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Autore: LouisDePointeDuLac    05/11/2012    7 recensioni
La convivenza, si sa, è una delle prove più ardue che ci si possa trovare ad affrontare.
Sopratutto con certi soggetti. O con i loro amici. O i loro problematici ed ingombranti drammi esistenziali che vanno a sommarsi a quelli personali, dando vita a risvolti imprevisti e non sempre graditi.
Perché la vita è un cubo di Rubik: molteplici facce, combinazioni, conseguenze e frustrazioni derivanti da ogni singola tessera e i suoi movimenti.
Dove non bisogna stare attenti all'introvabile soluzione, ma a ciò che accade nel mezzo della ricerca.
Sopratutto, a quali tiri mancini il dannatissimo cubo tenta di tirarti.
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Wait And Bleed

 
 
 
 


Buongiorno, mondo normale in una giornata normale.
E’ bello rivederti dopo il fine settimana allucinante a cui siamo sopravvissuti, ancora non so bene come.
Se credevate che il concludersi della festa di Aldebaran avrebbe tenuto a bada, almeno per un po’, i nostri pochi neuroni funzionanti, avete capito male.
Mai sottovalutare un “dopo”.

Tralasciamo il fatto che accompagnare metà della gente ubriaca a casa quando stai morendo di sonno…non è simpatico. Sorvoliamo anche sullo strano sogno che ho fatto, in cui Death Mask declamava, palesemente sotto l’effetto di pesanti alcolici, tutte le tesi d’Aprile di Lenin…in lingua originale. Brandendo l’archetto di Ioria come un direttore d’orchestra.

Promemoria: chiedere delucidazioni a Doko circa gli ingredienti della mia pizza.
Ad ogni modo, accantonando questi dettagli, il quadro del famoso “giorno dopo” non migliora. Svegliarsi alle nove e un quarto del sabato è già di per sé una blasfemia, soprattutto nel mio caso (vanto un record personale di dodici ore di sonno ininterrotto). Trovare sul cellulare messaggi di dubbio significato è stato un ulteriore indizio di un’anormalità inquietante.
Uno, alle 3.30, di Saga: “Ma che diamine sta succedendo lì?!”.
E un altro, circa un’ora e mezza dopo, di Camus: “Scusa”.
Teniamo conto del fatto che le ultime immagini registrate nella mia mente circa la serata precedente fossero Hyoga che minacciava di addormentare Seiya con un destro, Shun trascinato in stanza da Nemes, Shiryu che tentava di autogestirsi e Castalia che scaricava Lili sul suo letto tra i vari “sono un bellissimo unicorno!”, frase che la mia coinquilina è andata ripetendo fino al sopraggiungere dell’arresto operativo del proprio cervello.
Inutile dire che Marin si è poi dileguata ad operazione completata.
Da qui ho un buco di memoria, perché ho finito con l’addormentarmi, probabilmente troppo fiduciosa nei confronti del domani.
Immaginate quindi la mia sorpresa nello svegliarmi, trovare quei messaggi, il letto di Elle vuoto e le lenzuola assenti.
Stavo cercando di formulare delle ipotesi, quando si è svegliata Lili. Dopo averle riferito i primi tasselli del puzzle, di comune accordo ci siamo alzate e siamo andate in avanscoperta per constatare le conseguenze della serata.
Non l’avessimo mai fatto!
Nel tragitto che abbiamo percorso per arrivare in cucina, i nostri incontri sono stati: Seiya che russava tranquillamente in camera sua; il bagno, dove la tendina della doccia risultava staccata;  una camicia di dubbia proprietà abbandonata sulla ringhiera della scala e…quello che un tempo era il nostro salotto.
Con in mezzo un BB abbastanza incazzato che tentava di risistemare la sua preziosissima metà.
Sì, il divano, avete capito bene.
Che risultava essere sostanzialmente ribaltato, privo dei propri cuscini. Il tappeto, poi, era stato palesemente spostato, e l’attaccapanni rovesciato.
In cucina, una caffettiera dal manico fuso che ancora puzzava di bruciato, una tazzina rotta e un pacchetto di patatine aperte. Alcune sparse a terra.
Il sottofondo? La lavatrice che andava a mille, sembrava dovesse spiccare il volo.
In questo scenario apocalittico, un dettaglio ci ha spaventato più di tutti: l’assenza di Elle.
- Crystal, cosa…?- ha azzardato Lili dopo essersi ripresa dallo shock.
- Non chiedermelo – ha tagliato corto BB, il cui livello di sconvolgimento si deduceva da quanto fosse spettinato.
- Ma…-
- Aspetta – sono intervenuta – Temo di sapere chi possa aiutarci –
Sotto il suo sguardo perplesso sono andata a prendere il mio telefono e davanti ad entrambi ho composto il numero che ci avrebbe chiarito tutto.

- Ciao. Gradirei sapere a cosa di preciso devo le tue scuse – ho affermato.

- Suppongo tu abbia visto in che stato è la casa –
- Tu dici?! –
Camus ha sospirato lievemente, per poi dire:
- Giuro che abbiamo fatto il possibile -
Cercando di trattenermi dal rispondere acidamente (in fondo, non ho mai pensato che fosse direttamente il responsabile), ho messo il vivavoce e ho detto:
- Forse è meglio se ci racconti tutto –
 

ΩΩΩΩΩΩ

 
Sostanzialmente, ecco il riassunto: dopo avermi riaccompagnato a casa, Qui Quo e Qua dovevano baldanzosamente dirigersi verso il loro appartamento.
Peccato che mentre si preparavano a ripartire, Milo abbia deciso di approfittarne per fare una passeggiata e urlare al mondo la sua felicità, così ha preso ed è sceso dalla macchina, allontanandosi barcollante e canticchiando “Livin’ on a prayer”.
Ovvie imprecazioni degli altri due, che si sono precipitati nel tentativo di riprenderlo, per riuscirci solo dopo un quarto d’ora. Una volta ricollocato in macchina, non si sa perché, il suo cervello gli ha suggerito che sarebbe stato divertente chiamare Saga, così, per fare due chiacchere. In realtà hanno pensato tutti che intendesse Kanon, considerato che non ha fatto altro che parlare dell’appuntamento che quest’ultimo aveva citato, ma sorvoliamo.
Ecco spiegato il perché di quel messaggio di Saga.
Mentre Shura e Camus facevano di tutto per strappargli il cellulare e chiudere quell’imbarazzantissima conversazione, Milo ha di nuovo abbandonato Quel Treno Per La Sanità Mentale, entrando nel nostro palazzo.
Abbandonati cellulare e macchina, Camus si è affrettato (se pensavate che avrebbe corso siete decisamente fuori strada) ad inseguirlo mentre il coinquilino affrontava le scale.
Dopo alcuni istanti spesi a giudicare cosa sarebbe stato conveniente fare, Shura l’ha seguito, capendo che più sarebbero stati, meno tempo ci avrebbero messo e prima sarebbero tornati a casa a dormire.
Per un motivo sconosciuto a tutti, Milo è riuscito ad arrivare prima degli altri due, nonostante i seri problemi di equilibrio; ed è giunto proprio nel momento in cui Marin usciva di scena, infilandosi nell’appartamento senza troppe cerimonie, Camus e Shura che arrancavano dietro di lui.
Avrei voluto esserci solo per il “buona fortuna” che Castalia ha pronunciato prima di dileguarsi.
Pare che Elle abbia tentato a sua volta di fermarlo, una volta sopraggiunta più o meno intera dopo il tragitto con Kanon, ma indovinate cos’ha capito quell’altro?

Bravi. Ha cominciato ad avvicinarsi, trascinando l’attaccapanni con sé. Arretrando, Elle si è trovata bloccata tra lui e il divano. Per fortuna Milo è inciampato nel tappeto e la caduta ha permesso alla ragazza di spostarsi e rifugiarsi in cucina, usando Hyoga come scudo contro la sua volontà. Crystal non ha reagito, troppo impegnato a sperare che l’ubriaco non vomitasse sul divano, su cui era rovinosamente caduto (ribaltandolo).
Non si sa come, Milo ha desistito, decidendo che gli andava di stare seduto a terra per…circa venti secondi. Camus non ha fatto in tempo a intimargli di alzarsi per andare a casa che l’altro si era già recato in cucina. Elle si è giustamente armata di padella per difendersi, ma l’obiettivo non era lei, bensì il cibo.
Ecco spiegate le patatine aperte.
Shura, dopo aver deliziato l’uditorio con una serie di imprecazioni in spagnolo, dialetto dei Pirenei compreso, si è avventato sulla mina vagante, prendendolo per il braccio e tirandolo verso la porta.
Peccato che Milo abbia cominciato a lamentarsi perché gli veniva da vomitare, osservazione che ha gettato tutti nel panico. Con un’occhiata Camus ha chiesto il permesso di procedere ed ha aiutato lo spagnolo a trascinare lo sballato nel bagno al piano superiore (dato che in quello del pianoterra ci stava trafficando Sirio, preferiamo non sapere perché), dove quest’ultimo ha felicemente condiviso con la tazza la propria cena, aggrappandosi alla tendina per un ulteriore supporto.
A fine condivisione, improvvisamente rinvigorito, si è rialzato e pensando di essere a casa propria, ha bellamente preso a spogliarsi, abbandonando la camicia sulla sopracitata ringhiera.
Cosa c’è di meglio di una bella dormita dopo un rigetto, eh?
E qui, c’è qualcosa che anche dopo la spiegazione di Camus, non abbiamo compreso.
Come cazzo è entrato Milo in camera nostra? E come ha fatto ad arrivare al letto di Elle, soprattutto! Perché non l’hanno fermato?!
Infatti…la nostra stanza assomiglia più ad un buco nero…o ad una discarica…o ad un centro commerciale esploso…
Vabbè, avremo modo di parlarne, prima o poi.
Tornando alla questione, Milo è entrato e non contento si è infilato nel letto di Elle, autocondannandosi a morte. Infatti non appena ha intuito cosa stava succedendo, lei si stava già precipitando per sopprimerlo sul posto.
Dovrò farmi spiegare da Shura come ha fatto a bloccarla il tempo necessario affinché Camus trascinasse Milo fuori dal giaciglio della ragazza. Operazione che ha richiesto qualche minuto, se consideriamo che l’altro ha particolarmente gradito le lenzuola di Star Wars e ci si è avvolto peggio di un salame.
Tra un Ian Solo, un Dart Fener, uno Yoda e qualche imprecazione in francese, alla fine Camus è riuscito ad ottenere ciò che voleva, ricorrendo ad un piccolo stratagemma: dire a Milo che se non si fosse dato una mossa avrebbe chiamato sua madre.
Per fortuna Milo ha recepito la parola “madre” e l’ha ritenuta una causa più che giusta per alzarsi e farsi portar via dagli altri due, tra le scuse ripetute del francese e le continue imprecazioni dello spagnolo.


Sottolineerei che in tutto questo io e Lili stavamo dormendo. Non abbiamo sentito nulla.

Dovremmo farla controllare, quella camera, magari c’è qualche fuga di gas da qualche parte.
- Ah – ho commentato a fine racconto – E poi? –
- Tralascio il viaggio in macchina. Sappi solo che non si è spinto oltre il mio letto. Ho dormito io nel suo. – mi ha annunciato Camus con una certa nota di fastidio.
- Magnifico. Tanto è l’ultima volta: dopo aver toccato le lenzuola di Star Wars di Elle è ufficialmente un uomo morto  - l’ho rassicurato, mentre Lili andava a controllare la lavatrice e confermava che le sopracitate lenzuola stavano subendo una bella ripassata, probabilmente con acido muriatico, candeggina e disinfettante industriale.
- Shura non vede l’ora di riferirglielo. Chiedi ancora scusa a Elle da parte mia. –
Dopo aver chiuso la conversazione e aiutato Hyoga, quest’ultimo ci ha spiegato che la caffettiera era opera di Elle, che data la notte passata in bianco aveva deciso di farsi un caffè, per poi finire col dimenticarsi l’acqua a causa del nervosismo.
Bruciato il manico, rotta una tazzina per disattenzione e avendo imprecato per minimo cinque minuti, si era poi vestita ed era uscita a farsi un giro…probabilmente dei bar, per accumulare la dose mattutina di caffeina senza passare per squilibrata.
Questo alle sei di mattina.
Non è tornata a casa prima di mezzogiorno.
 

ΩΩΩΩΩΩ

 
Così, eccoci a lunedì.
E’ stato faticoso arrivarci.
Infatti, non appena è tornato nel mondo dei vivi, Milo ha cominciato a tempestarci di chiamate e SMS per scusarsi del casino combinato.
Poveretto. Un po’ mi ha fatto pena quando Elle ha rimandato indietro il suo mazzo di fiori personale.
Il mio troneggia sulla scrivania.
Sì, sto cercando di convincere Elle a perdonarlo, per quanto lei rifiuti la proposta.
Nah, tranquilli, lo terrà solo un po’ sulle spine, poi tornerà tutto come prima. In fondo, Milo avrebbe potuto fare di peggio.

Uhm…oggi credo che farò l’alternativa.
Andrò a lezione.
Ultimamente non mi ci hanno visto spesso, lo ammetto, ma Maggio è un mese pessimo.

Cazzo, ma tra due settimane è il compleanno dei gemelli!
Ecco, adesso mi toccherà pensare al loro regalo.
Per Kanon potrei optare per dell’antirabica…
- Ciao –
- Buongiorno Sirio – saluto di rimando, gettandogli un’occhiata.
Si parlava di conseguenze. I capelli di Shiryu dalla festa non si sono ancora ripresi. Da due giorni sono paragonabili ad un’aspirapolvere scoppiata.
Potremmo fargli una foto e spacciarla a Shunrei…
- Lezione? – chiedo, senza alzare gli occhi dal giornale sportivo che sto leggendo.
- Già. Economia politica e statistica oggi – mi risponde, sedendosi a tavola.
- Uhm. Che merdaviglia. - commenta Seiya comparendo sulla soglia.
No, l’alcol non l’ha aiutato circa la questione “rottura con Shaina”. Anzi, il suo umore è decisamente peggiorato nel fine settimana.
Si è perfino messo a studiare.
Mentre si siede Sirio gli lancia un’occhiata che dice tutto ciò che pensa del commento appena sentito, ma non si pronuncia, preferendo non scatenare una discussione di prima mattina. Ha già fatto troppo nei due giorni precedenti, avvalendosi di non so quante scuse per sostenere che non era ubriaco.
Oh bè. Kanon ha le prove e prima o poi salteranno fuori. E’ solo questione di tempo.
Scorgo Elle dirigersi all’ingresso per infilarsi la giacca e dirigersi a sua volta a lezione.
- Se mi aspetti un attimo facciamo la strada insieme. Sempre che tu gradisca la mia compagnia. – le dico.
- La smetterai almeno per oggi di parlarmi del perdono? –
- Uhm. Va bene. – acconsento, alzandomi per andare a prepararmi.
Lascio un post-it a Lili per informarla che oggi ho optato per la cultura e che ci beccheremo più tardi, lo attacco alla nostra porta e torno di sotto dopo un quarto d’ora.
- Oh Shun, che fai, vieni con noi? – chiedo passando davanti a camera sua.
- Arrivo! –
Raggiungo Elle all’entrata, domandando:
- Fino a che ora hai lezione? –
- Fino all’una. – mi risponde.
- Io alle tre, mi sa che ci becchiamo qui allora…-
- Uhm…non saprei. Mi sa che oggi è il giorno ideale per andare al JJ. Anzi, sai che ti dico? Ci vado di sicuro, ci becchiamo lì. -  osserva, giocherellando stizzita con le chiavi di casa.
Uhm. Il JJ.
Spero che almeno questo le faccia sbollire un po’ il nervosismo.
Le mie riflessioni vengono interrotte dal borbottare di Seiya:
- Ci dev’essere un modo –
- Seiya…- lo riprende Sirio da dietro il suo bicchiere.
- Lo troverò e la riconquisterò –
- Pegasus…-
- Le dimostrerò che siamo fatti l’uno per l’altra! –
- E lei ti dimostrerà fin troppo chiaramente il contrario – lo rimbecca Elle, afferrando la maniglia della porta sotto lo sguardo seccato di Pegasus.
Nel frattempo Shun si unisce a noi, guadagnandosi un’occhiata perplessa per la sua discutibilissima cartella.
Una di quelle vecchie, marrone chiaro, che si chiudono con le fibbie.

Per la miseria.
Andiamo in giro con uno dei ragazzi della via Pàl.
 

ΩΩΩΩΩΩ

 
- Vi seguo fino all’incrocio, poi devio per il Cinque Picchi perché mi trovo lì con June – mi informa Andromeda lungo la strada.

Uhm. Meglio cogliere la palla al balzo.
- Senti Shun, a proposito di Nemes…- inizio.

- Ho combinato qualcosa per colpa della tequila? Qualcosa che non mi hai detto? – domanda, l’espressione chiaramente preoccupata.
- A parte farci temere un coma etilico? No. – lo rassicuro – La questione è un’altra –
- Le ho fatto o detto qualcosa di male? – chiede allora.
Scuoto la testa, rispondendo: - Nulla, tranquillo –
- Allora qual è il punto? –
Cazzo. Come glielo spiego senza sputtanare June? E’ stata lei a chiedermi un piccolo aiuto dopo la serata di venerdì, ma non vorrei esagerare.

Ma come diavolo ha fatto a prendersi una cotta per Andromeda?!
- Dunque, il punto è…cioè…insomma…sai che è molto gentile e premurosa…-
Sembro un’idiota. Perfino Elle mi guarda in modo strano.
- Oh sì, sabato era preoccupata per me…le ho mandato un messaggio…- dice Shun.
-…uhm…sì, okay…però…trascorrete tanto tempo insieme, no? –
- Certo, prepariamo gli esami praticamente in contemporanea…mi aiuta a non andare in confusione…- commenta, pensoso.
- Bravo. E? – insisto.
- “E” cosa? Usciamo con gli altri, pranziamo assieme…ma che c’entra questo? –
C’entra c’entra...
- E lei è…carina – azzardo.
Shun aggrotta la fronte, come se stesse riflettendo su qualcosa di molto serio e profondo, prima di dire:
- Bè sì…è carina, dolce, brava…mi aiuta sempre…-
-…ecco, bene, dato che ci sei arrivato anche tu, che ne diresti se…se approfondissi QUANTO è effettivamente dotata di tali qualità? –


Credo di aver visto un simile sguardo vuoto solo negli occhi dei pesci sul banco della pescheria.
Perfino una carpa sarebbe più espressiva.
-…sai, passare più tempo con lei, magari da soli…- continuo fiduciosa.
Niente.
Continua a guardarmi come se parlassi un’altra lingua.
Mi viene da sbattere ripetutamente la testa…anzi, di far conoscere al suo capo un nuovo amico: il muro. Più e più volte, per entrarci bene in confidenza.
Sospiro.
- Lascia perdere, Shun.  –
Scrolla le spalle e dopo averci salutato si allontana verso il suo punto d’incontro, l’espressione perplessa.
- E’ decisamente senza speranza. – commento involontariamente nel fissarlo.
Ed Elle, che come potete ben dedurre è MOLTO interessata alla vita sentimentale di Andromeda, mi dice:
- Con quella cartella e il papillon dell’altra sera deve ringraziare di essere ancora in vita. La selezione naturale non è più quella di una volta. -

 
ΩΩΩΩΩΩ

 
Il “Jester Juggler[1], o JJ, è su uno dei lati di una strada secondaria del centro.
Una di quelle che la domenica mattina puntualmente sprigionano i migliori aromi prodotti dalle numerose serate alcoliche e relative conseguenze vissute. Dove le intemperie hanno trasformato i poster, le locandine e i manifesti appesi sui muri in una simpatica e alternativa muffa decorativa.
La strada è talmente stretta che i palazzi regolano il ritmo luce e buio solo con la loro mole, e tanti saluti a quei pochi lampioni presenti, già di per sé mal funzionanti.
Oltre a qualche abitazione, qui si registrano rispettivamente: una vecchia lavanderia a gettoni sopravvissuta ad un incendio; un’officina; una drogheria dove credo che alcuni prodotti abbiano la stessa età del gestore; un piccolo centro scommesse  e una rosticceria cinese.

Che luogo pittoresco.
Non ci siamo stupite affatto nello scoprire dove Death Mask avesse deciso di stabilire la sede della propria attività.
No, nemmeno nel notare che in fondo alla via c’è perfino una chiesetta. Con tanto di conventino annesso.
Si sa, se Death ha un’ idea, la attua sempre nel migliore dei modi.
E quale scelta migliore di piazzare uno studio di tatuaggi e piercing con un’insegna grossa quanto un cartellone pubblicitario autostradale davanti ad un luogo di culto?

Inutile spendere parole su quanto sia fiero della propria creazione. Ne parla e se ne prende cura manco fosse un figlio. Essendo nata dalla sua mente traviata, non si può negare che sia a tutti gli effetti un frutto dei suoi lombi.
Tuttavia, bisogna ammettere che con il “Jester Juggler” ha fatto proprio un buon lavoro.
Già l’insegna con il logo è tutto un programma: un teschio stilizzato, costruito con un fuoco fatuo al posto dell’orbita sinistra e il nome per quella destra, unite ad una mascella appena accennata, su fondo nero con scritta bianca.
Oltre la soglia c’è l’ambiente principale, ampio e con un angolo in fondo sulla sinistra per l’attesa. Ovviamente allestito con delle panche nere, dirimpetto a cui Death ha messo un mega stereo, da cui in questo momento le casse pompano a mille “Make Me Bad”  dei Korn. Ma è solo una delle innumerevoli scelte offerte dalla pila di cd appoggiata lì accanto, dato che senza musica il Pollock Demoniaco non si concentra.
Mi sono sempre chiesta quale sia il sottofondo designato per quando fa i piercing.
Uhm. Magari “Chop Suey!” dei System of a Down o “Scream” degli Avenged Sevenfold. O dei canti gregoriani, così, per fare l’eclettico.
Ad ogni modo, a parte lo spazio occupato dalla postazione musica, le pareti della stanza principale hanno conosciuto i toni del bianco solo i primi cinque minuti della propria esistenza, dato che Mask ha provveduto a ricoprirli con molteplici sfoghi artistici. Sopra al le panche ha dipinto il logo dello studio; dal lato opposto, sotto i vari volantini, poster, i biglietti dei concerti e le foto relative appicciate direttamente alla superficie, trovano espressione le più svariate fantasie della sua labile mente.
Abbiamo rinunciato da tempo a decifrarle, per quanto la voglia di scrivere a caratteri cubitali con un pennarello indelebile “QUESTO È UN ART ATTACK!” non venga mai sopita.
Di fronte all’ingresso, in fondo, c’è l’accesso alla stanza dove si dedica a decorare le sue masochiste e temerarie tele umane. Pur non essendoci ancora entrata, so che sulla parete a destra di quest’ultimo ambiente ce n’è un altro per i piercing, mentre a sinistra si trova il bagno.
- Oh Mask! – urlo entrando.
- Chi minchia sei! –
- Sto cazzo – ribatto, affacciandomi all’uscio della stanza in cui si trova.
- Ti piacerebbe – mi dice senza degnarmi di uno sguardo, dato che sta lavorando su…suppongo sia una calaverna…incrociata con…cosa diamine sarà quella roba…
In compenso ricevo un cordiale saluto da parte dell’altra persona presente.
Oh bè salve, tipo sconosciuto e inconsapevole che hai deciso di diventare il suo agnello sacrificale.
Ovviamente mi limito ad un ”ciao”, meglio che non mi faccia riconoscere subito esponendo spudoratamente la mia pazzia.
- Non ho cibo da darti, perciò leva le tende e tornatene dal tuo padrone, che non sei igienica. – mi apostrofa  Death mentre ripassa un contorno.
Lo trovo in forma, se consideriamo che gli ultimi contatti che ho avuto con lui sono stati tre suoi messaggi del dopo-festa. Me ne sono accorta solo nel pomeriggio, ma non mi sono poi persa molto, dati i testi…
“…REDRUM! REDRUM!”[2]
“Mary aveva un agnellino, l’ho investito col furgoncino, poi ho messo Mary a pecorina e me la sono fatta in cantina!”[3]
MUAHAHAHAHAHAH!!!

Devo commentare?
Inutile dire che mi sono chiesta quanto diamine ci abbia messo Al per riportarlo a casa.
Mi sono immaginata Death Mask che provava a spodestarlo dal sedile e prendere il volante in mano, mentre Aphro ricopriva l’attentatore dei peggiori insulti.

Sì, ho guardato più di un telegiornale.
- Sono venuta a riprendere Elle – specifico.
Death Mask non alza nemmeno lo sguardo e dice: - Di là con i suoi album da colorare –
Mi volto per raggiungere la mia coinquilina, gettando un’occhiata alle foto dei migliori lavori appese al muro. Ne riconosco alcuni, dato che tra i primi ad essere passati di qui si contano rispettivamente Phro, Milo, Shaina e ovviamente Kanon.
Inutile dire che Kiki si è prenotato da tempo. All’insaputa di Mur appena può viene qui a fare una sottospecie di tirocinio alternativamente approvabile.
Per fortuna Death Mask ha mantenuto quel poco di sanità mentale necessaria ad impedire al piccoletto di toccare gli strumenti fino ai suoi venticinque anni, ma un po’ di gavetta tra le scartoffie, i programmi su pc e i manuali base non guastano di certo. Il tutto reso più sopportabile da ottime possibilità di osservazione.
Chissà se un giorno anche Elle entrerà a far parte dell’Esercito di Death Mask, con cui probabilmente hanno intenzione di conquistare le gallerie d’arte del mondo.
Ormai è ad un terzo del percorso, ci manca poco che torni a casa marchiata a fuoco, con il logo del JJ da qualche parte, suppongo la fronte, così si vede meglio e non può dimenticarsene.
Sbuffo, dirigendomi nel punto i cui si trova l’adepta. Infatti appena si entra al “Jester”, sulla destra, c’è un’ulteriore stanzetta, riservata alla parte “amministrativa” del lavoro.
Qui, appollaiata sullo sgabello dietro alla scrivania, Elle si diverte con i programmi di grafica sul portatile del Genio Diabolico, dondolando felicemente i piedi.
Per dei disegnatori come lei e Kiki quelle risorse sono pura manna dal cielo.
- ¡Hola chica!– faccio, lasciandomi cadere su una delle poltroncine per i clienti – Che disegni? –
- Milo che muore –
Ah giusto. Dimenticavo che il disegno per Elle è un antistress.
Sostanzialmente, ha dato il benservito a Saga per darsi ad una causa superiore.

Sì, è Death Mask il suo psicologo. 
Non c’è limite al peggio. Forse.
Decido di lasciarla sfogare ancora un po’, tirando fuori quaderno e penna dallo zaino per dedicarmi alla mia valvola di sfogo (la scrittura) almeno per una mezz’oretta.
Nel frattempo, Death finisce il suo lavoro e ci raggiunge nella stanza, rivolgendosi alla sua Apprendista Schizzoide:
- Invece di giocare, perché non ti rendi utile sistemando qui dentro, capra? –
- Ti ho messo i cd in ordine alfabetico. Di artista. I post-it sulla parete sono gli orari e i numeri dei fornitori. Ha chiamato Aldo, ha chiesto se puoi spostare l’appuntamento a venerdì. Richiamalo. Aldebaran stasera a cena non c’è, per mangiare ti arrangi. Ah, ha chiamato pure Aphro, ma non ho risposto. Per il lavoro appena concluso sono duecentocinquanta euro. Ti è scaduto l’antivirus. –
- Rinnovalo. – le ordina semplicemente mentre si occupa delle questioni burocratiche, al che Elle comincia a smanettare con la tastiera.
- Ma Aldo ha intenzione di farsi tatuare anche gli occhi? – chiede poi – Non ha più spazio addosso! –
- Fatti i cazzi tuoi, capra. Invece che criticare la mia opera summa, perché non mastichi un po’ di quei libri che il caprone ti ha dato come cibo?! –
- Non gli piacciono mangiucchiati e sbavati. – risponde lei senza batter ciglio.
Death aspetta che il cliente sia andato via, poi si mette a studiare attentamente il suo lavoro, finendo col commentare:
- Auguro a Milo di starti lontano per un po’ – con un sorrisetto sadico.
- Gli conviene –
- Elle…- inizio.
- Non cominciare –
- Dammi retta un secondo. Primo, non c’è motivo di prendersela così…-
- Vorrei vedere te se ti avesse sfondato una maglietta di Captain Tsubasa nel provare ad infilarsela. O se avesse vomitato sul tuo cavallo di peluche. O se…- comincia a sparare a raffica lei.
- Secondo – alzo un po’ il tono affinché mi senta meglio e si zittisca- non l’ha fatto apposta. Terzo, quel cavallo ha un nome, si chiama Derby. Infine, potresti essere più comprensiva, dato che Milo è in una situazione delicata. –
- Perché, nei suoi deliri alcolici ci ha provato anche con Camus?– domanda Elle con espressione scettica.
- No. E’ che Milo ha dato sfogo al megl…peggio di sé perché a inizio Luglio avrà l’esame per essere abilitato come avvocato. Se non studia oltre la morte non ci può nemmeno sperare. – spiego.
- E tu come lo sai? –
- Io ci parlo, con la gente. Ad ogni modo, sono sei mesi che si prepara, ma da questa settimana scatta il conto alla rovescia. Studio intensivo tra tirocinio, bagno, cibo e letto. L’unica eccezione potrebbe essere il compleanno di Kanon. –
- Quello non si può perdere. I miei ricordi migliori sono tutti delle feste di Kanon. E delle mie. – commenta Mask estraendo una sigaretta con un sorriso perverso sulle labbra. – Ce ne sarebbero da raccontare…anche
su quel caprone del tuo ragazzo! – specifica, fissando Elle.
- Death Mask, mettiti in testa che io e Shura NON stiamo insieme! –
- Potresti anche piantarla con “capra” e “caprone”! Poveretti! – protesto io.
- Senti, conosco Shura da quando in prima media è arrivato dai monti di Heidi con un orribile maglione fatto da sua nonna. So per certo che prima, durante e dopo allora non ha mai visto una patata in vita sua se non quella delle capre delle montagne. Ergo, è un caprone. – dice lui mettendosi sulla soglia a fumare.
Uhm…”La vita di Shura” secondo Death Mask. Prossimamente nelle librerie. Quaranta pagine di vuoto, ad essere ottimisti.
Il biografo improvvisato indica Elle – Girano sempre assieme, quindi lei è una capra. Sociopatica, ma comunque una capra. –
- Stai insinuando che Shura ha visto la mia femminilità?! –
La sua domanda viene puntualmente ignorata, e credetemi, meglio così perché non oso pensare a quale livello di volgarità sarebbe arrivato.
In compenso, si dedica alla sua seconda attività preferita sul luogo di lavoro nei momenti di noia: salutare le suore del convento di fronte che lo fissano sconvolte dalle finestre. Ne ho viste parecchie farsi il segno della croce mentre lui sghignazza senza ritegno alcuno.
- Oh Mask, il mio tatuaggio? – sento chiedere all’esterno da una voce nota.
- Ci sto lavorando, arpia. Tu pensa alla grana. – è la prevedibile risposta in direzione della nuova arrivata.
La quale, dopo una smorfia ironica, ci raggiunge all’interno.
- Uhm…una bambina felice. – commenta Lili apaticamente nell’entrare e vedere Elle all’opera.
- La tua allegria è contagiosa – le faccio notare con un sorrisetto.
- Sto cazzo, Kiki è in punizione!! – è la vivace replica. – Ho già riferito al mondo quanto odio Mur?! –
- Tranquilla. E’ reciproco. – la consolo. – Per quanto resterà recluso il tuo amato? –
- Due settimane. L’unico contatto con il mondo concesso sono la scuola e il cellulare per tre ore al giorno. Niente videogiochi, quindi mi scordo perfino di giocarci online! – si lamenta lei.
- C’è sempre Ikki. –
- Ikki un corno, mi ha già detto che per un mesetto si scorda i permessi! Ma proprio nell’esercito, doveva arruolarsi? –
- Con un fratello come Shun, tu cosa avresti fatto?! -
-Avrei fatto in modo di NON avere un fratello. – è il commento di Mask nel rientrare – E ora levatevi dalle palle! –
- Ma come, e noi che siamo venute a tenerti compagnia! – fa Lili fingendosi offesa.- Teniamo lontano le bimbette, non sei contento? –
- Perché, secondo te io non basto? – ribatte Death Mask, mettendosi le mani sui fianchi. Il tatuaggio sul braccio destro vibra per il movimento del muscolo . È il primo che si è fatto fare, poi sono arrivati gli altri, assieme ai piercing, di cui al momento si sono salvati solo il dilatatore a sinistra e l’eyebrow destro.
Aggiungeteci lo sguardo da maniaco omicida e le inesistenti buone maniere.
Chi vogliamo prendere in giro, basta eccome.
- Non ci posso credere! – fa Lili con gli occhi puntati sullo schermo del suo telefono, ignorandolo totalmente.
- Che? – domanda Elle.
- Su consiglio di Doko e Ioria quell’imbecille di Seiya ha fatto recapitare trecentoquaranta rose bianche a Shaina! E non contento, le si è pure presentato con l’accompagnamento musicale! – esclama nel leggere l’SMS.
- COSA?! – urliamo io ed Elle.
- E che cazzo me ne frega! – è l’altro (scontato) commento.
- Ma che diamine gli piglia a quel decerebrato?!  - aggiunge poi Lili, gli occhi sgranati – Se voleva suicidarsi tanto valeva buttarsi sotto un treno! -
- Sì ma pure Doko e Aiolia dai, cosa cazzo lo consigliano a fare! E io che credevo che Ioria fosse d’accordo con noi sul fatto che non debbano rimettersi insieme! – dico.
-  Doko come minimo non ha capito di cosa parlasse Pegasus…ma si sa, basta cantare…- sospira Elle - Ioria…bè, si sa, Ioria ha dei problemi –
 
 
 
 
N.B:
 [1] Qui urge una spiegazione, dato che Louis ed Elle ci hanno speso un intero pomeriggio anziché studiare =)
Allora…”Jester” si può tradurre dall’inglese con “giullare” o, più appropriatamente, in questo caso, con “beffardo”; “Juggler” è a sua volta “giocoliere” o “giullare”. Entrambi i termini rimandano alla figura del jolly (nelle carte, detta anche “matta”), una delle tante rappresentazioni del giullare stesso o meglio, del Folle o del Matto.
Il Matto è una carta dei Tarocchi, un arcano maggiore corrispondente a 0, a cui sono associate più connotazioni. Uno è l’elemento alchemico dell’allume, il cui simbolo sono un cerchio e una forma rettangolare ordinate orizzontalmente.
Inoltre, nell’arte alchemica, il Matto è (citando Wikipedia): “l’ archetipo del mistico che rinuncia al mondo materiale per perseguire la via artistica del confronto tra l'Io conscio e il Sé inconscio (l'Ombra) in cui albergano istinti latenti, pulsioni negate e desideri inespressi […].”
Tenendo presente la figura di DM, Louis&Elle hanno pensato che, essendo in questa FF un tatuatore, egli si fa figurativamente carico di “fissare” le persone e la loro indole con un marchio che le contraddistingua (parallelamente al suo potere si spostarsi e trasportare le anime dal mondo dei vivi alla bocca dell’Ade). 
Si può dire che, data la varietà del suo lavoro, DM si “destreggi”,  “giochi” con le “anime” dei suoi clienti, a cui da’ una condizione definitiva. Ovviamente il “beffardo” si ricollega all’indole del personaggio.
Il marchio del teschio è ottenuto con i due simboli dell’allume posti in verticale; dal cerchio è ricavato il fuoco fatuo, elemento associato all’anima e ovviamente all’Ammasso del Presepe della costellazione di DM. Accanto al fuoco è collocata la scritta (Elle ha promesso che troveremo un modo per postare un’immagine fatta da lei da brava Apprendista Schizzoide).
Senza contare che Jester e Juggler iniziano e finiscono con le stesse lettere: se si usano le due J o le due R scritte specularmente inverse, si ottengono dei simboli simili a quelli del Cancro (più la J che la R).
Per ulteriori chiarimenti Wikipedia è disponibile (si consiglia di partire dalla voce “Arte alchemica”).
[2] Citazione da “Shining” di S. King;
[3]Questa l’ha inventata Elle in persona =)
 
NdA:
Sì, sono in ritardo…ma sapete, Louis ha un piccolo problema: soffre di “anticipatite”. Scrive pezzi che compariranno avanti…molto avanti…in quella zona della storia che appare più come un puzzle rovesciato a caso su un tavolo. Infatti al momento questo capitolo (definiamolo “filler”) non soddisfa le sue aspettative. Eh vabbè.
Intanto, per rendere giustizia a DM, Louis ha preso una laurea breve in architettura, arredamento d’interni, arte alchemica e tarocchi, lasciandolo poi libero di pascolare nella sua cuccia e dedicarsi ai propri attacchi d’arte.
Quanto ad Elle, insieme a Kiki è entrata nei favoriti di Mask, dato che il disegno del logo e almeno metà del suo studio sono merito suo  =)
Tuttavia ci scusiamo se l’idea del “Jester Juggler” si presenta come troppo articolata o assurda, ne rivendichiamo comunque il copyright ;)
Un grazie a chi continua a seguire, recensire,  a chi ha aggiunto il Cubo nei preferiti e a chi continua a leggere silenziosamente, astenendosi giustamente dal commentare le vicende di questa manica di svitati. =)
A presto (spero)!
Louis
 
   
 
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