solo per sanguinare, no. Noi, no.-
Dal quattorcidesimo Moment:
Chi credi di ingannare? Ormai è morta.
Morta.
Morta.
Risuona crudelmente questa parola, nella mia testa, nel mio petto, nel mio cuore: lo sta spezzando velocemente.
- Clove, ti prego, rimani con me! –
Le tappo il naso e immetto dalla bocca l’aria che non riesce a respirare.
Morta.
Le bacio le labbra che non possono baciare.
Morta.
Non reagisce.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove, Enobaria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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2-     Senza fiato (by Negramaro)
Consiglio di leggerla con sottofondo Senza fiato, dei Negramaro. (Un capolavoro, secondo me! Capitolo più lungo del precedente, buona lettura)


 
 
By Clove 
 
  
-         Clove, stai tenendo male il coltello. –
Con mia grande soddisfazione il coltello, il mio coltello, si conficca proprio nel cuore del manichino. Enobaria non ci sa fare con i coltelli.
- Dicevi? –
- Come non detto. Ricordati di venire presto domani, è il penultimo giorno d’addestramento prima della Mietitura. –
- Ci sarò. –
 
[Sono riva di un fiume in piena. Senza fine, mi copri e scopri come fossi un altalena]
 
Enobaria mi prende per un’idiota. Lo so che fra due giorni ci sarà la Mietitura, non aspetto altro: e sono pronta a partecipare ai Giochi. Tutti dicono che sono troppo piccola, che ho solo quindici anni, che sono troppo debole: ma non è vero.
Non comprendono appieno quanto io sia forte; pochi sanno che mi alleno da cinque anni per i Giochi. Pensano io sia come le altre ragazze-oche della mia età, sempre a parlare di moda o ragazzi; io non sono così. Non capiscono quanto mi piaccia uccidere, veder scorrere il sangue del nemico.
 
[Come fossi niente: come fossi acqua dentro acqua]
 
-         Hey. –
Qualcuno mi fa sussultare. La voce viene da dietro di me: chi può essere così idiota da far sussultare qualcuno che ha un coltello in mano?
-         Ciao Cato.-
Ecco la risposta all’arcano mistero.
-         Lo so il mio nome, Clove. –
Visto? Questa ne è la dimostrazione.
-         Te lo ripeto perché penso tu sia così stupido da non ricordarti il tuo nome per più di due secondi di seguito, Cato.
-         Ok, afferrato il concetto. Ma ora parliamo di cose serie. Ho sentito che vuoi offrirti come volontaria. –
E ora chi ha fatto la spia? Non doveva saperlo nessuno, ed io l’ho detto solo a…
- Enobaria. –
Dice il nome della mia addestratrice come se potesse leggermi nella mente. Io ed Enobaria faremo i conti domani. Riesco a sentire la tensione che c’è nell’ aria, sta diventando sempre più palpabile.
-         E allora, cosa vuoi? Non venirmi a dire che sono troppo piccola o cose del genere. –
-         Perché non dovrei dirtelo, se è vero? E comunque non sono qui per questo. –
-         E allora cosa vuoi comunicarmi, di grazia? –
-         Che non penso che l’Arena sia un luogo per ragazzine isteriche come te. E che mi offrirò come volontario. –
 
[Mi travolge, mi sconvolgi, poi mi asciughi e scappi via. Tu ritorni poi mi bagno,  ti riasciughi e torni mia.]
 
Un secondo. Ci metto un secondo per sbatterlo al muro e puntargli il coltello alla gola. La sua espressione cambia, da divertita… rimane divertita? Incredibile, penso sia l’unico che mi conosca realmente, sangue e coltelli in allegato, e non ha paura di me. Salto la parte sulla “Ragazzina isterica”, si vede che mi ha visto piangere l’altro giorno, e passo al secondo punto.
-         Non giocare alla grande, bimba. Non ne sei capace. –
-         Perché vuoi offrirti volontario? –
Un lampo inquietante gli trapassa gli occhi da parte a parte.
-         Non sei la sola a sognare la gloria. –
-         E quindi ti aspetti che mi faccia da parte? Non lo farò, tanto.-
-         Pensaci bene prima di offrirti. Sei forte, puoi uccidere tutti gli altri tributi, ma io sono più forte di te. –
 
[Dentro esplodi, fuori bruci, ti consumi e scappi via. Mi annerisci, ti rialzi, mi consumi e torni mia.]

La mia rabbia si fa più consistente. Lui è più forte di me!? Sono io quella che punta il coltello sul collo dell’altro. Proprio per dimostrarglielo, il mio coltello passa velocemente dalla sua gola, alla sua guancia. Poi, tiro una linea dritta dove ho poggiato il coltello, proprio sotto l’occhio. Gocce di sangue iniziano  a scendere dal taglio, lente. Le raccolgo con un dito e glielo passo sulle labbra. Per vari secondi lo fisso negli occhi: devo dire che hanno un bel colore. Un’ altra goccia scende sul suo collo e raccolgo anche quella, con il mignolo. Con lo stesso dito, bagnato di sangue risfioro delle labbra, ma sono le mie. Poi gli sorrido, sperando di sembrare una squilibrata mentale, e faccio un passo indietro. Molto probabilmente non sono riuscita ad ottenere l’effetto desiderato, perché non mi guarda terrorizzato: sembra solo stupito. Un’ improvvisa rabbia mi assale e tiro il coltello che ho in mano, proprio accanto alla sua testa, conficcandolo nel legno.
-         Non vedo l’ora di entrare nell’arena con te. Sarai il primo che ucciderò, al contrario delle tue aspettative: è una promessa. Suggellata con il sangue. –
Dico, ammiccando verso le sue labbra. Poi, dandogli le spalle, me ne vado.

 
 
Sono sul mio letto, a pensare all’unica persona che riesce a darmi di volta al cervello: Cato.
Una parte di me vorrebbe solo strangolare a mani nude quell’idiota strafottente, mentre l’altra vorrebbe solo assaporare quelle labbra che mi fanno tanto penare. Non che mi piaccia Cato, però. Lo conosco da troppo tempo, da quando sono entrata all’accademia. Il sonno sta arrivando e l’ultimo pensiero concreto che riesco a formulare è questo: Clove non ama, non ha mai amato e non amerà mai. Perché Clove non può amare: non è capace.
Cato non si offrirà: è troppo codardo, anche se fa credere alla gente il contrario.
[Resto senza fiato.]

 

Spazio autrice:
Ta da!
Secondo Moment. Cosa ne pensate? Ho dovuto farlo tutto dal punto di vista di Clove, perché era trooooppo lungo sennò. Ringrazio chi ha letto, recensito, etc…
Dunque, passiamo al moment.
Clove ha dei momenti si e dei momenti no: qui è abbastanza sana di mente. Clove pensa realmente che Cato non si offrirà, o almeno cerca di convincersene. Ma prima di questo, perché Clove ha questo attaccamento che ancora non capisce, a Cato? Questo lo scopriremo dopo la morte di Cato, dove ci saranno dei flashback. E ora passiamo allo Spoiler!
 
 
 
 
 
Spoiler moment 3
 
Viene chiamato e si avvicina al palco. Ma, cosa… è Cato. Cato!
Il mio cuore si ferma.
Sempre che io ce l’abbia.

 
 
CONTINUA….
  
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