Papà
per un giorno
Una brusca
frenata lo avvisò dell’arrivo. Senza perdere
neanche un secondo sporse la testa
fuori: decine e decine di giostre, musica che rendeva
l’atmosfera festosa,
bambini accompagnati dai genitori che correvano eccitati di qua e di
là con gli
occhi colmi di meraviglia, come i suoi in quel momento. Chiuse la porta
catapultandosi nella stanza del bambino, impaziente di andare a
divertirsi.
“Matthew!
Siamo
arrivati!”, rimase di stucco trovandosi di fronte ad un
bimbetto alto poco più
di un metro.
“Dov’è
finito Matthew? E tu chi sei?” come diavolo ci era entrato un
bambino nel suo
Tardis?!
“Io
sono
Matthew!”, il Dottore strabuzzò gli occhi.
“Non
è
possibile! Tu sei un bambino di quattro anni che sa già
parlare! Matthew è in
quella fase del infanzia dove l’unica cosa che sa fare bene
è: mangiare,
dormire e riempire pannolini! Com’è possibile
che…?” si bloccò sbiancando
improvvisamente.
Quattro
anni…lui aveva impostato il Tardis quattro anni nel futuro,
ma non era mai
successo che i viaggi nel tempo influissero
sull’età fisica di una persona. Un
dubbio improvviso lo assalì, e se quella stanza in legno
era, per così dire,
esterna al Tardis e la sua protezione temporale lì non
avesse avuto alcun
effetto? Era l’unico modo per spiegare quella spiacevole
situazione e la più
logica.
“Gran
brutta situazione, ma non ha importanza, ci penseremo più
tardi. Adesso è il
momento di andare a divertirsi!”, il bambino lo
guardò con aria interrogativa.
“Ma
la
mamma non ti aveva raccomandato di non farmi entrare nel Tardis, per
nessuna
ragione al mondo?”, gli occhi del Dottore iniziarono a
brillare
dall’eccitazione.
“Wow
sei un
fenomeno! Hai un linguaggio e un lessico già strutturati,
nulla a che vedere
con gli altri umani della tua età. Si vede che sei figlio di
tua madre, per
quanto riguarda tuo padre…beh… . Comunque avevi
promesso che avresti mantenuto
il segreto e, se proprio vuoi, possiamo tornare in quel noioso paese,
in quella
noiosa casa, a fare cose noiose e lasciare perdere la gita a
Disneyland…”. Al
sentir nominare il parco divertimenti l’animo del bambino si
riscosse e la
stessa euforia scatenatasi nel Dottore, ora si stava impossessando
anche di
Matthew.
Il bambino
iniziò a tempestarlo di domande, ma il Dottore lo
zittì e, prendendolo per
mano, lo condusse fuori dal Tardis. Matthew, rimasto a bocca aperta,
iniziò a
spostare lo sguardo in ogni direzione per assaporare ogni istante di
quel
magico posto.
Al Dottore
sembrò di ritornare indietro negli anni, al primo viaggio
che fecero lui e Amy.
La ragazza era rimasta meravigliata, come suo figlio, dallo splendore
dei
luoghi incantati dove l’aveva condotta il Dottore. Ora che lo
vedeva cresciuto
non si sorprese di vederlo tanto simile alla piccola Amelia Pond: gli
stessi
occhi, le stesse lentiggini sulle gote, lo stesso visetto tondo e
paffuto. Il
particolare che lo sorprese furono i capelli del bambino. Non erano
rossi e
lisci come quelli della madre, neanche biondicci e crespi come quelli
di Rory,
ma di un castano scuro leggermente mossi e morbidi, forse un gene
appartenente
a qualche vecchia generazione… .
“Dottore
sbrigati!” iniziò a tirargli il lembo della
giacca, costringendolo ad uscire
dai suoi profondi pensieri e ad avviarsi verso l’entrata
principale.
File e file
di persone aspettavano con impazienza il loro turno alla cassa, ma
ASPETTARE
era un verbo che non compariva nel dizionario personale del Dottore.
Perciò,
mostrando alle persone il suo speciale documento
d’identità, saltò la fila e
spiaccicandolo sul vetro della cassa, spiegò con fare
professionale:“Centro
della sicurezza per i divertimenti dei più piccoli.
Desidererei entrare, con il
mio fidato assistente, per controllare l’efficienza
lavorativa e la sicurezza
delle vostre giostre”.
La cassiera
non osò controbattere a tanta magnificenza,
azionò il cancello d’entrata che si
spalancò, permettendo a quei due strani individui di entrare
nel magico mondo
dei divertimenti.
“Wow!
Sei
davvero forte Dottore! Da grande vorrei diventare proprio come
te!”, l’uomo
rise prendendo il bimbo sulle spalle.
“E io
Matthew vorrei essere giovane e arzillo come te! Mah chissà
che nella mia
prossima rigenerazione non sarà possibile…?
Allora da dove cominciamo??”, il
bambino indicò una casa diroccata, con le finestre sporche
di manate rosse.
“Uh!
La
casa dei migliori assassini della storia! Sei sicuro di non avere
paura?”
“Pfff!
Dottore….sono figlio di Amelia Pond!”, il Dottore
scoppiò a ridere.
“Non
pensavo che un adulto come te potesse avere tanta paura di una giostra
così…”
il Dottore, con le gambe strette al petto, iniziò a
dondolarsi terrorizzato
sulla panchina al di fuori della casa, mentre il bambino si sforzava di
non
mettersi a ridere.
“Dottore
era tutto finto! Non serviva che ti mettessi ad urlare in quel modo
minacciando
Jack lo Squartatore con il cacciavite sonico…”,
l’uomo era terrorizzato.
Mai avrebbe
pensato che la mente umana potesse essere tanto sadica e crudele.
La sua anima
pacifista ne era rimasta profondamente turbata.
Il piccolo
Matthew, invece, sembrava essersi divertito e più di una
volta l’aveva sentito
mettersi a ridere di fronte al pericolo.
Umani!
“Sarà
meglio che la prossima giostra la scelga tu”, il Dottore
annuì poco convinto.
Le tazze
rotanti.
Matthew non
riusciva a credere
che un uomo del
calibro del Dottore potesse divertirsi su delle giostre da bambini.
Quando
glielo fece notare l’uomo non dissentì, ma
spiegò semplicemente che gli
ricordavano il Tardis quando faceva le bizze.
Poi fu la
volta dei trenini che attraversavano il bosco fatato. Quando un
inserviente tentò
di dissuaderlo dal salire, perché adulto, il Dottore si era
messo a sbraitare e
ad appellarsi al diritto di uguaglianza. Non ci fu nulla da fare. Si
posizionò
ai primi posti, iniziando a fare declamazioni quali “Oh!
Guarda quello!”,
“Fantastico! Quella specie aliena non l’ho ancora
incontrata nei miei viaggi!”.
Tra i due, Matthew era il più maturo, ma vedere il Dottore
così felice ed
entusiasta, rendeva il suo piccolo cuoricino colmo di gioia e speranza
che
quella giornata non finisse MAI.
Nel parco
c’erano molte famiglie. Vedere tutti quei bambini, assieme ai
genitori che si
prendevano premurosamente cura di loro, velò
l’umore di Matthew di una leggera
tristezza e nostalgia.
Cosa che
non passò inosservata al Dottore, che capì subito
qual era la radice del
problema e voleva, come suo solito, porvi rimedio.
“Ehi
Matthew! Ti và dello zucchero filato?”, il bambino
non aveva la più pallida
idea di cosa fosse lo zucchero filato, ma intuì che fosse
una cosa piacevole
dal tono del Dottore.
Annuì,
cercando di sembrare felice, ma quando un bambino della sua
età, a mano con il
padre, gli passarono davanti, la malinconia prese il sopravvento.
Poi accadde
qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
Il Dottore,
uomo che molto raramente si faceva prendere dal sentimentalismo, gli
prese la
manina, stringendola delicatamente tra le sue dita forti mentre gli
sorrideva
rassicurante.
Il viso del
bambino si illuminò di gioia e il Dottore sapeva che nessuna
stella, o
galassia, era bella quanto quel sorriso.
Entrambi
scoprirono
di odiare lo zucchero filato, sputacchiandolo adosso alla gente che li
circondava e beccandosi non poche minacce.
Quindi si
diressero verso uno dei tanti ristorantini del parco e quando un
cameriere gli
si avvicinò per prendere le ordinazioni, il Dottore diede
prova della sua
ineguagliabilità.
“Vorrei
dei
bastoncini di pesce e
una scodella piena
di crema”, il cameriere era perplesso
“Signore,
se posso vorrei consigliarle un hamburger o un piatto di patatine
fritte…”
“Non
mi dirà
che non avete un po’ di bastoncini di pesce e della
crema!?!”
“Certo
signore, come desidera!”.
Matthew era
perplesso quanto il cameriere, lui non aveva intenzione di mangiare
QUELLA
ROBA! Il Dottore lo rassicurò,
“Vedrai
che
ti piaceranno , ne sono certo! Niente è meglio dei
bastoncini di pesce in crema
e…dei farfallini! Sono due cose estremamente
fighe!”.
Il bambino
tentennava, si portava davanti alla bocca il bastoncino ricoperto di
crema, ma
non trovava il coraggio per addentarlo. Il Dottore, invece, ne divorava
uno
dietro l’altro, non preoccupandosi neanche di pulirsi il viso
impasticciato di
crema.
“Dai
coraggio! Sono deliziosi!” sbiascicò a bocca piena
sputacchiando pezzi di cibo
su tutta la tovaglia bianca.
Un respiro
profondo e se lo cacciò tutto in bocca, aspettando
chissà quale sapore
schifoso. Ma rimase sorpreso. Non aveva un sapore così
forte, anzi, era
addirittura buono!
“Allora
come ti sembra?”
“Mi
piace!”.
Il Dottore
sorrise compiaciuto, quel bambino gli piaceva proprio, sarebbe potuto
diventare
un ottimo compagno di viaggio se solo Amelia Pond non fosse stata sua
madre.
Amelia.
Pond. Per poco non si soffocò. E ora come avrebbe spiegato
l’improvvisa
crescita di suo figlio?! L’avrebbe ammazzato, ne era certo!
Tanto valeva pensarci
quando fosse stato il momento e continuare a godersi quella bellissima
giornata. Erano anni che non si divertiva così.
In quello
preciso istante, qualche migliaia di anni luce di distanza,
un’astronave aliena
si avvicinava alla Terra, non ben intenzionata.
Un grande
schermo nella sala di controllo della nave mostrava
l’immagine del Dottore
mentre si abbuffava, imitato da Matthew.
“Soggetto
identificato”, una serie di informazioni iniziarono a
scorrere su un secondo
schermo.
Un uomo si
fermò, fissando l’immagine, mentre un lampo
d’odio scorreva nei suoi occhi.
“E
così è
lui…l’ultimo Signore del
Tempo…sarà un piacere eliminarlo” si
girò verso la
schiera di macchine, “Terminatelo!”.
Una serie
di voci metalliche si unirono in coro, “Terminare soggetto!
Terminare Signore
del Tempo”.
-CONTINUA-
-Eccomi!-
Ci addentriamo
così nella vicenda, con il Dottore che combina uno dei suoi
soliti disastri e
la fantastica gita a Disneyland! ^_^ Nubi oscure si scorgono
all’orizzonte, chi
sarà l’uomo misterioso che vuole la morte del
Signore del Tempo? E,
soprattutto, perché vuole la sua morte?
Caro
lettore lo scoprirai nel prossimo capitolo! ;D
Ti
ringrazio per aver continuato a leggere la mia storia e spero vivamente
che ti
sia piaciuta! Apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o
altro,
perciò non trattenerti dal fare anche una piccola recensione
(“anche una piccola
cosa può cambiare il mondo”), le accetto
volentieri!
Grazie
mille per il sostegno! Ciao alla prossimaaa! :D