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Autore: The Cactus Incident    05/11/2012    2 recensioni
Il mio spettacolo era arrivato al termine, il sipario si abbassava e le luci si spegnevano, tingendosi di un applauso rosso scarlatto.
[...]
L’ascia si sollevò, pronta a calare senza esitazioni, ma il sibilo della lama che vibrava nell’aria fu interrotto, quando un verso infernale squarciò l’innaturale silenzio che per quella giornata aveva riempito Asgard.
[Daenerys Targaryen -Il torno di Spade]
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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dany chapter 5


Edd arrivò con entrambe le mani occupate da qualcosa dall’aspetto pesante e avvolta in un telo scuro.
“Lord Senna, la sua sella è pronta” disse affaticato. Gli feci segno di poggiarla sulla staccionata.
Mi avvicinai e tolsi di mezzo il pezzo di stoffa, cominciando ad osservare attentamente la sella.
Era di cuoio nero, sovrapposto più volte e unito con diverse cuciture, molto semplice, con alcune bordature in bronzo nella parte di dietro, avanti, dove si trovava un grosso maniglione per rimanere aggrappati e ai lati delle staffe.
Era un drago, non un cavallo, non c’erano né briglie né morso, Rhaegal le avrebbe ingoiate senza problemi.
La sella abbracciava il drago alla base del collo e girava attorno ad entrambe le zampe anteriori, incrociandosi sul petto, dove venivano fissati i finimenti.
Mi bastò pensare intensamente il nome di Rhaegal e in pochi secondi mi stava di fianco.
-Che succede?- chiese incuriosito, dietro la mia spalla.
-La tua sella personale. Che ne dici di provarla?- Pensai. Già Edd mi credeva completamente pazzo, meglio non accrescere la sua convinzione, se non volevo problemi. Fino a quando non avessi capito come liberarmi dei bracciali, Alfheimr era un luogo abbastanza sicuro.
-Certo!- Poco mancava che cominciasse a scodinzolare.
“Bene, allora sta fermo e te la metto”
La sollevai e devo pensare di essere decisamente più forte di Edd.
Il ragazzo mentre portava la sella dava tutta l’impressione di qualcosa di decisamente pesante, mentre io sollevai la sella senza troppi sforzi.
Sistemai la sella e agganciai tutti i finimenti.
-Allora, come mi sta?- chiese Rhaegal mettendosi in posa, come a volersi far ammirare per bene.
-Alla perfezione. Sei comodo?-
-Certo- disse sistemandosi meglio. Feci un mezzo sorriso, salii in sella e Rhaegal spiccò il volo sorvolando i cieli di Alfheimr che conosceva bene.
-Allora, comodo?- chiese divertito.
“Molto” il vento mi sferzava il viso e gli occhi quasi mi lacrimavano.
-Reggiti forte, Loki-
“Perc.. oooooh!” non riuscii a finire di parlare che il drago stava facendo una piroetta in aria. Strinsi maggiormente le gambe attorno al suo collo e mi abbassai quasi completamente sul drago.
-Tutto bene? Lo stomaco è a posto?- chiese divertito. Sperava di vedermi in difficoltà o cosa?
“Non sono mica nato ieri, Rhaegal, ho volato su cose ben più pericolose…. E veloci” sapevo di spronarlo, difatti emise un verso scettico.
-Più veloci, eh? Vediamo subito-
Aumentò di colpo la velocità, venni strattonato indietro e i piedi scivolarono dalle staffe, non riuscendo a fermare le risate.
Rimasi aggrappato alla sella dal maniglione, il corpo in balia dell’aria e Rhaegal rise divertito.
-Troppo veloce, principe?- Non gliel’avrei data vinta. Riuscii a piantare i piedi sulla sua schiena e tirandomi con le braccia, riuscii a rimettere i piedi nelle staffe senza che decelerasse.
Fu emozionante e in quegli attimi non c’era nessun passato di morte, tradimenti e distruzione o dolore che potesse spezzarmi.
L’adrenalina pompava frenetica nelle mie vene e mentre mulinava in aria, la forza centrifuga era tale da non riuscire a separarmi nemmeno dalla sella.  La sua figura creava un cerchio quasi perfetto, con la lunga coda a qualche palmo dal suo muso.
Poi improvvisamente spezzava il cerchio e puntava in picchiata verso il basso, virando pericolosamente quando mancavano pochi metri all’impatto.
-Tu mi ucciderai di questo passo- pensai divertito.
-Ci hanno provato in molti, eppure sei ancora qui- disse col suo tono sarcastico e perennemente divertito, canzonario. Se l’avesse detto qualunque essere, bipede o altro, l’avrei ucciso. Rhaegal, stava almeno due gradini sopra tutti gli altri.
-Dovrebbe essere una battuta?-
-Qualcosa di simile- disse tranquillo.
-Bene, non fa ridere- pensai, anche se continuavo ad avere un mezzo sorrisetto.
-Va bene, come vuoi. Comunque, non pensi che dovresti imparare a combattere?- Con chi credeva di parlare?
-Sembrerò ripetitivo, ma non sono nato ieri. So combattere e anche bene-
-Questo lo so, Loki, parlavo di combattere in volo-
-Oh, in che consisterebbe?-
-Di riuscire a combattere su di me. Talvolta alcuni cavalieri molto in sintonia con i propri draghi riuscivano a combattere anche dalla punta della loro coda-
-Va bene, ti chiedo solo di non fare piroette, intesi?-
-Certo- Mi girai sedendomi al contrario sulla sella e con un balzo vi piantai i piedi. Se dovevo imparare a combattervi, per prima cosa dovevo riuscire a camminarvi sopra, no?
Provai a tirarmi sopra, ma per tutta risposta quasi scivolai.
-Lascia stare, non voglio che tu muoia- pensò e sbruffai.
-Ci hanno provato in troppi per riuscirci tu, fammi provare- risposi citando la sua battuta poco felice.
Chiusi gli occhi e mi concentrai. Sentivo il respiro di Rhaegal, il battito delle sue ali e il ronzio insistente del vento che provava inutilmente a coprire il rumore umido e caldo dei suoi battiti cardiaci.
Aprii gli occhi e cautamente riprovai.
-Per favore, non abbassare la coda, altrimenti scivolo di sotto-
-Se abbasso la coda non posso volare diritto-
-Un motivo in più per non farlo-
Riuscii ad arrivare fino alla schiena, in piedi anche se non propriamente diritto.
Tornai indietro e mi rimisi in sella, tirando un sospiro di sollievo.
-Beh, oserei dire di essere piuttosto bravo- pensai convinto, le mani sui fianchi, mentre guardavo il panorama circostante. Il mondo da lì aveva un aspetto ancora più…. Dominabile, se possibile.
-Non mi esprimo, sei già egocentrico di tuo, non voglio metterci anche il mio- pensò Rhaegal, sempre divertito.
-Il ché vuol dire che mi hai trovato fantastico-
-Adesso non esageriamo, non hai visto cosa Madre riesce a fare in sella a Drogon-
-E’ il suo preferito?-
-No, solo quello con cui si trova più in sintonia e il più simile al suo marito defunto-
-Non doveva essere esattamente simpatico- commentai e Rhaegal emise un verso divertito.
-Detto da te-
-Il tuo sarcasmo inizia ad innervosirmi-
-Anche tu innervosisci, è uno dei tuoi passatempi preferiti, eppure sei qui-
-Ringrazia tua madre e Drogon, altrimenti la mia testa sarebbe rotolata al suolo già da parecchio-
Non mi disse nient’altro, la sua mente rimase tranquilla per tutto il tempo.
Quando atterrò nuovamente nel cortile del castello, le mie gambe erano leggermente intorpidite e tendevo a camminare in modo ridicolo. Mi ci vollero diversi minuti per riprendermi, durante i quali arrivò anche Daenerys, mentre provavo a ridare un senso ai miei capelli.
“Allora, Edd mi ha detto che la sella era pronta”
“Si, infatti, è perfetta e anche Rhaegal è soddisfatto”
-Sicuro- commentò lui trotterellando allegro. E questo era una delle creature tanto letali di cui si parlava in numerose leggende?
Oh, Bene.
-Parli sempre in modo così banale?- commentai senza nemmeno voltarmi.
-Se permetti non ho mai fatto dizione, né letto un libro-
-Dobbiamo trovare un modo per rimediare- Rhegal alzò gli occhi la cielo e Daenerys sorrise. Mi avvicinai al drago e gli tolsi i finimenti per poi portarli nella rimessa dove tenevano tutte le selle.
Non che mettessi il mio drago al livello dei cavalli di Alfheimr, ma portarla su nelle stanze di Daenerys mi sembrava scomodo.
“Ti senti bene?” Mi chiese la donna, leggermente stranita e scrollai le spalle.
“Alla grande, perché?” Dannazione, di nuovo l’influenza di Rahegal che si faceva sentire. ‘Alla grande’?, per l’occhio di Odino.
“Mi sembri abbastanza….. sconvolto” Aggrottai le sopracciglia e lei afferrò uno scudo che qualcuno aveva lasciato lì. Era ben lucidato, il ché rendeva possibile scorgere la mia figura.
Devo ammettere che stentai abbastanza a riconoscermi.
I miei capelli sempre perfettamente in ordine erano parecchio scombinati e gli occhi rossi dilatati all’inverosimile e lucidi. Un sorriso strano sulle labbra. Sembrava una sorta di incrocio fra uno spasmo muscolare e una crisi isterica.
Sfruttando il riflesso sistemai alla meno peggio i capelli e ridiedi un contegno al mio sguardo.
“Eh-ehm…. L’ebbrezza del volo” dissi tornando al mio aspetto gelido e austero. Daenerys annuì leggermente scettica mentre rimetteva lo scudo al suo posto.
“Capisco….. sappi che manca poco per servire la cena” La cena? Quanto tempo avevamo passato fuori?
“Si, arrivo subito” sistemai per bene i finimenti, salii nelle camere di Daenerys e dopo un rapido bagno, mi vestii con abiti puliti e mi sedetti a tavola, davanti alla donna.
“Cominci a divertirti parecchio con Rhaegal?” chiese dopo un po’.
“E’ una creatura estremamente interessante…. e sarcastica, molto” risposi aggirando la sua domanda.
“Davvero?” chiese, gli occhi che le brillavano.
“Si, continua a fare battute rivolte a me” dissi distrattamente mentre mangiavo un boccone di carne.
Rimasi a lungo a guardare il vuoto, poi mi tornò alla mente una cosa che aveva detto Rhaegal.
“Mi ha detto anche che sei un ottima cavaliera, soprattutto quando si tratta di cavalcare Drogon”
“Oh, si. Molto dipende dall’intesa col drago e Drogon è quello con cui l’intesa è più forte”
“Oggi abbiamo fatto anche un paio di tentativi, con Rhaegal. Avrebbero potuto concludersi in tragedia, ma è andata piuttosto bene” trattenne a stento una risata. Chissà quali immagini assurde le stava mostrando la sua mente.
“All’inizio non è mai semplice, ma con l’esercizio si impara”
“Lo spero bene” sospirai, trattenendo a stento un sorriso e finendo la cena in silenzio.
Una volta a letto, contemplai a lungo il mio elmo, a qualche metro di distanza, poggiato nel punto esatto dove l’avevo trovato.
Dopo qualche minuto fisso su di esso, mi stesi fra le coperte sperando in un sogno tranquillo e ristoratore.
Ma non fui abbastanza fortunato.
Ero su Jotunheim e la battaglia era nel suo apice di dolore e grida. Gli Jotun erano tanti, ma la gloriosa e brillante armata di Asgard continuava a combattere e macinare vittime su vittime.
Avevo combattuto così tante battaglie al fianco di quello che, all’epoca, reputavo mio fratello, eppure nella più gloriosa io non c’ero. E nemmeno lui.
Il mio era un punto di vista esterno. Mi muovevo pigramente nella battaglia, spostandomi da un posto all’altro, osservando gli Asgardiani combattere o mi spostavo tranquillo nei resti del castello, guardandolo con attenzione.
Quasi nulla era rimasto di un probabile antico e tetro splendore. Mi addentrai maggiormente e da lì i suoi della battaglia arrivavano sempre più ovattati.
Tanto da non riuscir a coprire un pianto disperato.
“Forza, andiamo via, ti mostrerò io come fare….” Era una vocina sottile e delicata, ma sicura, mentre il pianto continuava.
“No! Mio padre ha detto di aspettare qui!” se possibile, la voce spezzata dai singhiozzi era ancora più flebile e sottile, tremolante, mentre rispondeva al suo piccolo interlocutore.
“Sei uno stupido! Moriremo!” continuò la voce sicura.
“Non moriremo, mi fido di lui!” ribatté l’altro, la frase spezzata da più singhiozzi.
“Hanno già ucciso la mia famiglia, io vado via e se tu non vuoi venire…. Pregherò per te” sentii uno schioccare  di labbra e poi dei passetti veloci e leggeri.
Mi sporsi verso il muro dietro il quale erano nascosti, giusto in tempo per vedere la figura di una bionda bambina Jotun che correva via.
L’altro bambino, che continuava a piangere, era un maschio e se ne stava raggomitolato in un angolo con le mani premute sulle orecchie mentre il pianto continuava a spezzargli il respiro. Avrà avuto al massimo quattro o cinque anni e i capelli neri si sparpagliavano disordinatamente sulla fronte blu e rigata.
Non era uno Jotun comune, era un insolito bambino con una folta chioma e dei sentimenti.
Come me, molti anni fa.
Un ulteriore passo da parte mia smosse alcune pietre e il bambino sobbalzò, poi mi guardò spalancando gli occhi.
“Papà!” La mia mente ebbe un attimo di esitazione, ma il mio corpo si mosse deciso e sicuro verso il bambino e m’inginocchiai davanti a lui, prendendo le sue mani nelle mie.
Fu a quel punto che notai il colore delle mie mani. Blu. Un blu intenso e rigato, con unghie della stessa tonalità.
“Papà io ho paura” le mie mani si poggiarono sulle spalle del bambino in una presa delicata ma forte.
“Non temere, adesso sono qui io” era la mia voce, ma quello non ero io. La mia mente osservava la scena allibita, ma il mio corpo era di tutt’altro avviso.
Il bambino stava annuendo, un leggero accenno di sorriso sul viso delicato, mentre la mia mano spazzava via le lacrime dalle sue guance, quando tornò indietro la bambina.
“Non ti lascerò qui, a costo di trascin….” S’interruppe quando i suoi occhi m’incrociarono.
Era di un biondo pallido e la chioma leggera arrivava fino alla schiena, la stessa pelle blu rigata di azzurro e occhi di un rosso brace, di almeno un paio d’anni di più grande rispetto al bambino.
Mi guardò con gli occhi sgranati e poi gridò.
Mentre il suo grido ancora rimbombava, il mio punto di vista cambiò e diventò quello del bambino.
Una figura arrivò alle spalle di quello che sentivo, con tutto me stesso, essere mio padre.
La bambina mi guardò disperata ma io non riuscivo a muovermi.
Lo vedevo in controluce, ma la sagoma era maestosa e potente e intravedevo una folta chioma biondo grano. Mio padre, il mio vecchio punto di vista, si voltò, fronteggiando il nuovo arrivato, ma non ebbe modo di esprimersi che una lancia dorata gli trafisse lo sterno, schizzando il suo sangue ovunque e non un fiato proruppe dalle mie labbra.
La maestosa figura bionda avanzò verso di me e mi osservò, mentre tremante provavo a guardarlo, ma era in controluce, tutto il davanti completamente in ombra.
L’alzò il braccio nel cui pugno scintillò l’arma con cui aveva ucciso mio padre e sembrava calare inesorabilmente verso di me,  mentre la bambina al mio fianco gridò, ancora.
“Lokiiiiiiiiiii!”
E in preda alle mie, di grida, mi svegliai di soprassalto, completamente sudato e ansante.
Mi ritrovai seduto e tremante, mentre provavo a distinguere la realtà dal sogno.
Rimasi ad ansimare parecchi attimi, la testa fra le mani, mentre ancora provavo a riprendermi.
Il respiro ancora non si era regolarizzato, quando la tendina della mia camera fu scossa da un fruscio e sobbalzai.
Era Daenerys, i capelli sciolti e l’aspetto preoccupato.
Dopo averla riconosciuta tornai a provare a regolarizzare battito e respiro mentre le mie mani ancora tremavano.
“Ti ho sentito gridare”
“Sto bene, va via” la mia voce era spezzata e irriconoscibile, molto più simile a quella del bambino di quanto non avrei mai creduto.
Ignorando la mia richiesta rimase lì, immobile.
Non si scompose nemmeno quando mi resi conto che dai miei occhi scendevano copiose lacrime da chissà quanto che arrivavano a rigarmi il collo e scendevano fino al petto, confondendosi, nella loro discesa, col sudore che m’imperlava.
Mi passai una mano fra i capelli e provai a impormi contegno. Provai in tutti i modi, come ero sempre riuscito a fare, ma sembrava tutto inutile.
Più m’imponevo di calmarmi, più il tremore aumentava e forzando i respiri provando a tenerli su un ritmo più regolare, non facevo altro che spezzarli in singhiozzi claustrofobici e soffocanti.
Alzai il viso dalle mani e trovai Daenerys che si era avvicinata al letto, senza preavviso.
Volevo scacciarla, era quello che avrei voluto fare, eppure non riuscivo nemmeno a prende un respiro decente.
Si sedette sul bordo del letto e si sistemò la vestaglia da camera.
Posò delicatamente le mani sui miei polsi e da lì scivolarono sulle mie mani, forzando appena la presa ferrea che artigliava i miei capelli e sciogliendola.
Le sua mani erano caldissime, bollenti avrei osato dire, proprio come le mie erano perennemente gelide, come tutto il mio corpo.
Avvolte in quel calore inusuale, dopo diversi minuti smisero di tremare.
La stanza era piombata nel silenzio più completo essendo anche riuscito a  regolarizzare il mio respiro usando il suo come traccia.
“Sei bollente” emisi in una sorta di verso spezzato, dopo un po’.
“E tu sei gelido” alzai lo guardo verso di lei e le lanciai un’occhiata triste.
“Sono un gigante i ghiaccio”
“E io una di fuoco, sarà per questo, non credi?” non dissi altro, rimanendo in silenzio, mentre l’incubo nella mia mente continuava ad avere immagini e contorni sbiaditi, ma sensazioni troppo reali.
Le sue mani scivolarono sulle mie spalle.
“Ti senti meglio?” chiese quasi premurosamente e io voltai il viso di lato, rifiutandomi di rispondere. “Bene, converrà che torni a dormire, il peggio è passato” rispose per me.
La guardai appena e lei esercitò una leggera pressione sulla mia spalla.
Mi stesi sotto quel tocco, continuando a guardarla negli occhi e la sua mano scivolò fra i miei capelli.
“Dormi bene” sussurrò tranquilla, lisciando una ciocca dei miei capelli fra le dita.
Si alzò e stava per uscire dalla tendina quando parlai.
“Ti ho chiaramente detto che una volta libero, ti ucciderò e sostanzialmente sono un tuo prigioniero. Eppure sei corsa qui e hai aspettato che mi calmassi per via di un incubo. Perché?”
“Posso notare che la tua lingua non ha perso la sua scioltezza nemmeno in questi momenti. Buon segno. Notte principe Loki” si limitò a dire prima di uscire.
Aveva i capelli sciolti, era la prima volta che li vedevo così. Non avrei creduto fossero tanto lunghi.
Rimasi ancora qualche secondo ad osservare i fili della tendina che oscillavano leggermente, dopo di ché, senza rendermene conto, scivolai nuovamente nel sonno, stavolta senza incubi.

Sif P.O.V.
Era molto tardi, eppure non riuscivo a dormire. La stanchezza che avrebbe dovuto atterrarmi appena scivolata sotto le lenzuola sembrava sparita nel nulla così mi arresi ad uscire sul terrazzo.
Mi ero appena poggiata al parapetto, quando udii un singhiozzo provenire da un balcone più in alto rispetto al mio.
Mi sporsi per guardare e riconobbi subito la chioma bionda di Lady Sigyn.
Provai a chiamarla e dopo diversi tentativi si accorse di me, facendomi un cenno della mano.
Provai a chiederle a gesti cosa fosse successo ma la distanza m’impedì di sentire.
Le feci segno di aspettare e mi guardai un momento le gambe. Indossavo una vestaglia troppo lunga per permettermi di saltare fino al balcone di fianco al mio e da lì arrampicarmi a quello superiore e alzare finalmente su quello a cui era affacciata Sigyn.
Afferrai il lembo della veste e vi feci un nodo che mi scopriva le gambe da metà coscia, permettendomi comunque di muovermi liberamente.
Sistemato quel piccolo inconveniente, non fu difficile saltare da un balcone all’altro.
Sigyn al solito mi guardava stupefatta, ma per me non era un esercizio così strabiliante quello che avevo appena fatto.
“Buona sera, Lady” salutai gentilmente, seduta sul parapetto. Sollevai le gambe e le portai all’interno, rimanendo comunque seduta.
Lei si avvicinò timidamente e fece un cenno della testa.
“Cosa succede?” chiesi premurosa. Detestavo vederla in quelle condizioni.
“Ho ricevuto un messaggio da mio padre in cui dice che verrà a farmi visita”
“E non dovrebbe essere una lieta notizia?” chiesi inarcando un sopracciglio. La visita di un familiare dovrebbe sempre essere lieta. Sempre se la tua famiglia non ti ha ripudiato come nel mio caso, certo.
“No, visto che il mio promesso sposo doveva essere messo alla gogna e che adesso è disperso chissà dove nei nove regni”
“Sempre se è ancora, nei nove regni” bofonchiai fra i denti e lei mi guardò stranita.
“Come?”
“Nulla, constatazioni su Loki. Dicevi?”
“Mio padre sarà qui fra un mese e se verrà a sapere di sir Hodur, mi obbligherà a sposarlo. Lui probabilmente lo vedrà come l’unica mia occasione per trovare un posto a palazzo, magari fra le dame della Regina. Oppure Hodur stesso potrebbe farsi avanti e chiedere la mia mano. Mio padre non se lo farà chiedere due volte, ma io non voglio passare la mia vita con quel barbaro!” esclamò spaventata.
Potevo capirla, io che passavo la vita al fianco di quei barbari. Potevano anche essere i combattenti più leali che mai si fossero visti, ma averne uno come marito doveva equivalere a una condanna ben peggiore della gogna.
Mi avvicinai e le asciugai la guancia.
“Sigyn, calmati, non avverrà, troveremo un modo per evitare che Hodur si faccia avanti con tuo padre. Piuttosto, hai più parlato con Lord Bragi? Mi è sembrato di vederlo interessato a trovar moglie, ultimamente” provai a spronarla e un leggero sorriso le dipinse le labbra.
“Si, abbiamo avuto qualche conversazione ed è stato molto gentile e premuroso nei miei conforti” strinsi le mani sulle sue spalle e sorrisi.
“Forza, allora non tutto è perduto, l’importante è che capisca che sei la donna perfetta che ogni Lord vorrebbe, prima dell’arrivo di tuo padre. Bragi è sveglio, non ti lascerà sfuggire” dissi sorridendole. Rimase un po’ in silenzio, sembrando rincuorata dalla mia frase. Era un bene, al momento Sigyn rappresentava la stragrande maggioranza delle mie amicizie femminili.
“E tu Lady Sif?” rimasi un attimo spiazzata, cono comprendendo cosa volesse dire.
“Io cosa?”
“Non cerchi un marito?” chiese innocentemente. Risi distrattamente.
“Mia cara Sigyn, sono troppo giovane per sposarmi e ho ancora troppe battaglie da combattere prima di decidere per il riposo dovuto ad un figlio. Io sono una guerriera, non una Lady, mi pare di avertelo già detto” spiegai tranquilla e lei annuì.
“Si certo, ma non c’è nessun con cui passeresti volentieri il resto della tua vita?” mi strinsi leggermente nelle spalle. Sigyn era così ingenua. Non poteva immaginare quante e quali cose della vita io avessi visto che lei non poteva neanche immaginare. Quali orrori e quali gioie in cui di solito le donne vengono considerate superflue.
“Beh…. una volta credevo di essere innamorata di Thor” Sigyn si coprì la bocca.
“Il principe? davvero?” Squittì eccitata. Dovevo capire che Thor era la fantasia di più di mezza Asgard, per ragioni più che ovvie.
“Si insomma, in battaglia si finisce a combattere spalla a spalla, a stare a contatto per settimane, talvolta per mesi, negli accampamenti….. Si cominciano a fraintendere gesti gentili e quant’altro. E anche lui in effetti era abbastanza interessato, ma la cosa non ha mai avuto un seguito”
Tralasciai una parte della storia per cui Sigyn sarebbe anche potuta svenire, fatta di notti roventi che la maggior parte delle donne di Asgard non vedrà mai e mi persi ad osservare la sua reazione.
Le guance si erano leggermente colorate di rosa e continuava a sghignazzare.
Un sorriso dipinse le mie labbra mentre la osservavo. Era così pura e gentile che mi faceva tenerezza.
Mi sollevai dal parapetto. La superavo di almeno una spanna.
“Forza MyLady, converrà che tu vada a dormire. E’ davvero molto tardi e una Lady come lei dovrebbe dormire già da molte ore” fece un’altra risatina, coprendosi la bocca e io sorrisi divertita. Le scostai una ciocca di capelli e le lasciai un bacio sui capelli.
“Vedi di avvicinarti di più a Bragi, va bene? E adesso devo andare. Buonanotte Sigyn”
“Buona notte Lady Sif” Dopo un mezzo inchino, salii sul parapetto e con eleganza mi tuffai nel vuoto, afferrando all’ultimo momento il parapetto del balcone un piano più in basso, sotto a quello vicino al balcone su cui Sigyn ancora mi osservava.
Camminai con non curanza attraversando suddetto balcone e mi tuffai su quello delle mie stanze per poi scivolare sotto le coperte e sprofondare in un sonno profondo.




Salve! :D
Sono una reietta, non mi faccio vedere da almeno tre settimane, se non mi sbaglio v.v
Sono stata impegnata, perdonatemi DDD:
Sto anche aggiornando di fretta, difatti non ho dato un’ultima rilettura al capitolo, spero non ci siano incongruenze o troppi strafalcioni grammaticali DD:
Sono un essere ignobile, lo so, me lo ricordano spesso in molti
Ci terrei a ringraziate Efy, _Lenalee_ (complimenti per il nome) e Logan Way, che ha letto questa storia anche se odia le het (meno male che non odi me <3 ), per le recensioni allo scorso capitolo :D
Ho il terrore di non aver saputo descrivere bene la sella. Se per caso voleste qualche immagine, come già successo mi affido al film Eragon QUI c’è un’immagine del drago sellato e QUI una col cavaliere (che però cavalca all’amazzone, non so perchè o.o non ho trovato qualcosa di meglio, lo ammetto)
Alla prossima! :D (che arriverà la settimana prossima, lo prometto)
The Cactus Incident
  
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