-devo dirti una cosa anche io, hope.- mi si gelò il sangue.
-dimmi- chiesi ormai rassegnata, guardando il pavimento.
-ti amo, hope.- alzai il viso e guardai i suoi occhi, erano lucidi.
-ti amo anche io, justin.- dissi buttandomi tra le sue braccia.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Sto camminando in quel corridoio bianco e spoglio, di quel maledetto ospedale, quel maledetto ospedale che odio. Molte persone, o meglio medici e infermieri, corrono nella mia stanza scontrandosi verso di me, ma loro nemmeno lo sanno. Passo d'avanti alle altre stanze, che hanno le porte socchiuse e riesco a vedere i pazienti circondati dall'amore e dall'affetto che i propri cari sanno dargli.
-piacere, il mio nome è justin. tu come ti chiami?- mi chiese un ragazzo sui 18, porgendomi la sua mano.
-il mio nome è hope, piacere mio.- dico stringendogli la mano.
-chiamerò così mia figlia.- disse ridendo e sedendosi accanto a me.
-mia mamma mi ha chiamata così perchè quando stavo nascendo, stavo per morire.- dissi con un falso sorriso.
-oh..- non sapeva cosa dire.
Sorrido ripensando alla prima volta che ci siamo incontrati. Continuo a camminare con i piedi nudi su quel pavimento freddo e bianco, anche questo. Leggo i numeri scritti accanto alle porte 123, 124, 125, 126, 127. Il sette è un pò cancellato, guardo dentro la stanza, nessuno si accorge della mia presenza. C'è una donna nel lettino con accanto un bimbo di 4 o 5 anni, forse, e suo marito. una bella famiglia, mi fanno tanta tenerezza. Esco e continuo a camminare, vedo degli infermieri che corrono portando una barella, ma non vedo dove vanno.
-ho paura, justin.- dissi stringendolo.
-non ti farò male, te lo prometto.- disse passando la sua lingua nell'incavo del mio collo.
Entrò in me con una delicatezza che nessun'altro avrebbe avuto, ma gemetti lo stesso. Strinsi la sua schiena e gliela graffiai, lui pian piano iniziava a velocizzare i suoi movimenti e io gemevo ancora. Avvicinò le sue labbra alle mie facendomele assaporare ancora una volta, e poi infilò la sua lingua nella mia bocca muovendola violentemente: eravamo una cosa sola.
Arrossisco leggermente e mi sposto una ciocca di capelli dal viso. Continuo a camminare, ancora e ancora: quel corridoio mi sembra infinito. Ogni singola camera di quel corridoio, è piena. c'è così tanta gente che sta male, perchè? Continuo a camminare e qualcun'altro mi viene addosso, ci sono tantissimi medici che continuano a correre.
-justin devo dirti una cosa importante!- dissi facendolo sedere di fronte a me.
-mi preoccupi, piccola.- disse perplesso.
-tranquillo, non è qualcosa di brutto.. credo.- dissi guardando il pavimento, lui mi alzò il viso e mi baciò e continuò a farlo per non so quanto altro tempo, sapevo solo che io lo amavo sempre di più.
-sono incinta, justin.- sussurrai sulle sue labbra. si allontanò, sembrava scioccato.
-c-cosa?- balbettò.
-io, io.. justin ti prego non-
-è mio, vero?- chiese mentre fissava qualcosa di indefinito.
-certo, di chi altro potrebbe essere?!- chiesi ironica.
-devo dirti una cosa anche io, hope.- mi si gelò il sangue.
-dimmi- chiesi ormai rassegnata, guardando il pavimento.
-ti amo, hope.- alzai il viso e guardai i suoi occhi, erano lucidi.
-ti amo anche io, justin.- dissi buttandomi tra le sue braccia.
-vuoi sposarmi?- rimasi senza parole.
-si, si, si. mille volte si, justin.-
Mi voltai e iniziai a correre, mentre le lacrime sul mio viso scendevano e arrivavano salate sulle mie labbra. Non potevo andarmene, dovevo lottare per me, per justin e per quella piccolissima bimba che era nata appena 3 ore prima. Correvo, correvo come non avevo mai fatto, ma la mia camera sembrava sempre più lontana, sempre di più, sempre di più.
-la stiamo perdendo, la stiamo perdendo!- sento i medici urlare, sento i pianti di mia mamma e di justin e anche quelli di nostra figlia. -sono quì, sto bene!- urlo, ma non mi sentono. -dottore faccia qualcosa!- sento justin. -amore non piangere, non piangere che sei bellissimo!- perchè non mi sentono? Mi sdraio sul lettino dove c'è il mio corpo che piano piano, sta morendo. E' come se ci rientrassi, stringo la mano di justin e lui si avvicina a me. Le sue lacrime cadono calde sul mio viso. -non lasciami hope, non lasciarmi! ti prego- -signore deve allontanarsi.- -ti prego hope, non puoi lasciarci. dobbiamo sposarci, hope!- dice mettendomi la bambina affianco. Non posso farlo, non posso lasciarli, non posso lasciare la mia ragione di vita. -lasciami andare, justin. e se dovessi morire, ricordati che ti amo e che amo anche questa bellissima creatura.- riesco a dire stampandogli un bacio sulle labbra. -ti amo anche io, hope. lo sento gridare piangendo, mentre mi portano via.