Erano le tre e mezzo di notte, quando mi svegliai bruscamente. Avevo un certo languorino e una strana voglia di gelato. Quindi mi alzai dal letto, cercando di non far rumore, per non svegliare i miei e mi avviai verso la cucina. Mentre frugavo nel frigo, un ombra mi si avvicinò facendomi sobbalzare a terra.
- Zitta! Così sveglierai tutti! - era Duncan - che cavolo ci fai a quest’ora della notte in piedi? - mi disse quasi preoccupato.
- Tu che ci fai qui? - dissi azzittendolo per un attimo.
- Ehm…avevo voglia di un gelato!
- Nel mio frigo? - chiesi stupita.
- Beh…al cioccolato li abbiamo finiti, e voi ne avete a quantità industriali e non volevo svegliare i tuoi - disse un po’ imbarazzato.
- Beh, siamo in due! - dissi ridendo.
- Davvero? T-ti sei svegliata per mangiare un… gelato?
- Beh…ecco io…SI! Avevo voglia di gelato, che c’è di strano, ne hai voglia anche tu! - dissi duramente, ma sapevo che mi ero appena fatta una figuraccia - non c’è un balcone, una terrazza? - dissi per cambiare discorso.
- Ehm…si, ora ti faccio vedere - disse con tono gentile, facendomi da guida - lo vedi? Qua c’è una porta-finestra che si può aprire e… - Clock! fece la serratura della porta - Voilà! Ecco a te il balcone!
Uscii da quella porta-finestra e rimasi ammaliata dal panorama che si poteva godere da lì: la Luna che si rifletteva sul mare blu, stelle che splendevano in cielo e una calma assoluta che governava città.
- Beh, ecco qui  - mi disse Duncan, girandosi dall’altra parte, segno che se ne stava per andare.
- Aspetta! - lo presi per un polso, ma lo lascia quando si girò di nuovo - Chiacchieriamo?
- E di cosa? - disse porgendomi uno sgabello.
- Non, so… - presi lo sgabello e mi sedetti - perché oggi eri così nervoso?
- E’ una storia lunga - Duncan prese un altro sgabello per se e vi sedette - non so se la vuoi sentire.
- La notte è ancora lunga, no? - detto ciò iniziò a parlare. Gli mancava la Germania, il suo paese natale, e poi mi parlò di quando si incontrò con Gwendolin, una sua connazionale. Da quel giorno, pensava solo a lei, ma non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo. I suoi non la presero molto bene, dato che lei era una Dark e che avrebbe rovinato ancora di più il suo carattere, già fin troppo ribelle. Così, iniziarono ad andare un anno si e un anno no in Germania, così che lui la dimenticasse. Cosa, che però, non accadde. Restammo a guardare il cielo per almeno un’ora. Mi espressi anch’io. Gli dissi della mia vita da sfigata in completa solitudine e incomprensione da parte dei miei genitori. Di quanto odiassi l’odore dei croissant alla mattina, di quanto amavo suonare il violino e da quanto non parlavo più con qualcuno.
Fu una nottata magnifica, non solo perché io ero riuscita a parlare con qualcuno che mi ascoltasse, ma anche per il fatto che anche Duncan ci riuscii. Capimmo che eravamo due incompresi.
- Beh, si è fatto tardi, no? - dissi.
- E' stato bello parlare con te Courtney.
- Lo stesso vale per me! - arrossi un po' e poi ritirai lo sgabello. Mi avviai verso l'uscita - beh, buonanotte!
- Notte! - uscii anche lui.

☆☆☆☆☆

La mattina seguente, mia madre mi svegliò cantando una canzone che, ovviamente, odiavo.
- Forza! Svegliati Courtney! Oggi si prevede una giornata molto impegnativa!
Mi buttai per terra dal letto.
- Ma, Courtney! Alzati immediatamente! - mi disse smettendo di saltellare come un cerbiatto - Oggi andremo a vedere dei monumenti artistici spagnoli!
- ...e allora? - dissi con la faccia nella ciabatta.
- Allora ti devi alzare...e fatti una doccia, che sai di cioccolato!
Mi alzai da per terra e mi infilai la prima cosa che trovai, ovvero il costume. Uscii dalla stanza e mio padre mi guardò malissimo.
- Courtney! Ma è questo il modo di uscire dalla stanza? I-in costume? E se ti avesse visto Duncan? - mi disse mio padre sbalordito dal mio comportamento.
- E allora? Che vedi!
Mio padre si infuriò e andò in cucina, intrattenendo i genitori. Io mi intrufolai nel bagno e mi feci una doccia veloce. Dopo di che, mi misi una gonna azzurra, una maglia sbracciata bianca, mi pettinai e uscii dal bagno. Appena uscita, avevo tutti che mi guardavano male: mio padre erta fuori di se, mia madre anche e i genitori di Duncan mi guardavano storti.
- Beh? Che c'è? - dissi.
- Ehm...ti va un pancake? - mi disse Clè per cambiare discorso.
Mi sedetti a tavola e feci colazione, ascoltando il programma che era in serbo per oggi:
; ore 10:00 - visita al museo di arte moderna
; ore 11:00 - visita ai monumenti spagnoli più famosi
; ore 12:00 - pranzo
; ore 14:00 - visita al palazzo reale
; ore 16:00 - visita al teatro cittadino
; ore 18:00 - rientro a casa.
Quando finimmo tutti di mangiare, nessuno disse una parola e uscimmo dal palazzo. Duncan mi si avvicinò.
- Come mai così scorbutica sta mattina?
- Bah, niente di che...non ho digerito il gelato - ridemmo insieme; mio padre se ne accorse, ed era fuori di se, ma mamma lo tranquillizzò con la tipica frase Sono ragazzi, lasciali stare! 
Così trascorremmo tutta la giornata a visitare musei, palazzi, teatri...ma passò rapidamente! Perchè chiaccherammo tutto il tempo! Arrivati a casa, cenammo insieme e poi verso le 22:00, ognuno andò nei suoi alloggi.


Finalmente sono riuscita ad aggiungere questo capitolo! Come vedete, Duncan e Courtney iniziano a conoscersi, ma questo è nulla in confronto a ciò che succederà! Beh, spero che vi sia piaciuto, perchè il prossimi capitoli saranno ancora più coinvolgenti!!
Buona lettura, Betta