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Autore: FairySweet    05/11/2012    1 recensioni
Un figlio che non vuoi, la consapevolezza di dover scegliere e solo quella dannata paura a mangiarsi viva la razionalità ...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cristina Yang
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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dentro di te                                          Non è stata colpa Tua





Gran bella idea portarla fino a lì e ora? Come avrebbe fatto ad evitarle altre lacrime? Come le avrebbe spiegato che quel piccolo corpicino pieno di tubi e cerotti in realtà era il suo bambino, lo stesso esserino che per sette mesi e mezzo era rimasto al sicuro sotto al suo cuore ”D’accordo” sussurrò inginocchiandosi davanti a lei “Promettimi solo che continuerai a respirare, che starai tranquilla e che se ti dovessi sentire male ti lascerai aiutare” gli occhi persi sul suo viso, su quello sguardo lontano che faceva più male di una coltellata in pieno petto “Cristina tu ...” “Sto bene” un debole sorriso a rassicurarlo “Perché non dovrei? In fondo, mi hai solo tenuta lontano da lui per tre giorni, se moriva che differenza poteva fare?” un brivido gelido a paralizzarlo mentre si alzava da quella sedia, tremava, era debole e probabilmente sfinita da quella distanza che lui le aveva imposto.

Un respiro profondo prima di aprire la porta e poi il cuore a martellare violento nel petto.
Davanti a lei solo quell’incubatrice illuminata dalle luci blu della lampada ultravioletta e il suo bambino, così piccolo, così indifeso e solo, lontano da lei e da tutto quello che fino ad ora aveva conosciuto.
Si sfiorò le labbra trattenendo il respiro, solo pochi passi a separarla da lui ma quant’era difficile convincere il cervello a fare quello stupido movimento “Stai bene?” domandò preoccupato Owen sfiorandole il viso “Cristina” la sentì tremare, ritrarsi da quel tocco delicato “È così piccolo” posò una mano sul vetro gelido dell’incubatrice, quel debole contatto la costrinse a sorridere, il suo bambino era lì davanti a lei, era vivo e lottava per lei, per restare con la sua mamma.
Il visino nascosto dalla maschera protettiva e tutti quei tubi ad avvolgerlo “Starai bene amore mio” sussurrò trattenendo le lacrime “Vedrai che starai bene”  ... Mammina sei tu? ...  “Passerà presto Julian, ti porterò via da qui te lo prometto” gli sfiorò una manina cercando di ignorare quei maledetti giramenti di testa.
Owen accanto a lei, le braccia abbandonate lungo i fianchi e gli occhi persi su di loro, unici gioielli che il suo cuore avrebbe chiuso a chiave nei ricordi  ... Papà diceva che saresti venuta, sono bravo mamma vedi? Sto respirando. È difficile e fa male però lo sto facendo per te, perché le promesse si devono mantenere se no poi ci sono tante punizioni brutte e io non voglio vedere le cose brutte, voglio solo vedere la mia mamma ...  i suoi ricordi, attimi che per anni aveva sognato e che ora, dopo tanto tempo aveva davanti agli occhi.
Era doloroso, così doloroso da togliere il respiro eppure, quello non era uno di quei sogni che tormentavano le sue notti, quella non era una donna diversa, quella era sua moglie, una ragazza forte e testarda e ostinata che d’improvviso, sembrava così simile a quel piccolo corpicino nascosto dai tubi da spaventarlo.
“Ho parlato con Mike mezz’ora fa ...” sussurrò avvicinandosi a lei “ ... è più forte rispetto a ieri e inizia a prendere peso. L’emorragia si sta riassorbendo, lentamente, molto più lentamente di quanto vorremo ma ci sta provando” “Era troppo piccolo” una lacrima a scendere insolente sul suo viso “Era troppo piccolo per nascere subito, potevo tenerlo ancora qualche giorno e invece ...” “No, ehi, guardami” esclamò afferrandola per le spalle “Non è stata colpa tua, non hai sbagliato” ma quegli occhi pieni di lacrime lo massacravano “Non sarebbe cambiato niente, doveva succedere tesoro e va bene così. Julian è forte, sta lottando ti prego, non lasciarti andare” un debole sorriso a spaccare quel pianto gelido poi il viso nascosto sul suo petto e il calore di un corpo che per mesi aveva sognato.
La strinse a sé ringraziando Dio per avergli restituito metà del suo cuore “Ce la farà, ce la faremo” gli occhi persi sul suo bambino mentre i singhiozzi di sua moglie si spegnevano lentamente nel silenzio.
  
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